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Interviste

Andrea Cagnetti: “Una forte struttura interna è fondamentale per il processo creativo”

Andrea Cagnetti, danzatore e coreografo, per anni direttore della Compagnia Ars Movendi, in seguito direttore della Compagnia Oriolo Romano B side,  promotore di molteplici iniziative a favore della danza, tra cui Cultural Bridge, Limen ed altri, ideatore di un corso per diventare coreografi che ha visto la luce proprio in questi giorni, si racconta al giornaledelladanza.com Gli sviluppi del Suo percorso artistico negli ultimi anni… Dal Natale 2008 ho iniziato una trasformazione interna che mi ha portato a tanti e drastici cambiamenti nella mia vita. Sentivo che tutti i risultati raggiunti, le gratificazioni e i riconoscimenti, oltre a rendermi orgoglioso, mi bloccavano. Erano diventati la mia identità pubblica e inibivano completamente quella mia qualità che mi aveva portato fino a lì: la curiosità, l’essere duttile, il nutrirmi di nuove esperienze. In altre parole, mi sentivo fossilizzato. Così ho deciso di esplorare il mio mondo interno senza il condizionamento del presente e ho scoperto nuovi desideri. Ho iniziato a studiare la comunicazione e la creatività in modo scientifico iscrivendomi allo IED di Roma in un corso per diventare Copywriter e Art Director, poi ho seguito dei corsi di comunicazione e ascolto efficaci diretti dal maestro Piero Capodieci. Ho iniziato un profondo ...

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Il Bardo tra danza e teatro: Angela Torriani Evangelisti ci racconta Shakespeare Dead Dreams

Come annunciato qualche mese fa, debutta sul palcoscenico del Teatro Cantiere Florida di Firenze Shakespeare Dead Dreams, nuova produzione di Versiliadanza, che torna a collaborare, dopo 7th sense, con il giovane regista armeno Vahan Badalyan. Versiliadanza è in residenza presso il teatro fiorentino, e dopo aver visto debuttare il Don Quijote della Compagnia Petrillo Danza, torna a presentare un proprio lavoro, invitando a collaborare di nuovo il direttore dello “Small Theatre – NCA”; conosciuto dal pubblico italiano con Diary of a Madman nel 2007, poi tornato con 7th Sense, una messa in scena di sette quadri principali ispirati al Book of Lamentations di Gregorio di Narek, poeta e filosofo armeno del X secolo, dalla cui opera è nata una coreografia che è una ricerca sull’enigma umano e sul senso di colpa. Shakespeare Dead Dreams, che debutta il 29 aprile alle 21.00, invece, è un lavoro che coniuga teatro e danza ispirandosi a quattro personaggi delle tragedie di Shakespeare: Otello, Amleto, Macbeth e Re Lear. Abbiamo quindi intervistato Angela Torriani Evangelisti, per avere qualche dettaglio in più su questa nuova produzione. Quando nasce l’idea di indagare Shakespeare in danza? Lavoriamo con Small Theatre dal 2007, ma è dall’anno scorso che abbiamo ...

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Manuel Paruccini: “L’aspetto esaltante di questo lavoro? Si può essere sempre diversi, si è sempre in trasformazione!”

Manuel Paruccini è un danzatore consapevole, estremamente maturo. Non parliamo di età, intesa proprio con i numeri, bensì di maturazione artistica. Manuel, il danzatore, il creatore, è un artista completo. Ha scelto di danzare perché voleva farlo: un suo desiderio trasformato in realtà, guidato dalla passione, trasformato poi in professione e stile di vita. Nonostante le difficoltà, le sfide continue per interpretare personaggi diversi tra loro, l’impegno non è mai venuto a mancare, come del resto la voglia ininterrotta di fare al massimo una professione desiderata da sempre. La sua cariera inizia ufficialmente a 18 anni, quando entra a far parte della Compagnia del Teatro dell’Opera di Roma, sotto la Direzione di Elisabetta Terabust ricoprendo ruoli solistici nel Balletto Lo Schiaccianoci, La Gioconda e La Strada di M. Pistoni. Continua la sua collaborazione con la compagnia del Balletto di Roma partecipando alle coreografie di Luciano Cannito. Nel 1996 è ancora al Teatro dell’Opera di Roma sotto la direzione di Giuseppe Carbone e ricopre ruoli da Primo Ballerino nel L’Uccello di fuoco, è Ortensio in La Bisbetica Domata. Nel 1997 è protagonista di Orlando con la coreografia di R. North. Nello stesso anno è Primo Ballerino di Astor, l’Angelo e il ...

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Quando è “la continuità del movimento a descrivere le immagini”: intervista a Camilla Monga

In occasione di Uovo Festival, il pubblico ha potuto assistere a spettacoli e performance degli artisti europei più all’avanguardia, che portano avanti una propria ricerca su vari temi e in varie forme, ma anche di poter conoscere giovani talenti della coreografia, che si stanno costruendo uno spazio sulle scene europee. In questa intervista conosciamo meglio Camilla Monga, una giovane coreografa e interprete italiana, diplomata alla Paolo Grassi (ma con studi anche a Bruxelles e all’Accademia di Brera), da anni in scena per diversi progetti italiani ed europei di danza contemporanea, protagonista di diverse residenze artistiche, fino ai recentissimi studi con il Leone d’Oro alla carriera 2015: Anne Teresa de Keersmaeker. Domanda di rito, ormai: cos’è per te la danza? Una sola definizione non c’è, ma mi piace trovarla in altre fonti che non parlano di danza nello specifico. Ieri leggevo un testo di Deleuze sulla concezione del movimento nel cinema, inteso come qualcosa “capace di pensare la produzione del nuovo”. Le immagini non sono descritte nel movimento, ma è la continuità del movimento a descrivere le immagini. Ed è questa continuità che può essere considerata “danza”. Quando hai deciso di intraprendere la carriera della performer? E perché? Credo di non ...

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PROSPETTIVE01 – Flash Mob Alice in Wonderland

PROSPETTIVE01 – Alessio Scognamiglio: “Impegno e umiltà sono gli aspetti più importanti per un giovane danzatore”

“Prospettive01” è una rubrica rivolta ad artisti e contesti che rappresentano un mondo di talenti in continua evoluzione. Ideata e curata da Lorena Coppola, la rubrica si propone di raccogliere una serie di interviste e di articoli mirati a dar voce e spazio a tutte le fasce creative del mondo coreutico che costituiscono giovani realtà in via di sviluppo ed espansione, progetti innovativi, o realtà già consolidate, di spiccato talento, meritevoli di attenzione. Un luogo di rivelazione e di incontro di nuove prospettive. Alessio Scognamiglio, danzatore di origini partenopee, dopo varie esperienze all’estero, dal 2013 è entrato a far parte del West Australian Ballet. In questa intervista racconta la sua esperienza e le tappe della sua crescita artistica. A che età è iniziata la tua passione per la danza? La mia passione per la danza è nata quando avevo nove anni. Ho iniziato con i balli latino-americani all’età di sei anni e dopo tre anni la mia maestra mi consigliò di iscrivermi a una scuola di danza classica. Un giorno, andando al cinema con un amico, notai una scuola di danza classica e contemporanea e ne parlai a mia madre. Lei mi spronò ad andare a parlare con la direttrice ...

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PROSPETTIVE01 – Flash Mob Alice in Wonderland

PROSPETTIVE01 – Juanjo García Férnandez: “Il Flamenco è un modo di vivere, di respirare”

  “Prospettive01” è una rubrica rivolta ad artisti e contesti che rappresentano un mondo di talenti in continua evoluzione. Ideata e curata da Lorena Coppola, la rubrica si propone di raccogliere una serie di interviste e di articoli mirati a dar voce e spazio a tutte le fasce creative del mondo coreutico che costituiscono giovani realtà in via di sviluppo ed espansione, progetti innovativi, o realtà già consolidate, di spiccato talento, meritevoli di attenzione. Un luogo di rivelazione e di incontro di nuove prospettive. Juanjo García Férnandez, protagonista dell’Omaggio ad Antonio Gades tenutosi a Napoli il 5 gennaio 2015, si racconta in esclusiva al giornaledelladanza.com Sei stato protagonista dell’Omaggio ad Antonio Gades tenutosi a Napoli il 5 gennaio 2015, senza dubbio una sfida artistica affrontare tre dei principali capolavori del suo repertorio? Una sfida per un artista sì, ma, più che una sfida, un piacere fare questo spettacolo insieme a Lily De Cordoba, con la partecipazione di tre scuole di danza campane, dirette, rispettivamente, da Alba Buonandi, Annalisa Cernese e Sergio Ariota. Un piacere poter trasmettere la mia passione alle giovani future ballerine. Gades diceva che “lo zapateado non è percussione, è il prolungamento di un sentimento”, la tua idea? ...

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Mario Piazza: “Io voglio raccontare la verità di una storia. E voglio che questa arrivi alle persone”

Il suo “Schiaccianoci” è sulle scene da ben dieci anni, senza soste di successo e soprattutto apprezzamenti da parte del pubblico che, anno dopo anno, sceglie di vedere questa pièce. Un racconto in puro stile Mario Piazza, coreografo attento alle contaminazioni, che si nutre di esse, uno dei pochi in grado di raccontare storie straordinarie in danza. Di lui hanno parlato in tantissimi ma, prima di tutto, parlano le sue opere, straordinarie creazioni danzate. Un balletto da vedere, assolutamente, ma soprattutto da vivere. Dall’inizio alla fine, senza interruzioni. Al Giornale della Danza il Maestro ha svelato qualche dettaglio in più sulla storia di Clara e Fritz, in scena dal 30 dicembre al 6 gennaio all’Auditorium della Conciliazione. “Lo Schiaccianoci” contemporaneo in scena da una decade. La storia che racconta, però, non è quella a cui la tradizione della danza è abituata: è una versione in puro stile Mario Piazza… Assolutamente sì. In questo mio Schiaccianoci, che come ben diceva, è in scena da ben dieci anni ed è sempre stato in grado di fare il tutto esaurito, cerco di analizzare alcuni aspetti che, appunto, spesso nella storia tradizionale non vengono alla luce. Due su tutti: la morte e la tragedia ...

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Claudio Cocino: “Sono onorato di poter aprire la stagione del Teatro dell’Opera di Roma”

Claudio Cocino è una persona serena, entusiasta del suo lavoro. E non fa nulla per nasconderlo. A poche ore dalla prima della pièce “Lo Schiaccianoci”, in scena al teatro dell’Opera di Roma, il danzatore non nasconde l’emozione ma, nel contempo, è elettrizzato alla sola idea di poter interpretare un ruolo così importante, parte della storia della danza. La sua storia di danzatore si è, tra l’altro, creata proprio tra le fila del Teatro capitolino: torinese di nascita, Claudio Cocino inizia infatti i suoi studi alla scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Paola Jorio. Nel 2005 vince il concorso di Spoleto con una borsa di studio per la Royal Ballet School di Londra. Dopo essersi diplomato sia al Teatro dell’Opera che al Royal Ballet entra a far parte, nel 2007, del corpo di ballo capitolino sotto la direzione di Carla Fracci. Tra le partecipazioni: Pulcinella, Parade, Les Biches, Lo spettro della rosa. Nel 2010 entra a far parte del Tulsa Ballet dove Marcello Angelini lo nomina solista. Tra i tanti ruoli: Lucrezio ne La bisbetica domata (Cranko), Elite Syncopation (McMillan), There Below (Kudelka), In the Middle Somewhat Elevated (Forsythe), Six Dances (Kylián), 9 Sinatra Songs (Tharp), Slice ...

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Francesco Nappa si racconta attraverso i suoi ultimi lavori

Francesco Nappa, coreografo di fama internazionale è un artista poliedrico che abbraccia nella sua arte la danza, la pittura, la musica. Formatosi a Napoli, ha sviluppato la sua carriera all’estero danzando in grandi compagnie, Ballets de Monte-Carlo,  Nederlands Dans Theatre, Royal Danish Ballet e collaborando con alcuni tra  più noti coreografi della scena internazionale. Attualmente si dedica a 360 gradi alla coreografie, creando opere di grande spessore, di cui spesso compone anche le musiche e firma le scene e i costumi. In questa intervista, si racconta attraverso i suoi ultimi lavori. “Eduardo, artefice magico”, l’ultimo tuo lavoro al Teatro San Carlo di Napoli, come hai affrontato coreograficamente questo personaggio? Credo che Eduardo sia dentro ogni napoletano. Ho pensato a lui e alle sue commedie, tante sono le morali, tante sono le scene e i personaggi. Così ho impostato la mia serata come una successione di quadri con i caratteri, le storie e i volti di Eduardo e della nostra Napoli. Il grande Eduardo diceva che “tutto ha inizio, sempre da uno stimolo emotivo”, in questo caso qual è stato il tuo? Nel momento in cui mi hanno proposto di omaggiare questo grande personaggio tante sono state le emozioni che ho ...

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Ivana Gattei: “Non c’è età per le arti. Se hai questo dono, ce l’hai sempre. E lo devi esprimere!”

Una storia lunghissima, segnata da un unico filo rosso, quello della passione, che da sempre la guida in ogni suo passo: Ivana Gattei, una vita per la danza, proprio perché la danza è la sua vita. All’età di 9 anni entra alla scuola del Teatro Reale dell’Opera di Roma, diretta dalle sorelle Battaggi, studiando con grandi insegnanti come il maestro Gennaro Corbo e Attilia Radice, ultimi allievi di Enrico Cecchetti. Con la Radice balla in molti balletti e opere, tra cui Biancaneve, dove interpreta Cucciolo. Entra ufficialmente a far parte del corpo di ballo dello stesso teatro nel 1944, ove rimane fino al 1977, quando si ritira per star vicino al marito, venuto poi a mancare un anno dopo. Nel 1940 Maestro Aurel Milloss la chiama a lavorare con sé e la guida fino alla fine della sua carriera coreutica con l’ultimo spettacolo, alle terme di Caracalla, col Ballo Excelsior, con la coreografia di Ugo Dell’Ara. Milloss ne apprezza subito le doti artistiche tanto da considerarla una valida assistente, montando spesso le coreografie su di lei. Debutta come prima ballerina proprio con lui, quando realizza la rappresentazione di La boîte à joujoux, musiche di Claude Debussy, al Teatro dell’Opera di Roma il 23 ...

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