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Have No Fear è la prima edizione della rassegna del Teatro Fraschini

Have No Fear è la prima edizione della rassegna del Teatro Fraschini dedicata ai nuovi percorsi contemporanei: otto “azioni artistiche” tra danza e performance, dal 4 al 19 settembre in diverse location della città di Pavia, con alcuni dei nomi più importanti delle arti performative internazionali: Romeo Castellucci, Marco D’Agostin e Alessandro Sciarroni.

PAVIA – 30 luglio 2021 _ Fondazione Teatro Fraschini porta a Pavia un inedito percorso dedicato alle arti performative, dal titolo Have No Fear: dal 4 al 19 settembre 2021, al Teatro Fraschini ma anche in Cupola Arnaboldi e in Università, si terranno otto “azioni artistiche” a firma di grandi nomi del panorama nazionale ed internazionale, con la prestigiosa partecipazione per la prima volta a Pavia di Romeo Castellucci, il “profeta” secondo Le Monde. Da almeno vent’anni la sua presenza nella scena europea è dirompente, e il suo teatro è un termine di confronto per capire in che direzione stanno andando le nuove poetiche. A lui l’Università di Pavia conferirà la Medaglia Teresiana. Gli altri due focus saranno per Marco D’Agostin, premio Ubu nel 2018 come miglior performer under 35 e Alessandro Sciarroni, Leone D’oro alla carriera alla Biennale Danza 2019.

La nuova rassegna, inserita in La città come palcoscenico, manifestazione promossa dal Comune di Pavia nell’estate 2021, propone al pubblico un’incursione nei nuovi linguaggi della danza e del teatro contemporaneo, che allinea il palco del Teatro Fraschini ai palcoscenici di tutta Europa: “Avremo l’occasione di fare un percorso di scoperta, e farci coinvolgere dalla ricerca espressiva di tre artisti contemporanei – spiega Francesca Bertoglio, Direttore generale e artistico del Teatro Fraschini – Have No Fear è l’inizio di un progetto che intende creare spazio nella programmazione culturale della città alle espressioni contemporanee delle performing arts, dove teatro è esperienza immersiva, e dove l’artista sperimenta forme contemporanee di connessione con lo spettatore. In una città culla della ricerca e del sapere come Pavia non possiamo che accogliere l’approdo di nuove forme artistiche che vivono spazi non convenzionali, e ci trasportano in esperienze totalizzanti capaci di toccarci nel profondo dell’anima anche per vie irrazionali”.

Si comincia sabato 4 settembre alle 21 al Teatro Fraschini con First Love, performance dell’artista Marco D’Agostin. Un risarcimento messo in busta e indirizzato al primo amore. È la storia di un ragazzino degli anni ’90 al quale non piaceva il calcio ma lo sci di fondo – e la danza. Una radiocronaca della leggendaria impresa olimpica nel 2002 di Stefania Belmondo, campionessa dello sci di fondo a Salt Lake City in cui l’artista in modo sorprendente, dolcissimo e intimo, fluttua voce e corpo nel far riemergere il ricordo a reale, appassionata, rievocazione.

Si prosegue con l’artista Alessandro Sciarroni. Save the last dance for me è un progetto artistico di Sciarroni che lavora assieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini sui passi di un ballo bolognese chiamato Polka Chinata. Si tratta di una danza di corteggiamento eseguita in origine da soli uomini e risalente ai primi del ‘900: fisicamente impegnativo, quasi acrobatico, prevede che i danzatori abbracciati l’un l’altro, girino vorticosamente mentre si piegano sulle ginocchia quasi fino a terra. La performance si svolgerà lunedì 13 settembre alle 18.30 e alle 20.00 nella splendida hall dell’Arnaboldi Palace, mentre il giorno prima, domenica 12 alle 18 nel ridotto del Teatro Fraschini, sarà possibile partecipare ad uno workshop gratuito che è parte integrante del progetto di recupero di questo ballo tradizionale.

Alessandro Sciarroni sarà poi interprete solista martedì 14 settembre alle 18.30 in Cupola Arnaboldi, di Don’t be frightened of turning the page: l’azione è uno studio sul concetto di “turning”, progetto di ricerca dell’artista, che si origina dall’osservazione dei fenomeni migratori di alcuni animali che al termine della loro vita tornano a riprodursi e a morire nel luogo dove sono nati. Il termine inglese viene tradotto e rappresentato in scena in maniera letterale, attraverso l’azione del corpo che ruota intorno al proprio asse e che si sviluppa in un viaggio psicofisico emozionale, in una danza di durata, nella stessa maniera in cui turning significa anche evolvere, cambiare.

Il giorno successivo, mercoledì 15 alle 21.00 salendo pubblico e artista insieme sullo spazio palcoscenico del Teatro Fraschini, si potrà assistere a una seconda versione del progetto “turning”: Chroma, performance contestualizzata nello spazio scenico con la creazione delle luci di Rocco Giansante dove l’incontro tra la luce e il corpo che gira, genera ombre e tonalità. Per lo sguardo dello spettatore, un caleidoscopio cromatico si trasforma in mandala: cerchio, meditazione, cosmo. Come in uno spazio sacro.

 

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