Il mondo delle arti sceniche e quello della scienza hanno iniziato a interagire attraverso le neuroscienze cognitive, branca delle neuroscienze che studia le basi cerebrali del pensiero, e permette di evidenziare i cambiamenti che avvengono nel cervello.
I primi approcci finalizzati a indagare la relazione fra artista e pubblico sono iniziati negli anni Ottanta e Novanta e hanno dato vita a quella che viene definita antropologia teatrale.
Questa disciplina individua nel teatro ‘l’arte dello spettatore che percepisce attraverso tutti i sensi ciò in cui è coinvolto’ e identifica i principi che l’artista mette in atto per permettere l’attivazione percettiva dello spettatore.
Le neuroscienze dimostrano l’esistenza di meccanismi nervosi che consentono di accedere a un livello imitativo del comportamento altrui e dipingono l’esperienza dello spettatore come performativa e non solamente percettiva.
Esiste, infatti, una connessione diretta fra la percezione sensoriale e il sistema motorio. Lo spettatore quindi non fruisce passivamente delle scelte coreografiche e scenografiche, ma partecipa e assorbe l’atto performativo a lui dedicato.
Di fronte ai danzatori, infatti, il cervello dello spettatore ricostruisce immediatamente un legame emozionale che lo porta a riconoscere empaticamente ciò che sta osservando.
La presenza in scena è un’esposizione del corpo e dell’emozione generata dalla danza, che viene intensificata e diretta allo spettatore, e quindi diventa dinamica.
La danza si esprime attraverso un corpo che cambia forma di continuo e che parla. Il suo linguaggio m si basa sulla corporeità la cui ricezione è connessa a parametri di spazio, tempo, cultura e condizione emotiva e fisica dello spettatore.
L’esperienza teatrale quindi coinvolge lo spettatore in modo completamente diverso rispetto ad altre esperienze perché ha la particolarità di essere diretta, fugace e irripetibile.
In definitiva, la relazione empatica che nasce tra danzatore e spettatore è qualcosa di unico che potremmo addirittura definire magico, ma che, come abbiamo visto, è spiegabile scientificamente.
Stefania Napoli
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