L’innovazione, il genio, la capacità di andare oltre gli schemi prestabiliti sono peculiarità degli artisti e di tutti coloro che posseggono una vivace mente creativa.
Sembra che le personalità artistiche siano maggiormente soggette a un più alto rischio di sofferenza psichica, motivo per cui da tempo la letteratura scientifica studia le connessioni e le concause che generano la famosa diade ‘genio e sregolatezza’.
Si è ipotizzato che vi fosse una base genetica comune alla creatività e alla fragilità emotiva, e che l’arte attiri quelle personalità che hanno in sé particolari sensibilità e uno spiccato pensiero divergente.
Questa forma di pensiero è un modo di processare l’esperienza tramite connessioni mentali insolite, flussi di coscienza e improvvisazione. Il lato disfunzionale di questa forma di pensiero è il cosiddetto sensation seeking, cioè la tendenza a cercare continuamente sensazioni forti ed estreme, fino ad arrivare a mettere in atto condotte rischiose.
Questo discorso riguarda anche la danza?
Il pensiero divergente viene effettivamente stimolato dalla danza, e permette di generare soluzioni molteplici e ingegnose per un determinato problema. Si tratta di una concentrazione mentale spontanea, fluida e non lineare, basata sulla curiosità e sull’anticonformismo.
È indubbio anche che la danza implichi una certa dose di esibizionismo, perché il ballerino sul palcoscenico si trova al centro dell’attenzione e condivide i suoi stati d’animo più profondi.
Attraverso la danza, un individuo riesce a esternare parti di sé che difficilmente in altre situazioni troverebbero sfogo. Mettendosi al centro della scena, il ballerino fa da tramite fra le sue e le altrui emozioni, permette a chi lo guarda di vivere quelle emozioni che spesso nella quotidianità vengono negate.
Il danzatore quindi si espone consapevolmente al giudizio altrui mettendosi a nudo, questo genera un livello di stress non semplice da gestire a volte.
Tuttavia grazie alle sue regole ferree, alla sua disciplina e alla sua struttura di saldi principi, la danza permette di vivere e liberare le emozioni, anche quelle negative e dolorose, in un contesto protetto e sicuro.
Rispetto alle altre arti, infatti, danzare implica anche l’uso del corpo e il movimento è benefico anche per il cervello, la sede delle emozioni. La collaborazione con compagni, altri danzatori e maestri, crea una relazione sinergica positiva, un rinforzo che stimola il senso del rispetto e aiuta anche il ballerino più sensibile a non avvertire la solitudine e il peso del suo sforzo creativo.
In definitiva, se è vero che tra ‘genio e sregolatezza’ esiste un legame solido, ancestrale, è vero anche che la danza è in grado di generare sicurezza e fiducia in se stessi, e di contenere le iper-sensibilità insite nell’artista, instradandole in una costruzione artistica logica, salutare e sicura.
Stefania Napoli
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