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Attualità

Il primo ballerino Andrea Sarri “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? God and dogs di Jiří Kylián. Per me è stata un’esperienza bellissima. Mi piacerebbe tantissimo ballare la Sagra della primavera di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Ovviamente l’Opéra di Parigi. Ma anche il Teatro Massimo di Palermo. Teatro della città dalla quale vengo. Un romanzo da trasformare in balletto? Un romanzo che mi ha colpito di recente è La canzone di Achille di Madeline Miller. Penso possa essere una bella storia da reinterpretare. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Baarìa di Giuseppe Tornatore. O direi anche Il Gattopardo di Luchino Visconti. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi all’Opéra di Parigi sono tutti bellissimi ma il costume che ho preferito è quello del secondo atto di Albrecht in Giselle perché è iconico e indossarlo è veramente emozionante. Quale colore associ alla danza? Multicolore. Perché la danza ha tante sfaccettature e tante sfumature diverse da esplorare. Che sia nella tecnica o anche nell’interpretazione. Che profumo ha la danza? Un misto tra libertà impegno e tanta dedizione. La musica più bella scritta per balletto? Difficile scegliere ma direi quella di Romeo e Giulietta scritta da ...

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Annunciata la Stagione teatrale 25/26 di Spoleto

Il Direttore del TSU Nino Marino: “Con questa nuova Stagione il Teatro Gian Carlo Menotti riafferma la sua funzione di presidio culturale per la città: uno spazio vivo, che ospita anteprime nazionali, produzioni di rilievo e artisti capaci di parlare al nostro tempo. In un’epoca segnata dal flusso incessante delle informazioni, il teatro ci offre la possibilità di ritrovarci, trascorrere una serata in cui nutrirci di arte e ritrovare uno sguardo più limpido sulla realtà.” Il Sindaco di Spoleto Andrea Sisti: “Ogni stagione teatrale è portatrice di nuova cultura, nuove emozioni, nuova arte. Per la nostra città il lavoro portato avanti con instancabile professionalità dal Teatro Stabile dell’Umbria è sempre stato e continua ad essere occasione di crescita e di ispirazione. Il risultato della collaborazione tra Spoleto e lo Stabile è, anche questa volta, un viaggio interpretativo che spazia dalla poesia al romanzo, dalla commedia alla danza, un percorso di conoscenza attraverso nove appuntamenti di grande levatura e qualità. Il teatro d’altronde resta un insostituibile stimolo al confronto, uno spazio che ci invita non solo a riflettere sulla natura umana, ma che ci spinge a comprendere anche i cambiamenti della società in cui viviamo, utilizzando quale riferimento principe la forza ...

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Odette e Odile: il doppio volto dell’anima

In un regno sospeso tra sogno e destino, dove la musica non è solo suono ma respiro, vivono due nomi – Odette e Odile – specchio e ombra dello stesso battito d’ali. Odette, candore che danza nella luce dell’alba, cigno bianco di un’anima prigioniera, è la promessa dell’amore puro, l’innocenza che resiste al sortilegio del tempo. Odile, nera come la notte che seduce, è la scintilla del desiderio travestita da verità, il volto che mente con grazia e sorriso, l’incanto dell’illusione fatta carne e pirouette. Due corpi, un solo danzare. Un’unica ballerina che li incarna entrambi: non come scelta, ma come necessità. Perché dentro ogni essere umano coabitano la grazia e la tentazione, la verità che implora fedeltà e la maschera che vuole essere vista. Il principe, in mezzo, non sa vedere. Non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che brilla. E come spesso accade, l’inganno ha la voce più forte. Ma la verità, anche trafitta, non svanisce. Odette non muore: si trasfigura. Va oltre la carne, oltre la danza. E così, Il Lago dei Cigni non è solo una favola tragica, ma una meditazione sull’identità. Chi siamo, davvero? Siamo Odette quando amiamo senza difese. Siamo Odile quando ...

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Da riscoprire il balletto “L’Angelo Azzurro” di Roland Petit

C’è un angelo che non ha ali, ma gambe lunghissime e uno sguardo che brucia. Non scende dal cielo, ma da un cabaret fumoso. Non salva, ma distrugge. È L’Angelo azzurro, balletto firmato da Roland Petit (libretto di Marius Constant, Gert Reinholm, Roland Petit) che nel 1985 trasformò una delle figure più ambigue del Novecento in una creatura coreografica ammaliante. Donna sensuale e misteriosa, una vamp che conquistava il pubblico con la sua aura enigmatica e il suo incanto peccaminoso.  L’opera prese le mosse da Professor Unrat, romanzo del 1905 di Heinrich Mann, reso immortale dalla versione cinematografica diretta da Josef von Sternberg nel 1930, Der blaue Engel, intriso di un erotismo simile alla pittura di Henri de Toulouse-Lautrec, con interprete la magnetica Marlene Dietrich nei panni di Lola-Lola, femme fatale da palcoscenico, dove la diva tedesca canta la celeberrima canzone di Friedrich Hollaender Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt. Roland Petit raccoglie il testimone di questa storia e ne fa un balletto dai sentori oscuri, carico di desiderio, dissoluzione, decadenza e rottura morale. La sua è una trasfigurazione. Lola non è più solo un simbolo erotico, ma diventa l’incarnazione del potere distruttivo della fascinazione. Petit racconta non solo la caduta ...

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Il Solista Daniele Bonelli “allo specchio”

Balletto classico preferito? La bella addormentata di Rudolf Nureyev. Balletto contemporaneo preferito? Kontakthof di Pina Bausch. Il teatro del cuore? Teatro alla Scala. Un romanzo da trasformare in un balletto? Credo, ancora tra i non creati, come accompagnamento al teatro per i bambini Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Amante del compositore Ennio Morricone e sostenitore dell’emotività infantile, direi Nuovo Cinema Paradiso. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Le sacre du Printemps di Marcos Morau. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che odore ha la danza? Un misto di legno, lacca e polvere. La musica più bella scritta per il balletto? Pas de deux dal secondo atto di Schiaccianoci Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Il film di danza imperdibile? Shall we dance di Peter Chelsom mi ha accompagnato durante la mia infanzia. Ne sono emotivamente legato. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Michail Baryšnikov e Natalija Makarova. Il tuo “passo di danza” preferito? Petite allegro. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Armand Duval dalla Dama delle Camelie di John Neumeier. Chi è stato ...

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Ricordiamo Olivia Newton-John nel giorno della sua nascita

Il 26 settembre si celebra l’anniversario della nascita di Olivia Newton-John, icona senza tempo della musica, del cinema e – meno ricordato ma profondamente significativo – della danza. Nata nel 1948 a Cambridge, in Inghilterra, e cresciuta in Australia, Olivia è stata un’artista poliedrica capace di fondere voce, espressività e movimento in un connubio unico che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop del Novecento. Molti associano immediatamente il nome di Olivia Newton-John al personaggio di Sandy in Grease (1978), un film che ha definito una generazione. Ma al di là della voce cristallina e dell’indimenticabile duetto con John Travolta in You’re the One That I Want, ciò che ha incantato il pubblico è stata anche la sua capacità di muoversi con grazia e naturalezza, trasformando la danza in un linguaggio universale. Olivia non è mai stata una ballerina nel senso tecnico e accademico del termine. Eppure, nella sua danza c’era verità, libertà e energia positiva – qualità che l’hanno resa immediatamente riconoscibile. I suoi passi erano un’estensione del suo spirito: spontanei, sensuali, accessibili. Non cercava mai la perfezione formale, ma quella connessione emotiva con chi la guardava. Nel 1980, con il musical Xanadu, Olivia Newton-John porta sullo schermo uno ...

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Torna la celebrazione “World Ballet Pianists Day”

Dopo il successo e la grande partecipazione alla prima edizione del 2024, torna il prossimo 9 ottobre 2025 il World Ballet Pianists Day – la Giornata Mondiale dei Maestri al Pianoforte per la Danza, ideata dal Maestro Massimiliano Greco, Pianista Principale e Capo del Dipartimento Musicale dell’Académie Princesse Grace presso Les Ballets de Monte-Carlo. Questa iniziativa unica nasce per celebrare e dare visibilità al ruolo dei pianisti per la danza classica, figure indispensabili che con sensibilità artistica e competenza accompagnano ed ispirano quotidianamente il lavoro dei danzatori, dalla preparazione in sala fino al palcoscenico. La scelta della data, il 9 ottobre, non è casuale: corrisponde alla nascita di Alexander Siloti, grande pianista e straordinario trascrittore di celebri balletti (tra cui La Bella Addormentata di Tchaikovsky e Raymonda di Glazunov), considerato uno dei primi esempi di pianisti di alto livello che collaborano con il mondo della danza. Quest’anno l’iniziativa si amplia con nuove opportunità di partecipazione e con un progetto culturale di ampio respiro. Invitiamo pianisti, coreografi, insegnanti, danzatori e direttori a contribuire con: Video-testimonianze, esecuzioni musicali, momenti di prova o riflessioni da condividere sul canale ufficiale YouTube del World Ballet Pianists Day. Contributi scritti che saranno raccolti e pubblicati nella ...

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“PUPO” di Sofia Nappi: una fiaba riscritta attraverso il corpo

Giovedì 3 ottobre 2025, il Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio ospiterà PUPO, la nuova creazione della coreografa Sofia Nappi, una pièce che trasforma il celebre Pinocchio di Carlo Collodi in un viaggio universale sulla crescita, la consapevolezza e la relazione tra individuo e mondo. Lontano da ogni narrazione lineare o didascalica, PUPO racconta il percorso del bambino che, confrontandosi con tentazioni, manipolazioni e sfide, apprende a riconoscere e accettare i propri limiti, trasformando le fragilità in occasione di crescita. La figura del burattino diventa metafora del desiderio umano di diventare la versione migliore di sé stessi, senza dimenticare il bambino interiore, impulsivo, giocoso e spinto da un incontenibile desiderio di esprimersi attraverso il movimento. La coreografia di Sofia Nappi esplora le dinamiche tra individualità e collettivo: sette danzatori abitano lo spazio scenico alternando assoli e momenti corali, pieni e vuoti, modulando intensità, ritmo e relazione con lo spazio in una tessitura scenica che valorizza presenza, energia e tensione fisica. Il risultato è un linguaggio poetico e contemporaneo, capace di tradurre in movimento la complessità emotiva e morale della storia di Pinocchio. PUPO nasce da una produzione di Komoco e Sosta Palmizi, con coproduzioni internazionali che coinvolgono Burghof Lörrach (Germania), ...

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La maestra Cynthia Harvey “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Giselle di Akram Kahn. Il Teatro del cuore? San Francisco Opera House. Un romanzo da trasformare in balletto? Uccelli di rovo. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Il paziente inglese. Il costume di scena indossato che hai preferito? Manon, atto secondo. Quale colore associ alla danza? Sfumature di rosso. Che profumo ha la danza? Espresso. La musica più bella scritta per balletto? The Snow pas de deux dallo “Schiaccianoci” di Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Turning Pointe. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Isadora Duncan. Il tuo “passo di danza” preferito? Gargouillade. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? Kitri. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Sir Frederick Ashton. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie e, se possibile, vorrei ancora di più. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Controllo, libertà e concentrazione. Come ti vedi oggi allo specchio? Con affetto. Michele Olivieri Foto di Kyle Froman www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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La memoria del gesto sottile [RECENSIONE]

Con Elegie, nuovo lavoro autoriale di Oliviero Bifulco per la compagnia Eko Dance Project, il palco del Teatro Fraschini di Pavia, in prima assoluta, si è trasformato in uno spazio di memoria fluida e collettiva, dove la danza contemporanea ha incontrato la musica classica in una riflessione profonda sul tempo, la perdita e la trasformazione. Il progetto si è aperto con la Serenata per archi di Pëtr Il’ič Čajkovskij, affidata alla vibrante esecuzione dell’Accademia d’Archi Gian Giacomo Arrigoni, con la straordinaria partecipazione del violista Danilo Rossi, solista dalla tecnica intensa e struggente. Il dialogo con la musica – presenza viva e non mero accompagnamento – diventa una trama invisibile che sostiene ogni gesto con cui la coreografia entra in tensione e dialogo continuo. Dieci danzatrici in scena costruiscono un tessuto in cui l’accuratezza tecnica si intreccia ad un’urgenza espressiva mai esibita. Le geometrie classiche vengono decostruite e ricomposte in forme organiche e in continuo mutamento: duetti, catene, fughe improvvise e ricongiungimenti che parlano di distanze emotive, affinità invisibili, risonanze intime. La prima coreografia rilegge Pëtr Il’ič Čajkovskij non come nostalgico del passato, ma come visionario della fragilità umana: corpi che si cercano, si respingono, si accordano come strumenti d’orchestra. La ...

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