Claudio Coviello è un giovane danzatore. Ma solo anagraficamente. La sua innata maturità nel descrivere e affrontare la sua professione, unita alla pacatezza e tantissima umiltà, lo rendono un ballerino grande. Che sicuramente renderà sempre più speciali gli spettacoli che lo vedranno protagonista. Claudio ha soli 23 anni ma è una persona estremamente umile e con tantissima voglia di imparare: ha iniziato la sua carriera di danzatore al Teatro dell’Opera di Roma, per poi passare al Teatro alla Scala dove è stato nominato Primo Ballerino. Il Giornale della Danza l’ha incontrato a Roma, al Teatro dell’Opera, dove Claudio è tornato per danzare Giselle, prima, e Coppélia, poi. Un grande ritorno “a casa” che riempito di gioia e soddisfazione amici, colleghi di corso e i tantissimi spettatori accorsi a vederlo danzare.
Un ballerino che, senza alcun dubbio, andrà molto lontano.
Claudio, nasci come danzatore al Teatro dell’Opera di Roma, dove ti sei diplomato, poi prosegui la tua carriera nella Mecca della danza, il Teatro alla Scala. Ora, però, torni qui, dove sei appunto nato e cresciuto. Tornare a Roma, in veste di ospite, e danzare qui che sensazioni ti dà?
Ritornare a Roma è stato molto emozionante. Sono stato qui alcuni giorni fa per Giselle: mi sono sentito subito a casa…Appena entrato in teatro, ho rivissuto tutto ciò che ha fatto parte della mia infanzia. È stato molto bello perché qui ci sono i miei compagni di corso, che sin dall’inizio mi hanno dimostrato tantissimo affetto. Mi hanno incoraggiato. Inizialmente, sono sincero, ero molto agitato all’idea di tornare a Roma come ospite. La compagnia è stata, però, tutta dalla mia parte. È sempre bello poter ballare quando ti senti accolto, a casa. In Coppélia ho danzato con Susanna Salvi che, all’epoca, fu mia compagna di corso durante la scuola, qui all’Opera di Roma. È stato bellissimo ritrovarsi in scena, dopo tanti anni.
Due ruoli importantissimi ma molto diversi tra loro, che richiedono preparazione differente. In quale dei due ruoli che hai interpretato qui a Roma ti sei sentito più a tuo agio?
Due ruoli completamente diversi che, però, non riesco nemmeno a paragonare. Mi sono sentito più a mio agio con Giselle perché è stato uno dei primi ruoli danzati alla Scala ed è il ruolo che ho ballato, in assoluto, più di tutto. So perfettamente come muovermi, mi sento proprio all’interno del personaggio. Per quanto riguarda Coppélia: avevo già danzato Franz proprio durante il periodo di studio qui all’Opera ma era il balletto classico, non quello di Roland Petit. Non avevo mai avuto prove di scena…durante la prima ero un pochino spaesato! È un ruolo divertentissimo, però…molto bello!
Quali credi sia la pièce, e il ruolo, che più ti rispecchia e in cui ti senti meglio?
Uno dei ruoli che preferisco è Romeo, nella versione di MacMillan. Ho avuto l’opportunità di danzarlo molte volte e spero di ballarlo ancora. Più si cresce, più si riesce ad interpretare al meglio la figura di Romeo.
Torniamo un po’ indietro nel tempo, quando da Potenza ti sei trasferito a Roma. Eri molto giovane, ma volevi inseguire un sogno. Avevi già capito di voler diventare un danzatore professionista?
Quando sono arrivato a Roma avevo 10 anni: a quell’età non sai ancora cosa vuoi. Non riuscivo ancora a vedere la danza come un lavoro. Fare danza mi piaceva, mi divertiva e completava ma ancora non ero cosciente del fatto che sarebbe diventata la mia professione. Negli anni di studio, però, mi sono reso conto che fare la danza era la parte della mia vita che più mi dava soddisfazione e a cui mi dedicavo, rinunciando anche alla mia vita privata e da adolescente per fare sacrifici. Negli anni dell’Opera ho capito di voler diventare un ballerino…o almeno ci speravo!
Nel corso degli anni hai ricevuto molti premi, un fatto che testimonia le tue innate qualità.
Non mi sarei mai aspettato di ricevere così tanti premi, sono sincero. Sono una persona molto insicura, timida. Anche da piccolo, quando studiavo, non mi buttavo mai…e gli insegnanti mi dovevano sempre spronare! Vedendo tanti riconoscimenti, con il passare del tempo, mi sta aiutando ad affidarmi sempre più alle mie qualità.
Hai danzato con Roberto Bolle nel suo gala. Molti ti hanno definito il suo erede. Come hai vissuto l’esperienza del Roberto Bolle and friends?
Roberto, da quando sono entrato in compagnia alla Scala, è sempre stato molto carino nei miei confronti, ha sempre cercato di aiutarmi. Poi è arrivato l’invito per il “Bolle and Friends”. Ho ballato a Torino, Sanremo e Cagliari. È stata una bellissima esperienza ritrovarsi sullo stesso palcoscenico a danzare. È stato meraviglioso: Bolle è pur sempre Bolle…avere un invito da parte sua è stupendo. Un vero onore.
Ora un piccolo salto nel futuro: sei giovanissimo ma le tue qualità e la tua forza di volontà ti stanno portando lontano. Dove vuole arrivare Claudio Coviello?
Sarò noioso ma non cerco mai di crearmi delle aspettative. Non avrei mai pensato di diventare ballerino, non avrei mai pensato di tornare a Roma come ospite. È più bello non crearsi aspettative: quando, poi, arrivano queste sorprese è ancora più bello!
Foto di Yasuko Kageyama
www.giornaledelladanza.com