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Léonide Massine e Li Galli: una storia d’amore e di tenacia

L’incontro tra il grande coreografo e danzatore russo Léonide Massine e l’arcipelago de Li Galli avvenne nel 1917, durante un breve soggiorno a Positano nella residenza dei Semenoff.  Come in un’appassionata storia d’amore, sentimento e tenacia sono gli elementi fondamentali che legano Massine a Li Galli. Non è per caso che il grande artista si riferisce ai tre isolotti usando il femminile al singolare, come per una donna. Egli stesso ci racconta l’inizio di questa travolgente avventura nella sua autobiografia, La mia vita nel balletto (a cura di Lorena Coppola, Fondazione Léonide Massine, Napoli, 1995):

«I Semenoff vivevano sulla cime del villaggio, in un grazioso mulino antico adattato. Durante la prima notte che trascorsi lì, guardando fuori dalla finestra, notai una deserta isola rocciosa a molte miglia fuori costa. Quando, il mattino seguente, chiesi notizie di essa a Mikhail Nikolaevic [Semenov], egli mi disse che era la più grande delle tre isole de Li Galli, essendo le due più piccole nascoste alla vista. Esse appartenevano alla famiglia locale dei Parlato, che vi si recavano solo per la caccia di quaglie in primavera. In giornata prendemmo una barca per l’isola che avevo visto e scoprii che era formata da aspre rocce grigie  prive di vegetazione, ad eccezione dei pochi cespugli arsi dal sole. Fui sopraffatto dalla bellezza della vista sul mare, col Golfo di Salerno che si estendeva in lontananza. Con Paestum a sud e i tre faraglioni di Capri all’estremità settentrionale del Golfo, essa possedeva tutta la potenza drammatica di un dipinto di Salvator Rosa. Il silenzio era infranto solo dal mormorio del mare e da qualche grido di gabbiano. Sapevo che in quel luogo avrei trovato la solitudine che cercavo, un rifugio dalle pressioni estenuanti della carriera che avevo intrapreso. Decisi dunque, proprio lì e in quel momento, che un giorno avrei acquistato l’isola e ne avrei fatto la mia casa».

Egli dovette sicuramente far appello a tutta la tenacia possibile perché gli ostacoli furono direttamente proporzionali allo splendore del luogo. Subito dopo l’acquisto, nel 1920, furono le asperità del terreno a chiedere maggior impegno per l’isola, a cui Massine dedicò tutte le sue energie.  A Li Galli Massine lega i ricordi più cari della sua vita, come l’arrivo del padre nella primavera del 1931. Con il passare degli anni l’isola era divenuta qualcosa di più di un rifugio e Massine ci riporta così la sua riflessione sulla nuova natura di questo legame:

«Mi ritrovai a pensare a Li Galli, alla prima volta che la vidi nel 1917, alla mia decisione di acquistarla. Mi sembrava che fosse sempre stata più che un semplice rifugio; essa rappresentava qualcosa nella mia vita che dovevo ancora scoprire[…] Per molti aspetti, Li Galli è stata una delle cose più importanti della mia vita. È lì che ho concepito la coreografia di alcune delle mie produzioni più ambiziose. È lì che ho eseguito molte ricerche per il mio manuale. Quando la acquistai, la consideravo solo un rifugio dalle tensioni della mia carriera. Ma ora comprendo che essa è stata una fonte di ispirazione e mi ha portato più vicino ad una vita di semplicità, offrendomi un genere di serenità e di pace spirituale che non ho mai trovato in nessun altro posto. Perciò mi piacerebbe vedere l’isola svilupparsi come un luogo dove giovani artisti da tutto il mondo potessero venire, per ritirarsi dal soffocante materialismo della vita moderna e trarre ispirazione, come me, dalla sua naturale bellezza e dalla sua magnifica cornice paesaggistica».

La sua intenzione di costruire uno spazio per gli spettacoli sull’isola fu ostacolata da un fortunale, ma il coreografo ci racconta questo episodio con la consueta vena di ottimistica tenacia:  «Nel gennaio del 1964 una tempesta demolì parzialmente il sito che stavo preparando per l’anfiteatro. Ero sull’isola a quel tempo e, precipitandomi fuori, vidi enormi pezzi di calcestruzzo frantumarsi in mare. Ma non sono scoraggiato e ho in programma di continuare con l’anfiteatro che ho disegnato secondo i modelli che ho visto a Siracusa, con l’aggiunta di una diga marittima per proteggerlo dalle tempeste. Quando tutto il lavoro sarà completato, intendo stabilirvi una fondazione che manterrà l’isola come un centro artistico e, in tal modo, spero di portare avanti la tradizione di Diaghilev di riunire insieme giovani pittori, compositori, scrittori, danzatori e coreografi, per scambiarsi idee e collaborare a nuove opere[…] Appena avrò sufficienti risorse finanziarie, comincerò la mia impresa che chiamerò Les Soirées aux Îles des Galliés».

La Fondazione è stata istituita nel 1995 da Lorena Coppola e Theodor Massine, con la volontà di realizzare il sogno incompiuto del grande Léonide e nel 1998, per speciale concessione della  Ballet Monde A.G., la danza è tornata per la prima volta a Li Galli, esattamente con Les Soirées aux Îles des Galliés, per ricordare in musica e in danza il grande coreografo e danzatore russo con uno spettacolo di grande suggestione svoltosi nella sala da ballo nella torre che era stata il luogo di lavoro e di ispirazione di ogni giorno sia per Massine che per Nureyev dopo di lui.

Lo straordinario evento artistico, ideato ed organizzato da Lorena Coppola in qualità di direttore artistico, e presentato dal Maestro Alberto Testa, concludeva il più ampio progetto Omaggio a Léonide Massine, realizzato nell’ambito del Programma Kaléidoscope patrocinato dalla Commissione Europea, in collaborazione con Marc Renouard, l’Het Nationale Ballet, il Centre Culturel Mairie de Biot e il Teatro dell’Opera di Nizza.

Les Soirées aux Îles des Galliés ebbe dunque la sua prima rappresentazione il 10 luglio 1998, secondo il seguente programma: 

Massine in musica

Concerto per pianoforte e violino

Esecuzione di estratti da:

I. Stravinsky, Introduzione e Serenata dalla “Suite Italienne” (Pulcinella)

M. de Falla,     “Danse du Meunier” (Le Tricorne)

E. Satie, “Ragtime” (Parade)

L.v. Beethoven, Settima Sinfonia in La Maggiore, Op. 92 – Allegretto (Septième Symphopnie)

I. Stravinsky, “Danza Russa” – “Valzer del Moro e della Ballerina” (Petrûska)

J. Brahms, IV Sinfonia in Mi minore, Op. 98 – II Movimento (Choreartium)

N. Rimsky – Korsakov, “La Storia del Principe Kalender” (Shéhérazade)

I. Stravinsky, “Dances of the Young Girls” (Le Sacre du Printemps)

Musicisti:

Duo Miroirs (Alessandra Aina e Mario Coppola), pianoforte a quattro mani

Francesco D’Ovidio, pianoforte

Fabio Sperandio, violino

Omaggio danzato

Estratti dal repertorio coreografico di Massine:

Les Présages

pas de deux

V Sinfonia di Ciaikovski in Mi minore, Op. 64

II Movimento – Andante Cantabile

Interpreti: Sofiane Sylve (Het Nationale Ballet) e Stéphane Fournial (étoile internazionale)

Coreografia di Léonide Massine (ricostruita da Tatiana Leskova)

Costumi di André Masson

Parade

pas de deux

Les Acrobates

Interpreti: Charlotte Chapellier (Het Nationale Ballet) e Nicholas Khan (Ballet National du Canada)

Coreografia di Léonide Massine (ricostruita da Susanna della Pietra ed Enrico Sportiello)

Musiche di Erik Satie

Costumi di Pablo Ricasso

Lorena Coppola

Foto: Paolo Bonciani e Archivio Fondazione Léonide Massine

© Fondazione Léonide Massine

Il materiale e le foto contenute nel seguente articolo sono protetti dalle leggi di copyright e tutelati dalla Fondazione Léonide Massine e dal Massine Estate. Non ne è pertanto consentita alcuna riproduzione, totale o parziale.

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