Il termine ‘vecchio’ è un fenomeno culturale che non tiene conto di numerose altre varianti, come lo stile di vita e le condizioni di salute. L’età, infatti, funziona come un marcatore sociale che definisce quando una persona è o diventa troppo anziana per continuare a svolgere determinate attività. Questo preconcetto affligge anche la danza. Molti danzatori (professionisti e amatori) non più giovanissimi ricevono domande e commenti del tipo, ‘Balli alla tua età?’. ‘Le tue anche funzionano ancora?’ ‘Iscriverti a un corso di danza a quarant’anni è ridicolo’. Il presupposto culturale sembra essere che, quando l’età comincia a limitare le prestazioni, i ballerini dovrebbero ‘appendere le scarpette al chiodo’. A causa di questa ‘ignoranza’, non solo i danzatori sono privati di una carriera o della gioia di ballare, ma il pubblico stesso perde l’opportunità di seguire artisti per un periodo di tempo più lungo e di assistere all’evoluzione del corpo che testimonia il naturale processo di invecchiamento attraverso il linguaggio della danza. Inoltre, il pubblico di età superiore ai 40 anni difficilmente si identifica con i giovani corpi in scena, il che a sua volta rafforza lo scollamento culturale tra ‘anziani’ e danza. Vivendo all’interno di tali concezioni statiche, non ...
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Danza, limiti e motivazione: la resilienza del danzatore
La parola ‘limite’ richiama immediatamente l’idea di un punto di arrivo oltre il quale è impossibile andare. Nessun danzatore conosce con assoluta certezza il proprio limite nella danza come in ogni altro aspetto della sua esistenza, motivo per cui tende a spingersi sempre un pochino oltre, alla continua e strenua ricerca di tale limite. Nei ballerini è quasi una necessità, ma in generale, rinunciare alla ricerca significherebbe perdere quella curiosità che da milioni di anni ci spinge a migliorare e a progredire come specie. Nella danza, oltre a una buona preparazione fisica è dunque indispensabile un’attitudine mentale, il cosiddetto pensiero positivo. Quando accade qualcosa di spiacevole a lezione o sul palco, quando si sbaglia un passo o si incorre in un infortunio, non bisogna mai lasciarsi abbattere. Al contrario, bisogna far tesoro di quell’esperienza per il futuro, controllare la paura e trasformare l’errore in una potenzialità di miglioramento. Un danzatore ottimista sviluppa una corretta valutazione delle proprie abilità e potenzialità, che a sua volta influenzano positivamente l’autostima, elemento assolutamente motivante. Dunque, la motivazione è la discriminante che permette di conoscere, testare e superare i propri limiti, ma da dove origina? Il danzatore lo sperimenta e impara da subito: la motivazione ...
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