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L’ego nella danza: componente utile o limite artistico?

La vita di un ballerino è tanto impegnativa a livello psicologico ed emotivo quanto lo è a livello fisico.

A volte  la danza fa emergere emozioni come gelosia, frustrazione, senso di inadeguatezza e invidia.

“Perché la mia compagna ha avuto il ruolo di protagonista e io sono nella fila?”. “Perché al concorso hanno premiato quella compagnia o quel ballerino e non me?”

Sono domande comuni e normali tra i danzatori che, in fondo, sono esseri semi-umani, la cui carriera è fortemente orientata alla competitività e alla ricerca di approvazione.

Queste emozioni dunque sono comprensibili, tuttavia possono degenerare e trasformarsi in un ego smisurato.

Di per sé l’ego può essere uno strumento potente per il danzatore. Se usato correttamente aiuta a costruire fiducia in se stessi, a salire sul palcoscenico con sicurezza e affascinare il pubblico.

Tuttavia, è facile che se ne faccia un cattivo uso e un abuso.

I danzatori sono condizionati fin dall’infanzia dalla dipendenza da lodi e approvazione. Hanno bisogno di attenzione e applausi. Ciò genera il rischio di diventare dipendenti dal successo e dal riconoscimento.

L’ego è probabilmente la cosa più difficile da tenere sotto controllo per un performer, il cui lavoro consiste nell’esibirsi e nel dedicarsi completamente alla forma d’arte in cui crede con tanta convinzione.

È nel sangue di tutti coloro che abbracciano le arti dello spettacolo voler essere al centro della creazione, desiderare quell’attenzione che ne nasce.

Esistono due strategie per arginare l’ego e trasformarlo in qualcosa di utile: imparare e insegnare, attività strettamente connesse tra loro, perché molto spesso insegnando si impara.

Mantenere curiosità e apertura mentale e mettere il proprio talento e la propria conoscenza a servizio degli altri aiutano a nutrire l’umiltà, dote essenziale per un ballerino degno di essere chiamato così.

Non si tratta di rifiutare le emozioni meno virtuose, ma piuttosto di riconoscere e affrontare i dualismi che si agitano in ognuno di noi. In questo modo è possibile trascenderli e trasformarli, creando qualcosa di positivo.

Affrontare e decostruire l’ego quindi permette di comprendere il vero senso della danza che è viaggio di scoperta e di crescita artistica e personale.

 

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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