Fabio Crestale nasce a Desenzano del Garda. Intraprende i suoi studi di danza in Italia per poi perfezionarsi presso l’Alvin Ailey Dance Center di New York, il Columbus di Zurigo, il Laban Center di Londra e il CND di Parigi, città che sceglie come sua sede artistica. Collabora con diverse compagnie: la Compagnia Baroque, la Compagnia Ekodanceproject di Pompea Santoro, l’Opéra de Paris, tra le altre. Vincitore di molti concorsi internazionali, alla carriera di danzatore affianca quella di coreografo, raccogliendo grande approvazione con le sue creazioni. Nel 2011 fonda, a Parigi, la sua Compagnia “IFunamboli”, che quest’anno celebra i suoi primi dieci anni di attività.
L’11 aprile 2021 la Compagnia “IFunamboli” compie dieci anni, un grande traguardo. Da Direttore può dirsi orgoglioso di questa realtà, quali sono i sentimenti che accompagnano questa data così importante?
Sono emozionato e ovviamente orgoglioso, perché dieci anni sono tanti, ma sono anche dispiaciuto che questa ricorrenza cada proprio in questo periodo, poiché per l’occasione, avevo pianificato due importanti eventi per festeggiare questo “compleanno”: una coreografia per la conferenza TedX Chambord dal titolo Le Plaisir des Trois, che avrebbe dovuto essere rappresentata il 3 aprile 2021, e una nuova creazione, Uirapurú, Légende de La Canopée, in collaborazione con l’Orchestra PasDeLoup, in programma per l’11 aprile 2021 presso l’Auditorium La Philharmonie de Paris. Era inoltre prevista un’ulteriore soirée di anniversario con lo spettacolo Petites Pièces, il cui programma è composto da diverse “petites pièces” appunto, che offrono una panoramica dei vari stili della compagnia “IFunamboli”, con la partecipazione di artisti dell’Opéra National de Paris. A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia COVID-19, non si potrà, purtroppo, festeggiare e questa cosa mi rende triste, però spero che al più presto potremo riprendere gli spettacoli dal vivo recuperando tutto il tempo perduto.
Le tappe salienti della storia della Compagnia in questi dieci anni?
La Compagnia in dieci anni ha sviluppato molteplici progetti, realizzato numerosi spettacoli e collaborato con numerosi musicisti e danzatori dell’Opéra National de Paris. Tra le creazioni principali: Al Muro (2011); Petites Pièces (2014); La Procréation du Printemps (2016); Vivantes (2018); DeHomine (2019). Tra i danzatori che vi hanno collaborato: Florian Magnenet, primo ballerino dell’Opéra de Paris; Alessio Carbone, primo ballerino dell’Opéra de Paris; Juliette Hilaire, Claire Gandolfi, Sofia Rosolini e Chloé Reveillon dell’Opéra de Paris; Arnaud Baldaquin e Cyril De La Barre della Compagnia Roland Petit; Roberto Forleo del Béjart Ballet; Pedro Lozano Gomez, del Ballet Royal de Flandres; Elsa Godard del Royal Ballet di Londra; Lucille Moulin; Brian Caillet; Pauline Richard; Geoffrey Ploquin; Andrea Apadula. Tra i musicisti: Arnaud Nuvolone, primo violino dell’Opéra de Paris e Andrea Turra, pianista e Maestro del coro dell’Opéra de Paris. Assistente alla coreografia: Rafael Molina. Sono stati anni di grande crescita, c’è stato un lavoro immenso e sono molto contento dello sviluppo della compagnia e delle persone che vi hanno collaborato.
Tornando un po’ indietro nel tempo, come e quando nasce l’idea di istituire una Compagnia e perché in Francia?
Io mi sono trasferito definitivamente a Parigi nel 2005, ma già da prima venivo spesso in Francia per lavoro come danzatore. Nel 2011 ho deciso di istituire una mia compagnia. Il progetto è nato un po’ per scherzo, nel senso che da tempo avevo il desiderio di coreografare qualcosa di particolare e insieme a un mio collega, solista di Montecarlo, ho tirato fuori delle idee che hanno dato vita alla creazione Al muro, un passo due che comincia proprio contro un muro da cui si sviluppa tutta l’azione scenica. Da quel momento ho scoperto che mi piaceva anche coreografare, oltre che danzare, e ho iniziato questo nuovo percorso che poi ha portato all’istituzione della compagnia “IFunamboli”, che non è una compagnia stabile, nel senso che i danzatori non sono scritturati per 365 giorni l’anno ma lavorano a progetto e, poiché i progetti sono tanti, si è creata una grande continuità nella produzione artistica. Il numero di danzatori varia a seconda delle creazioni.
Le caratteristiche che contraddistinguono la Compagnia?
La versatilità soprattutto. È una compagnia che non è definita su un solo “stampo”, ma spazia enormemente tra i vari registri stilistici, i danzatori che ne fanno parte possono danzare sia sulle punte che con le scarpe da ginnastica. A me piace tantissimo variare, amo esplorare, e ho dato alla compagnia un’impronta camaleontica che ci permette di adattarci a diversi contesti e situazioni.
Quali sono state le principali difficoltà incontrate lungo il percorso?
In Francia non ho incontrato nessuna difficoltà nello sviluppare i miei progetti. In tanti hanno creduto in me, ho potuto svolgere molte residenze artistiche e questo mi ha permesso di creare, poi ho trovato dei danzatori molto bravi, ho potuto portare i miei lavori in molti Festival e programmazioni, dunque posso affermare di non aver trovato ostacoli sul mio cammino artistico.
E quali le soddisfazioni più grandi?
Innanzitutto, essere arrivato a 45 anni ed aver realizzato una mia compagnia che adesso compie dieci anni, che possono essere pochi o tanti, ma ritengo sia già un traguardo molto importante. Poi, tra le gratificazioni più grandi, aver ricevuto il Primo Premio Residenza di Creazione Conseil Régional de Bourgogne et Franche Comté & Synodales nel 2018, un riconoscimento molto importante, soprattutto come italiano all’estero.
La Sua esperienza all’Opéra de Paris?
Quando ho fatto la mia audizione all’Opéra de Paris per me è stato come entrare nel tempio della danza. Adesso sono nel Corpo di Ballo delle Opere Liriche dell’Opéra National de Paris, dove invitano coreografi molto famosi. Di recente Anne Marie Keersmaeker ha firmato una sua creazione per un’opera di Mozart. Ho interpretato tantissimi ruoli molto belli e per me è stata un’esperienza a 360˚, davvero unica. L’Opéra de Paris è il tempio d’oro della danza, già solo l’architettura ti rapisce, è un teatro che ha una storia incredibile nel quale si sono esibiti i più grandi artisti.
Qualche volta ha nostalgia dell’Italia?
Sì, ho nostalgia del mio Paese, a cui sono molto legato affettivamente. Mi piace molto venire in Italia, dove ho la mia famiglia, però sul piano artistico posso dire di essere ormai naturalizzato francese.
La Compagnia come sta affrontando le difficoltà di questo particolare momento dovuto alla pandemia?
I danzatori capiscono benissimo la situazione in cui siamo un po’ tutti, ma non abbiamo smesso di lavorare, anche se non abbiamo spettacoli dal vivo al momento, perché comunque abbiamo voglia di continuare a creare. La Francia ci offre la possibilità di farlo, perché possiamo comunque andare in sala, ci teniamo allenati e creiamo, però devo dire che è molto demotivante per me come coreografo mettermi in sala e non avere certezze, non sapere quando ritorneremo in teatro, ma cerco in ogni caso di tenere alta la motivazione dei danzatori, nella prospettiva di poter tornare al più presto in scena. Abbiamo tanti progetti da riprendere, tutte le date spostate dell’anniversario della compagnia e molti altri spettacoli e progetti.
Secondo Lei in che direzione va la Danza?
Io penso che la Danza avrà un grande cambiamento, soprattutto dopo tutto ciò che è accaduto in quest’ultimo anno, perché questa pandemia ha cambiato radicalmente molte cose e altre ancora ne cambieranno, soprattutto sul piano delle relazioni umane. Credo che non ci sarà più il contatto che avevamo prima e tutto sarà un po’ più distaccato, la danza ne risentirà, nel senso che è già entrata in una dimensione più robotica e questo andrà sicuramente a discapito della parte artistica.
In molti, durante le fasi di lockdown, hanno provato a sopravvivere artisticamente attraverso le vare piattaforme digitali a disposizione, Lei cosa ne pensa di questa modalità di creazione online?
A me personalmente non piace questa forma di creatività, però col fatto che non si può andare in teatro è importante, comunque, per gli artisti continuare a creare. Un artista in scena vuole il pubblico, l’applauso, cosa che non può avvenire davanti a uno schermo piatto, dove tutto diventa senza anima. Già guardando il video di uno spettacolo si perde tantissimo, per l’insegnamento poi reputo la forma virtuale qualcosa di cui non abbiamo bisogno e che crea solo ancor più confusione, soprattutto nei giovani.
Qual è il Suo messaggio per i giovani danzatori?
Di non demordere e di approfittare di questo tempo in cui non possono andare in sala per approfondire le loro conoscenze della danza, studiando Storia della Danza, guardando video. In rete vi è un’infinità di video di spettacoli, di opere di grandi coreografi, si può spaziare dal classico al neoclassico e al contemporaneo. È molto importante arricchirsi culturalmente in questo senso. Accade molto spesso che i danzatori si trovano ad interpretare ruoli e balletti di cui non conoscono nulla, approfondire la conoscenza è la strada giusta per giungere alla maturità artistica. Credo, tuttavia, che sia molto importante anche il ruolo degli insegnanti, non bisogna limitarsi a fare della mera pedagogia, ma cercare di trasmettere i valori.
Lorena Coppola
Photo Credits: Jason-Ashwood – Cositore Photographer – Philippe Escalier
Tommaso Giuntini – Paolo Provenzano – Alessandro Sambuchi – Mario Sguotti