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Il direttore artistico e coreografo Stephen Delattre “allo specchio”

Il balletto classico preferito?
Non ne ho uno preferito in particolare, perché credo che ogni balletto narrativo abbia qualcosa di unico. Ma per citarne uno, direi Il lago dei cigni. La profondità emotiva e la purezza senza tempo del movimento continuano ad ispirarmi come coreografo che unisce il linguaggio classico a quello contemporaneo.

Il balletto contemporaneo prediletto?
Anche in questo caso, molte opere coreografiche sono bellissime, ma in questo momento mi viene in mente Artifact Suite di William Forsythe. La sua reinvenzione della tecnica classica con un’architettura contemporanea del movimento risuona fortemente con la mia ricerca di un vocabolario coreografico dinamico ed espressivo.

Il Teatro del cuore?
Negli ultimi anni ho avuto la possibilità di esibirmi in molti luoghi e di condividere i miei lavori in molti teatri, tra cui il leggendario Bolshoi o l’Opéra di Parigi. Ma per me, il Teatro Statale di Magonza ha un posto speciale, poiché è lì che la Delattre Dance Company ha celebrato il suo decimo anniversario. È il luogo in cui molte delle mie creazioni hanno trovato il loro respiro e dove il pubblico ha seguito il mio percorso artistico per oltre quattordici anni.

Un romanzo da trasformare in balletto?
Ad esempio, Il Piccolo Principe. La sua umanità poetica e la sua profondità filosofica si tradurrebbero magnificamente in movimento.

Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto?
Sto pensando a La forma dell’acqua – The Shape of Water. La sua sensualità, fragilità e il contrasto emotivo riecheggiano il tipo di narrazione fisica che amo esplorare.

Il costume di scena che preferisci nel grande repertorio classico?
Un costume minimalista di una delle mie prime creazioni che permetteva un movimento puro e pieno, riflettendo la mia successiva estetica come coreografo, in cui il corpo e le emozioni parlano per primi.

Quale colore associ alla danza?
Il colore della pelle, qualcosa di puro e nudo, ma a seconda del pezzo di cui stiamo parlando… Ad esempio, mi sono concentrato sul nero e sull’oro per il costume della mia nuova coreografia Icarus, che creerò all’Opéra di Parigi per l’Étoile Mathieu Ganio.

Che profumo ha la danza?
Di colofonia, sudore e polvere di teatro, un mix di lavoro, passione e tradizione senza tempo.

La musica più bella scritta per balletto?
Sicuramente in cima alla lista, Romeo e Giulietta di Prokofiev. I suoi contrasti emotivi ispirano ancora oggi il mio fraseggio coreografico.

Il film di danza irrinunciabile?
Pina di Wim Wenders. Un omaggio al genio coreografico e alla profonda verità emotiva che la danza può veicolare, valori che cerco di trasmettere attraverso le mie creazioni.

I tuoi miti della danza del passato?
Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn, una leggendaria coppia di tecnica, carisma e dedizione all’arte.

Il tuo “passo di danza” preferito?
Qualsiasi movimento che emerga dall’onestà, che sia un puro arabesco classico o un crudo impulso contemporaneo. Ciò che conta sono l’autenticità e l’emozione.

Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico?
Domanda divertente, a dire il vero non lo so. Forse Albrecht di Giselle, un personaggio pieno di emozioni, conflitti e redenzione, che riflette la profondità umana che apprezzo nella danza.

Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica?
Forsythe e Kylián sono chiaramente grandi nomi: la loro capacità di combinare fisicità, poesia e umanità è strettamente in linea con i valori che guidano il mio linguaggio coreografico.

Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti?
Grazie per aver ispirato secoli di movimento e che tu possa continuare a guidarci verso la bellezza, il coraggio e la verità”.

Tre parole per descrivere la disciplina della danza?
Dedizione – Onestà – Trasformazione.

Come ti vedi oggi allo specchio?
Come persona creativa in continua crescita, coreografo dedita a superare i propri limiti, mentore che aiuta i giovani ballerini attraverso il programma junior da me creato, l’Evolution Dance Platform. Credo di essere un essere umano che usa il movimento per mettere in discussione la società, aprire i cuori e costruire ponti attraverso l’arte.

Michele Olivieri

Foto di Konstantin Ligum © Delattre Dance Company

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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