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Entusiastica approvazione per l’Onegin scaligero

Onegin

Citando Dostoevskij possiamo affermare che la “danza salverà il mondo”! Ne abbiamo avuto prova nella riproposizione di Onegin in programmazione al Teatro alla Scala di Milano nella serata di giovedì 28 settembre 2017. Un allestimento votato alla ricerca della bellezza dove preponderante è stata l’evidente artisticità del Corpo di Ballo della Scala diretto dal M° Frédéric Olivieri. Compagine che vive un momento di assoluta freschezza e vitalità. La musica di P.I. Cajkovskij nell’arrangiamento e orchestrazione di Kurt-Heinz Stolze ha fatto vibrare il teatro del Piermarini tra chiaroscuri di efficacia beltà.

Nella sua totalità l’allestimento ha incontrato con soddisfazione i favori degli spettatori verso il balletto e l’arte in generale. La presenza di Roberto Bolle e di Marianela Nuñez ha favorito ancor di più l’attrazione che per molti, alla loro prima volta in teatro, è stata rivelazione! La coreografia di John Cranko, a tratti ardua regala momenti in cui la disciplina classica viene eseguita soddisfando le esigenze fisiche di ogni singolo danzatore, infondendo una profonda sensazione di “poesia”. Dinamiche attive che in forma combinata con quelle mentali risultano efficaci soprattutto nei passi a due.

Bolle e la Nuñez insieme rendono speciale l’evento con tale naturalezza, all’unisono, rivelando costantemente una eccellente preparazione coordinativa e al contempo un’interiorizzazione dei ruoli supportati da un elevato grado di motivazione. Una prestazione che garantisce maggiore messa in azione alla coreografia la quale richiede estrema capacità espressiva oltre al principio di interfunzionalità e polivalenza tecnica.

Bolle si distingue per padronanza scenica, un ruolo che gli calza alla perfezione, ottime elevazioni ed esplosività che egli stesso imprime al salto e al giro. La sua performance riesce a trasmettere i patemi del protagonista solo con uno sguardo malinconico o con un gesto solenne. La Nuñez è straordinaria nel calibrare la sua fortissima tecnica ottenendo una funzione di assoluta gestualità emotiva della performance regalando al pubblico evoluzioni da manuale. Insieme la coppia protagonista unendo decisa tecnica maschile e raffinata tecnica di punte – ha incantato il Teatro alla Scala.

Il Corpo di Ballo si è distinto per l’equilibrata esecuzione dei ruoli, né troppo rapido né troppo lento, dando risalto al controllo del tono, all’equilibrio statico e dinamico, alla postura, alla respirazione, alla concentrazione e alla coordinazione ottenendo la consapevolezza in ogni movimento e nelle posizioni con perfetta misura. Un corpo di ballo che non è spettatore di sé stesso ma partecipa attivamente con il fisico e con la mente a ciò che compie rivelando assoluta preparazione ed allenamento.

Mick Zeni ha un movimento dove primeggia armonia e grazia affiancata al controllo e alla qualità del movimento stesso. La suasività dell’esecuzione nel ruolo del Principe Gremin denota tutta l’esperienza acquisita. Timofej Andrijashenko mostra equilibrio e una fresca maturità in tutte le sue forme, musicalità e capacità di ritmizzazione con intensa espressività del volto e delle singole parti del corpo, requisiti che sono sempre relazionati l’uno con l’altro.

Nel ruolo della mamma di Tat’jana, la vedova Larina, da segnalare la rassicurante presenza di Beatrice Carbone e nel Corpo di Ballo una nota di merito è indirizzata a Christian Fagetti. Olga alias Alessandra Vassallo, bella, frizzante, emozionante supportata da un pieno e convincente lirismo! Deborah Gismondi ben calata nel ruolo della nutrice. L’elegante creazione di John Cranko (ripresa a cura di Agneta Valcu e Victor Valcu con la supervisione di Reid Anderson) affronta l’appassionata e rispettosa rilettura del romanzo di Aleksandr Puskin, intersecando alla perfezione la tradizione letteraria russa.

I costumi di Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi Di Bagno mostrano la cura che fa apparire il tutto ben confezionato nelle accoglienti atmosfere rese suggestive anche dalle scenografie dello stesso Pier Luigi Samaritani e dalle calde luci di Steen Bjarke. Una lode al direttore Olivieri, figura esperta nell’educazione e nell’avvicinamento verso la cultura e l’arte della danza, con un occhio al futuro ma sempre rispettoso del passato storico. E una lode anche per l’Orchestra del Teatro alla Scala diretta con mano sicura e sapiente dal M° Felix Korobov.

Il finale con Onegin che confessa il suo amore, anche se troppo tardi… Tat’jana che preferisce restare fedele al marito, anche se l’amore per Onegin è talmente vivo che giunge in platea, nei palchi e fin su nelle gallerie mediante sguardi, sussulti, sensualità, trasalimento delle emozioni nella loro più nobile comparsa, senza alcuna forzatura. Bolle e Nuñez ma anche Andrijashenko e Vassallo rendono vivo il dolore nel dolore ed al contempo la passione nella passione. Il senso della trama resta notevole e la creazione fa parlare – letteralmente – i corpi  senza variare nemmeno una notazione della storia ma anzi donando nel finale un commovente coinvolgimento mentre Onegin si incammina verso il suo destino solitario nel tormento di Tat’jana per un grande amore mancato.

A margine delle mie considerazioni riporto una dichiarazione autorevole ed amichevole, del Direttore uscente e Guest Choreographer del “Royal New Zealand Ballet”, Francesco Ventriglia, presente in sala: “Ritornare alla Scala è per sempre un’emozione intensa. Rivedere dopo molto tempo il Corpo di ballo mi ha dato modo di apprezzarne nuovamente le grandi qualità tecniche ed interpretative. Una compagnia costantemente di grandissimo livello capitanata da solisti di prim’ordine ed una nuova generazione di artisti eccellenti che vanno a rafforzare quel gruppo di immensa esperienza e competenza che da parecchi anni fa grande il nome della Scala. Roberto Bolle e Marianela Nuñez mi hanno ipnotizzato ed emozionato. Artisti che nutrono l’anima di chi li guarda. Il Teatro alla Scala è una grande eccellenza, ma non a caso! È tangibile l’immenso lavoro quotidiano e la totale dedizione di ogni artista e maestranze di questa magnifica “casa”. Orchestra sublime. Che bello: W la bellezza che ci nutre!” (F.V.)

 

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

 Foto Brescia-Amisano Teatro alla Scala

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