Find the latest bookmaker offers available across all uk gambling sites www.bets.zone Read the reviews and compare sites to quickly discover the perfect account for you.
Home / News / Due icone e una prima mondiale a Vienna [RECENSIONE]

Due icone e una prima mondiale a Vienna [RECENSIONE]

La nuova serata di danza del Wiener Staatsballett, presentata in debutto mercoledì 9 aprile, è stata un triplo spettacolo che ha unito “Divertimento No. 15” di George Balanchine, “Summerspace” di Merce Cunningham e “Pathétique” di Martin Schläpfer.

Grazie alla diretta streaming è stata visibile a tutti, risultando un trittico vincente. Il direttore Martin Schläpfer ha saputo scegliere con lungimiranza i due pezzi da accostare alla sua nuova creazione in prima mondiale, con la quale conclude il lavoro coreografico per il “Balletto di Stato di Vienna”, sotto la sua direzione artistica, in attesa dell’arrivo di Alessandra Ferri a settembre.

Divertimento No. 15” di Balanchine (qui ripreso da Sandra Jennings) risale al 1956 ed è un balletto nel più esemplare stile neoclassico, sulla musica di Wolfgang Amadeus Mozart. Come affermava il grande coreografo a proposito di questa sua creazione “Cerco di trovare proporzioni interessanti del movimento nel tempo e nello spazio, perché la musica è tempo”. Il pezzo infatti è ben risaputo che nasce interamente dalla musica, e lo si percepisce immediatamente. La partitura di Mozart – qui eseguita dall’Orchestra del Balletto di Stato di Vienna diretta da Christoph Altstaedt – richiama splendidamente l’immagine del divertissement che nel dizionario ballettistico è composto da una serie di entrées di puro virtuosismo per palesare il talento dei singoli ballerini. Balanchine affresca nello spazio (e nel tempo) differenti motivi schematici con raffinata delicatezza e allo stesso tempo dispiega le sue danze con coerente potenza. In scena troviamo le bravissime Natalya Butchko, Olga Esina, Hyo-Jung Kang, Sonia Dvořák, Kiyoka Hashimoto al fianco degli altrettanti esemplari Davide Dato, Masayu Kimoto, Timoor Afshar. La coreografia dona allo spettatore l’assillo della perfezione con un attraversamento di più linee e di differenti piani che raggiungono nel loro insieme punti comuni. Quest’ultimi sono da ritrovarsi nello stile “nuovo” e nella musica “classica”. Tempi vivaci e abbellimenti contraddistinti da padronanza si ritrovano nell’allegro iniziale e nei movimenti finali che appaiono maestosi. Il nitore si dipana in ogni direzione, le pose sono cattedratiche, l’andatura imponente caratterizza l’andante. Il tutto è intervallato da sequenze vigorose e posture ardite con salti vertiginosi negli assoli, senza tralasciare la grandiosità del gioco di gambe e quella meravigliosa nonché leggera rotazione delle spalle e del torso rispetto alle anche (épaulement) che dona una distinzione di finezza. A siglare la bellezza della creazione i costumi dell’iconica Karinska, in linea con la coreografia intellettualmente rigorosa di Balanchine, che incatena i suoi passi disseminandoli nell’imprevedibilità.

Dopo il primo intervallo il sipario si è riaperto sulla coreografia “Summerspace” di Merce Cunningham (qui ripresa da Ashley Chen e Cheryl Therrien). Creazione giunta per la prima volta alla Staatsoper di Vienna. L’atmosfera avvolge lo spettatore in un caldo pomeriggio estivo. Nei costumi, nelle luci e nelle scene nate dall’estro di Robert Rauschenberg è ben evidente lo stile del puntinismo che sviluppa le teorie del colore per mezzo di innumerevoli puntini accostati in tinte complementari. L’immediatezza è singolare ed immediata con un effetto di rinascita. Il colore e la sua influenza sono elementi basilari del fulgore che in “Summerspace” trasmettono sensazioni visive ed emozioni psicologiche. La danza appare infinita, verso libertà sempre prorogabili, dove il desiderio di assoluto e di mistero anima e trascende. Coreografia prodotta per la compagnia di Cunningham nel 1958, si svolge con percorsi circolari o rettilinei, in esibizione solitarie come se i danzatori fossero animali alla continua ricerca (straordinari gli interpreti Jackson Carroll, Sveva Gargiulo, Rebecca Horner, François-Eloi Lavignac, Eszter Ledán, Katharina Miffek). Si muovono facendosi trasportare da immaginifiche correnti, tagliano metaforicamente il loro corpo con piani verticali, si ripetono come ruote, compiono piccoli o grandi spostamenti, si snodano nella fantasiosa natura, volano rapidamente nell’aria, si arrestano all’improvviso e ripartono. La simmetria del gesto è bilaterale e la struttura metamerica. A sposare l’incomparabile creazione troviamo la musica di Morton Feldman, in armonia con tutto il resto.

Secondo intervallo e la serata si conclude con l’attesa creazione di Martin Schläpfer, “Pathétique”. D’acchito l’effetto è di una presenza vivida che gode di equilibri naturali e dettagli filosofici. Forse ci parla dell’idea che l’umanità arriverà presto ad un forte cambiamento che nasce da una conversione ontologica. L’interpretazione è a tratti tesa e febbrile, alternata a momenti ariosi ricchi di modernità con deferenza alla tradizione. A parte qualche lentezza e un chiaroscuro persistente, la coreografia scorre fluida e ardente nella sua venata malinconia dove la lotta con il destino è incessante. Schläpfer mantiene il proprio stile con un’impronta toccante, e lo fa con grazia. I ritmi vivaci alternati a movimenti apparentemente più riflessivi danno la sensazione della misura. Si ritrovano virtuosismi, tempi brillanti, equilibri, sospensioni, un’ampia gamma di dinamiche e una ricchezza tecnica. La musica di Čajkovskij e di Händel è diretta con carattere dal maestro Christoph Altstaedt insieme alle vivacità espressive di Luka Kusztrich (violino), Stephen Hopkins (clavicembalo) e Florina Ilie (soprano). I costumi di squisito gusto portano la firma di Caterina Voeffray. Ciò che è ammirevole nella “Pathétique” di Schläpfer è la chiarezza della tessitura coreografica. La performance appare di una liricità bruciante e di un’articolazione fulgente, grazie alle evidenti doti artistiche del Wiener Staatsballett acquista richiami universali, quelli del dolore per una fine inevitabile. E lo fa catturando le ambivalenze dei movimenti interiori e i moti dell’anima. Nel complesso, si tratta di un debutto meritevole.

Il trittico sarà nuovamente in scena ad aprile, maggio e giugno 2025.

Michele Olivieri

Foto di © Ashley Taylor

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

Check Also

Carmen e il mito di Antonio Gades al Ponchielli di Cremona

Un classico senza tempo come Carmen e il mito di Antonio Gades, icona acclamata dell’espressione ...

Étoile su Prime Video: un’immersione nel mondo della danza

La serie Étoile, ideata da Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino, sarà disponibile su Prime Video ...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. E maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Puoi consultare per maggiore informazione l'apposita pagina sulla nostra Privacy Policy

Chiudi