Balletto-pantomima in tre atti e sei scene, vide la sua prima rappresentazione (titolo originale “Marco Spada ou La fille du bandit”) a firma di Joseph Mazillier sulla musica di Daniel-François-Esprit Auber (libretto di Eugène Scribe) presso l’Academie Royale de Danse et Musique (attualmente Opéra di Parigi), il 1° aprile 1857 con interpreti Carolina Rosati, Amalia Ferraris, Lucien Petipa, Domenico Segarelli, Louis Mérante, Eugène Coralli.
La storia ruota intorno alla figura del conte Federici. Egli – pur essendo fidanzato promesso alla marchesa Sampietri, nipote del governatore di Roma – ama Angela senza sapere che lei è la figlia del bandito Marco Spada. A sua volta la marchesina è amata da Pepinelli, capitano dei dragoni. Al termine di un combattimento fra i dragoni e i banditi, il morente Marco Spada dichiara che Angela non è sua figlia. A questo punto non vi è più alcun ostacolo al matrimonio con il conte Federici e Pepinelli può sposare la sua amata marchesa. Malgrado la sua trama divertente, fresca e gioiosa la coreografia complessa e l’alto livello tecnico richiesto sia ai solisti che al corpo di ballo determinarono la sua scomparsa dal repertorio occidentale per più di un secolo.
Nel 1981 Pierre Lacotte realizzò una ricostruzione del balletto per Rudolf Nureyev (Marco Spada) che vi apparve all’Opera di Roma. Alla première presero parte anche le étoile dell’Opéra di Parigi Ghislaine Thesmar (Angela) e Michaël Denard (Federici) con Francesca Zumbo (marchesa Smapietri) e Alfredo Rainò (Pepinelli). Mentre nel 1984 si ricordano nei ruoli principali l’étoile Diana Ferrara in coppia con Raffaele Paganini.
Pierre Lacotte ha creato poi una nuova versione del balletto per il Teatro Bolshoi. Questa particolare produzione si distingueva dalla versione creata per Rudolf Nureyev per un numero maggiore di personaggi, e anche per i cambiamenti nella coreografia dei ruoli principali. Il Bolshoi lo ha inserito nel suo repertorio nel 2014. La prima ha avuto luogo l’8 novembre 2013 al Teatro Bolshoi con protagonisti David Hallberg nei panni di Marco Spada, Evguenia Obraztsova (Angela), Olga Smirnova (Marchesa Sampietri), Semion Tchoudine (Conte Federici) e Igor Tsvirko (Conte Pepinelli). Nel 2024 è tornato in scena al teatro moscovita con interpreti Artemij Beljakov (Marco Spada), Ekaterina Krysanova (Angela), Alena Kovaléva (Marchesa Sampietri, figlia del Governatore di Roma), Dmitrij Vyskubenko (Il principe Federici, promesso sposo della marchesa, innamorato di Angela), Egor Gerashchenko (Conte Pepinelli, capitano dei dragoni), Denis Savino (Frate Borromeo, tesoriere del monastero), Nikita Elikarov (Governatore di Roma), Elizaveta Krutel’ova (La sposa), Akib Anvar (lo sposo).
Atto I – Scena 1: Riunitisi per celebrare uno sposalizio, i contadini si lamentano con il Governatore di Roma delle malefatte di un certo Marco Spada. Sebbene non lo abbiano mai visto, le voci sui furti da lui compiuti nel circondario sono un argomento di conversazione molto sentito tra loro. Un reggimento di dragoni entra nel villaggio. Il conte Pepinelli, capitano dei dragoni, si innamora della figlia del Governatore, la marchesa Sampietri. Ma, ahimé, quest’ultima è promessa sposa del principe Federico… Approfittando della situazione, Marco Spada, in incognito, svuota le tasche degli astanti. Costernazione generale! La pioggia disperde la folla. L’unica persona rimasta nella piazza è Frate Borromeo, che Marco Spada ha abilmente liberato di tutte le elemosine raccolte.
Scena 2: La marchesa, il Governatore di Roma e il conte Pepinelli, persi durante una passeggiata in montagna, non hanno idea di essersi rifugiati nella tana di Marco Spada. Angela, la figlia del bandito, ignora completamente anche le attività clandestine del padre. Credendo che non ci sia nessuno in casa, i complici di Spada riempiono rapidamente la stanza, ma poi, altrettanto rapidamente, spariscono. Pepinelli, che ha assistito a tutto questo, avverte Spada che la sua casa è stata invasa dai banditi. I dragoni prendono posizione. Le botole nel pavimento si aprono di nuovo e i quadri appesi alle pareti cambiano posizione, ma questa volta solo per rivelare agli stupefatti visitatori una tavola imbandita e giovani donne seducenti!
Atto II: Il governatore invita Marco Spada e Angela ad un ballo. Proprio nel momento in cui il principe Federico sta per chiedere a Spada la mano della figlia, si presenta frate Borromeo e si lamenta con tutti di essere stato derubato. Borromeo dice che riconoscerà il ladro. Spada decide che è ora di sparire, ma, prima che ci riesca, Borromeo lo indica. Angela distrutta dice al principe Frederici che non può essere la sua sposa. Il principe indispettito annuncia immediatamente il suo fidanzamento con la marchesa. Ora è il turno di Pepinelli di essere messo fuori gioco.
Atto III – Scena 1: Pepinelli decide di dichiarare il suo amore alla marchesa per l’ennesima volta ma quest’ultima, avendo già preso la sua decisione, gli viene incontro in abito da sposa. All’improvviso i banditi si presentano da tutte le direzioni e rapiscono sia la marchesa che il conte.
Scena 2: Circondato dai suoi compari Marco Spada, con suo stupore, intravede Angela in abiti da bandito. Contro la sua volontà, Frate Borromeo è costretto a sposare la marchesa e Pepinelli. Si sente in lontananza il reggimento che si avvicina, i banditi decidono di rifugiarsi in una grotta, catturando Frederici e il Governatore che incontrano lungo il cammino. Ma Angela interviene e salva la vita ad entrambi. Si sentono degli spari da vicino. Marco Spada è ferito a morte. Appare barcollante. Prima di morire, fa una confessione che lascia sbalorditi i soldati: Angela, dice, non è sua figlia. Questa bugia la salva dall’arresto e lascia aperta la strada al suo matrimonio con il Principe Frederici.
Joseph Mazilier, il cui vero nome era Giulio Mazarini, nacque a Marsiglia alla fine del Settecento. Iniziò la sua carriera di ballerino a Lione e al Grand Théâtre di Bordeaux e nel 1825 debuttò al Théâtre de la Porte-St-Martin. All’interno della compagnia, che comprendeva Charles Mazurier e Jules Perrot, si distinse sia per le doti tecniche che pantomimiche, grazie alle quali Jean Coralli gli affidò diverse parti da protagonista. Entrato all’Opéra nel 1830, fu nominato primo ballerino di carattere e divenne partner delle più celebri ballerine dell’epoca, tra cui Maria Taglioni e Fanny Elssler. Nel 1839 debuttò come coreografo con “La Gipsy”. Il successo conseguito gli valse la nomina a “maître de ballet” e diede inizio alla sua attività coreografica fino al 1857, anno in cui mise in scena il suo ultimo balletto, “Marco Spada, ou La Fille du Bandit”. L’eccellente riuscita della sua carriera artistica lo portò alla nomina di “premier maître de ballet” fino al 1859 quando lasciò l’Opéra. Si esibì anche all’estero (Londra e San Pietroburgo). Nel 1867 ritornò all’Opéra per mettere in scena uno dei suoi balletti più celebri, “Le Corsaire” rivedendo gran parte della sua coreografia. Venne a mancare a Parigi nel 1868. Si distinse anche per la capacità di mettere in luce i talenti delle grandi ballerine del tempo, come Carlotta Grisi in “Paquita”, Sofia Fuoco, Carolina Rosati e Amalia Ferraris.
Per la chiusura della stagione di danza 2024-2025 la direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, Eleonora Abbagnato, ha deciso di omaggiare Pierre Lacotte portando in scena nell’ottobre 2025 il “Marco Spada”, che Lacotte aveva ben appunto ricreato nel 1981 proprio per il Costanzi di Roma. In scena Olga Smirnova dell’Het Nationale Ballet di Amsterdam, Igor’ Cvirko del Teatro Bol’šoj e Iana Salenko dello Staatballett Berlin con la partecipazione di Alessandra Amato, Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Federica Maine, Alessio Rezza, Claudio Cocino, Michele Satriano e la partecipazione degli Allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma e dell’Orchestra dell’Opera diretta da David Garforth. La coreografia è stata ripresa da Anne Salmon e Gil Isoart.
Da ricordare che prima della versione ballettistica il “Marco Spada” si vide in forma di Opéra-comique in tre atti il 21 dicembre 1852 presso la Salle Favart dell’Opéra-Comique di Parigi. Composto da 17 numeri, sei nel primo atto, cinque nel secondo e ancora sei nel terzo atto con un entráct per fornire l’accompagnamento musicale durante le pause. Auber aveva previsto otto voci per il suo lavoro, sei maschili e due femminili. I caratteri delle voci cantate erano: basso, tenore lirico, tenore buffo, baritono, soprano (in versione “chanteuse légère”) e soprano nello stile di Madame Dugazon per il personaggio della Marchesa. Louise-Rosalie Lefebvre (Berlino, 1755-Parigi, 1821) figlia di un maestro di ballo alla corte di Federico II la ragazza fece carriera come cantante d’opera, attrice di teatro e ballerina con il nome d’arte di Madame Dugazon.
Michele Olivieri
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