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Giordano Orchi: “Per me ballare non è un sfogo, è la mia identità”

 

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Nato in Brasile nel 1989, Giordano Orchi scopre la sua passione per la danza a soli tre anni, dall’età di 9 comincia ad avvicinarsi all’arte e allo spettacolo partecipando a diverse produzioni teatrali e televisive, lavorando sia in Italia che all’estero, ricevendo molteplici riconoscimenti e premi. Attualmente è in tournée con il nuovo spettacolo Siddharta The Musical.

Ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo in età molto giovane, cosa ti ha spinto a cercare di trovare un tuo spazio in questo mondo?

I miei genitori mi vedevano ballare continuamente davanti alla televisione perciò decisero di accompagnarmi a dei corsi di danza cosicché io potessi sviluppare e coltivare questo mio bisogno di ballare nel luogo più adatto per poterlo fare: la sala di danza.

A quale modello di danzatore ti sei ispirato quando ti sei avvicinato alla danza?Chi è stato l’insegnante che ha segnato maggiormente la tua formazione?

In realtà non avevo qualcuno in particolare a cui mi ispiravo, i miei genitori mi avevano comprato vari dvd di Nureyev quindi la prima influenza è stata la sua figura e la danza classica. Dopo aver girato diverse scuole e accademie avevo capito che alla danza classica preferivo però quella moderna e prima di cominciare a studiare in giro per l’Italia e all’estero, ancora minorenne, iniziai a studiare con Cristina Belletti. Lei ha un trascorso come ballerina televisiva; negli anni in cui ho frequentato le sue lezioni mi ha trasmesso la sua energia e mi ha dato una forte impronta tecnica ed espressiva. È stata lei a “lanciarmi per il dovunque” e tutt’ora svolge un ruolo importante incoraggiandomi e sostenendomi.

Nel 2006 hai vinto una borsa di studio per l’ Ajkun Ballet Theatre, compagnia americana con la quale hai avuto possibilità di studiare e partecipare a diversi spettacoli: come racconteresti la tua esperienza?

L’ho vissuta come il grande viaggio all’estero: era la prima volta che volavo oltreoceano.

Il training con la compagnia durò un mese e mezzo e prevedeva molte lezioni di danza classica e contemporanea. Durante la permanenza allestimmo una versione neoclassica di Romeo e Giulietta e fu davvero una bella esperienza, soprattutto la preparazione dello spettacolo durante la quale ho avuto modo di approcciare ad altre discipline come la scherma.

Qual è stato il momento più significativo del tuo percorso formativo?

Ad essere onesto, ritengo che il momento più significativo sia quello che sto vivendo adesso poiché ho una maggiore consapevolezza e confidenza con me stesso.

Attraverso il web e viaggiando ho modo di vedere altre realtà, altri coreografi e compagnie alle quali attualmente mi ispiro come Sonya Tayeh, Gina Starbuck, Allison Holker, Kibbutz Dance Company e Netherlands Dance Theatre.

E questa consapevolezza e curiosità mi spingono sempre di più a sperimentare, studiare e creare.

Trovi che ci siano strutture adeguate per la formazione tecnica ed artistica di un aspirante ballerino? Pensi che i giovani danzatori siano sufficientemente motivati e stimolati?

Trovo che sia fondamentale, innanzitutto, la predisposizione e la motivazione del ballerino, dalla sua voglia di investire per il suo studio, alla frequenza e costanza con le quali si presenta alle lezioni.

Abbiamo diverse strutture con formazione classica e contemporanea ma ritengo che in alcune accademie andrebbero smantellate delle gerarchie per dar spazio ai giovani e alle loro idee.

Credo che nei giovani ci siano tanti stimoli e motivazione, il problema deriva più dal fatto che esistano pochi sbocchi e possibilità di concretizzare quello che desiderano fare.

Tra le varie esperienze teatrali e televisive alle quali hai partecipato, qual è stato il ruolo in cui hai trovato maggiori difficoltà ad impersonare? Quello che ti ha stimolato di più?

Per quanto riguarda la televisione è stato partecipare nel corpo di ballo coreografato da Bill Goodson nella trasmissione “È nata una stella gemella”, era la prima volta che danzavo in un corpo di ballo televisivo.

Uno dei ruoli in cui mi sono trovato in maggiore difficoltà è stato quello di Tyrone, nel musical Fame. Non mi rispecchiavo nelle caratteristiche del personaggio: ero l’esatto opposto. Questo è stato però anche un incentivo e uno stimolo in più a studiare e impegnarmi a sentirlo più vicino.

Quello che mi ha stimolato maggiormente e con il quale ho avuto maggior empatia  è stato Erode in Jesus Christ Superstar; per me fu una vera sorpresa avere l’occasione di interpretarlo in quanto non mi sono mai presentato alle audizioni per il ruolo; svolsi un forte lavoro dietro a questo personaggio, sia vocale che interpretativo.

Attualmente sei in tour con lo spettacolo Siddharta The Musical, come descrivi questa esperienza, pensi che in questo particolare periodo storico possa innestare pensieri propositivi e di speranza?

Siddharta è una produzione totalmente italiana ed è il musical più evocativo che io abbia mai fatto, è stato davvero interessante partecipare alla costruzione e all’allestimento della rappresentazione. Attraverso questo musical ho avuto modo di conoscere tante sfaccettature del buddismo e devo ammettere che, ogni volta che entravo in scena, percepivo una forte emozione, una sensazione molto viscerale.

In questo periodo storico andare a Teatro è, più che mai, un lusso:come pensi si possa risolvere questa difficoltà? Quali sono le migliorie che apporteresti, in veste di giovane danzatore, per diffondere la cultura artistica nel nostro Paese?

Trovo che sia necessario trovare un metodo che permetta al Paese di risollevarsi presto dalla depressione e dalla crisi; se andremo avanti di questo passo sarà solo l’esasperazione comune che spingerà tutti a lottare davvero per stravolgere questa condizione .

L’arte è un mezzo molto forte per la comunicazione  nella società dovremmo trovare la via giusta per imporre le nostre idee, smantellando anche in questo contesto i vertici che ormai devono lasciar spazio e la “poltrona” a nuove menti; penso che per ampliare le possibilità di rendere più avvicinabile il Teatro siano necessari maggior fondi e metodi di diffusione dello spettacolo nel Paese.

Quale ritieni sia il ponte di collegamento necessario per annullare il divario artistico tra Italia ed estero?

Credo che il divario derivi dalla differenza di culture e tradizioni, ma questo può essere un’importante fonte di scambio per entrambi. Stanno nascendo vari punti d’incontro tra l’Italia e l’estero e penso che sia fondamentale imparare a vedere questa distanza non in quanto divario ma più come ponte di scambio.

Sei un ballerino versatile a cui piace lasciarsi ispirare dai grandi nomi della Danza sia per danzare che per coreografare,qual è la forza motrice che ispira il tuo modo di coreografare?

Il quotidiano. Sono sempre molto attivo e creativo, sia consapevolmente che inconsciamente, per me ballare non è uno sfogo: è la mia identità, come dico sempre: “è il mio magnitudo massimo”.

Ed infine, cosa non dovrà mai mancare nella tua vita di danzatore e futuro coreografo?

Ho sicuramente molte ambizioni ed aspirazioni sia come danzatore che come coreografo, mi godo e vivo pienamente il presente. Per me è sempre un po’ tutto in evoluzione, cerco di non guardare troppo nel futuro e di mantenere la mia voglia di sperimentare e di conoscere.

Antonietta Mazzei

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