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Lorca Massine: “Il Sindaco mi voleva a Positano ma qualcun altro non mi ha voluto”

Abbiamo incontrato Lorca Massine, figlio del celebre coreografo Léonide a cui è intitolato il prestigioso Premio Positano per l’Arte della Danza, il quale ci ha raccontato il proprio dispiacere per essere stato escluso senza una reale motivazione dall’organizzazione della nuova edizione del Premio.

Maestro ci racconta cosa è accaduto?

Tre  mesi fa il Sindaco di Positano mi ha contattato chiedendomi di presentare un programma per il premio Positano che porta il nome di mio padre. Accolsi questa idea con l’entusiasmo di far rivivere il già  prestigioso Premio Positano per l’Arte della Danza voluto 40 anni fa dal Maestro Alberto Testa.

Ha quindi iniziato a lavorare ad un progetto?

Esattamente. Il programma da me proposto, considerando il breve tempo a disposizione che avevo avuto per la realizzazione, consisteva nel fare interpretare degli estratti delle più celebri coreografie di mio padre alle stelle del Bolshoi e del Kirov con le quali collaboro. Ho deciso di intraprendere questa iniziativa in quanto durante tutta la sua vita il più grande desiderio di mio padre è stato quello di rappresentare le sue coreografie in Russia, cosa che però non gli riuscì. Questo suo sogno, dunque, sarebbe stato finalmente esaudito portando la sua grande anima russa a Positano.

Indubbiamente un progetto ambizioso

In chiusura proponevo di fare interpretare da questi stessi  artisti il mio più famoso balletto Zorba il greco, come tributo celebrativo al Mediterraneo.  Avevo anche proposto di far venire i media per assistere alle prove di preparazione che avrebbero  dovuto svolgersi sull’Isola Li Galli. Volevo inoltre dedicare una serata alla prosa con la partecipazione di mio figlio Aliosha Massine, lui stesso giovane scrittore, attore e regista che attualmente dedica parte del suo tempo presso  il Teatro Valle di Roma in compagnia dei grandi del teatro per sostenere il rispetto dovuto a questa prestigiosa struttura.

Ha pensato dunque di omaggiare suo padre, Léonide Massine, unendo l’arte della danza a quella della recitazione?

Questa serata dedicata a mio padre, che iniziò la sua carriera come attore avrebbe  ampliato, il tributo a Massine e l’importanza del Premio integrando varie forme di teatro: uniti padre, figlio e nipote in un avvenimento prestigioso come dovrebbe ancora essere quello di Positano con  tutte le sue belle anime di un glorioso passato creativo. Di tutto ciò però non se ne farà niente.

Non se ne farà niente?

Sono rimasto più che sorpreso nell’apprendere che il premio che porta il nome di mio padre, di cui sono figlio d’arte e discepolo, abbia luogo senza che io possa parteciparvi in modo creativo.

Come mai questo cambio di programma?

Non ne ho idea. Non conosco il meccanismo interno di questa vicenda. So solo che il Sindaco di Positano era molto entusiasta del mio progetto ed avrebbe voluto realizzarlo, ma evidentemente qualcun altro non è stato d’accordo. Non credo che le motivazioni siano di origine economica, perché so che quest’anno sono stati invitati personaggi, dai danzatori ai critici, provenienti da tutto il mondo e quindi deduco che i soldi da investire li abbiano. Di sicuro mi dispiace molto non poter realizzare quello che è stato da sempre, come dicevo prima, il desiderio di mio padre.

Ha saputo che il premio avrà dopo 40 anni una nuova direzione artistica?

Sì, ne sono a conoscenza, e mi dispiace molto per Alberto Testa che per tanti anni lo ha curato con amore e dedizione. Anche riguardo a questo però non sono informato sui perché, di certo è stata una sorpresa. Io vivo molto all’estero per lavoro e, quando mi capita di tornare in Italia, mi accorgo che durante la mia assenza accadono cose un po’ strane. In effetti, essendo il Prof. Testa ancora in vita ed in ottima salute, avrebbe potuto continuare lui a gestire l’organizzazione di questo premio oppure, data la volontà di cambiare, mi sarei aspettato di essere io stesso, in quanto erede diretto di Léonide Massine, a ricevere la direzione artistica ed invece sono stato scavalcato. In Italia purtroppo le cose funzionano in modo particolare.

Alessandro Di Giacomo

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