La Fondazione Ravello in stretta sinergia con la Regione Campania e il Comune di Ravello, ricorda il 140esimo anniversario del passaggio di Richard Wagner a Ravello, evento che più di ogni altro ha segnato il destino della perla della Costiera Amalfitana, diventata poi, Città della Musica e sede del Ravello Festival, nato 68 anni orsono proprio come omaggio al genio di Lipsia.
L’evento, ideato dal Maestro Alessio Vlad, si svolgerà in una Villa Rufolo vuota, senza pubblico così come imposto dall’emergenza Covid-19 che ha così pesantemente segnato e continua a segnare, la nostra quotidianità.
Nell’evento, che diventerà un lungometraggio, saranno coinvolte due grandi artiste: Eleonora Abbagnato e Sonya Yoncheva a rappresentare ognuna simbolicamente un aspetto dell’amore tra Parsifal, il “puro folle” e Kundry. Ad Alessandro Preziosi, attore oggi tra i più amati dal grande pubblico, l’onere e l’onore di raccontare quell’amore e la visita di Wagner a Ravello.
“Wagner sapeva che quell’ultima opera che stava componendo avrebbe rappresentato il suo testamento spirituale. – spiega Alessio Vlad, autore anche del testo – Parsifal dominava i suoi pensieri da oltre un quarto di secolo, fin dalla gestazione del Lohengrin, e voleva che i significati di cui la vicenda era intrisa assurgessero a significati universali in virtù di un contrasto, ovvero nel nome di un percorso iniziatico e conoscitivo che doveva comprendere tutto il mondo occidentale considerato nel rapporto di ciò che rappresentava il suo opposto.
A Ravello – continua – trovò da un lato quell’abbandono che andava cercando per dare vita definitiva a quel secondo atto dell’opera dove Kundry metteva in pratica tutti quei sensuali adescamenti per portare a sé il “puro folle”, abbandono che solo l’atmosfera forte di colori e di profumi del Sud gli poteva dare, dall’altro, addentrandosi nei giardini di Villa Rufolo, ebbe la visione pittorica che cercava per definire la scenografia del giardino incantato in cui faceva svolgere l’azione.
La città e la Fondazione Ravello vogliono ricordare quell’avvenimento nel nome di una tradizione che da allora in un percorso mai interrotto ha fatto si che Ravello diventasse il luogo ideale dove il mondo del nord, in nome di radici comuni, incontra il sud”.