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Dipendenza dalla danza: motivazioni e soluzioni

Ormai lo sappiamo: la danza genera enormi benefici per la nostra salute psico-fisica. Ma cosa succede se danzare diventa una dipendenza?

Numerose ricerche hanno dimostrato l’esistenza della dipendenza da esercizio fisico che nasce da una predisposizione individuale ed è connessa ad altri disturbi.

Su PLoS One, rivista scientifica statunitense open access edita da Public Library of Science, sono stati pubblicati gli esiti di uno studio che ha indagato sui segni della dipendenza da ballo e a cui hanno partecipato circa 450 ballerini professionisti e amatori.

Lo scopo dello studio era esplorare l’effetto della dipendenza dal ballo sul benessere e valutare la motivazione dei partecipanti.

I risultati hanno dimostrato che chi era motivato dall’evasione (ballare per evitare sentimenti negativi o per non affrontare i problemi quotidiani) era ovviamente più incline a sviluppare la dipendenza dal ballo.

Secondo i ricercatori, ciò dimostra che questa dipendenza in realtà è un meccanismo di ‘coping disadattivo’, ossia una serie di comportamenti messi in atto dagli individui per tenere sotto controllo, affrontare o minimizzare eventi stressanti.

Dallo studio è emerso anche che la dipendenza dalla danza è fortemente legata ai disturbi alimentari più che ad altri tipi di disturbi psicologici.

A causa dello stretto legame con i disturbi alimentari, i ricercatori affermano che la ricerca futura dovrebbe esplorare l’esistenza una concausa tra un disturbo e l’altro.

I soggetti affetti da disturbi alimentari utilizzano la danza eccessiva come strategia di controllo del peso, oppure danzare rende le persone più inclini a sviluppare un disturbo alimentare?

È importante sottolineare che per la maggior parte delle persone la danza è un’attività sicura e sana, quindi non si dovrebbe evitare di patologizzare il comportamento di chi si appassiona.

Tuttavia bisogna considerare anche questo atteggiamento nei confronti della danza, spia di un malessere che l’insegnante di danza o il coreografo deve conoscere ed essere in grado di riconoscere per evitare che peggiori.

Non si chiede ai Maestri di diventare psicologi, ma di individuare eventuali segnali di malessere, come nervosismo, tristezza, cambiamenti dell’umore, peggioramento della performance ed eccessiva preoccupazione.

In questo modo sarà possibile agire parlando con gli allievi che manifestano un disagio e coinvolgendo le famiglie nella ricerca di soluzioni, affinché la danza rimanga ciò che è, un’attività artistica meravigliosa che regala gioia e genera benessere e bellezza.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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