Nel 1860 l’Opéra di Parigi presentò alla Salle Le Peletier l’unica coreografia di Maria Taglioni (la prima grande ballerina romantica) creata per la sua allieva prediletta Emma Livry.
Un balletto fantastico in due atti, formato da quattro scene, sulla musica di Jacques Offenbach e libretto di Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges. Racconta di una fanciulla che a causa di un sortilegio viene trasformata in una farfalla. In scena oltre alla Livry erano presenti Louis Mérante (Principe Djalma), Louise Marquet (Fata Hamza), Mme Simon (Fata dei Diamanti) e Francisque Berthier, Francois Dauty, Julie Stoikoff, Louis Lenfant, Héloise Lamy, Alexandrine Simon, Virginie Maupérin, Elisa Troisvallets, Eugénie Scholosser.
La “Valse des rayons” della seconda scena del primo atto fu riusata da Offenbach nel terzo atto dell’opera “Die Rheinnixen” (1864) e alcune parti dello spartito furono inserite nella versione francese di Whittington, “Le Chat du diable” (1893).
La trama è ambientata nella Circassia. Dopo il preludio, la prima scena si apre con l’anziana e cattiva fata Hamza che maltratta i suoi servitori. Ha rapito la figlia dell’Emiro Farfalla, la quale le fa da cameriera. Guardandosi allo specchio Hamza desidera solo di ritornare giovane, ma per farlo deve essere baciata da un giovane principe. Di ritorno da una caccia il Principe Djalma e il suo entourage iniziano a mangiare e a bere vino…dopo però balla la mazurka con Farfalla, di cui crede che sia solo una principessa rapita, e la ringrazia con un bacio. Hamza poi viene presa in giro dagli altri e comincia a stare su tutte le furie, quindi attira Farfalla con una bella scatola che apre con una bacchetta magica e la trasforma in una vera e propria farfalla. Molte altre farfalle spuntano dalla scatola e cominciano a svolazzare da tutte le parti prima di essere cacciate da Hamza. Dopo che il Principe e il suo entourage lasciano il castello di Hamza raggiungono il bosco, dove in quel momento volano tutte quelle farfalle. Quando una di loro viene attaccata ad un albero dal Principe, improvvisamente si trasforma in una ragazza che piange. La vecchia farfalla cade priva di sensi…il Principe sospetta che la ragazza sia quella con cui ha ballato precedentemente, però se ne va. Hamza arriva nel bosco con il suo giardiniere Patimate. Con la sua bacchetta magica localizza la cameriera trasformatasi in farfalla e cerca di acchiapparla con una rete. Il giardiniere si approfitta della bacchetta magica lasciata per terra per cercare di aiutare Farfalla, ma viene congelata involontariamente. Le farfalle cominciano a catturare Hamza con la rete. Patimate informa Djalma della vera identità di Farfalla. Tuttavia si dimentica di prendere la bacchetta magica, infatti viene rubata da un folletto, il quale scappa. Il principe porta Farfalla nel palazzo di suo zio. Il secondo atto si apre con il principe e Farfalla che arrivano al palazzo con una carrozza dorata. Lì scopre a chi appartiene, e gli viene concesso di sposarla. Tuttavia, quando il principe cerca di abbracciarla, Farfalla gli ricorda come non molto tempo prima l’avesse infilzata su un albero. Djalma prova di nuovo a baciarla, ma Hamza si getta tra loro e viene baciata dal principe, trasformandosi in una bellissima ragazza. Djalma quindi inizia a confondersi corteggiando la ringiovanita Hamza, e soprattutto sperando che Farfalla si getti di nuovo tra le sue braccia. Hamza però si arrabbia e fa cadere Djalma nel sonno, mentre Farfalla si trasforma di nuovo in una farfalla. Il palazzo dell’Emiro si trasforma in un parco. L’ultima scena si svolge in giardini sontuosi nei quali Djalma si risveglia e si trova circondato da uno sciame di farfalle nel quale è presente anche la sua amata Farfalla. Nel frattempo Hamza rientra al castello con le sue quattro sorelle vantandosi delle sue imprese e sognando di sposare segretamente il Principe, infatti fa le prove invocando una banda di arpe dorate e avendo in possesso una torcia. Farfalla viene attratta dal bagliore della torcia, ma nel toccarla le sue ali inceneriscono e il suo fascino svanisce, e si trasforma nella principessa che era prima collassando tra le braccia del principe. Le sorelle di Hamza rompono la bacchetta magica e la trasformano in una statua. Ora Farfalla e Djalma non hanno più ostacoli e possono sposarsi felici e contenti.
In seguito ci furono delle versioni riviste da Marius Petipa per il Teatro Bolshoi Kamenny di San Pietroburgo. Petipa creò un’ampliata messa in scena in quattro atti per il “Balletto Mariinskij” insieme a Ludwig Minkus che riadattò lo spartito di Offenbach. Venne presentato in debutto nel 1874 al Teatro Bol’šoj Kamennyj a San Pietroburgo con Ekaterina Vazem (Farfalla), Lev Ivanov (Principe Djalma), Pavel Gerdt (Patimate), Mathil’da Madaeva (Fata Hamza) e Lubov Radina (Fata dei Diamanti).
Petipa aggiunse una variazione al “Grand pas des papillons” insieme ad un valzer di Luigi Venzano fatto apposta per Ekaterina Vazem (variazione conosciuta come “Pas Vazem”).
Ronald Hynd preparò una nuova produzione con cambio di ambientazione e revisione di alcune scene per la compagnia dello “Houston Ballet” riorchestrata da John Lanchbery nel 1979. Fu quindi incorporata nel repertorio del “Birmingham Royal Ballet” nel 1980.
La partitura fu utilizzata per un balletto intitolato “Utopia” diretto da Elsa-Marianne von Rosen per la compagnia di Balletto di Goteborg nel 1974.
Frederick Ashton selezionò pezzi dalla partitura per un “pas de deux” intitolato “Scène dansante”, eseguito per la prima volta da Merle Park e David Wall ad Aldeburgh nel 1975 e poi in un gala di beneficenza all’Adelphi Theatre di Londra nel 1977.
Pierre Lacotte dopo aver iniziato a lavorare all’Opéra di Parigi sulla nuova versione del balletto originale con il pas de deux dal secondo atto nel 1976 (interprete Dominique Khalfouni), lo ripropose per il “Balletto Mariinsky” di San Pietroburgo nel 1979. Mentre il balletto completo è stato ripreso da Pierre Lacotte all’Opera di Roma (Terme di Caracalla) nel 1982, con in scena, tra gli altri, Diana Ferrara, Margherita Parrilla, Raffaele Paganini, Luigi Martelletta, Antonella Boni, Patrizia Lollobrigida, Piero Martelletta, Claudia Zaccari, Mauro Bigonzetti, Alfonso Paganini, Mario Marozzi. Si ricorda inoltre Iana Salenko con Dinu Tamazlacaru interpreti della ricostruzione di Pierre Lacotte allo “Staatsballett Berlin”.
Anche il “Balletto del Sud” diretto da Fredy Franzutti ha presentato uno spettacolo formato dalle pagine più belle del repertorio dell’epoca romantica ricostruite per l’occasione (La sylphide, Giselle, Coppélia e ben appunto Le papillon).
Da rammentare inoltre l’Arts Ballet Theatre of Florida che ha presentato la produzione di “Le Papillon” sulla coreografia visionaria di Vladimir Issaev con musiche di Offenbach.
Nel 2010 si è visto il balletto “Le Papillon” su coreografia di Peter Quanz e musica di Offenbach al Ballet Nacional de Cuba con interpreti Carolina Garcia, Anette Delgado, Dani Hernandez e il Corps de Ballet Gran Teatro de La Habana.
Come accennato poco sopra Emma Livry fu allieva della grande ballerina Maria Taglioni. Le sue qualità vennero ripetutamente messe in evidenza quando iniziò a danzare nel Balletto dell’Opéra di Parigi nel 1858, dove resterà fino al 1862. Emma fu l’ultima “ballerina romantica” dell’epoca in cui nacquero i grandi nomi del balletto romantico quali Maria Taglioni, Fanny Cerrito, Fanny Elssler e Carlotta Grisi. La Taglioni fu affascinata dal talento della Livry tanto da accettare di darle lezioni per perfezionarla e poi coreografare per lei l’unico balletto della sua carriera, “Le papillon”. Il 15 novembre 1862 durante una prova dell’opera “La muta di Portici”, Emma mosse per sbaglio il suo tutù sopra la lampada a gas. La garza da cui era costituito parte del tutù immediatamente s’infiammò e il fuoco divampò velocemente. Fu dichiarata fuori pericolo, ma morì dopo otto mesi di lunga agonia, portandosi via un’epoca che segnò la storia del balletto romantico. Non aveva ancora compiuto 21 anni.
Curiosità: il titolo del balletto nelle intenezioni di Saint-Georges doveva essere “Zaidée” dal nome dell’eroina, ma la coreografa Marie Taglioni chiese “Farfalla”. Alphonse Royer, ai tempi Direttore dell’Opéra, suggerì “Le Papillon et le Fée” (La farfalla e la fata). Alla fine dopo accese discussioni, si decise che il balletto si sarebbe intitolato chiaramente “Le Papillon”.
Michele Olivieri
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