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Tornano al Piccolo gli allievi della Scuola di Ballo della Scala

Come da tradizione ormai consolidata, anche per la Stagione 2023/24 il Teatro Strehler ospita lo spettacolo istituzionale degli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, diretta da Frédéric Olivieri. Quest’anno, fra il 26 e il 28 aprile, i giovani danzatori affronteranno coreografie molto impegnative, con ben tre nuove entrate nel repertorio della Scuola tra l’astrazione di un maestro del neoclassicismo come George Balanchine, il graffio contemporaneo di un artista come William Forsythe e la narratività struggente di un grande autore italiano quale è stato Mario Pistoni.

Il programma si apre con la classica “Presentazione” concepita da Frédéric Olivieri sui frizzanti “Etudes” di Carl Czerny. Un’apertura che torna ogni anno negli spettacoli dell’Accademia per mettere in luce i diversi livelli raggiunti dagli allievi, dal 1° all’8° corso. Sul palcoscenico sfileranno tutti i 150 allievi della Scuola.

Segue “New Sleep (Duet)” di William Forsythe. È la terza volta che gli allievi della Scuola si misurano con le creazioni del grande coreografo statunitense. Dopo “The Vertiginous Thrill of Exactitude” e “In the Middle, Somewhat Elevated”, è ora la volta di un elettrizzante duetto. Un pezzo in cui la cifra decostruzionista di Forsythe emerge con tutta la sua forza grazie a movimenti off balance che sfidano l’equilibrio del corpo e ai ritmi martellanti intrisi di sonorità urbane insistenti della musica di Thom Willems. Costumi essenziali rigorosamente total black. La coreografia è stata ripresa da Noah Gelber. Kathryn Bennetts, al fianco del coreografo dal 1989 al Ballet Frankfurt e già sua partner ai tempi in cui danzavano per lo Stuttgart Ballet, è tornata a seguire gli allievi nella preparazione del pezzo dopo l’esperienza di “In the Middle, Somewhat Elevated”.

Si prosegue con “Allegro brillante” di George Balanchine, creato nel 1956 sulle note dell’incompiuto “Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra” in mi bemolle maggiore, op. 75 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il balletto, riservato ad una coppia di danzatori principali a cui si affianca un gruppo di altri otto ballerini, non ha una vera e propria idea narrativa, ma segue il ritmo vivace della partitura. La danza assume un carattere particolarmente energico e vigoroso. Come ricordava lo stesso Balanchine, “Allegro brillante” rappresenta “tutto ciò che conosco sul balletto classico, condensato in tredici minuti”. Con questo titolo si arricchisce il repertorio della Scuola scaligera che già può vantare altri capolavori di Balanchine come “Theme and Variations”, “Serenade”, “Tarantella”, “Who cares?” e, ancora una volta, a riprendere il balletto è stata chiamata Patricia Neary, straordinaria solista del New York City Ballet, direttore di grandi compagnie e ambasciatrice dello stile balanchiniano nel mondo.

Lo spettacolo termina con un estratto dal balletto “La strada” di Mario Pistoni, su musiche di Nino Rota. Nel programma di sala che accompagnava la prima esecuzione al Teatro alla Scala nel 1966, in cui Carla Fracci interpretava Gelsomina, Aldo Santambrogio Zampanò e lo stesso Pistoni il Matto, il coreografo descriveva chiaramente la grande fascinazione che aveva esercitato su di lui la possibilità di tradurre in movimenti coreografici il soggetto del film di Federico Fellini. Così scriveva: “Il tema aveva tutte le componenti che reputo ideali per uno spettacolo coreografico: la tramutabilità a balletto dei fatti, la credibilità dei personaggi, autentici, vivi ancor oggi in certe zone del sottosviluppo, la teatralità e la stimolante convivenza fra il mondo agro ma fantastico del circo con quello crudo e realistico della vita, il tutto (cosa ballettisticamente più qualificante) impregnato di poesia, di azioni e reazioni semplici e genuine. Poteva nascere un lavoro dalle caratteristiche nuove, moderne, privo dei soliti svolazzi pseudoestetici o romantici che erano serviti in genere da supporto o pretesto per troppi balletti, inevitabilmente evasivi, del passato”. Il balletto ha conosciuto nel tempo una significativa fortuna e ha visto succedersi nel ruolo di Gelsomina interpreti mirabili come Oriella Dorella e Alessandra Ferri. Il nipote del Maestro romano, Guido Pistoni, che dopo la morte dello zio ha curato in diverse occasioni la ripresa del balletto, ha seguito gli allievi dell’Accademia nella preparazione.

 

Michele Olivieri

 

Foto: Annachiara Di Stefano

www.giornaledelladanza.com

 

 

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