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Dominic Walsh, Direttore del DWDT: “La danza è una scienza”

Dominic Walsh Dance Theater (DWDT) è una compagnia di danza contemporanea con sede a Houston che ha molta presa sul pubblico con i suoi meravigliosi spettacoli dal grande impatto visivo. Quando e perché hai deciso di creare una tua compagnia?

Ho creato la compagnia nel 2002. Ero ancora principal dancer e coreografo per lo Houston Ballet, ma ero deluso per il declino delle opere di danza contemporanea nel nostro repertorio dovuto alle pressioni economiche verificatesi sin dagli inizi degli anni ‘90. Lo Houston Ballet era una compagnia straordinaria in cui danzavamo molte opere classiche e sempre nello stile specifico e appropriato, ma è stata anche la prima compagnia americana a danzare opere contemporanee con coreografi quali Christopher Bruce e Jiří Kylián ed il repertorio del Royal Ballet di MacMillan e Frederick Ashton. Questo ha dato a noi danzatori una visione così vasta del mondo della danza e ci ha fornito un ampio panorama da sviluppare anche come coreografi.  Io sentivo che la città di Houston aveva bisogno di continuare questo viaggio e di avere questa componente più attuale e contemporanea nel suo tessuto culturale; così, nel 2004, ho lasciato tutti i miei privilegi e le mie sicurezze allo Houston Ballet per avventurarmi al di fuori di quella realtà ed iniziare a sviluppare le mie doti come dance maker, ottenendo la possibilità di mettere in scena opere di Kylián, Bourne, Bigonzetti ed Ek e continuando dunque a svilupparmi anche come danzatore, oltre ad insegnare e a creare occasioni di lavoro per ballerini, scenografi e musicisti.

 La missione del DWDT? 

 La nostra missione consiste in ciò che ho appena detto, ma, per elaborarla meglio, potrei dire che il nostro obiettivo è creare un’esperienza di teatro che stimoli il pensiero attraverso l’evoluzione della forma classica ed un vocabolario di movimento contemporaneo elaborato su danza e teatro.

 La tua duplice esperienza come danzatore e come direttore della compagnia...

 Ho lasciato lo Houston Ballet quando ero ancora piuttosto giovane e così ho potuto lavorare con alcuni dei più grandi coreografi contemporanei del nostro tempo, quali Jiří Kylián, Mats Ek, Mauro Bigonzetti e Matthew Bourne, prima come danzatore nella mia compagnia e poi sviluppando le mie doti come coreografo.  Dirigere e al tempo stesso danzare è la sfida del non aver mai abbastanza tempo in un giorno…

In qualità di danzatore hai ricevuto riconoscimenti nazionali ed internazionali per la tua interpretazione sia di ruoli classici che di ruoli contemporanei. In quale genere ti senti più a tuo agio?

 Verso la fine degli anni ’80 e ‘90 avevamo un repertorio straordinario di opere sia classiche che contemporanee. Mi piaceva danzare tutto ed avevo un gran rispetto per entrambi i generi, che si sostenevano a vicenda. I nostri coreografi contemporanei spesso parlavano di come sviluppare le difficili abilità della danza contemporanea e accrescere profondamente quelle della tecnica classica. Io credo fermamente in questo e lo insegno sempre. La mia prima grande passione è stata la danza classica; amavo andare a fondo nei dettagli della tecnica classica. Aver danzato tante opere classiche è una parte importante di ciò che sono adesso.

Come coreografo porti la tecnica della danza classica in un territorio più contemporaneo in cui la sensualità fisica e l’interiorità si fondono nella fluidità dei muscoli in movimento. Come mescoli stili diversi fra loro? 

Credo che un modo di rispondere a questa domanda sia dire che amo la sensualità naturale e finanche primordiale dell’esperienza umana, utilizzando in contrasto i dettagli  e l’estetica precisa della tecnica classica. Spesso vi è un dialogo di causa ed effetto nel movimento ed esiste sempre una varietà di peso nella creazione.

 Il tuo modo di esplorare le possibilità del corpo umano?

Creo un vocabolario di frasi che utilizzano l’opposizione, movimenti a spirale in coordinazione specifica. Il corpo ha una grande intelligenza organica ed io l’ascolto nel creare movimento.

 Cos’è l’innovazione per te?

 Credere nella singolarità creativa. Sviluppare idee mai viste o sperimentate. Poi vi è l’arte della composizione, ombre e colori mescolati come potrebbe fare un pittore che dipinge una tela.

 La creazione per te è più input o output?

Se ti riferisci ai danzatori, alcuni danno più di altri e mi piace molto questo tipo di scambio creativo, ma devo ammettere che quando si crea il movimento dev’esservi uno specifico approccio di base. Parlo sempre di intenti.

 Cosa chiedi ai tuoi danzatori?

 Di ascoltare il loro corpo, onorare la loro arte, essere generosi e lavorare bene soprattutto, più che lavorare duro.

La tua compagnia ha all’attivo molte produzioni realizzate in collaborazione con più di 25 artisti ed organizzazioni operanti nell’area di Houston ed è aperta anche ad un approccio educativo. Questo è un aspetto molto importante…

 Amo l’esplorazione attraverso la collaborazione. Nello spirito dei Ballets Russes, può esservi un grande arricchimento nell’unire varie forme d’arte.

 Il tuo approccio alla creazione coreografica

Ogni creazione è molto diversa dalle altre.  Inizio da una scintilla, rappresentata da una musica, un disegno, un danzatore, un’opera letteraria o semplicemente un vocabolario di movimenti. Ogni opera ha la sua identità distintiva.

 Il tuo concetto di danza

 Ho molte teorie di filosofia del movimento. Per eseguire una frase di movimento o un passo in maniera adeguata e coerente tutto dev’essere fatto con approccio e con la comprensione dell’ordine del movimento e della sensazione di quei movimenti ordinati.  È una scienza.

 Il tuo prossimo progetto

 Abbiamo una stagione piena che inizia il 9 agosto con quattro riprese di balletti e tre nuove creazioni. Il progetto su cui sono concentrato adesso è Victor Frankenstein, incentrato più sull’autrice, Mary Shelley, ed i parallelismi fra la sua vita e il romanzo da lei scritto.  Domenico Luciano ha una gran varietà di talenti straordinari, fra questi il dono di essere uno straordinario costumista che ha creato molti bozzetti per il DWDT già in precedenza. Sarà lui a creare i costumi anche per Victor Frankenstein.

 Qualcosa di cui ancora senti di aver bisogno per sentirti davvero un artista completo?

 Continuare a lavorare e collaborare con grandi artisti e continuare a spingere oltre ciò che sono adesso. Questo è il mio modo di vedermi proiettato in avanti per essere un artista completo.

Qualcosa che sogni…

 Una vacanza!  E … l’unione fra idee e risorse per produrle.

 Un “paesaggio emotivo” che vorresti esperire… 

Amo i momenti in cui il lavoro prende forma e svela dei significati più profondi o l’impatto visuale di ciò che vedo mentre creo. Spesso ho di questi momenti apparentemente casuali eppure decisivi, per poi scoprire in seguito che non erano affatto casuali, ma piuttosto come il tassello centrale di un puzzle che non ha riferimenti senza le sue componenti di contorno. Amo queste dimostrazioni delle leggi dell’ordine.

Le tue aspettative per il futuro?

Penso che abbiamo sensibilizzato Houston circa un genere di danza e di spettacoli di cui non erano consapevoli. Spesso sento la gente dire “non sono un fan del balletto, ma mi piace questo tipo di danza”. Credo si riferiscano al realismo della gestualità che utilizziamo e alla fisicità un po’ più viscerale rispetto a quanto possa esserlo il balletto classico, che dipende anche da chi danza. Penso che gli spettatori siano colpiti dalle qualità primitive, dalla pura forza fisica e potenza dei danzatori e dell’opera che presentiamo.  Ciò che mi aspetto in futuro è intensificare il desiderio del pubblico di venire a teatro per vivere ancor di più ciò che facciamo ed esserne realmente parte. Spero che questo abbia un impatto durevole e che possa magari collegare le persone all’esperienza fisica e spirituale di esistere in un corpo umano, con tutto ciò che questo comporta.

 

Lorena Coppola

 

 

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