Venerdì 14 e domenica 16 aprile 2023 il Teatro alla Scala accoglie i giovani talenti della sua Accademia, Scuola
di Ballo e Orchestra, quest’ultima al suo debutto al Piermarini, per una nuova versione de La fille mal gardée,
coreografia firmata da Frédéric Olivieri sulla partitura di Peter Ludwig Hertel con scene e costumi di Luisa
Spinatelli, rielaborati da Angelo Sala e Maria Chiara Donato. Sul podio, David Coleman. Il balletto è stato
realizzato grazie al contributo della Fondazione Milano per la Scala balletto e della signora Hélène de Prittwitz
Zaleski.
La fille mal gardée si annovera fra i balletti più antichi ad essere rimasti nel repertorio, essendo nato all’epoca della Rivoluzione francese. È Jean Bercher Dauberval a curare la prima coreografia del balletto, dal titolo Le ballet de la paille, ou il n’est qu’un pas du mal au bien, che va in scena al Grand Théâtre de Bordeaux nel 1789 su uno zibaldone di temi e canzoni popolari francesi. Il balletto conosce nel tempo numerose edizioni e molteplici modifiche nel titolo, nei nomi dei personaggi, nella coreografia e nella partitura musicale. Il Direttore della Scuola scaligera ha scelto la partitura di Hertel, composta nel 1864 per la versione coreografica di Paolo Taglioni per l’Hofoper di Berlino, rappresentata al Teatro alla Scala nel 1880. Nella locandina dell’epoca comparivano anche le allieve della Scuola di Ballo.
Fra le numerose edizioni del balletto nel corso del Novecento (fra cui si ricorda in particolare quella fortunatissima di Frederick Ashton per il Royal Ballet nel 1960 su musiche di Ferdinand Hérold arrangiate da John Lanchbery con inserti rossiniani e donizettiani), si cita la versione che Heinz Spoerli ideò per l’Opéra di Parigi nel 1981, ripresa dal Teatro alla Scala nel 1987 in cui brillavano Carla Fracci, Gheorghe Jancu, Bruno Vescovo e Biagio Tambone, con scene e costumi di Luisa Spinatelli, gli stessi oggi rielaborati da Angelo Sala e Maria Chiara Donato per questa nuova edizione di Olivieri.
Il balletto, che appartiene al genere comique e pantomimico, uno dei generi in voga alla fine del Settecento in cui
prevale l’ambientazione contemporanea immersa in un contesto agreste e in una realtà contadina, mette alla
prova gli allievi della Scuola di Ballo scaligera non solo sul piano tecnico, dal momento che la coreografia è pensata per esaltare le loro abilità classico-accademiche, ma anche sul piano interpretativo, poiché richiede notevoli doti ironiche e gestuali soprattutto per alcuni dei personaggi, come M.me Simone qui incarnata da un’allieva e non da un tradizionale danzatore en travesti. Due parole sulla trama. La vicenda, che ha luogo in un tranquillo villaggio di campagna, narra dell’idillio fra Lise e Colas, osteggiati dalla madre di lei, la vedova Simone, che preferirebbe per la figlia il giovane Alain, sempliciotto rampollo del ricco proprietario terriero Thomas. Simone decide di chiudere a chiave la figlia nella sua stanza per avere l’agio di organizzare rapidamente le nozze, non sapendo che lì la stessa Lise aveva precedentemente nascosto l’amato Colas. Al momento di stipulare l’atto, alla presenza del notaio, Simone apre la stanza e Lise e Colas vengono scoperti. Non potendo più opporsi all’unione fra i due ragazzi, ilballetto si chiude con il festeggiamento per l’amore che trionfa.
In scena una sessantina di allievi fra il 2° e l’8° corso. Fra i momenti più significativi del balletto, che presenta diversi numeri pantomimici come richiede la tradizione del genere settecentesco e che metteranno alla prova i giovani danzatori, si citano il Ballo dell’Albero di Maggio, scena in cui si festeggia il raccolto, con i ballerini che danzano fra una serie di nastri colorati legati a un palo decorato; la “danza degli zoccoli”, che M.me Simone compie con quattro contadine, così chiamata per le calzature che generano un ritmo simile a quello del tip-tap; la danza di Lise quando sogna la vita coniugale con Colas circondata da tanti figli e il Pas de deux finale per festeggiare il matrimonio.
Per i giovani musicisti dell’Orchestra, reduci dal recente successo in Oman dove alla Royal Opera House di Muscat
hanno eseguito Le nozze di Figaro sotto la direzione di Sesto Quatrini nello storico allestimento di Giorgio Strehler, si tratta del debutto nella sala del Piermarini. Un debutto tanto atteso quanto impegnativo.
E, come ormai consuetudine in occasione degli spettacoli che hanno per protagonisti i complessi artistici
dell’Accademia, vengono coinvolti anche studenti di altri corsi, come i sarti, che dopo essersi occupati della
messa a misura dei costumi, saranno dietro le quinte impegnati nelle attività di sartoria di palcoscenico, i
truccatori e parrucchieri che predisporranno il trucco e le acconciature degli artisti prima dell’entrata in scena e gli allievi del corso foto, video e new media, chiamati a documentare le diverse fasi dello spettacolo.
Sara Zuccari