L’Accademia della Scala è la storica istituzione che fin dalla sua fondazione fornisce il gotha della danza ai maggiori teatri europei e alle compagnie internazionali di tutto il mondo nonché al tempio del Piermarini. Al consueto spettacolo di primavera, la Scuola di Ballo diretta da Frédéric Olivieri ha fatto ammirare l’estetica della giovinezza, i germogli virgulti del suo vivaio, la liturgia coreutica e le differenti personalità che hanno ravvivato la disciplina appresa da autorevoli personalità. L’insegnamento scaligero, l’innovazione e la competenza, si sono manifestate appieno lunedì 28 aprile sul palcoscenico della Scala, alla vigilia della Giornata Internazionale della Danza. La Scuola di Ballo fu fondata nel 1813 da Benedetto Ricci come Accademia del Teatro alla Scala. Dopo la sconfitta di Napoleone, il nome della scuola fu cambiato in Regia imperiale Accademia di Ballo del Teatro alla Scala. A causa della prima guerra mondiale, la scuola fu chiusa nel 1917; in seguito fu riaperta nel 1921 a fianco dell’Ente Autonomo promosso dal Maestro Arturo Toscanini. Nel 2001 la Scuola di Ballo è divenuta Dipartimento di danza dell’Accademia Teatro alla Scala: la scuola d’arti e mestieri dello spettacolo del Teatro alla Scala diretta da Luisa Vinci, presente alla serata insieme al Direttore Olivieri (recentemente tornato alla testa anche del Corpo di ballo), dai maestri accademici e da presenze illustri come Alessio Carbone, Paola Vismara e Amelia Colombini.
A pochi giorni dal debutto del saggio al Teatro Strehler di Milano con il medesimo programma che offrirà al posto de La Strada il divertissement da Paquita su coreografia di Marius Petipa, e a poche settimane dal diploma, gli allievi si sono esibiti con una serata esclusiva che ha fatto registrare il tutto esaurito: uno dei momenti più alti nel loro percorso formativo. L’evento è da sempre sinonimo di cultura e di tradizione, alimentando attesa ed interesse rivolti alle stelle del futuro. Per gli studenti è una opportunità di comprendere al meglio la realtà del loro avvenire professionale nonché di misurarsi dinanzi al grande pubblico. Numerose sono le tappe che il direttore Frédéric Olivieri e il corpo docente seguono con scrupolosa attenzione, senza mai far venire meno la necessaria motivazione. Uno sguardo dinamico sul percorso di crescita tecnica e artistica ed una sfida nell’interpretazione classico-accademica come nello stile contemporaneo, tra innovamento e storia. A dirigere con mano sicura l’applauditissima Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala il Maestro Pietro Mianiti, con la partecipazione dei Solisti dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici.
In apertura la scenografica e maestosa Presentazione ideata da Frédéric Olivieri (assistenti alla coreografia: Walter Madau, Grettel Martinez Camacho, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Giulia Rossitto, Sophie Sarotte, Elisa Scala, Paola Vismara), sulla incalzante musica di Carl Czerny (Etudes, 1848, nell’orchestrazione di Knudåge Riisager). Il miglior modo per palesare in un colpo solo l’insieme attitudinale dei vari corsi, mostrando il livello di approntamento raggiunto. In scena ben 169 allievi per una entusiasmante sintesi degli otto anni di studio, dai primi fondamenti ai virtuosismi più ricercati, rivelando l’evoluzione della tecnica, nonché l’approfondimento della espressività, della musicalità, della presenza scenica, che man mano si intensificano nel processo pedagogico.
La serata in due tempi ha poi presentato tre coreografie entrate nel repertorio della Scuola. La contemporaneità di William Forsythe, la visionarietà di Mauro Bigonzetti e la poesia di Mario Pistoni.
Il primo brano, New Sleep (Duet) di William Forsythe (ripreso da Noah Gelber con maître Kathryn Bennetts che ha seguito personalmente gli allievi nella preparazione del pezzo, assistente alla coreografia Walter Madau) presentata in anteprima dal “San Francisco Ballet” nel 1987 sviluppa i talentuosi ballerini, Sienna Bingham e Michele Forghieri, in due diagonali che si incrociano al centro. Nel pezzo la creatività coglie uno stadio di precisione mai raggiunta prima. Le dinamiche sono inappuntabili nel rigore anatomico ma al contempo intimo sull’esaltazione della fisicità. New Sleep trasmette l’accademismo classico verso elementi inediti che rivelano la geometria di Forsythe. Nel suo astrattismo minimale la coreografia pone la coppia in contatto costante. Si allungano, si inclinano, si estendono aiutati dalla partitura battente di Thom Willems. Danzare questo lavoro necessita estrema attenzione per disegnare millimetriche circonferenze e distanze nello spazio. La velocità esecutiva coglie la sua essenza. Gli applausi hanno confermato la bravura dei due interpreti, determinati e carismatici nel vorticoso dinamismo di Forsythe. La versione scelta per gli allievi dell’Accademia andò in scena nel 2011 per un Gala, i cui interpreti erano Katherina Markowskaja del “Bayerische Staatsballett” di Monaco e Noah Gelber.
Si è poi proseguito con l’astratta purezza di Rossini Cards di Mauro Bigonzetti (ripresa da Roberto Zamorano, assistenti alla coreografia Paola Vismara e Walter Madau) “una creazione libera da qualsiasi gabbia drammaturgica, piena di brio e ironia – ha affermato Bigonzetti – non una storia ma una successione di quadri di vite parallele: immagini, cartoline, icone drammatiche e situazioni buffe. Espressione della musica di Rossini, del suo ritmo incalzante ed insieme esatto e geometrico, ed in fondo di un dionisiaco vitalismo”. In Rossini Cards, l’ex direttore artistico di Aterballetto e del Corpo di Ballo della Scala, omaggia la musica di Gioachino Rossini con uno spettacolo composto da fantasiosi quadri, figurazioni che richiamano ironia (come la lettura ad opera di Constance Colin di una preparazione gastronomica tratta dal ricettario del compositore), dramma e leggerezza nonché profondità. La danza è fluida e pone in rilievo il virtuosismo tecnico dei giovani allievi nonché la loro interiorizzazione. Bigonzetti ha saputo reinventare i movimenti, scomponendo i codici accademici, per offrire un’energica naturalezza. Ad apertura una scenografica tavolata con suggestivi candelabri ad illuminare i giovani corpi in cui i ballerini, seduti, giocano tra chiari e scuri in una spensierata sequenza di movimenti – capo e braccia – sulle note del sestetto “Questo è un nodo avviluppato” da La Cenerentola, eseguito dai Solisti dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici. Seguono assoli, duetti e terzetti tra spontanee linee, prese e sollevamenti che lasciano ispirare nuove prove. Chiude la coreografia un trascinante quadro sull’Ouverture de La gazza ladra dove il crescendo fa da contraltare alle ritmiche permettendo all’immediatezza di emergere. Nota di merito a Massimo Ciarella al pianoforte, al soprano Nazlican Karaks, ai mezzosoprani Dilan Saka e Francesca Mercuriali, al tenore Aldo Sartori, al baritono Chalo Liu, al basso Xhieldo Hyseni. Nel passo a due Petitz Pois hanno danzato Benedetta Boccini con Giovanni Bellucci. Nel passo a tre si sono esibiti Daisy Libero, Michele Forghieri, Gioele Castagna. Nell’assolo Maria Vittoria Baldini. Nel duetto Inoffensivo la coppia Gisèle Odile Ghidoli e Sara Petrosino. Gli applausi copiosi hanno concluso l’imperdibile esibizione.
Dopo l’intervallo lo spettacolo è proseguito con una suite dal balletto La strada nelle coreografie di Mario Pistoni (a cura del nipote Guido Pistoni – presente in proscenio per gli applausi finali – che ha seguito gli allievi nella ripresa, assistenti alla coreografia Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau). Special guest il già primo ballerino della Scala, Mick Zeni, nel ruolo di Zampanò, in splendida forma. Il balletto fu rappresentato per la prima volta nel 1966 al Teatro alla Scala ed i primi interpreti furono Carla Fracci, Aldo Santambrogio e lo stesso Pistoni con Tiziano Mietto, Elettra Morini, Angelo Moretto, Luciana Savignano, Luigi Sironi, Dora Ricci e altri nomi storici scaligeri. Racconta le vicende della sognante Gelsomina, una giovane venduta dalla madre ad un artista del Circo. Allontanandosi dalla sicurezza della sua casa e catapultata in una vita itinerante al fianco del rude circense Zampanò, trova consolazione nell’anima gemella de Il Matto, prima di assistere alla sua drammatica fine. Lo spettacolo riscosse successo e fu apprezzato anche da Federico Fellini che nel 1954 fu il regista dell’omonimo film vincitore dell’Oscar, recitato da Giulietta Masina e Anthony Quinn. Replicato in tutto il mondo il balletto è considerato uno degli esempi migliori del neorealismo. La versione dell’Accademia scaligera ha confermato la sua poetica e un modernismo che non ha età e non risente del tempo che trascorre. La Gelsomina di Laura Farina (dopo il debutto dello scorso anno che l’ha vista diplomarsi), è matura, sincera, e offre allo spettatore movimenti delicati che trasmettono l’anima della protagonista. Di spessore l’interpretazione del Matto a cura di Francesco Della Valle dell’8° corso (elemento tra i più significativi dell’intera serata con la ricchezza dei suoi slanci). La coppia di sposi, Daisy Libero e Michele Forghieri, infondono l’originale misura stilistica ai ruoli. In chiusura l’impalpabilità della danza con gli angeli e Gelsomina, momento sempre commovente nella sua armoniosa liricità. Al Direttore Frédéric Olivieri va il merito, con questo estratto, di commemorare per il secondo anno consecutivo una figura importante per la vita artistica del Teatro alla Scala e per l’arte della coreografia in generale: Mario Pistoni (1932-1992) che fu dapprima allievo della Scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma per cui ne divenne primo ballerino. In seguito si trasferì nel 1953 alla Scala di Milano, dove interpretò i grandi titoli del repertorio classico e diede vita ad alcune creazioni che sono rimaste nella memoria collettiva come “Il figliuol prodigo”, “Spirituals per orchestra”, “Francesca da Rimini”, “Elegia”, “Il mandarino meraviglioso”, “Concerto dell’albatro”, “I promessi sposi”. Nel tempo La strada ha visto succedersi nel ruolo di Gelsomina interpreti indimenticabili come Fiorella Cova, Alessandra Ferri, Oriella Dorella, oltre alla già citata Carla Fracci, sulle note toccanti e senza tempo di Nino Rota.
Senza ombra di dubbio, nella sua totalità, si è rivelata una serata coinvolgente che ha concluso un intenso anno per la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, forte di un affiatato team di insegnanti e collaboratori, nonché di docenti ospiti. L’auspicio per tutti gli allievi è quello di una luminosa e brillante carriera.
Michele Olivieri
Foto di Dennis Cursio © Accademia Teatro alla Scala
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