Il balletto in un atto e tre quadri su coreografia di Michel Fokine si avvale della musica di Nicolai Čerepnin e del libretto di Alexandre Benois. Fu ispirato dalla novella Omphale di Théophile Gautier e rappresentato in debutto il 25 novembre 1907 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, con scenografie e costumi dello stesso Alexandre Benois. Interpreti principali la leggendaria prima ballerina Anna Pavlova nel ruolo di Armide, l’altrettanto iconico Vaslav Nijinsky nella parte dello schiavo preferito di Armide e lo storico danzatore Pavel Gerdt in quello di René, visconte di Beaugency.
Fu il primo balletto presentato dalla produzione dei “Balletti Russi” di Sergej Pavlovič Djagilev il 19 maggio 1909 al pubblico di Parigi riunito al Théâtre du Châtelet, con protagonisti Vera Karalli, Mikhaïl Mordkin e Vaslav Nijinski. La serata si rivelò trionfale, composta da tre balletti: Les Danses Polovtsiennes, Le Festin e ben appunto Le Pavillon d’Armide. La parte di Armide venne anche impersonata dalla grande prima ballerina Tamara Karsavina nel 1912.
Una variazione femminile di “Le Pavillon d’Armide” è stata introdotta nel “Grand Pas” di Paquita. Il balletto è ambientato in epoca romantica e durante il regno di Luigi XIV. È da considerarsi uno dei primi balletti brevi, realizzati in un solo atto, a cui faranno seguito tante altre produzioni con questa tipologia che diedero la cifra stilistica della compagnia diretta da Diaghilev.
La trama ci parla del visconte René de Beaugency che durante una tempesta cerca riparo presso il Castello del Marquis de Fierbois. Quest’ultimo è un anziano mago che concepisce per René de Beaugency uno strano incantesimo. Il visconte trascorre la nottata in una parte del maniero chiamata “Padiglione di Armide” dove troneggia un arazzo rappresentante la strega Armide con i suoi adepti. La figurazione colpisce René il quale si addormenta e in sogno l’arazzo prende vita e Armide con i suoi seguaci inscenano una serie di danze e balli. René s’innamora all’istante di Armide e sogna di essere il suo fidanzato. Al termine delle danze, Armide offre a René come promessa d’amore la sua sciarpa. Al risveglio René con grande stupore si accorge di avere realmente con sé la sciarpa che al contempo non appare più nell’arazzo. Turbato, sviene di fronte al Marquis de Fierbois.
In particolare la Scena 1 vede l’azione svolgersi in Francia, nel XVIII secolo. Il visconte René de Beaugency viene sorpreso da una tempesta mentre si reca a trovare la sua fidanzata. Trova rifugio nella residenza di caccia di un misterioso castello di proprietà del marchese de Fierbois, che è anche un mago. Da un magnifico arazzo dei Gobelins raffigurante Armide (la maga della Gerusalemme Liberata del Tasso). A mezzanotte, la figura sopra l’orologio fa girare la clessidra e le dodici ore cominciano a danzare, mentre i personaggi si illuminano e prendono vita misteriosamente. La Scena 2 propone Armide, accompagnata dal suo seguito e dalla sua schiava preferita, che appare nei giardini della residenza di caccia, trasformati in un luogo incantato. Il marchese, nelle vesti di re Idra, spinge Armide a sedurre il visconte che, sotto l’incantesimo, sogna di essere Rinaldo (il crociato di cui Armide è innamorata nella Gerusalemme liberata). In onore degli amanti si tiene una festa, allietata da mostri mascherati, giocolieri e schiavi rapiti nell’harem. Alla fine del baccanale, Armide lascia nelle mani del visconte una sciarpa ricamata d’oro, prima di scomparire nel nulla. La Scena 3 si apre sul mattino dove il visconte si sveglia e pensa di aver sognato. Ma il marchese gli mostra la sciarpa abbandonata da Armide ai piedi dell’orologio e gli fa notare che, sull’arazzo, Armide non la indossa più. Una pantomima conclude il balletto.
Alexandre Benois scrisse nel libro del 1941 intitolato “Reminiscences of the Russian ballet” (edito da Putnam, Londra) a proposito dei suoi costumi e delle scenografie: “Coloro che erano abituati alla stucchevole monotonia invariabilmente adottata dai teatri parigini per caratterizzare il periodo rococò trovavano i nostri colori troppo vivaci e la grazia dei nostri ballerini troppo artificiosa. Ma per chi conosceva davvero Versailles, le porcellane cinesi di Sèvres, gli arazzi, gli appartamenti dorati dei castelli e l’architettura dei parchi, il nostro Pavillon d’Armide è stato una rivelazione. Tra i nostri amici più entusiasti c’erano Robert de Montesquiou e lo stesso Henri de Régnier”. Questo libro narra la storia della famiglia Benois e del lavoro di Alexandre Benois nel balletto come scenografo e costumista, con un capitolo interamente dedicato ai “Ballet Russe”. Benois fu anche uno dei membri fondatori del movimento Mir iskusstva, insieme a Serge Diaghilev e Leon Bakst e fu il curatore degli “Antichi Maestri” all’Hermitage oltre che prozio di Peter Ustinov. Benois sempre discorrendo delle scene e dei costumi disegnati per Le Pavillon d’Armide aggiunse “Siamo stati noi pittori, non professionisti della decorazione teatrale, ma ‘veri pittori’, a realizzare le scenografie per libera passione per il teatro, e abbiamo anche contribuito a ordinare le linee principali della danza e l’intera messa in scena. Questa direzione non ufficiale e non professionale diede un carattere insolito ai nostri spettacoli (…) e contribuì al loro grande successo”.
John Neumeier ha riproposto Le Pavillon d’Armide nell’ambito del suo omaggio ai “Balletti Russi” nel 2009 (un estratto si è visto anche alla Scala nel 2023 durante il secondo Gala Fracci voluto dall’allora direttore Manuel Legris, nell’interpretazione del primo ballerino del Wiener Staatsballett, Davide Dato, con professeur ospite Julio Bocca). Sempre alla Scala si ricorda nell’aprile 1999 lo Spettacolo della Scuola di Ballo ai tempi diretta da Anna Maria Prina su coreografie di Michel Fokine presso il Teatro Mercadante di Napoli con, tra gli altri, una variazione da Le Pavillon d’Armide su musica di Nicolai Čerepnin con interpreti le neo–diplomate scaligere Chiara Borgia, Lorella Ferraro, Licia Ferrigato, Chiara Fiandra e Antonella Luongo scomparsa prematuramente a febbraio 2024.
Nel 2010 il Théâtre des Champs-Elysées ha ospitato le Stagioni russe del XXI secolo: progetto nato per far rivivere alcune opere coreografiche legate al periodo dei “Balletti Russi” di Diaghilev. I vari spettacoli montati sotto la direzione dell’artista Andris Liepa hanno unito la compagnia del “Balletto del Cremlino” a stelle del Bolshoi o del Mariinsky, tra cui Ilse Liepa, Nikolai Tsiskaridze, Irma Nioradze, Ilya Kuznetsov. Dopo aver proposto al pubblico parigino celebri titoli si è aggiunto anche Le Pavillon d’Armide con protagonisti Maria Alexandrova e Mikhail Lobukhin in una coreografia firmata da Jurijus Smoriginas quale “ricostruzione” dell’opera originale, malgrado la coreografia originale sia andata perduta.
Il balletto di Fokine ad oggi rimane legato alla prima stagione della compagnia di Diaghilev al Théâtre du Châtelet. La storia però inizia ben prima che Fokine lo coreografasse per i “Ballets Russes”. Il libretto risale al 1903. Fokine creò il suo balletto nel 1907 per lo spettacolo di fine anno accademico degli allievi della Scuola Imperiale di Balletto di San Pietroburgo, con il titolo L’arazzo incantato. La scena del baccanale venne aggiunta per dare maggiore visibilità al virtuosismo di uno studente speciale: Vaslav Nijinsky, che interpretava il ruolo dello Schiavo di Armide. Visto il successo riscosso, pochi mesi dopo il Teatro Mariinskij decise di portare in scena Le Pavillon d’Armide al teatro sanpietroburghese. La musica di Nicolai Čerepnin ricalca lo stile tardo romantico e presenta in alcuni passaggi degli accenni al futuro compositore Sergej Sergeevič Prokof’ev (ad esempio nel suo balletto Chout originariamente composto nel 1915, poi massicciamente revisionato su richiesta di Sergej Diaghilev nel 1921). Inoltre si percepisce nella musica di Čerepnin per Le Pavillon d’Armide l’influenza del compositore russo Aleksandr Konstantinovič Glazunov, malgrado il suono risulti più moderno anche se non ai livelli di Stravinsky.
La straordinaria prima ballerina americana di origine russa Alexandra Danilova, su richiesta di John Neumeier, rieditò la coreografia originale di Fokine per i Ballet Days (un festival annuale di balletto all’Opera di Amburgo) nel 1975, con interpreti Zhandra Rodriguez e Mikhail Baryshnikov.
Il maestro di balletto e coreografo russo Nikita Dolgushin è stato anche l’autore della ricostruzione del Pavillon d’Armide in forma di miniatura creata per la sua compagnia durante uno spettacolo in omaggio al repertorio di Anna Pavlova, dal titolo Nesravnennaya Pavlova (L’incomparabile Pavlova) con un’antologia di brevi brani danzati a suo tempo dalla mitica ballerina. La creazione venne filmata nel 1993, in parte presso la Reggia di Peterhof (situata sulle rive del Golfo di Finlandia, edificata per volere dello zar Pietro il Grande) con i ballerini della compagnia di Dolgushin, il Teatro Musicale del Conservatorio di San Pietroburgo.
Nel 2009, in occasione del centenario dei “Ballets Russes”, John Neumeier ha creato la sua versione originale coreografica, sotto forma di reinterpretazione, del Pavillon d’Armide. Sempre su musica Nikolai Čerepnin, ha visto interpreti i danzatori dell’Hamburg Ballet, con il libretto incentrato su un nostalgico tributo a Nijinsky. Il balletto si ispira infatti alla vita di Nijinsky, in particolar modo a quella più drammatica presso il sanatorio di Bellevue in Svizzera, suggellata dai fantasmi del passato.
Jean-Christophe Maillot nel 2009 propose al coreografo Matjash Mrozewski di realizzare una danza ispirata ai Ballets Russes. Mrozewski trasse il soggetto dal Pavillon d’Armide richiamando alla mente la creazione di Michel Fokine e Alexandre Benois del 1907. Armide e Rinaldo costituiscono la coppia principale con cui Mrozewski ha strutturato l’intero balletto, dando risalto alla memoria di Armide e al suo senso di abbandono. Al posto della musica di Nicolai Čerepnin, il coreografo Mrozewski ha commissionato al compositore Robin Rimbaud l’inedita partitura ispirata ad un moderno barocco. Questa creazione per Les Ballets de Monte-Carlo con la scenografia di Dominique Drillot e i costumi di Jean-Michel Lainé ha visto il suo debutto presso “La Terrasse Touzet al Casino de Monte-Carlo”.
Una curiosità ci riporta a Benois che per le scenografie e i costumi si lasciò ispirare dai costumi Regency e Rococò del XVIII secolo dei costumisti dell’Opéra di Parigi, Jean Bérain e Louis-René Boquet oltre che dalla passione per l’arte francese.
Essendo il balletto Pavillon d’Armide strettamente legato ai “Ballets Russes” è bene ricordare tre figure (poco conosciute e poco menzionate) che furono fondamentali per la sopravvivenza economica della compagnia, nelle vesti di madrine. La contessa di Greffulhe, che ispirò Marcel Proust per La duchessa di Guermantes, fece parte del consiglio organizzativo per la retrospettiva della pittura russa, allestita a Parigi da Diaghilev nel 1906. La principessa di Polignac, dove nella sua splendida residenza si tennero le prime prove della compagnia russa. E Misia Godebska, chiamata “l’eminenza rosa dei Balletti Russi”, nata lo stesso anno di Diaghilev in Russia e sua grande amica e confidente.
Michele Olivieri
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