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Recensione live dello Schiaccianoci dal Bolshoi

 

Il 31 dicembre 2024, Channel One ha ospitato sul suo canale televisivo in diretta il leggendario balletto di Yuri Grigorovich con protagonisti Elizaveta Kokoreva (Masha) e Artem Ovcharenko (Il principe Schiaccianoci) dal Teatro Bolshoi.

Scorrono sul palcoscenico come miniature in fine porcellana i danzatori e le danzatrici del Bolshoi coronati da quella magia che possiamo ritrovare solo nei carillon di antica memoria. Passano e danzano, celebrando il balletto di Natale e l’innocenza dell’arte coreutica. La versione di Grigorovich brilla nel linguaggio espressivo e teatrale reso significativo dalla musica, su cui trionfa la ballerina leggera che si abbandona languidamente tra le braccia dell’innamorato. Grigorovich ha voluto dai suoi interpreti la massima interiorizzazione, la severità della forma, la metodologia candida nell’esibizione la quale rileva che è quasi impossibile assistere a due passi di fila eseguiti con la stessa posizione del corpo, ciò a beneficio unicamente dell’armonia.

Come ben risaputo “Lo Schiaccianoci” di Pëtr Il’ič Čajkovskij debuttò al Mariinskij di San Pietroburgo il 6 dicembre 1892 associato all’opera “Iolanta”. Il libretto, basato sulla fiaba di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann in una edulcorata traduzione di Alexandre Dumas, fu scritto da Marius Petipa. Il direttore dei Teatri Imperiali Ivan Vsevolozhsky contribuì alla drammaturgia. Il fratello del compositore Modest Čajkovskij diede alle idee una ordinata forma e la coreografia portò pienamente il nome di Lev Ivanov. A Mosca, il balletto fu rappresentato nel 1919. Alexander Gorsky cambiò il libretto originale e riarrangiò la musica. Da due atti fu trasformato in uno spettacolo in tre atti. Clara assunse il nome di Masha. Nel 1939, Vassily Vainonen trasferì la sua versione realizzata nel 1934 al Teatro Kirov al Bolshoi di Mosca con alcune modifiche. Nel 1966 fu sostituita dalla produzione di Yuri Grogorovich. Prima di quest’ultima le parti dei bambini venivano eseguite dagli allievi dell’Accademia di Coreografia. Grigorovich preferì affidarle ad artisti professionisti per rendere più complesso il movimentoa. La parte di Masha viene eseguita da una ballerina adulta dall’inizio alla fine. Il tema della crescita, il passaggio dall’infanzia alla giovinezza è trasmesso mediante la danza e non dalla sostituzione di una ragazzina con una ballerina grande. Anche tutti quei personaggi che precedentemente si esibivano nell’arte della pantomima iniziano qui a ballare, come Drosselmeyer e il Re dei topi. Grigorovich ha voluto che i due atti fossero collegati tra loro con più coerenza. Lungo il cammino dei due protagonisti, i personaggi sono accompagnati da bambole che hanno preso vita le quali si ritirano solamente quando il Principe e Masha raggiungono la stella dell’albero di Natale, dove si celebra il loro matrimonio. Grigorovich volle per questo suo inedito debutto gli straordinari danzatori Ekatarina Maximova e Vladimir Vasiliev. Grigorovich si è servito minuziosamente della straordinaria partitura di Čajkovskij nella interpretazione musicale suggerita dal direttore Gennady Rozhdestvensky (eseguita nella diretta televisiva di San Silvestro dall’Orchestra del Bolshoi sotto la direzione di Valery Gergiev che ha condotto con competenza, con brio e con un tocco danzante delle mani) per infondere alla narrazione massima linearità senza personaggi aggiuntivi o estranei al contesto. Nel primo atto durante il suo sogno, Masha incontra il Principe e si innamorano; nel secondo atto sono gioiosamente uniti. Le scenografie e i costumi di Simon Virsaladze appaiono prodigiosi. Il balletto a prima vista potrebbe risultare troppo buio e fosco. Ma la sua tenue illuminazione passo dopo passo si rivela particolarmente teatrale. I riflettori mentre la neve scende sono utilizzati in diverse scene oscure per infondere un maggiore effetto lirico lasciando volutamente brillare solo le danze e i loro artisti. La coreografia è impegnativa, ricca di virtuosismi, irta di accademismi, con Masha e il Principe che eseguono numerosi jeté, fouetté e piroette in entrambi gli atti. La variazione di Masha sulla musica della fata confetto è danzata quasi completamente sulle punte con più giri, e il pas de deux include diversi spettacolari sollevamenti quasi tutti ad intermedio massimo. La coreografia delle bambole danzanti è altrettanto impegnativa. Il Valzer dei Fiori è un capolavoro di intricata coreografia d’insieme, squisitamente musicale, bella e affascinante. Masha è stata danzata con magnetismo da Elizaveta Kokoreva che gode di notevole personalità e si adatta perfettamente al ruolo, proiettando in modo credibile le qualità di una giovane ragazza nel primo atto e di una giovane donna nel secondo. I suoi equilibri sono eccezionali e la sua grazia (che nasconde una maestosa forza e una tecnica d’acciaio) è al pari di una leggiadra piuma. Artem Ovcharenko ha interpretato il Principe donando una ammirevole purezza delle linee, sostenuto da una delicata capacità interpretativa e da un’energia trascinante dove potenza ed eleganza vanno all’unisono. Il partneraggio  e i suoi salti sono eccellenti, gli atterraggi morbidi e silenziosi. Denis Savin si è calato nei panni di Drosselmeyer con simpatia trasmettendo ad ogni passo prodezza e brillantezza. Tutti i ballerini che hanno interpretato le bambole spagnole, indiane, cinesi, russe, francesi sono risultate meritevoli di lodi (Kristina Petrova/Alexei Putintsev, Anna Tikhomirova/Ivan Alexeyev, Masha Mishina/Ratmir Dzhumaliev, Nina Biryukova/Vitaly Getmanov, Daria Khokhlova/Klim Efimov). Nel valzer finale e nell’apoteosi hanno brillato Elizaveta Chertikhina, Taisia Konovalova, Yaroslavna Kuprina, Olga Marchenkova, Xenia Trokhova, Angelina Vlashinets, Mark Chino, Anton Gaynutdinov, Aleksei Khamzin, Makar Mikhalkin, Mark Orlov, Ivan Poddubnyak. La danza indiana, che Grigorovich ha sostituito alla tradizionale danza del caffè o cosiddetta araba, è l’unica nota stonata che non si adatta allo “Schiaccianoci” in quanto i movimenti ripetitivi non esprimono la musica romantica e sensuale scritta dal compositore russo per questo passaggio (e in qualche modo ne snatura l’idea originale senza apparenti motivi). Il corpo di ballo ha danzato magnificamente i pezzi d’insieme. Da segnalare inoltre per compostezza coreica Nikita Oparin, Uliyana Moksheva, Elizaveta Gaponenko, Akib Anvar.

 

La trama in questa versione di Grigorovich presenta nel primo atto gli ospiti che si riuniscono alla festa di Natale presso casa Stahlbaum. Tra loro c’è Drosselmeyer, padrino di Masha e Fritz (Elina Kamalova), i figli dei Signori Stahlbaum (Andrei Sitnikov e Anastasia Meskova). Ha portato loro un regalo meraviglioso: uno Schiaccianoci buffo. I bambini aspettano con impazienza il momento in cui finalmente verrà mostrato loro l’albero di Natale e i regali. Arriva il momento tanto atteso: l’albero di Natale splendidamente decorato viene presentato alla compagnia riunita. Drosselmeyer appare all’improvviso travestito da mago: i bambini non lo riconoscono. La capacità del loro ospite sconosciuto di far prendere vita ai loro giocattoli delizia i bambini ma, come tutto ciò che è avvolto nel mistero, suscita involontariamente la loro paura. Per calmarli, Drosselmeyer si toglie la maschera e i bambini ora riconoscono il loro amato padrino. Masha vuole giocare con le meravigliose bambole che hanno preso vita, ma sono già state riposte. Per confortare Masha, Drosselmeyer le regala la bambola Schiaccianoci. Masha si affeziona subito a questa creatura goffa. Il fratello di Masha rompe accidentalmente la bambola. Con grande tenerezza, Masha conforta il suo Schiaccianoci ferito e lo dondola. Fritz e i suoi amici ora indossano maschere da topo e prendono in giro la povera Masha. Gli ospiti escono da una stanza adiacente. Dopo l’ultima danza cerimoniale del Grossvater, se ne vanno tutti. Di notte la stanza dove si trova l’albero di Natale è immersa nella luce della luna. Sembra misteriosa e piena di segreti magici. Superando le sue paure, Masha è venuta nella stanza per far visita alla sua bambola Schiaccianoci. Bacia la bambola e la culla. Ora appare Drosselmeyer. Ma al posto del suo gentile padrino, si è trasformato in un mago. Con un gesto della mano tutto intorno a loro si trasforma: le pareti della stanza scivolano indietro, l’albero di Natale inizia a crescere. E tutti i giocattoli prendono vita e crescono insieme all’albero. All’improvviso, i topi escono furtivamente da sotto le assi del pavimento, guidati dal Re dei topi (Mikhail Kryuchkov). Le bambole sono in preda al panico e gettate nella confusione. La prontezza di spirito e il coraggio dello Schiaccianoci salvano la situazione: schierando i soldati di piombo, li conduce coraggiosamente fuori per combattere contro le forze dei topi. Tuttavia, le forze sono impari, il vantaggio è dalla parte dei topi malvagi. Lo Schiaccianoci è lasciato solo ad affrontare il Re dei topi e il suo seguito. Masha è fuori di sé dalla preoccupazione per il pericolo che minaccia la sua bambola. In questo preciso momento, Drosselmeyer le porge una candela accesa e lei la lancia ai topi che scappano via alla rinfusa. Il campo di battaglia si svuota. L’unica persona rimasta è lo Schiaccianoci che giace immobile sul pavimento. Masha, insieme alle bambole, si precipita in suo soccorso. E ora avviene un miracolo… Davanti a Masha c’è un bel giovane in carne ed ossa, il Principe Schiaccianoci. Lui si fa avanti per incontrarla. Le pareti della casa scompaiono. Masha e le sue amiche sono in piedi sotto un cielo stellato, accanto ad un albero di Natale da favola. I fiocchi di neve vorticano in una danza magica. Masha e il suo principe Schiaccianoci, fanno cenno, come in un bel sogno, alla stella scintillante in cima all’albero di Natale. Salgono su una barca magica e partono per la cima dell’albero. Le bambole li seguono. Nel secondo atto Masha e il Principe Schiaccianoci stanno navigando sulla loro barca magica attraverso il regno degli alberi di Natale. Ci sono i loro amici, le bambole con loro. La stella splendente si avvicina sempre di più. Stanno per raggiungere la cima dell’albero quando vengono improvvisamente attaccati dai topi e dal Re dei topi che si sono insinuati dietro di loro. Ancora una volta, il Principe Schiaccianoci va coraggiosamente in battaglia. Orribilmente spaventate, Masha e le bambole guardano la lotta. Il Principe Schiaccianoci sconfigge il nemico. Sono in corso gioiose celebrazioni della vittoria. Le bambole ballano, le candele bruciano ancora più luminose, l’albero di Natale prende vita. I topi malvagi sono stati sconfitti. Masha e il Principe Schiaccianoci sono raggianti di felicità: hanno raggiunto il regno dei loro sogni! Ma sembra che tutto questo fosse solo un sogno. La vigilia di Natale è finita e con essa tutte le fantasticherie. Masha, ancora incantata dal sogno favoloso, è seduta a casa vicino all’albero di Natale, con la Bambola Schiaccianoci in grembo. Masha si sveglia e si ritrova nella sua stanza, tra i suoi giocattoli. La felicità, anche quando si ottiene sfruttando tutta la propria forza spirituale e combattendo contro le forze oscure, è fugace. Yuri Grigorovich ha trasformato il suo “Schiaccianoci” in un affresco introspettivo romantico e sicuramente in un classico del XX secolo. Ricordando altresì ai piccoli spettatori che con la forza dell’immaginazione non si è mai soli, anche fosse solo per l’aiuto e l’accompagnamento di un essere invisibile.

 

In breve le differenze con i tradizionali “Schiaccianoci” le ritroviamo anche nella totale assenza della Fata Confetto e del Regno dei Dolci. Inoltre Grigorovich dispone sulle punte tutte le danze del divertissment del secondo atto, richiamando insolitamente i topi per la battaglia finale. Sempre nel secondo atto, Masha e il Principe durante il grand pas de deux iniziano inginocchiati, come si è soliti fare nelle cerimonie matrimoniali, e i vari personaggi che circondano la coppia appaiono al pari degli ospiti di nozze. I pas de deux sono puntellati da spettacolari sollevamenti, progettati per mostrare lo stile vigoroso e prestante del Bolshoi. L’apice lo si raggiunge quando il Principe solleva Masha mentre lei è in piedi in verticale. Questo sicuramente è il momento “clou” del balletto di Grigorovich per scenograficità, appariscenza e platealità. Al termine i due vengono alzati da altri danzatori che trasportano i candelabri. La visione è di grandiosità, imponenza, pompa e sfarzo.

 

Nel finale, ma anche a scena aperta durante i due atti, gli applausi sono stati convinti e riconoscenti per lo spettacolo ammirato e per la celebrazione dell’arte ballettistica classica, della tecnica russa e dell’ingegno di Yuri Grigorovich che il 2 gennaio ha compiuto 98 anni. 

 

Lo spettacolo rimane in scena al Bolshoi fino al 12 gennaio 2025 con differenti cast.

 

Michele Olivieri

Foto: Damir Yusupov

www.giornaledelladanza.com

 

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