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Speciale “Schiaccianoci”: una prospettiva storica

Che Natale sarebbe senza la magia de Lo Schiaccianoci? Sembrerebbe una domanda retorica, ma per gli appassionati e i ballettofili di tutto il mondo si tratta di una tradizione davvero irrinunciabile, poiché da sempre The Nutcracker rappresenta il simbolo dell’atmosfera natalizia. Balletto in due atti, firmato dal genio coreografico di Marius Petipa e dal suo successore Lev Ivanov, su musiche di Čajkovskij (Op. 71), Lo Schiaccianoci fu commissionato dal Direttore dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij e debuttò al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892 nella versione di Lev Ivanov che aveva preso il posto di Petipa perché quest’ultimo si era ammalato.

Il libretto è tratto dal racconto Lo Schiaccianoci e il re dei topi di ETA Hoffmann (1816), nella versione edulcorata e semplificata di Alexandre Dumas padre Storia di uno schiaccianoci (1845). La produzione originale, diretta interamente da Riccardo Drigo, non fu un successo. Tra gli interpreti di questa prima versione del balletto Antonietta Dell’Era, Pavel Gerdt, Olga Preobrajenska e Nicolaj Legat. Il ruolo di Clara era interpretato da una bambina della scuola di ballo del Teatro Mariinskij. Ciò che non aveva gradito la critica russa era la trama non plausibile e l’allestimento considerato da alcuni poco convincente. Alexandre Benois descrisse la coreografia della scena della battaglia fra le truppe di Schiaccianoci e l’esercito del Re dei Topi “confusionaria” e in un certo qual modo “dilettantistica”: One can not understand anything. Disorderly pushing about from corner to corner and running backwards and forwards – quite amateurish.

Anche i danzatori e lo stesso libretto furono oggetto di critiche; ciononostante, dopo la prima messa in scena di Ivanov, vi furono diverse altre versioni del balletto, tra cui quelle rivisitate da Gorskij nel 1917 e da Lopukhov nel 1929.  Una versione ridotta del balletto fu rappresentata al di fuori della Russia a Budapest dalla Royal Opera House nel 1927, con la coreografia di Ede Brada. Nel 1934 al Teatro Mariinskij fu messa in scena la versione di Vasilij Vajnonen, che fece coincidere il ruolo di Clara con quello della Fata Confetto, e nel giugno dello stesso anno ci fu il debutto della versione integrale del balletto, secondo la coreografia di Ivanov, al Sadler’s Wells di Londra. In Italia Lo Schiaccianoci fu rappresentato per la prima volta nel 1938, alla Scala di Milano, con la coreografia di Margherita Froman.

Gli anni successivi videro numerose versioni differenti del balletto, tra le quali quelle di Boris Romanov, Frederick Ashton e di Nicholas Beriozoff. Un’altra versione ridotta del balletto interpretato dai Ballets Russes de Monte Carlo fu messa in scena a New York nel 1940, secondo la coreografia originale di Petipa. La prima rappresentazione integrale del balletto negli Stati Uniti risale al 24 dicembre 1944, con il San Francisco Ballet, sotto la direzione artistica di Willam Christensen, con Gisella Caccialanza nel ruolo della Fata Confetto e Jocelyn Vollmar in quello della Regina della Neve. Dopo il grande successo di questa produzione, la rivisitazione più famosa fu quella di George Balanchine, che nel 1954, pur seguendo la trama originale, decise di dividere il balletto in due parti: realtà e sogno. Questa versione fu poi rappresentata dal New York City Ballet.

A partire dal 1960 la tradizione di mettere in scena Lo Schiaccianoci nel periodo natalizio si diffuse nel resto degli Stati Uniti. Si può dunque affermare che è stata proprio l’America a consacrare il successo mondiale de Lo Schiaccianoci e a renderlo in un certo senso “immortale”. Come affermato da Jennifer Fischer nel suo saggio The Nutcracker pubblicato in Dance Heritage Coalition nel 2012: Lo Schiaccianoci sarebbe rimasto uno dei balletti meno noti se non fosse stato per la sua virtuale immigrazione negli Stati Uniti. Tutt’oggi le principali compagnie di balletto americane registrano circa il 40% delle loro entrate annuali di biglietti venduti di spettacoli per Lo Schiaccianoci.  Ciò che fu maggiormente apprezzato dal pubblico e dalla critica americana fu la gioia della fanciullezza, il valore della vera amicizia, il trionfo di un perdente e il desiderio di regni utopistici in cui tutti vanno  d’accordo e parlano la stessa lingua (Fischer). Ed è proprio partendo da questi valori che è iniziata la storia del successo mondiale del balletto, tutt’oggi uno dei titoli più rappresentati nei teatri di tutto il mondo.

L’incanto di questa fiaba senza tempo tuttavia si è esteso ben oltre l’ambiente tersicoreo, catturando l’interesse anche di registi cinematografici; basti ricordare il celebre film Fantasia prodotto da Walt Disney nel 1940 in cui fate, funghi, pesci, fiori, cardi e orchidee danzano al ritmo della partitura di Čajkovskij. Nel 1993 il regista Emile Ardolino produsse una versione cinematografica del balletto basata sulla coreografia di Balanchine dal titolo George Balanchine: Lo Schiaccianoci e nel 2001 fu presentato nelle sale il film d’animazione diretto da Owen Hurley Barbie in the Nutcracker. Nel 1983 vi fu un adattamento televisivo per uno spettacolo di pattinaggio sul ghiaccio dal titolo Lo Schiaccianoci: fantasia su ghiaccio.

Nel 1990 fu realizzato un lungometraggio d’animazione intitolato: La favola del principe schiaccianoci diretto da Paul Schibli e non è mancato un adattamento in 3D del balletto in versione cinematografica firmato dal regista russo Andrej Končalovskij: The Nutcracker in 3D. Il 2 novembre 2018 la Disney ha distribuito nelle sale una libera trasposizione cinematografica del romanzo: Lo Schiaccianoci e i quattro regni, nel quale sono state riprese anche parti delle musiche del balletto originale, con coreografie di Liam Scarlett e la partecipazione delle celebri étoile Misty Copeland e Sergei Polunin, affiancati da un gruppo di 18 ballerini provenienti da diversi Paesi. Si può dunque affermare che Lo Schiaccianoci sia un successo intramontabile destinato a durare nei secoli e a incantare le platee di tutto il mondo con la sua atmosfera magica. 

Lorena Coppola

www.giornaledelladanza

Photo Credits: Laurie Sparham – Erik Tomasson – Paul Kolnik – Helen Maybank

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