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Il primo solista e coreografo Valentino Zucchetti “allo specchio”

Balletto classico preferito? Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan. Balletto contemporaneo preferito? Shoot the moon di Lightfoot/Leon. Il teatro del cuore? Royal Opera House. Un romanzo da trasformare in un balletto? Ce ne sono moltissimi, Dorian Gray, Perfume, Benjamin Button, Dr. Jackyl and Mr. Hide. Un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? La dolce vita. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? The Wind di Arthur Pita, un costume molto realistico da Cow Boy. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che odore ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per il balletto? Tecnicamente non scritta per il balletto stesso ma l’orchestrazione di Liszt per Mayerling di MacMillan è un capolavoro. Il film di danza imperdibile? White Night con Mikhail Baryshnikov. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Fernando Bujones e Sylvie Guillem. Il tuo “passo di danza” preferito? Grand Jeté. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Rudolf in Mayerling. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Jiří Kylián. Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Che l’arte che lei rappresenta è tutt’oggi parte vitale della nostra cultura ...

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Storia della “sesta posizione” nell’arte della danza

Le posizioni dei piedi nella danza classica nascono alla corte di Luigi XIV, ma la loro base risale ai maestri di danza del Rinascimento italiano e francese (come Domenico da Piacenza, Guglielmo Ebreo e Fabritio Caroso). Questi maestri insegnavano danze di corte che prevedevano l’en dehors. Con Pierre Beauchamp, maître de ballet alla corte di Luigi XIV, si codificano cinque posizioni fondamentali dei piedi, divenute la base della tecnica accademica. Raoul-Auger Feuillet, nel suo trattato Chorégraphie (1700), le descrive e le fissa per iscritto. Da quel momento, le cinque posizioni canoniche — tutte basate sulla rotazione esterna delle gambe — divennero il fondamento universale della tecnica del balletto. In questa fase, una sesta posizione non esisteva: l’ideale estetico era quello della simmetria, dell’apertura e dell’equilibrio. Nonostante la codificazione in cinque, alcuni trattati antichi e ottocenteschi citano una sesta posizione per motivi pratici o didattici. Carlo Blasis, teorico e maestro italiano dell’Ottocento, nelle sue opere (Traité élémentaire, théorique et pratique de l’art de la danse, 1820; The Code of Terpsichore, 1828), menziona occasionalmente una posizione neutra o di riposo, con i piedi paralleli e uniti, definendola sixth position. (Tuttavia, egli stesso la considerava non fondamentale, ma utile per la preparazione o il riposo). ...

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CCN – Ballet de Lorraine 25/26: una danza che ricomincia da sé

La stagione 2025/2026 del CCN – Ballet de Lorraine non è semplicemente un cartellone di spettacoli. È una dichiarazione d’intenti. È la prima vera stagione firmata da Maud Le Pladec, nuova direttrice artistica, ed è anche un gesto preciso: guardare indietro per capire dove andare. Nancy, cuore della regione Grand Est, diventa così il centro di un movimento coreografico che mescola passato e futuro, architettura storica e tensione contemporanea, disciplina tecnica e urgenza creativa. In questa stagione, la danza non si limita a mostrarsi: si interroga, si riscrive, si moltiplica. Il punto di partenza è chiaro: il repertorio. Maud Le Pladec non lo mette da parte, anzi. Lo usa come leva per scardinare il già noto e spingere oltre. Così, The Fugue di Twyla Tharp ritorna sul palco come un ponte tra generazioni di corpi danzanti. Non nostalgia, ma memoria viva. In parallelo, nuove creazioni prendono forma con la stessa intensità. Le Pladec porta in scena una rivisitazione del suo Works ispirato alla Settima Sinfonia di Beethoven. Non un semplice dialogo con la musica, ma una frizione: il corpo che contraddice il suono, che lo sfida, che lo abita. Questa stagione ha un cuore pulsante, fatto di temi che ritornano come ...

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Simone Agrò nominato Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di Roma

Grande festa al Teatro Costanzi al termine della ‘prima’ di Marco Spada di venerdì 24 ottobre. Simone Agrò è stato nominato Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di Romadal sovrintendente Francesco Giambrone, su proposta della direttrice del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato. Durante i calorosi applausi del pubblico che aveva appena ammirato le vicende avventurose del brigante romano, nella ricostruzione dell’allestimento storico del 1981, così come Pierre Lacotte lo aveva ricreato proprio per l’Opera di Roma, a sorpresa sono saliti sul palcoscenico il sovrintendente e la direttrice del ballo. Una pioggia di coriandoli ha reso ancora più palpabile l’emozione del danzatore siciliano, classe 1998 che, al termine della recita in cui aveva interpretato il ruolo di Federici, ha appreso la notizia del meritato riconoscimento.   «Il Corpo di Ballo del nostro Teatro rappresenta una delle eccellenze di cui andiamo più orgogliosi – ha dichiarato il sovrintendente Francesco Giambrone – e sono felice di vederlo crescere con tanto talento e tanta passione. Questo importante riconoscimento a uno dei suoi componenti, al termine di una recita che ha riscosso uno straordinario successo, conferma i livelli di qualità raggiunti da tutti sotto la guida di Eleonora Abbagnato. Oggi è davvero una giornata di festa ...

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Akram Khan porta in scena a Perugia -Chotto Desh-

La Stagione della danza organizzata dal Teatro Stabile dell’Umbria nei diversi teatri della regione prende il via con uno straordinario spettacolo di danza internazionale: sabato 25 ottobre alle 18 e domenica 26 ottobre alle 17 al Teatro Morlacchi di Perugia, Chotto Desh di Akram Khan, una delle voci più autorevoli della danza mondiale che ha unito Oriente e Occidente, tradizione e futuro, creatore di una componente della Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012. In scena un evento unico: la potenza del gesto che diventa un racconto incantevole, brillante e commovente tra danza, musica, parola e animazioni video che unisce spettatori di tutte le età. Adattato nel 2015 dalla direttrice del Theatre-Rites Sue Buckmaster, basandosi su DESH di Akram Khan, lo spettacolo è un commovente e brillante sogno a occhi aperti che tra danza, musica, parola e animazioni video, racconta le fasi più delicate della crescita di un individuo, la relazione con i propri genitori, la ricerca della propria identità. L’opera si avvale della qualità unica di Khan nel narrare storie interculturali, creando una narrazione avvincente e poetica sui sogni e ricordi di un ragazzo che desidera diventare un danzatore e si ribella alle aspettative del padre. Unendo ...

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La nuova stagione del Ballet de l’Opéra de Lyon

Le luci del foyer si accendono e il sipario si prepara a sollevarsi su una stagione che non si accontenta di replicare il passato. Il Ballet de l’Opéra de Lyon, sotto la direzione sensibile e radicale di Cédric Andrieux, compone un programma che guarda al futuro con i piedi ben piantati nella memoria della danza. La stagione si apre con un trittico potente, Nuits transfigurées, firmato da tre coreografe iconiche: Anne Teresa De Keersmaeker, Mercedes Dassy e Katerina Andreou. In scena, corpi che si fanno paesaggio notturno, mutante e interiore, in un progetto sviluppato nell’ambito della Biennale de la danse de Lyon. Non è solo un inizio: è una dichiarazione d’intenti. Lione non vuole essere vetrina, ma fucina. Qui, la danza non viene semplicemente mostrata — viene pensata, discussa, spinta al limite. Entra in repertorio House di Sharon Eyal, una pièce elettrica e notturna, dove la musica pulsante e il minimalismo ipnotico spingono i danzatori in uno spazio nuovo, quasi rituale. È una sfida fisica e percettiva, tanto per chi danza quanto per chi guarda. Accanto a questa novità, Canine jaunâtre 3 della visionaria Marlène Monteiro Freitas promette una teatralità sovversiva, mentre Último helecho creazione firmata da François Chaignaud con ...

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Le cinque posizioni fondamentali della Danza Classica

La danza classica è una disciplina che unisce tecnica, grazia e rigore, costruita su fondamenta precise che ne definiscono l’estetica e il movimento. Alla base di questa arte troviamo le cinque posizioni fondamentali dei piedi, codificate nel XVII secolo alla corte del Re Sole, Luigi XIV, e ancora oggi immutate nei metodi delle principali scuole di balletto del mondo. Queste posizioni non sono semplici pose, ma rappresentano il punto di partenza di ogni passo, salto o rotazione. Vediamole una per una. Prima posizione: la prima posizione è l’essenza della danza classica: i talloni si toccano e le punte dei piedi si aprono verso l’esterno, idealmente formando una linea retta. Il peso è distribuito equamente su entrambi i piedi e il corpo si eleva verso l’alto con leggerezza. È una posizione di stabilità e controllo, ma anche di apertura verso il movimento. Seconda posizione: a partire dalla prima posizione, i piedi si allontanano lateralmente mantenendo le punte rivolte all’esterno. La distanza tra i talloni è di circa una lunghezza di piede. Questa posizione offre maggiore stabilità e prepara il corpo ai movimenti ampi, come plié o port de bras, favorendo una postura ben radicata ma fluida. Terza posizione: un piede si ...

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Le frasi più belle e celebri di Rudolf Nureyev

Rudolf Nureyev, uno dei più grandi ballerini del XX secolo, era noto non solo per il suo talento straordinario ma anche per la sua personalità intensa e appassionata. Le sue parole riflettono il suo spirito ribelle, la sua dedizione assoluta alla danza e la sua visione artistica profonda. Ecco alcune delle frasi più belle e celebri di Rudolf Nureyev: «Una vita senza danza è impensabile.» «Io non credo nella tecnica, credo nella passione.» «La danza è la mia ragione di vita. È tutto ciò che ho, tutto ciò che voglio.» «Ogni spettacolo è una battaglia. Io entro in scena come un guerriero.» «Non si danza per il pubblico. Si danza per se stessi, e se si è veri, il pubblico lo sente.» «Quando ballo, non cerco di divertire. Cerco di esprimere chi sono.» «La libertà? Non è un dono, è una conquista quotidiana.» «Ho scelto la mia vita. Non mi importa se il prezzo è la solitudine.» «Sono fuggito per poter danzare, non per fuggire dall’amore del mio paese.» «Non mi interessa essere il migliore. Mi interessa essere diverso.» «Un vero artista non ripete mai se stesso. Ogni giorno deve rinascere.» «La perfezione non esiste, ma la si deve inseguire ...

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La prima ballerina Romina Contreras “allo specchio”

Balletto classico preferito? L’Histoire de Manon di Kenneth McMillan. Balletto contemporaneo preferito? The Great Crying di Marco Goecke. Il Teatro del cuore? Teatro Municipal De Santiago. Un romanzo da trasformare in un balletto? Orgoglio e pregiudizio. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Poor Things di Yorgos Lanthimos. È surreale e penso che sarebbe molto divertente come balletto. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Il costume di Fly paper bird di Marco Goecke. Quale colore associ alla danza? Un bordeaux intenso. Che profumo ha la danza? Un mix di corpi in movimento, un pizzico di fumo, tulle e luci di scena calde. La musica più bella scritta per il balletto? Anche se è uno dei pezzi che i ballerini ascoltano più spesso, non smette mai di essere magnifico ed emozionante il Grand Pas de Deux de Lo Schiaccianoci, composto da Čajkovskij. Il film di danza imperdibile? Center stage. Il tuo passo di danza preferito? Grand Jeté. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Forse Cupido di Don Q. Fare innamorare le persone con movimenti aggraziati sembra divertente. Chi era il genio per eccellenza nell’arte ...

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La salvaguardia dello “stile” nella danza classica

Nel silenzio di una sala prove, interrotto solo dal cigolio del legno e dal fruscio lieve delle punte, la danza classica continua a raccontare storie senza tempo. Quando un gesto diventa solo un’esecuzione, e non più un’evocazione, qualcosa si perde. Non è la tecnica a svanire — quella oggi è affinata, analizzata, potenziata — ma lo spirito che ne guidava la forma. Parlare di stile nella danza classica significa interrogarsi sulla sua identità profonda. Non basta replicare le posizioni, rispettare le linee, contare i tempi. Lo stile è ciò che trasforma un passo corretto in un passo vivo. È quel dettaglio invisibile che collega il danzatore alla sua Scuola, alla sua epoca, e soprattutto alla sua intenzione. Senza stile, la danza classica diventa una lingua morta: comprensibile, ma muta. Ogni scuola porta con sé una visione del mondo. L’eleganza sobria della Scuola francese, la teatralità ampia di quella russa, il virtuosismo dell’italiana: sono varianti di uno stesso alfabeto, ma nessuna è intercambiabile. Salvaguardare lo stile significa quindi proteggere questa pluralità, non uniformarla. Lo stile si trasmette da corpo a corpo, da uno sguardo ad un gesto corretto in silenzio. Non basta guardare un video d’archivio per comprendere cosa fosse davvero ...

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