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Torna la danza alla Scala con “Études, Petite Mort, Boléro”

Dopo la pausa estiva, l’impegno degli artisti del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala sotto la direzione di Frédéric Olivieri si concentrerà sul prossimo appuntamento in scena: dal 22 settembre al 3 ottobre, il Trittico Lander / Kylián / Béjart, con capolavori, di diverse epoche del Novecento, simbolo della originalità stilistica e creativa dei loro autori: Études di Harald Lander, che torna alla Scala a 24 anni dall’ultima messa in scena, Petite Mort di Jiří Kylián e Boléro di Maurice Béjart. Tre capolavori, di diverse epoche del Novecento, in omaggio all’arte della danza e ai danzatori, che sublimano il loro impegno quotidiano nelle emozioni dei balletti che riportano in vita, entrando nel linguaggio e nella creatività dei grandi Maestri e nella loro originalità stilistica. Simbolo ne è Études di Harald Lander, raffinata rappresentazione del lavoro dei danzatori dai difficili anni di formazione verso la perfetta fusione di arte e tecnica. Quella che viene esaltata anche nel gioiello coreografico di Jiri Kylián Petite Mort, su due tra i concerti più belli e famosi di Mozart e nella potente sensualità e intensità trascinante del balletto-icona di Béjart sul Boléro di Ravel, cuore pulsante del trittico, che ritrova sul mitico tavolo rotondo l’étoile ...

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Charlie Chaplin e Vaclav Nijinsky: il film mai realizzato

  Tra i grandi progetti mai concretizzati di Charlie Chaplin, uno dei più affascinanti è senza dubbio il film ispirato alla vita di Vaclav Nijinsky, il leggendario ballerino. Questo progetto, rimasto per decenni sconosciuto al grande pubblico, rivela un lato meno noto del genio comico: la sua profonda sensibilità verso l’arte della danza e i drammi interiori degli artisti. L’incontro tra Chaplin e Nijinsky risale al 1917, durante la tournée del ballerino con i Ballets Russes. Chaplin, colpito dalla grazia e dalla disciplina del danzatore, notò nei suoi occhi una malinconia che contrastava con la perfezione dei suoi movimenti. Nijinsky, a sua volta, definì la comicità di Chaplin come una forma di danza narrativa, intuendo la stessa poesia che animava i suoi gesti sul palcoscenico. Negli anni ’30, Chaplin cominciò a sviluppare un canovaccio cinematografico intitolato Naginsky. Il protagonista era un ballerino russo di talento straordinario ma di carattere riservato, destinato a confrontarsi con le sfide della fama e le ingiustizie della vita teatrale. Il racconto metteva al centro il sacrificio personale, la dedizione all’arte e la compassione verso i compagni meno fortunati, tra cui un anziano danzatore ormai incapace di esibirsi senza ricorrere all’alcol. Il  manoscritto inedito di Charlie ...

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Liliana Cosi: un compleanno tra grazia e grandezza

Oggi la ribalta del tempo si illumina per una stella che continua a brillare con forza e grazia: Liliana Cosi, étoile, maestra e icona di stile, celebra il suo compleanno. Danzatrice dal talento straordinario, capace di unire tecnica impeccabile e profonda spiritualità, Liliana ha trasformato ogni esibizione in una verità in movimento, ogni passo in un atto d’amore verso l’arte e verso la vita. Il suo nome è legato a pagine indimenticabili del balletto classico, ma anche ad una visione più alta: quella di una danza che parla al cuore, che eleva, che ispira. Fondatrice della Compagnia e della Scuola Liliana Cosi – Marinel Stefanescu, ha formato generazioni di giovani danzatori, trasmettendo non solo la disciplina e la perfezione del gesto, ma anche un senso profondo di missione artistica e umana. Oggi, mentre festeggiamo il suo compleanno, celebriamo anche tutto ciò che Liliana Cosi ha donato al mondo: la bellezza, la dedizione, il rigore, la disciplina, la perseveranza, la fede e quella luce rara che appartiene solo alle grandi étoile. Buon compleanno a Liliana Cosi da tutti noi del Giornale della danza: la sua impeccabile arte continua, senza tempo, nel cuore di chi ha avuto il privilegio di ammirarla sui ...

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Wayne McGregor: ON THE OTHER EARTH – la danza del futuro

Il 19° Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia ha da poco visto il debutto di Wayne McGregor: On The Other Earth, una performance che ha segnato un’importante evoluzione nell’incontro tra danza e tecnologia. Presentata dal 25 luglio al 2 agosto 2025, l’installazione ha già catturato l’attenzione del pubblico e della critica, confermandosi come una delle esperienze più innovative mai viste alla Biennale. On The Other Earth è un’esperienza immersiva che sfida le convenzioni della danza contemporanea. L’installazione si svolge all’interno di uno schermo nVis stereoscopico a 360 gradi, un’opera tecnologica che utilizza 12k LED e 26 milioni di pixel per creare un ambiente completamente immersivo. L’installazione è stata progettata da Jeffrey Shaw e Sarah Kenderdine, due pionieri nell’ambito della visualizzazione digitale, che hanno reso possibile un’esperienza visiva e sonora senza precedenti. Il pubblico viene completamente avvolto in un panorama tridimensionale, dove la danza di Wayne McGregor incontra la tecnologia immersiva, l’intelligenza artificiale, e il suono spazializzato. La performance esplora una nuova forma di esperienza artistica, in cui la percezione del movimento, del corpo e della performance viene radicalmente trasformata. Quella che McGregor propone non è una semplice performance di danza, ma un’installazione che invita gli spettatori a ...

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Il Direttore Jan Broeckx “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Romeo e Giulietta di Cranko. Il balletto contemporaneo prediletto? Minus 16 di Ohad Naharin. Il Teatro del cuore? Bayerisches Nationaltheater. Un romanzo da trasformare in balletto? Gone with the wind. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Singing in the rain. Il costume di scena indossato che hai preferito? Romeo (versione di Cranko). Quale colore associ alla danza? Tanti… ogni movimento possiede un colore differente. Che profumo ha la danza? Tanti… stesso discorso del colore. La musica più bella scritta per balletto? Romeo e Giulietta di Prokofiev. Il film di danza irrinunciabile? White nights. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Vladimir Vasiliev ed Ekaterina Maximova. Il tuo “passo di danza” preferito? Temps leve (molto difficile da eseguire correttamente). Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Frollo. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Roland Petit. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Quasi non c’è più l’aspetto artistico nella danza, si danza solo tecnicamente senza veri sentimenti… Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Necessaria, difficile, da continuare sempre. Come ti vedi oggi allo specchio? Invecchiato ma ...

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Danze di Ferragosto: tra tradizione e festa popolare

Ferragosto, con il suo carico di sole, vacanze e convivialità, rappresenta uno dei momenti più vivaci del calendario italiano. Tra falò in spiaggia, sagre paesane e fuochi d’artificio, un elemento che attraversa l’Italia da nord a sud è la danza popolare. Le danze di Ferragosto sono un prezioso tesoro di identità, memoria e partecipazione collettiva. La danza tradizionale durante Ferragosto, emerge come un potente rito sociale: ballare insieme non è solo divertimento, ma un modo per rinsaldare legami, tramandare storie e sentirsi parte di una comunità. In molte zone d’Italia, le piazze si trasformano in palcoscenici dove giovani, anziani e bambini si lasciano coinvolgere da ritmi antichi, a volte accompagnati da strumenti tradizionali come tamburelli, organetti, zampogne o fisarmoniche. Ogni regione custodisce la sua danza agostana. Nelle valli alpine del Piemonte o del Trentino, si possono vedere danze in cerchio, spesso di origine medievale, oppure scendendo verso il centro Italia, troviamo il saltarello abruzzese o marchigiano, che durante Ferragosto anima le vivaci feste paesane. Al Sud, la danza si fa rito: in Puglia, la pizzica racconta di amore, corteggiamento e liberazione. In Calabria e Sicilia, la tarantella si fa protagonista delle appassionate notti ferragostane. I nonni insegnano i passi ai ...

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Maria Callas e la Danza: il corpo nascosto della voce

Quando si parla di Maria Callas, il pensiero corre immediatamente alla sua voce: drammatica, penetrante, unica. Senza dubbio, una delle più grandi voci del Novecento. Tuttavia, un aspetto meno esplorato della sua arte – e della sua leggenda – è il rapporto profondo e sotterraneo che la Callas intrattenne con la danza in senso lato. Non si tratta solo di movimenti teatrali o di portamento, ma di una vera e propria disciplina corporea che trasformò la sua presenza e, naturalmente, la sua voce. Maria Callas sotto l’influenza del regista Luchino Visconti e grazie al lavoro con coreografi e registi di chiara fama cominciò a comprendere il valore del corpo come estensione drammatica della voce. Studiò il linguaggio del gesto, l’equilibrio, l’intenzione nel movimento, il dettaglio nello spostamento, l’espressività fisica. «Ogni parola deve passare attraverso il corpo, altrimenti resta vuota», disse in un’intervista.  Ogni passo, ogni sguardo, ogni inclinazione del busto era coreografata con rigore. Non era però coreografia in senso classico, era una danza invisibile, fatta di tensioni muscolari, di sospensioni del respiro, di anticipazioni e ritardi che davano senso al tempo musicale. Non è un mistero che Maria Callas ammirasse la grande étoile Margot Fonteyn e che avesse un ...

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Il compromesso è la linfa vitale della danza, chiave di crescita personale e collettiva

Nel mondo della danza, il compromesso non è una rinuncia, bensì la chiave per una crescita personale e collettiva, un modo per trasformare i limiti e le differenze in occasioni. In sala danza, le persone imparano ad ascoltarsi, a contenere l’individualismo, a cedere il passo quando necessario e a sostenere chi è in difficoltà. Il compromesso inoltre fa emergere il senso e la bellezza della coreografia che nasce dall’armonia, dalla fiducia, dalla collaborazione e dalla presenza reciproca. Il compromesso è inoltre un esercizio di empatia e umiltà che si riflette fuori dalla sala e permette di affrontare le sfide dell’esistenza con grazia e positività. L’apertura al cambiamento infatti costituisce la scintilla che mantiene viva la danza, permette di accogliere nuove idee, di apprendere dagli errori, di adattarsi alle diverse situazioni che si presentano sul palcoscenico e nel quotidiano. In questo modo, si sviluppa una resilienza creativa che, nella danza come nella vita, insegna a non temere l’imprevisto, ma a considerarlo un alleato, a capire che ogni variazione anche inattesa può arricchire l’esperienza e la personalità. Il compromesso quindi è la linfa vitale della danza, proprio perché risiede nell’ascolto e nel rispetto delle differenze. Stefania Napoli  www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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La danza acquatica della sirena di Hollywood: Esther Williams

Nel grande affresco del cinema classico hollywoodiano, pochi nomi evocano l’immagine di grazia, forza e spettacolo come quello di Esther Williams. Non fu solo una stella del nuoto sincronizzato ma una vera pioniera nel portare la danza in un ambiente mai esplorato fino ad allora dal musical cinematografico: l’acqua. Esther Williams non era un’attrice tradizionale e nemmeno una ballerina nel senso stretto del termine. Era una nuotatrice olimpionica mancata (a causa della cancellazione dei Giochi del 1940 per la guerra), scoperta a Hollywood grazie al suo talento straordinario nelle esibizioni acquatiche. La MGM trasformò quel talento in oro cinematografico, rendendola protagonista di una nuova forma di spettacolo: il “musical acquatico”. In film come Bathing Beauty (1944), Million Dollar Mermaid (1952) e Dangerous When Wet (1953), la Williams diventava protagonista di coreografie eseguite non solo sulla terraferma, ma anche — e soprattutto — sott’acqua. Un ibrido tra balletto classico, nuoto sincronizzato e puro virtuosismo tecnico. Possedeva la capacità di muoversi nell’acqua con una padronanza paragonabile a quella dei più grandi ballerini sul palco: giravolte, sospensioni, immersioni e risalite calibrate al ritmo della musica orchestrale. Esther Williams ha creato un linguaggio coreografico senza precedenti, fondendo arte, sport, danza e cinema. Dietro la ...

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L’étoile Ethéry Pagava “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? La table verte di Kurt Yoss. Il Teatro del cuore? Gran Teatro La Fenice di Venezia. Un romanzo da trasformare in balletto? Via col vento. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? I film di Charlie Chaplin. Il costume di scena indossato che hai preferito? Giulietta. Quale colore associ alla danza? Rosa. Che profumo ha la danza? Fragrante. La musica più bella scritta per balletto? Quella di Pëtr Il’ič Čajkovskij per “Il lago dei cigni”. Il film di danza irrinunciabile? I film con Michail Baryšnikov. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Serge Lifar e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? Arabesque. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? La bella addormentata. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Serge Lifar. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? La danza esisteva prima di ogni altra cosa. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Perseveranza, lavoro, radiosità. Come ti vedi oggi allo specchio? Come une “danseuse”. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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