Segni particolari: bellissima, ambiziosa, di grande talento e dalla pelle color nocciola. Ma non solo. Misty Copeland è la seconda afroamericana ad avere ottenuto un ruolo da solista all’American Ballet Theatre. E l’unica, finora nella storia, ad essere diventata Prima Ballerina della prestigiosa istituzione nel 2015. Un simbolo, l’incarnazione di un sogno. E’ stata identificata come una delle cento donne più influenti del mondo dalla rivista TIME. Si è schierata dalla parte dei più deboli, promuovendo la danza come un’alternativa per molti giovani ruandesi in povertà. Si è battuta per la necessità di rendere il balletto classico meno snob e più inclusivo. Ed è un volto conteso dalla moda e dalla maggiori testate fashion internazionali. Seguitissima star di Instagram con un profilo quasi due milioni di follower.
Misty Copeland: dalla difficile infanzia vissuta nelle camere di un motel al riscatto sociale
Misty Copeland nasce a Kansas City, Missouri, il 10 settembre 1982, ma cresce nella comunità San Pedro di Los Angeles, California. I suoi genitori sono Sylvia DelaCerna e Doug Copeland. Suo padre è di origine tedesca e afroamericana, mentre sua madre è di origini italiane e afroamericane, adottata da genitori afroamericani. Misty è la più giovane di quattro figli dal secondo matrimonio di sua madre, un’ex cheerleader dei Kansas City Chiefs che aveva studiato danza per poi diventare assistente medica qualificata. L’adolescenza della ragazza è difficilissima. E’ segnata da continui trasferimenti, condizioni finanziarie precarie e un rapporto conflittuale con la madre. A causa della scarse possibilità Misty è costretta persino a vivere in un motel con la famiglia.
Tra i tre e i sette anni, la Copeland vive a Bellflower, in California, con sua madre e il terzo marito della donna, Harold Brown. La famiglia si trasferisce poi a San Pedro, dove alla fine Sylvia sposa il suo quarto marito, il radiologo Robert DelaCerna e dove Misty frequenta la scuola elementare Point Fermin. Quando ha sette anni Misty rimane affascinata dal film tv “Nadia”, il cui soggetto la Nadia Elena Comăneci, la più grande ginnasta del XX secolo, che diventa il suo modello aspirazionale. La Copeland non ha mai studiato danza classica o ginnastica fino alla sua adolescenza, ma in gioventù le piace coreografare salti mortali e passi di danza sulle canzoni di Mariah Carey. Seguendo le orme di sua sorella maggiore Erica, Misty diventa capitano della squadra di esercitazione di Dana. Il suo ruolo di capitano è solo una parte delle sue responsabilità.
La grazia naturale della Copeland attira l’attenzione della sua allenatrice della Dana Drill team, Elizabeth Cantine, a San Pedro
Nel 1994, la madre di Misty si separa anche dal quarto marito. Dopo aver vissuto con vari amici e fidanzati, DelaCerna si trasferisce con tutti i suoi figli in due piccole stanze al Sunset Inn a Gardena, in California. All’inizio del 1996, convince Misty Copeland a frequentare un corso di danza classica presso il suo locale Boys & Girls Club. Qui Cynthia Bradley, un’amica di Cantine, tiene una lezione di danza classica gratuita al club una volta alla settimana. Lezioni a cui Misty assiste. Bradley invita quindi la ragazza a frequentare le lezioni nella sua piccola scuola di danza, il San Pedro Dance Center. La Copeland inizia così i suoi studi di danza classica all’età di 13 anni. Decisamente tardi per un percorso come quello della ballerina classica. Ma passano solo tre mesi e Misty è già sulle punte, tre anni ancora e i premi cominciano ad arrivare. Lo studio, costoso, può procedere allora solo grazie alle borse di studio e a un’adozione che la separerà temporaneamente dalla famiglia.
Nel 1998 quando Misty ha appena 15 anni, i suoi insegnanti di balletto e sua madre ingaggiano una battaglia legale per la sua custodia. Nel frattempo la Copeland, che aveva già vinto alcuni premi, riceve svariate offerte di lavoro. La battaglia legale si conclude con la presentazione di alcune istanze per l’emancipazione di Misty e la riduzione della tutela della madre. Entrambe le parti fanno cadere le procedure legali e la Copeland si trasferisce per studiare con una nuova insegnante, membro dell’ABT.
Attualmente Misty Copeland fa parte dell’American Ballet Theatre (ABT), una delle tre compagnie di danza classica più importanti degli Stati Uniti.
Il 30 giugno 2015 diviene la prima donna afroamericana a diventare ètoile nei 75 anni di storia dell’American Ballet Theatre
Misty viene insignita del titolo più alto nella gerarchia della danza, quello di Principal Dancer (étoile) dell’ABT. E’ la prima danzatrice di colore ad aver ricevuto tale nomina presso uno dei più prestigiosi balletti americani. Parallelamente alla sua brillante carriera di ballerina, Misty diventa un personaggio pubblico. Compare sulle copertine più influenti di tutti i giornali, non ultima quella di Vanity Fair Italia della scorsa settimana, ed è contesa dalla moda. Nella nuova campagna della rinomata azienda di orologi Breitling l’etoile presta il suo volto insieme a star dal calibro di Charlize Theron e Yao Chen. Tre donne audaci, caparbie, alla moda, dei modelli veri, che ispirano e influenzano il mondo che le circonda. Misty Copeland è stata capace di infrangere tutti gli stereotipi di genere ed essere un forte esempio per chi ha un sogno in cui crede. Ha attirato l’attenzione dei media per il suo essere una ballerina “fuori gli schemi”: afroamericana e formosa, dal fisico atletico.
“La danza è stata la mia via di fuga dal brutto quartiere in cui abitavo, dalla stanza di motel in cui vivevo ammassata insieme ai miei fratelli, dal non avere neanche assicurato un pasto caldo la sera. …Quando sono arrivata a New York hanno iniziato a dirmi che non ero giusta per la danza classica. Parlavano del corpo, del peso e delle proporzioni. Ma quello che intendevano è che avevo il colore della pelle sbagliato….Quando sono sul palcoscenico, chiunque mi guardi riconosce se stesso dentro di me. Che sia uomo, donna, nero, bianco, magro, grasso, cattolico, musulmano…».
(così si descrive Misty Copeland in una recente intervista su Vanity Fair Itala).
La sua vita è raccontata in “Life in motion. Un unlikely ballerina”, con il contributo di Charisse Jones e nel docu-film “A ballerina’s tale”, a cura di Nelson George. Inoltre è il volto della campagna virale di Under Armour, “I will what I want”, cliccatissima nel web.
Elena Parmegiani
www.giornaledelladanza.com