La danza è sempre stata vittima di stereotipi, considerata un’attività da femmine, i pochi maschi che decidono di praticarla sono spesso vittime di prese in giro e pregiudizi. Ricorderete tutti il film Billy Elliot, uscito nel 2000 e diretto da Stephen Daldry. Ispirato alla vita del ballerino Philip Mosley, la pellicola racconta la storia di un ragazzino di undici anni che vorrebbe studiare danza classica ma che vive in una famiglia e una società che ostacolano la sua passione. In questo film emerge l’importanza di seguire le proprie attitudini, fondamentale soprattutto per i bambini.
Per definizione lo stereotipo è “qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un’esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali”. Lo stereotipo di genere è definito invece come “un insieme rigido di credenze condivise e trasmesse socialmente, su quelle che sono e devono essere i comportamenti, il ruolo, le occupazioni, i tratti, l’apparenza fisica di una persona, in relazione alla sua appartenenza di genere”.
Uno dei più comuni stereotipi riguarda proprio la danza che viene superficialmente considerata una attività ‘da ragazze’. Se scelta da un individuo di genere maschile, porta direttamente a un falso preconcetto di natura sessuale. Il tema è delicato. Si tende ancora a ritenere che il ballerino maschio sia omosessuale o che addirittura potrebbe diventarlo frequentando l’ambiente della danza. Ma la danza non ha nulla a che vedere con le preferenze sessuali che invece rientrano nella sfera delle libertà individuali e che nessuno ha il diritto di giudicare.
Queste credenze sono spesso dettate da un retaggio culturale obsoleto e anacronistico. Sfortunatamente però sono ancora diffuse, quando invece tutti dovremmo essere consapevoli che l’identità di genere non è così netta come siamo stati educati a credere.
La maggior parte delle persone si dichiara favorevole alla parità di accesso a tutte le attività indipendentemente dal genere, tuttavia, quando i genitori scelgono i giocattoli, lo sport o le attività ricreative per i propri figli tendono a perpetuare i ruoli di genere. Man mano che i bambini crescono, seguono solo parzialmente i loro interessi. Sono condizionati a svolgere attività cui sentono di appartenere, rinunciando alla loro reale passione soltanto per paura del giudizio. Per questo motivo molti bambini decidono di non iscriversi a danza e deviano le loro scelte su attività socialmente accettate per il loro genere, e tutto ciò si traduce in un grande ostacolo alla loro crescita armoniosa.
I genitori, tuttavia, possono e dovrebbero incoraggiare i propri figli a sperimentare un’ampia varietà di attività, senza mostrare sorpresa se il bambino sceglie la danza anziché il calcio, per esempio. Oltre ad aiutare ad abbattere questo ridicolo condizionamento sociale e dare il buon esempio ai propri figli, possono incoraggiarli a smarcarsi dal giudizio fine a se stesso, aiutarli a conoscersi meglio e a diventare più forti.
In realtà, l’unica considerazione davvero importante è che la danza fa bene, a maschi e femmine. È una forma d’arte neutra, sulla cui base nascono e si sviluppano altre abilità importanti, e che insegna rispetto e libertà.
Un ballerino è un ballerino, punto. Non importa che sia maschio o femmina, alto o basso, biondo o bruno, è un essere danzante, una persona che impara il rispetto, la disciplina e l’auto-disciplina. Esattamente come le ragazze, quindi, anche i ragazzi traggono enormi vantaggi dalle lezioni di danza: sfogano l’energia repressa, la rabbia e imparano a gestire le oscillazioni emotive legate alla crescita. Possono scovare svariate soluzioni ai problemi che incontreranno nel corso della loro vita. Possono imparare a superare i fallimenti e le battute d’arresto con grinta, fortificandosi emotivamente e sviluppando la capacità di gestire serenamente le possibili delusioni future.
Il ballerino inoltre modella il suo corpo per danzare, rendendolo più forte e sano. Riconosce, esterna e vive le proprie emozioni e sviluppa una maggiore intelligenza emotiva, grazie allo stimolo creativo insito nella danza.
Danzare mette di fronte ai propri difetti e limiti unicamente con il fine di superarli, rende consapevoli di ciò che possiamo fare per noi stessi e soprattutto per gli altri, e aiuta a capire quanto sia importante essere e non apparire, contribuendo così al miglioramento della società di cui tutti facciamo parte. La danza, in definitiva, ci insegna che abbiamo un potenziale illimitato per crescere e migliorare, e che non esistono stereotipi, preconcetti o pregiudizi.
Redazione www.giornaledelladanza.com