E’ passato un anno, dallo scorso 10 dicembre 2012 quando all’ospedale Sant’Andrea di Roma si spegneva Vittoria Ottolenghi, figura chiave nell’informazione e diffusione della danza degli ultimi 60 anni. Sempre pronta a lavorare per la sua danza, si è spesa nel suo lavoro fino quasi agli ultimi giorni della sua straordinaria vita. Scrittrice, critica, giornalista, saggista, si è scoperta a sua insaputa grande amante dell’arte tersicorea di cui è diventata una delle voci italiane più autorevoli. Non solo critica, ma anche molto amica dei danzatori, come dimostrano gli speciali legami instaurati con Rudolf Nureyev, Elisabeta Terabust, Carla Fracci, Roberto Bolle, Moses Pendleton e molti altri artisti. Il suo primo incontro con la danza avviene nel 1954 quando inizia a lavorare, come autrice e redattrice per il settore danza e teatro musicale, all’Enciclopedia dello Spettacolo di Silvio D’Amico. Due anni dopo comincia la sua collaborazione con Paese Sera a cui negli anni si legheranno quella con Il Mattino, Il Resto del Carlino, L’Espresso, Musica Viva, Anna, Prima Fila, fino alla più recente con il giornaledelladanza.com per cui ha curato la rubrica Danza: chi, come, perché. Lungimirante da sempre, ha saputo interpretare il gusto degli italiani per l’arte, come quando, alla fine degli anni ...
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