Nel Seicento, il palcoscenico non era solo un luogo per l’arte: era un’estensione del trono. E Luigi XIV, il Re Sole, lo sapeva perfettamente. Prima ancora di imporsi come monarca assoluto, si affermò come protagonista indiscusso della scena. Non solo spettatore di balletti: danzatore, coreografo di potere, regista della propria immagine. A soli quindici anni, Luigi apparve sul palco del Ballet de la Nuit vestito da Sole, circondato da pianeti e stelle. Non era solo una scelta scenografica: era un atto politico. In quel momento, il giovane re stabiliva un principio visivo e simbolico che avrebbe retto l’intero suo regno: tutto ruota attorno a me. Ma quella performance non fu un evento isolato. Per oltre vent’anni, Luigi danzò pubblicamente in numerosi spettacoli, assumendo spesso ruoli allegorici: Apollo, Marte, Ercole. Ogni figura mitologica diventava specchio del sovrano. I movimenti del suo corpo, eseguiti con disciplina ferrea, erano parte integrante della sua autorità. Ogni passo, un’affermazione del suo dominio. Ogni inchino, un gesto di conquista. La danza alla corte di Luigi non era mai solo intrattenimento. Era cerimonia, strategia, architettura sociale. Ballare a Versailles significava occupare uno spazio nel cerchio del potere. Chi non sapeva danzare, letteralmente e simbolicamente, era fuori scena. ...
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