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Tag Archives: danza contemporanea

Aterballetto triplica al Comunale di Ferrara

  Martedì 24 febbraio alle ore 21 il cartellone del Teatro Comunale di Ferrara presenta una tripletta di lavori coreografici della compagnia Aterballetto firmati Cristina Rizzo e Michele Di Stefano (compagnia mk), rispettivamente Tempesta/The Spirits per lei, e-ink e Upper-East-Side per lui. Nel primo caso la “tempesta” che intitola la creazione è cessata, o almeno in apparenza: i performer della compagnia reggiana danzano alla ricerca di un rinnovamento, di un riappropriarsi d’identità, ancora immersi nel turbine di forti consapevolezze. TEMPESTA/THE SPIRITS è un balletto per 6 danzatori, tre coppie che formano un gruppo, una specie di tribù che nel suo gioco coreografico articola una danza fatta di ingaggi subitanei, di abitazioni epidermiche e di corpi volatili agganciati in una continua e reciproca torsione di uno nell’altro. (aterballetto.it). Sin dalla sua prima messinscena a Reggio Emilia nel luglio del 2013, la coreografia di Rizzo – come ogni altra sua creazione – lascia senza fiato e stupisce ogni volta di più, tenendo conto inoltre del suo essere frutto di un percorso autonomo di produzione (intrapreso dall’artista a partire dal 2008). e-ink è il lavoro di debutto della compagnia mk, riallestito per Aterballetto nel 2015. Prodotto nel 1999 e interpretato originariamente da Damiano ...

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“Opus Cactus”: natura e onirismo nell’universo dei Momix

  Sonorità tribali a sipario chiuso: questo il benvenuto agli spettatori del Teatro Europauditorium di Bologna la sera del 3 febbraio scorso, poco prima dell’inizio di Opus Cactus della compagnia Momix. Il titolo suggerisce infallibilmente l’ambiente, l’atmosfera e l’immaginario da cui il coreografo Moses Pendleton ha tratto ispirazione per questo successo, sulle scene dopo dieci anni di stand-by: il deserto, con la sua calura eccitante e disarmante al contempo, con la sua desolazione abitata da creature fuori dalla realtà. Ma, come di consueto, il genio del coreografo va ben oltre la geografia e la biologia per stuzzicare le menti in platea. Aprono le danze tre cowboy in jeans, frange e cappello da rodeo, impegnati a cavalcare il palcoscenico su dei piccoli trampoli, prolungamento di una sola gamba. Il tutto sulle note di Santa Maria (Del Buen Ayre) dei Gotham Project. Quale modo più intrigante di associare al machismo americano la passione latina, attraverso una sequela di gag e equilibrismi sfortunatamente mal eseguiti dai performer in scena. Seguono rovi luminosi, molleggianti lungo tutto il proscenio: un chiaro esempio di come la natura possa abbandonare il proprio status originario per mutare in qualcos’altro, qualcosa di straordinariamente diverso, artefatto appositamente per stupire anche ...

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San Valentino “across the border” al Piccolo Bellini

  Il weekend di San Valentino si vive a passi di danza al Piccolo Bellini di Napoli, in particolare grazie alla messinscena di Across The Border / storie di confine, spettacolo prodotto da Interno5 danza / collettivo NaDa, diretto e coreografato da Antonello Tudisco. Per l’occasione sono previste tre date di rappresentazione, due serali (12 e 13 febbraio ore 21:15) e una pomeridiana (14 febbraio ore 18:30). Il focus d’indagine è la barriera di confine, intesa maggiormente come punto di partenza che d’arrivo: “attraversare i confini che lo spazio disegna, vivere i limiti che il contatto con l’altro ci pone, venirne fuori cercando di restare fedeli alla bellezza”, queste le parole con cui il collettivo descrive il lavoro di ricerca quotidiano per affrontare al meglio il tema dello sconfinamento. Molte figure ci hanno accompagnato in questo percorso, forme diverse dell’arte che hanno fatto loro stesse dell’idea del limite un loro fondamento: la fotografia di Mapplethorpe, il quale continuamente nel suo percorso cerca di catturare la bellezza in corpi statuari, immobili in spazi disegnati alla perfezione e I prigioni di Michelangelo, dove scorgiamo in tutta la grandezza dello scultore corpi imprigionati nel marmo che non riescono a fuoriuscire da quello che ...

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Amore e libertà: l’ARB danza al Piccolo Bellini

  Nei prossimi due giorni al Piccolo Bellini di Napoli vanno in scena contemporaneamente due produzioni della ARB Dance Company datate 2015, vale a dire Mezzo Nero, Rosso Mezzo e A piedi nudi, rappresentate precisamente il 30 gennaio alle ore 21:15 e il 31 gennaio alle ore 18:30. Due lavori differenti, narranti le storie di emozioni profondamente divergenti, ma ciononostante legati dal filo rosso della libertà conquistata e celebrata persino in una condizione di (apparente) prigionia. Nel primo caso la coreografia di Fernando Suels Mendoza parla di una storia d’amore, senza alcuna specifica connotazione spazio-temporale, senza la minima caratterizzazione dei personaggi. È piuttosto il sentimento alla base che padroneggia l’azione scenica, la sua capacità di unire indissolubilmente le anime di due persone sconosciute e di dare conseguentemente vita a una nuova essenza parimenti straordinaria. Mezzo Nero, Rosso Mezzo è una celebrazione… Celebrazione dell’incontro tra due anime gemelle; due metà che fanno un intero, due archi che fanno un cerchio. Il cerchio, non avendo inizio né fine, simboleggia l’eterno e l’assoluto. Il cerchio si chiude su se stesso, con il suo ritmo ed il suo eterno movimento. La più naturale delle forme, un simbolo di accoppiamento e di protezione. (arbdancecompany.it). Il ...

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“Tristano e Isotta” di Joëlle Bouvier: il Romanticismo degli anni Duemila

  Mercoledì 27 gennaio alle ore 21 al Teatro Comunale di Ferrara va in scena in prima nazionale Tristano e Isotta del Ballet du Grand Théâtre de Genève, coreografato da Joëlle Bouvier. Il Ballet torna a calcare il palcoscenico ferrarese dopo ben 12 anni, arricchendo enormemente il già corposo cartellone della sezione danza. Il lavoro s’ispira fortemente all’opera di Richard Wagner ed è a dir poco intrigante il sottotitolo che Bouvier attribuisce, “Salutami il mondo!”, quasi come se la stessa protagonista della storia lo esclamasse. Tristano e Isotta: uno dei grandi miti della letteratura medievale dove l’Amore, inevitabile, è al contempo devastante e liberatore. Le sofferenze e gli antagonismi trovano soluzione nella notte, nella morte. L’odio affianca la passione estrema e la musica, capolavoro del teatro musicale tedesco, riunisce gli amanti. (G. Clai). Una meravigliosa riproposizione, in chiave contemporanea, di un classico del Romanticismo: una pratica ormai assai comune nella nuova generazione di coreografi internazionali, dediti a rispolverare le opere appartenenti al repertorio di tradizione per donare loro una luce nuova, uno spirito più energico, una partitura scenica perfettamente al passo coi tempi. L’obiettivo è sempre quello di lanciare un messaggio chiaro, netto, senza orpelli, votato a innalzare i sentimenti ...

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La Batsheva Dance Company danza la semplicità delle emozioni

  Il 22 gennaio alle ore 21 il Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena ospita in cartellone in esclusiva italiana lo spettacolo Tre della Batsheva Dance Company, la più famosa compagnia di danza contemporanea d’Israele diretta da Ohad Naharin. La Company prende il nome dalla sua fondatrice, la Baronessa Batsheva de Rothschild, che nel 1964 decise di costituire quella che – ben presto – sarebbe stata la compagine di repertorio israeliano più famosa e riconosciuta a livello mondiale. Nel medesimo anno la titolata ottenne la supervisione artistica da parte di Martha Graham, delle cui coreografie la Company è – a tutt’oggi – la prima autorizzata a portarle in scena. Il lavoro presentato al Comunale di Modena è l’insieme di tre coreografie, Bellus, Humus e Secus, strutturate secondo una partitura scenica e musicale assai differente l’una dall’altra: nel primo caso, sono le note di Johann Sebastian Bach a scivolare tra i movimenti dei danzatori; nel secondo, è la musica ambient dell’album Neroli del compositore britannico Brian Eno; infine, nel terzo, il mix sonoro è formato dalle musiche di Chari Chari (nome d’arte del dj e produttore giapponese Kaoru Inoue), del venezuelano Miguel Trost-Depedro (alias Kid606), del tedesco Markus Acher in arte ...

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Shen Wei dipinge la tela della danza contemporanea

  Il continuo evolversi della danza contemporanea comporta in alcune occasioni il missaggio di diverse discipline dell’arte apparentemente distanti l’una dall’altra. Questo è proprio il caso della Shen Wei Dance Arts, la compagnia newyorkese diretta dall’omonimo coreografo di origine cinese. Il 16 gennaio alle ore 20:30 al Teatro Ariosto di Reggio Emilia ne viene data dimostrazione con la messinscena di due lavori coreografici di ultima creazione, Excerpts from Connect Transfer and Collective Measures (presentato in prima europea) e Untitled No. 12 – 2 (in prima assoluta). La prima opera, come suggerisce il titolo stesso, è l’insieme di estratti dalle due versioni di Connect Transfer (datate 2004 e 2008) e di Connective Measures (2013): nel primo caso Wei introduce nella partitura performativa l’elemento predominante della pittura, anch’essa palesata “in the motion”, giungendo fino alla trasformazione del palcoscenico in una gigantesca tela; nel secondo caso, l’indagine del coreografo si dirige verso il mondo contemporaneo e la prossimità spaziale in cui ogni essere umano vive. La seconda opera trae ispirazione dalla creazione site-specific Untitled No. 12 – 1, presentata al Miami Dade College Museum of Art + Design. La particolarità della performance? I danzatori si sono esibiti tra i dipinti della serie Black, ...

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“Uphill”: Shang-Chi Sun armonizza in danza lo stress della vita

Lo scorso 10 dicembre al Teatro Duse di Bologna è stato dato il via a Circo Massimo Expanded, la seconda tranche di appuntamenti con la danza contemporanea facente parte dell’omonimo progetto artistico ideato e diretto dal coreografo Fabrizio Favale. Ad andare in scena Uphill, una delle ultime creazioni di Shang-Chi Sun presentata in prima nazionale: evento a dir poco imperdibile. Protagonisti solo tre danzatori maschili, senza alcun supporto scenografico se non un accurato uso delle luci – merito di Hans Fründt – in leggera discrepanza con l’apparato musicale. Ma, forse, tutto nella norma. Il benvenuto al pubblico è scandito dalle graffianti note (uniche in tutto lo spettacolo) di musica elettronica di Jörg Ritzenhoff, sconvolgenti tanto per le emozioni del pubblico – catapultato improvvisamente in un’atmosfera da rave party – quanto per la visione del primo assolo di Martyn Garside, dai movimenti geometricamente calcolati e armoniosi, totalmente fuori sincrono col beat del sottofondo. Una lunga sequenza di floor work per rialzarsi e procedere in una danza morbida, sinuosa, estremamente dinamica, scorrazzante per quasi tutto il palcoscenico a colmare il vuoto con la pura arte tersicorea. Di lì a poco il trio giunge a formarsi, coordinandosi in intricate evoluzioni di contact dance, ...

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Alla ricerca di una nuova danza con Fabrizio Favale

Nato a Velletri (Roma), il coreografo Fabrizio Favale si forma nelle classi di maestri di danza classica e contemporanea del calibro di Denis Carey, Victor Litvinov, Sue Carlton Jones, Andé Peck, Roberta Garrison, Jeff Slayton, Betty Jones, Nina Watt, Irene Hultmann, Louise Burns e Alwin Nicholais. Vincitore di borsa di studio completa, partecipa all’American Dance Festival della Duke University in North Carolina (USA), dove lavora con le compagnie Doug Varone and Dancer e Mark Taylor and Friends. Tornato in Italia è danzatore solista in moltissimi spettacoli del coreografo Virgilio Sieni fino al 1999, anno di fondazione de Le Supplici, la propria compagnia di danza contemporanea. Con essa partecipa a numerosi eventi performativi, collaborando altresì con alcuni dei migliori artisti della scena coreutica italiana e internazionale, giungendo infine alla creazione del progetto Circo Massimo, in scena per quattro mesi (novembre 2015 – febbraio 2016) al Teatro Duse di Bologna. I suoi primi passi nel mondo della danza avvengono in sala tanto nelle lezioni di danza classica quanto in quelle di contemporanea, in entrambi i casi dirette da maestri di grande fama. Quale di loro, se ve n’è uno in particolare, l’ha stimolata a sviluppare il percorso coreografico della sua carriera? Senz’altro ...

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“Circo Massimo Mistery”, un viaggio nelle profondità della danza

Dal 24 al 26 novembre è andata in scena al Teatro Duse la prima tranche di appuntamenti, denominata Mistery, del progetto artistico Circo Massimo, ideato e curato dal coreografo Fabrizio Favale. Per la prima serata il palco è a completa disposizione degli spettatori, seduti in cerchio sulla scena scarna d’attrezzeria. Un mucchietto di lattine di birra fa immediatamente collocare l’azione alla società del giorno d’oggi, ubriaca di cupezze e infelicità. La voce in cuffia del coreografo Michele Di Stefano, però, chiarisce, con le note di regia di Giuda, che la pièce racconterà una storia senza tempo, quella cioè di una figura biblica e antropologica destinata a essere perennemente sola. Ed ecco che entra in scena Biagio Caravano: abbigliamento insolito (polo, shorts, gambaletti e mocassini), aria spavalda. Non gliene importa nulla di chi gli sta intorno: sputa pezzetti di chewing gum, schizza schiuma di birra dappertutto, finge di essere una rockstar, strizza un panno zuppo d’acqua sul tappetto di linoleum e ci danza sopra, cercando volontariamente di scivolare per terra. S’illude di essere unico, speciale; ma il suo stesso Destino lo mette in ginocchio, privandolo della propria umanità, rattrappita in una posa larvale (forse) unico escamotage di espiazione delle colpe. Il pubblico ...

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