Nutrirsi d’arte, sempre, e non smettere mai di creare: è questa la ricetta di Daniele Cipriani, impresario di danza, arte e balletto, in un’intervista al Giornale della Danza. Nonostante le difficoltà è fondamentale non fermarsi, cercare di trovare nuove soluzioni. Perché “abbiamo bisogno di danza e dobbiamo nutrirci di essa”.
Dopo alcuni timidi tentativi e date possibili, i teatri in Italia non hanno ancora ripreso l’attività. Come vi state preparando ad un possibile rientro, anche in vista dell’estate?
Lo scorso anno, nel primo lockdown, e il fermo delle attività era totale, nel mondo dello spettacolo e tra le figure che ne fanno parte, dai direttori artistici ai coreografi, c’era una grande volontà di riscatto nel momento in cui la situazione si sarebbe sbloccata. Questo era estremamente positivo: ecco perché, sin dal primo istante, ho cercato di creare eventi ad hoc e pensare a nuove idee e, non avendo una compagnia o un coreografo residente, è stata la situazione ideale per creare nuovi progetti. Non ho pensato ai problemi, ma alle soluzioni. Non appena ho sentito la parola “congiunti”o subito pensato a farli danzare insieme. Ecco dove è nato il progetto “Duets and Solos”, con Beatrice Rana, Mario Brunello e otto stelle della danza internazionale, presentato al Ravenna Festival e al Festival di Nervi 2020. Una serata meravigliosa. Due solisti della musica che hanno suonato facendo danzare dei ballerini straordinari. In tempi ordinari uno spettacolo di questo tipo sarebbe stato impensabile, proprio perché molto complicato anche per l’organizzazione.
Una pièce a cui si è aggiunta “Le Creature di Prometeo/Le Creature di Capucci”, sempre curato da me, per il Festival di Spoleto 2020 con l’Orchestra del Carlo Felice di Genova diretta da Andrea Battistoni. In questo spettacolo 15 costumi inediti di Roberto Capucci hanno preso vita, con la Compagnia Daniele Cipriani e le coreografie di Simona Bucci.
Ecco: la scorsa estate c’era voglia di fare e non farsi sopraffare, ciò che, invece, vedo in questa seconda ondata, mentre ci proiettiamo verso l’estate. Ora non c’è entusiasmo, manca la voglia di trovare nuove formule.
Una delle cause è questa ultima forzatura di voler aprire i teatri il 27 marzo (e poi questo non è accaduto), che poi ha portato nuove restrizioni. Chi stava programmando con l’idea di tornare in estate, con restrizioni ad hoc, si è trovato in difficoltà.
Da parte nostra, però, resta forte la volontà di creare, nonostante tutte le difficoltà.
C’è un nuovo progetto su Stravinsky a 50 anni dalla scomparsa, in tre festival importanti in estate, in un ampio omaggio al Maestro, visto il suo rapporto speciale con l’Italia. Ci saranno grandi solisti della danza e, oltre a Beatrice Rana e Massimo Spada, suonerà anche Andrea Obiso, primo violino di Santa Cecilia. Ma anche un attore che impersona Stravisky: Vladimir Derevianko, stella del Bolshoi. Gaston Fournier mi affianca in questo progetto molto bello. Tante altre pièce e progetti, tra cui anche il Pulcinella con Sasha Riva e Simone Repele, con il costume realizzato da Picasso, originale, in scena.
Come vedete, le idee non mancano e cerco di renderle concrete al meglio.
L’Italia vive anche grazie all’arte, abbiamo moltissimi talenti. E gli italiani, ora, hanno bisogno più che mai di arte, di danza, di tornare a teatro.
In un periodo come questo tutti siamo stati colpiti nell’animo, chi ha perso lavoro, i propri sacrifici, chi ha rivissuto in casa – ci ha messo alla prova dai più piccoli ai più grandi. Un elemento per animare l’anima è la bellezza, lo spettacolo, la musica, la danza. È una vera necessità sociale tornare a teatro, le persone devono riavvicinarsi al bello e alla cultura, perché allieta l’anima e porta una tranquillità interiore.
La mia decisione, all’inizio di ogni lockdown, è sempre stata di affidarmi alla bellezza dell’arte. A marzo dello scorso anno, per esempio, quando fu annunciata la prima chiusura, io mi trovavo in scena al Teatro Olimpico con lo stupendo spettacolo “Shine. Pink Floyd Moon”, che venne bloccato. Fermo a cui si aggiunse anche la cancellazione del gala “Les étoiles” e molti altri ancora. Un disastro. Il debutto di alcuni spettacoli era stato pochi giorni prima. C’erano dei costi molto importanti, che io avevo anticipato e la situazione era oggettivamente molto complicata. La mia risposta? Non si può fare nulla, cerco un po’ di bellezza. Andai, quindi, a vedere la mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale, chiusa poi dopo due giorni. Ho avuto la stessa reazione anche con il secondo lockdown, andando a vedere altre due mostre. Questo per ricordare a tutti che l’arte e la bellezza aiutano ad affrontare situazioni difficili. E bisogna pensare al benessere interiore della popolazione. Tutti siamo colpiti e non si sta facendo nulla. Riapriamo i teatri, ne abbiamo bisogno!
La Gran Bretagna riapre teatri e musei il 17 maggio. Proverà ad organizzare qualche gala nel Regno Unito?
Chissà, magari! Potrebbe essere un’idea, vedremo. Ora mi concentro sui prossimi spettacoli, ma anche mi proietto al 2022, anno in cui ho già programmato – come sempre – il Gala “Les étoiles” a Roma, in gennaio, in tre serate. Uno spettacolo che richiede un teatro pieno: mi auguro vivamente di tornare alla piena capacità delle strutture teatrali: non soltanto per gli operatori del settore, ma anche e soprattutto per gli artisti e per gli spettatori. Un teatro pieno dà un’altra energia.
L’arte è uno dei settori più colpiti dall’emergenza pandemica. Non solo gli spettacoli dal vivo, ma anche le piccole scuole di danza, le accademie, i danzatori sono fermi. Un aiuto concreto, oltre ad essere necessario, deve essere immediato.
Credo che prima di una voce comune serva un pensiero comune. C’è molta frammentazione nel mondo della danza, nel modo di pensare e agire. E questo non aiuta un settore molto indebolito da questa pandemia. Prima di una voce comune, serve un pensiero comune, di tutto il mondo dello spettacolo del vivo. Vogliono tutti riaprire? No. Questa situazione, purtroppo, potrebbe essere anche una situazione di comodo. O forse un’ occasione per rimettere i conti a posto. I forti del settore dialogano con il governo. Non so quanto ci sia questa volontà da parte di tutti. Da parte delle compagnie, dei privati, delle scuole c’è: c’è voglia di ripartire. Ricordiamoci sempre che con queste chiusure stiamo togliendo a questi artisti tempo prezioso, ogni giorno è essenziale per i danzatori. La cultura è un’attività indispensabile. Fare il ballerino è una scelta, ma lo spettatore deve ricevere bellezza, anche e soprattutto grazie alla danza.
Ha un messaggio, per artisti, danzatori e per chi non vede l’ora di tornare a teatro?
Credo sia fondamentale non aspettare un ritorno alla normalità: nessuno può darci la certezza. Ora è bene pensare a qualcosa di nuovo che può nascere in questa fase, mai sperimentata. Avere una proiezione sulle nuove idee, su come fare spettacolo, nuove formule di creare. Puntare sulle nuove ispirazioni, non aspettare il ritorno della normalità. Ognuno nel proprio campo deve trovare soluzioni e non attendere che tutto torni come prima: in questo modo si perde tempo prezioso. Cerchiamo di essere un esempio, sempre!
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Foto di Graham Spicer e Rolando Paolo Guerzoni