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Tre straordinari coreografi del Novecento al Teatro San Carlo di Napoli

Tre straordinari coreografi del Novecento per ripercorrere, in una soirée, un secolo di danza: al Teatro di San Carlo è in scena un trittico dedicato a Serge Lifar, Roland Petit e William Forsythe. Impegnati Étoiles, Solisti e Corpo di Ballo del Lirico di Napoli, la cui direzione è affidata a Clotilde Vayer.

Il sipario si è alzato ieri domenica 2 marzo, alle ore 17:00, con repliche fino a giovedì 6 marzo.

Il programma guida il pubblico in un viaggio che ripercorre l’evoluzione del linguaggio coreutico nel Novecento: si apre con Suite en blanc di Serge Lifar per proseguire con L’Arlésienne di Roland Petit. La soirée chiude con In the Middle, Somewhat Elevated di William Forsythe. L’esecuzione avverrà su musica registrata.

Serge Lifar viene omaggiato con il suo più vivo esempio di pura danza: Suite en Blanc, creata nel 1943, è una celebrazione del neoclassicismo in cui la purezza delle linee e l’eleganza accademica esaltano la tradizione francese attraverso una coreografia astratta sulla musica che Édouard Lalo compone per il balletto Namouna. Riprende la coreografia Charles Jude. Scene e costumi sono di Maurice Moulène.

Il genio di Roland Petit rivive attraverso una delle sue opere più struggenti, L’Arlésienne, ideata nel 1974, la cui coreografia è ripresa da Luigi Bonino. Le scene di René Allio si uniscono ai costumi di Christine Laurent. Le luci sono di Jean-Michel Desiré. È il dramma di un amore che converge drammaticamente verso la morte: Frédéri e Vivette sono i protagonisti dell’omonima piéce nata dalla penna di Alphonse Daudet e per cui Geoges Bizet realizza le musiche di scena. Incombe sui due promessi sposi il ricordo di una donna di Arles che Frédéri amò in passato: la sua ombra, sempre più cupa, offusca e logora la mente del giovane fino a condurlo al suicidio.

Con In the Middle, Somewhat Elevated, creato nel 1987 su commissione di Rudolf Nureyev per l’Opéra di Parigi, William Forsythe spinge i limiti del linguaggio classico con dinamiche estreme, scomposizioni del movimento e un uso innovativo dello spazio, amplificato dalla colonna sonora elettronica di Thom Willems. Kathryn Bennetts riprende la coreografia di quest’opera iconica del balletto contemporaneo.

Sara Zuccari

Foto di Luciano Romano

www.giornaledelladanza.com

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