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La danza nella televisione italiana degli anni ’80 e ’90

Negli anni Ottanta e Novanta, la televisione italiana ha rappresentato una vetrina fondamentale per la danza, trasformandola da disciplina d’élite a fenomeno popolare. In questo ventennio, il piccolo schermo ha giocato un ruolo cruciale nel diffondere la cultura del movimento, dando visibilità a ballerini, coreografi e stili nuovi, e influenzando profondamente l’immaginario collettivo di più generazioni. Gli anni Ottanta sono stati il decennio del varietà, dei lustrini e dell’esplosione dei corpi in movimento. Programmi come Fantastico, Domenica In, Superclassifica Show e Festival di Sanremo hanno fatto della danza un elemento centrale dell’intrattenimento televisivo. In particolare, Fantastico, trasmesso il sabato sera su Rai 1, ha rappresentato una delle piattaforme più importanti per la danza in TV. Coreografi come Gino Landi e ballerini come Heather Parisi e Lorella Cuccarini sono diventati veri e propri simboli dell’epoca. Heather Parisi, in particolare, ha portato in scena uno stile fresco e dinamico, contaminato da elementi di jazz e danza moderna, diventando un’icona grazie a brani come Cicale. La danza in questo periodo non era solo tecnica, ma spettacolo puro: il corpo danzante era al servizio della televisione, della musica pop, delle scenografie grandiose. Le coreografie, spesso complesse e costruite per colpire visivamente, riflettevano l’estetica euforica ...

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Raffaella Giordano e Stefania Tansini al Teatro Grande di Brescia

La danza contemporanea ritorna protagonista della Stagione del Teatro Grande di Brescia. Mercoledì 22 ottobre alle ore 20.00 nella Sala Palcoscenico Borsoni del Teatro Grande di Brescia, il talento coreografico di Raffaella Giordano, danzatrice e coreografa tra le più importanti esponenti del teatro-danza in Italia, verrà re-intepretato dalla giovane autrice e danzatrice Stefania Tansini in un importante progetto di trasmissione, che la vedrà impegnata nell’interpretazione del lavoro Tu non mi perderai mai, a vent’anni esatti dal suo debutto. Creato e danzato da Raffaella Giordano nel 2005, questo assolo si ispira liberamente al Cantico dei Cantici. La coreografa ne restituiva la sua personale visione in movimento e ora Stefania Tansini ne raccoglierà il testimone. Un ritorno tra i più poetici, che Marinella Guatterini, saggista e docente di Estetica e Teoria della danza alla Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano ha definito nel suo Il mistero e la sua sfida: “Liberamente ‘inspirato’ dal Cantico dei Cantici, l’assolo – fra i suoi più inafferrabili – è quello che più s’attaglia alla semplicità intima e ‘sacra’ della Tansini. Presenza/assenza in un deserto di lacerti gestuali, Giordano lanciava fra sé e il pubblico con esiti ipnotici una promessa di lunga attesa e indugiava ...

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Dive e Divine: le ballerine romantiche dell’Ottocento

L’Ottocento è stato un secolo di grandi cambiamenti e innovazioni nel mondo della danza. Fu in questo periodo che il Romanticismo si affermò come corrente artistica dominante, orientando profondamente il balletto. Le ballerine romantiche dell’Ottocento furono donne eccezionali che, con la loro bellezza tersicorea riuscirono a conquistare il pubblico e a lasciare un’impronta indelebile nella storia della danza. La vita delle ballerine romantiche dell’Ottocento non era facile. Le ore di allenamento erano lunghe e intense, e le artiste dovevano essere sempre pronte a eseguire i passi più complessi senza errori. Inoltre, le ballerine dovevano anche affrontare le pressioni della fama e della critica, che potevano essere molto severe. La loro tecnica, la loro arte e la loro espressività influenzarono profondamente il balletto e le generazioni future. Oggi, le ballerine romantiche dell’Ottocento sono ancora celebrate come autentiche dive e divine della danza classica. La loro eredità continua a ispirare le generazioni future di ballerine e a omaggiare la magia della disciplina accademica. Nell’Ottocento, il teatro non era solo il tempio dell’arte, ma il centro pulsante dell’immaginario collettivo. Il sipario si apriva, e con esso anche i battiti accelerati di nobili, poeti, ufficiali e sognatori. Le ballerine – eteree, impalpabili, celestiali – ...

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Natalia Osipova: curiosità e retroscena “passo dopo passo”

In un mondo in cui la grazia spesso si confonde con la fragilità, Natalia Osipova ha riscritto il vocabolario del balletto. Nata a Mosca il 18 maggio 1986, il suo primo amore non è stato il palcoscenico, ma il tappeto elastico: da bambina, si allenava come ginnasta acrobatica. È stato un infortunio — paradossalmente — ad aprirle la porta del balletto, spingendola verso una carriera che avrebbe lasciato un segno indelebile sulla danza mondiale. La sua formazione si è svolta nel tempio del balletto russo: l’Accademia del Bolshoi. Qui ha affinato una tecnica impeccabile, scolpita da maestri come Marina Kotova e Marina Leonova. Ma già da studentessa, Osipova non era “solo” disciplinata — era diversa. Esplosiva! Nel 2004 entra ufficialmente nel corpo di ballo del Teatro Bolshoi. Ma ci resta poco come semplice interprete: nel giro di pochi anni, la sua energia travolgente la proietta al rango di solista. Il pubblico la scopre in Don Quixote, ma è in La Sylphide e Giselle che rivela l’anima poetica dietro la forza. Nel 2011, stupisce il mondo lasciando il Bolshoi in piena ascesa. Una scelta radicale. La sua visione artistica — più ampia, più libera — la porta in tournée tra i ...

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Auguri a Claude Bessy nel giorno del suo compleanno

In una Parigi scossa dalla Seconda Guerra Mondiale, una bambina dai capelli raccolti entra in una sala di danza dell’Opéra con lo sguardo fisso sullo specchio e i piedi pronti a imparare il linguaggio del silenzio: quello del corpo. Aveva solo dieci anni quando Claude Bessy viene ammessa alla scuola di danza più prestigiosa di Francia. Ma non era solo un’ammissione: era un destino che prendeva forma. In un mondo in frantumi, lei costruiva il proprio universo fatto di disciplina, rigore e sogni senza rumore. Nel 1956, la nomina a étoile non arriva come un colpo di fortuna, ma come il naturale riconoscimento di una presenza scenica già diventata leggenda. Claude Bessy non era solo una ballerina tecnicamente impeccabile: era un corpo che raccontava storie. Il leggendario coreografo Serge Lifar parlava di lei come della danseuse à la ligne d’or, la ballerina dalla linea d’oro. Non per la brillantezza, ma per quella verticalità interiore che sapeva tenere insieme classe e carattere. Non interpretava ruoli: li abitava. Con la stessa intensità con cui si abita la vita. Ma il vero capolavoro di Claude Bessy non è stato danzare. È stato insegnare a danzare. Nel 1972, assume la direzione della scuola di ...

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A Brescia Jacopo Jenna presenta “Alcune coreografie”

Venerdì 24 ottobre alle ore 20.00 la Sala Palcoscenico Borsoni del Teatro Grande di Brescia ospiterà Alcune coreografie del coreografo e filmmaker Jacopo Jenna. Danza, performance, cinema e immagine si fondono in una cosa sola, attraverso un lavoro coreografico che esplora e porta in scena nuovi linguaggi e inedite suggestioni visive. Alcune Coreografie mette in dialogo la danzatrice Ramona Caia con un prezioso e ponderoso lavoro di raccolta video, montaggio e successiva rielaborazione di una serie di tipologie di danze. La coreografia si costruisce attraverso la mimesi di una moltitudine di frammenti video montati in una sequenza serrata, frugando tra la storia della danza e della performance, attraversando il cinema e internet, in cerca di una materia cinetica sensibile. Diviso in due parti distinte, Alcune Coreografie parla della danza che parla della danza attraverso la danza e che con essa si confonde fino a produrre nuove immagini. La danzatrice incarna, trasforma, connette e riporta al presente il corpo dell’immagine, ne sonda la dinamica, la libertà e l’immediatezza linguistica senza un punto di vista privilegiato, lo sradica dall’immaginario nello svolgimento di una coreografia esatta. La danza tenta di liberarsi dalla forza dell’immagine, smettendo di riferirsi a qualcos’altro, per iniziare a rifarsi ...

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Il coreografo Diego Tortelli “allo specchio”

Il balletto classico preferito? La Dame aux camélias. Il balletto contemporaneo prediletto? The Big Crying di Marco Goecke. Il Teatro del cuore? Le Silò a Marseille. Un romanzo da trasformare in balletto? Un uomo solo di Christopher Isherwood. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Queer di Luca Guadagnino. Il costume di scena indossato che hai preferito? Essere nudo e sentire che il mio corpo non avesse bisogno di orpelli per danzare. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per balletto? Le Sacre du Printemps di Stravinsky. Un pugno nello stomaco che diventa rituale. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. Perché ha reso politica la leggerezza. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Nijinsky e Pina Bausch. Sovversivi, ciascuno a modo suo. Il tuo “passo di danza” preferito? La preparazione prima di ogni esercizio: il port de bras. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico? Nessuno, il repertorio classico è troppo stereotipato per poter desiderare di essere uno di loro. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? William Forsythe. Tornando indietro, se ...

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Il CCN/Aterballetto danza al Teatro Valli di Reggio Emilia

  Il 22 ottobre alle ore 20:30 il CCN/Aterballetto danza al Teatro Valli di Reggio Emilia per Festival Aperto. I danzatori del CCN/Aterballetto sono i protagonisti di una produzione firmata dalla pluripremiata Crystal Pite, coreografa canadese ormai nell’Olimpo della danza. Solo Echo si ispira a due sonate per violoncello e pianoforte di Johannes Brahms e alla poesia Lines for Winter di Mark Strand. Come nella poesia di Strand, Solo Echo invoca l’inverno, la musica e il corpo in movimento per esprimere qualcosa di essenziale sull’accettazione e la perdita. Crystal Pite è una delle voci più affermate della danza contemporanea internazionale. Le sue creazioni, caratterizzate da una narrazione visiva coinvolgente e un uso magistrale della musica, hanno ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo. Reconciliatio è un delicato passo a due femminile ispirato alla lettura dell’Apocalisse, firmato da uno dei più importanti coreografi a livello internazionale Angelin Preljocaj. Il duetto prescelto per raccontare il tema della riconciliazione è tratto da Suivront mille ans de calme (Seguiranno mille anni di calma), un lavoro caratterizzato da una vena poetica e impressionista, ispirato a una lettura assidua ma non letterale dell’Apocalisse. Per Angelin Preljocaj nello spettacolo originale – e tantomeno in questo duetto femminile – ...

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Mariinsky Ballet 25-26: la tradizione verso il futuro

San Pietroburgo si prepara a una nuova stagione del balletto al Mariinsky, e anche stavolta il sipario si alza su una danza che oscilla tra il peso della tradizione e il respiro di un rinnovamento lento ma costante. La stagione 2025-2026 promette di essere più che un semplice calendario di spettacoli: è un manifesto culturale che rivendica l’identità storica del teatro e, al tempo stesso, accenna a nuove traiettorie artistiche, geografiche e persino politiche. I grandi titoli del balletto imperiale restano il fulcro della stagione. La Bayadère, Il lago dei cigni, Don Chisciotte, La bella addormentata, Raymonda: questi capisaldi continuano a formare l’ossatura del programma, con la consueta precisione filologica e virtuosismo tecnico. La scelta di aprire la stagione settembrina a San Pietroburgo proprio con La Bayadère non è casuale: è un omaggio alla grande scuola russa, ma anche un segnale di continuità, quasi a voler dire che, in tempi incerti, il Mariinsky resta fedele a sé stesso. Ma il cartellone non si limita alla riproposizione del repertorio canonico. Torna Le Corsaire, riprende slancio Le Notti Arabe, mentre alcune produzioni più moderne come Phaedra, Les Noces e Petrouchka riaffermano l’interesse per la sperimentazione coreografica e musicale. In particolare, il ritorno ...

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Sylvie Guillem oggi: l’étoile che danza la vita

Un tempo le sue linee perfette tracciavano coreografie nell’aria, oggi disegna sentieri nel verde della natura. Sylvie Guillem, la danzatrice che ha riscritto le regole del balletto, ha scelto il silenzio della terra dopo le luci della scena. L’étoile che ha dato l’addio nel 2015 con uno spettacolo simbolicamente intitolato Life in Progress, ha rivoluzionato anche il proprio modo di vivere, scegliendo la natura come suo nuovo universo creativo. Oggi Sylvie vive in una tenuta immersa nel paesaggio collinare. Un luogo che non conosce riflettori, ma che pulsa di vita autentica: alberi, animali, terra coltivata, cieli puliti. Qui, la donna che ha stregato Nureyev e il pubblico di tutto il mondo ha trovato la sua nuova scena: quella della semplicità. Ha costruito una realtà autosufficiente, abbandonando i ritmi frenetici del successo per abbracciare la lentezza consapevole del quotidiano. I suoi giorni scorrono senza la necessità di apparire, ma con l’urgenza di appartenere: alla natura, al presente, alla coerenza con i propri valori. Non è una fuga dalla danza, ma una forma diversa di militanza. Oggi Guillem si occupa attivamente di progetti ecologici. Per lei, il rispetto per ogni essere vivente non è una posa da copertina, ma una decisione concreta ...

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