Uno degli ultimi grandi titoli del glorioso periodo dei “Balletti Imperiali” ha visto la luce in tre atti e quattro scene, su musica di Aleksandr Konstantinovič Glazunov con la coreografia originale di Marius Petipa. Il libretto fu scritto dallo stesso Petipa insieme alla contessa Lydia Pashkova; le scene furono allestite da Oreste Allegri, Pyotr Lambin e Konstantin Ivanov. Rappresentato a San Pietroburgo per la prima volta dal “Balletto Imperiale” al Teatro Mariinskij il 19 gennaio 1898 con la direzione orchestrale di Riccardo Drigo vide interpreti d’eccezione Pierina Legnani (Raymonda), Sergej Legat (Jean de Brienne), Olga Preobrazhenskaya (Henriette), Claudia Kulichevskaya (Clemence), Nikolaj Legat (Béranger), Pavel Gerdt (Abderakhman), Georgy Kyaksht (Bernard) e Giuseppina Cecchetti (Contessa Sibilla). Il successo al debutto fu eccezionale, in gran parte a favore della Legnani (che nel secondo atto eseguì una straordinaria sequenza di “entrechats quatre done sur la pointe”), della coreografia di Petipa (l’argomento semplice servì a creare numerosi numeri di danza per mettere in luce le abilità e le capacità dei ballerini solisti) e della partitura di Glazunov (la cui affabile musica su temi aggraziati riecheggiò l’arte di Čajkovskij). Apoteosi dello stile di Marius Petipa, il balletto è una commistione di generi che non risente di questo aspetto ma che al contrario trova interesse nel suo insieme armonioso.
Il balletto è famoso soprattutto per il “Grand Pas Classique” noto come “Grand Pas Classique Hongrois” del terzo atto, spesso rappresentato da solo nei Gala. Al castello della corte ungherese la principessa Raymonda riceve la visita di un messaggero che le porta una lettera e uno splendido arazzo orientale, inviati dal suo fidanzato Jean de Brienne. Il cavaliere francese le annuncia che il suo ritorno dalle Crociate avrà luogo l’indomani. A palazzo iniziano i preparativi, con l’arrivo dei Crociati, con una danza che esprime la vittoria, precedono l’entrata trionfale del cavaliere. Nel secondo quadro sull’andante di una czardas, Raymonda e le amiche porgono il benvenuto al fidanzato l’una e al cavaliere vittorioso le altre. Nel finale del quadro sull’allegro della czardas Raymonda e le amiche danzano in onore del matrimonio che si avverte nell’aria. Nella scena seguente Raymonda e Jean de Brienne, contornati dagli amici della corte, si esprimono il loro amore danzando ben appunto il “Grand Pas Classique”. Il balletto si conclude nell’apoteosi finale con il matrimonio tra il cavaliere francese e la principessa ungherese, in mezzo alla gioia dei principi e dei cortigiani.
Definito gran balletto mediovaleggiante, classico e sontuoso, è immerso in un’atmosfera favolistica di conti e contesse, cavalieri e saraceni, castelli incantati e apparizioni di dame. Messo in scena diverse volte dopo la prima rappresentazione originale, si ricordano in particolare, quella di Aleksandr Gorskij per l’Imperial Bolshoi Ballet nel 1908 con protagonista Ekaterina Geltser. Lo stesso Gorskij ne curò un’edizione anche nel 1900 al Bolshoi di Mosca. Nel 1909 Mikhail Fokine utilizzò la partitura di Glazunov per includere la “Czardas” e il “Grand Pas Classique Hongrois” nel suo balletto-pastiche “Le Festin” che debuttò a Parigi con protagonisti i “Ballets Russes” di Diaghilev. La prima produzione occidentale di “Raymonda” fu messa in scena dalla leggendaria prima ballerina Anna Pavlova nel 1915, quando incluse una edizione in due atti del balletto al repertorio della sua compagnia su coreografia di Ivan Clustine con il titolo “Raymond’s Dream” (in debutto il 2 febbraio 1915 al “Century Opera House” di New York). Nel 1935, Nicolas Zverev, mise in scena la prima produzione completa di “Raymonda” in occidente per il “Lithuanian Ballet” di Londra. Nel 1946 George Balanchine e Alexandra Danilova allestirono il titolo per il “Ballet Russe de Monte Carlo”. Nel 1955 Balanchine usò la musica di Glazunov per creare il suo “Raymonda Pas de Dix” al “New York City Ballet”. Balanchine in seguito utilizzò nuovamente la partitura per creare le sue “Variazioni Raymonda” nel 1961.
Nel 1964 al Teatro Nuovo di Spoleto nell’ambito del celebre Festival con protagonista il “London Royal Ballet” appare la versione di Rudolf Nureyev. In seguito il “ballerino dei ballerini” mise in scena altre tre versioni e quella definitiva inaugurò l’apertura della stagione 1983-1984 al Balletto dell’Opéra di Parigi con le scenografie e i costumi firmati da Nicholas Georgiadis. Da contemplare nel presente elenco la produzione del 1948 di Konstantin Sergeyev per il “Kirov Ballet” e quella del 1984 di Yuri Grigorovich per il “Bolshoi Ballet”. Nel 1976 comparve una nuova versione al Teatro San Carlo di Napoli con Carla Fracci e Burton Taylor per la regia di Beppe Menegatti.
Importante anche la versione di Marinel Stefanescu, in prima rappresentazione l’8 novembre del 1977 al Teatro Petruzzelli di Bari, con le scenografie di Emanuele Luzzati e i costumi dello stesso Stefanescu. Il cast originale contemplava Liliana Cosi (Raymonda), Marinel Stefanescu (Jean de Brienne), Yelko Yuresha, Gheorghe Iancu, Pieleanu Paraschiv, Ion Bosioc (i cavalieri crociati), Louise Stefanescu, Adriana Scameroni (le dame della corte ungherese). Un nuovo allestimento sempre firmato da Stefanescu andò in scena il 23 marzo del 1985 a Reggio Emilia presso il Teatro Municipale Valli con le scene e i costumi di Hristofenia Cazacu. Nel 2009 al Teatro dell’Opera di Zurigo venne presentata la versione coreografica di Heinz Spoerli con interprete Aliya Tanykpayeva negli splendidi costumi di Luisa Spinatelli e la direzione musicale di Michail Jurowski. Nel 2004 Anna-Marie Holmes rivisitò il titolo (in due atti) per il “Balletto Nazionale Finlandese”, versione portata in scena anche dall’“American Ballet Théâtre” nel 2004 e dal “Balletto Nazionale Olandese” nel 2005. Carla Fracci interpretò nuovamente “Raymonda” nel 2008 per il Balletto del Teatro dell’Opera di Roma con la regia di Beppe Menegatti, la coreografia della Fracci stessa da Petipa (passo a due del III atto e variazioni di Raymonda) e Gillian Whittingham da Loris Gai (scene e costumi di Raimonda Gaetani). Nel 2012 il celebre balletto su musiche di Aleksander Glazunov si è visto in Italia sulle inedite coreografie di Viktor Yaremenko con frammenti coreografici di Marius Petipa, interpretate dal “Balletto dell’Opera di Kiev”.
Merita una menzione la versione rimontata da Sergej Vikharev con oltre cinquecento costumi, quattro cambi di scena e numerose comparse per un imponente lavoro di ricerca filologica e ricostruzione, durato più di un anno, nel rimettere in scena la versione originale per il Corpo di ballo della Scala. Un allestimento ricco di dettagli, diretto con scrupolosa precisione da Sergej Vikharev, con l’apporto di Pavel Gershenzon alla coordinazione per le ricerche dei documenti negli archivi storici della “Harvard Théâtre Collection” (custode della collezione Sergejev), del “Museo di Stato di Teatro e Musica di San Pietroburgo” e dell’“Archivio Storico Statale Russo di San Pietroburgo”. Un certosino lavoro artigianale è stato condotto nei laboratori scaligeri dell’Ansaldo di Milano per dipingere a mano tutte le scenografie secondo i bozzetti originali, mentre a ridare vita ai costumi, riadattandoli con moderne stoffe più leggere, ci pensò Irene Monti. Diviso in tre atti, “Raymonda” con la ricchezza di variazioni classiche, danze esotiche e di carattere, pantomime, passi a due, è da sempre un banco di prova per i ballerini (in particolare per la protagonista), ma anche una sfida che pochi teatri al mondo possono permettersi (alla Scala sono stati necessari un anno e mezzo di preparazione e due mesi di prove con la partecipazione straordinaria degli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala). La ricostruzione ha avuto la sua prima mondiale l’11 ottobre 2011 nel tempio del Piermarini a Milano.
Nel 2022 si è visto il classico integrale “Raymonda” di Marius Petipa in una produzione con coreografia aggiuntiva di Rachel Beaujean per il “Dutch National Ballet” che ha ricevuto ottime recensioni e diverse menzioni come “migliore produzione dell’anno” dalla stampa di settore internazionale. Nel suo allestimento, la direttrice artistica associata Rachel Beaujean (in collaborazione con Ted Brandsen e Grigori Tchitcherine) ha offerto la personale interpretazione della storia del balletto, che è pertinente ai tempi in cui viviamo oggi. Allo stesso tempo, ha lasciato che le gemme coreografiche dell’ultimo grande capolavoro di Marius Petipa brillassero, con la drammaturgia e i costumi di Jérôme Kaplan.
Nel 2025 è annunciata la ripresa della versione al “San Francisco Ballet” ambientata sullo sfondo della guerra di Crimea del XIX secolo, dove l’adattamento ridefinisce il ruolo delle donne sia in tempo di guerra che nella società. L’audace rivisitazione coreografica di Tamara Rojo (con assistente Renato Paroni de Castro) del classico senza tempo di Petipa (andata in scena in prima mondiale nel 2022 all’“English National Ballet” presso il London Coliseum) ne evidenzia le qualità eroiche ed eleganti, accompagnata dalla partitura di Alexander Glazunov adattata e curata da Gavin Sutherland e Lars Payne. Messa in scena di Loipa Araújo, Daniel Kraus, Vadim Sirotin e Hua Fang Zhang con coaching-principale aggiuntivo l’attuale direttore del Teatro Colón di Buenos Aires Julio Bocca. Scene e costumi di Antony McDonald. Danze dei personaggi a cura di Vadim Sirotin. Drammaturgia: Lucinda Coxon. Ricerca coreografica e notazione Stepanov di Doug Fullington. Video designer di Alexander Gunnarsson.
La trama nel dettaglio ci racconta di Raymonda che è promessa sposa del cavaliere Jean de Brienne. Mentre festeggia il compleanno la giovane riceve la notizia che il fidanzato sta per tornare dalle Crociate; l’atmosfera è allegra, le damigelle danzano con i paggi e dei cavalieri suonano il liuto. La contessa Sybilla, zia di Raymonda, rimprovera i giovani per la troppa allegria e porta l’attenzione alla statua della Dama Bianca, un’antenata che sorveglia le tradizioni familiari. Un messaggero comunica l’arrivo di Jean de Brienne e Raymonda riceve la lettera dell’annuncio. Improvvisamente giunge un cavaliere saraceno, Abderaman, che inizia a corteggiare con insistenza la giovane e la riempie di doni, ma lei, sdegnata, lo rifiuta. La festa continua, poi quando quasi tutti vanno via, Raymonda rimane con pochi amici che, stanchi, si addormentano. Improvvisamente la statua della Dama Bianca si anima e scende dal piedistallo, porta la giovane in giardino e, in una visione, le fa vedere il fidanzato, lei si getta fra le sue braccia per rendersi subito conto che davanti ha Abderaman che cerca di prenderla con la forza. La giovane grida e cade a terra svenuta; quindi la visione scompare. Durante la festa Raymonda aspetta l’arrivo di Jean; giunge Abderaman che tenta di nuovo di rapire la giovane con l’aiuto dei suoi fidi. Finalmente giunge Jean de Brienne insieme al Re e sfida a duello il rivale, sconfiggendolo. La Dama Bianca interviene e scompare subito con il saraceno. Il Re può dunque benedire le nozze di Raymonda e Jean. Si iniziano i preparativi per le nozze; arrivano gli invitati in processione, i nobili con il relativo seguito, la coppia reale e infine gli sposi. La festa inizia con una Danza ungherese e si chiude con una grandiosa Apoteosi a cui partecipano tutti gli invitati.
Da sottolineare che il balletto “Raymonda” è stato trascritto con il metodo di “Notazione Stepanov” intorno al 1903, durante le prove in cui Marius Petipa stava preparando la grande prima ballerina Olga Preobrazhenskaya per il ruolo della protagonista.
Michele Olivieri
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