Il ballerino italiano Giacomo Rovero è un Artist del “The Royal Ballet”. È entrato a far parte del “The Royal Ballet’s Aud Jebsen Young Dancers Programme” all’inizio della stagione 2016/17 per poi entrare definitivamente nella Compagnia come Artist dall’inizio della stagione 2017/18. Rovero è nato a Piacenza. Ha studiato localmente all’“Accademia di Danza Domenichino da Piacenza” con Giuseppina Campolonghi, Michela Arcelli ed Elisabetta Rossi. Premi conseguiti includono la medaglia d’oro al “Youth America Grand Prix” nel 2011. Continua poi gli studi con Christian Schön presso la scuola dell’“Hamburg Ballet” diretta da John Neumeier, prima di diplomarsi alla “The Royal Ballet Upper School” (2013/2016). I ruoli interpretati da studente all’Accademia del Royal includono: “Classical Symphony” di Liam Scarlett, “Soirées Musicales” di Kenneth Macmillan, “Concerto Grosso” di Helgi Tomasson e “Vertigo Maze” di Stijn Celis. I suoi ruoli con il “Royal Ballet” includono “Symphonic Dances” di Liam Scarlett. E le sue creazioni con la Compagnia includono “Void and Fire” di Robert Binet.
Gentile Giacomo, qual è stato il tuo primissimo approccio con la danza e come hai scoperto la passione per tale disciplina?
Fin da piccolo mi è sempre piaciuto muovermi a tempo di musica e ballare. Ho iniziato facendo ginnastica artistica, ma ho presto capito che preferivo agli esercizi tecnici la bellezza del movimento con la musica. Dopo poco mi sono scritto ad una scuola di danza, dove in seguito ho avuto maggiore consapevolezza della mia passione.
Mentre i tuoi primissimi ricordi legati al mondo del balletto e del teatro a cosa sono legati?
Ho sempre frequentato il teatro insieme alla mia famiglia. Lo spettacolo della compagnia “Alvin Ailey” è tra i primi che ricordo al Teatro Municipale di Piacenza.
Hai capito fin da subito che investire sulla danza sarebbe stato per te fondamentale?
Iniziando a dieci anni non avevo ancora questa consapevolezza. È un percorso che si è evoluto gradatamente con gli anni, sotto il consiglio esperto delle mie insegnanti, sostenuto dalla mia passione e motivazione.
Il momento più bello del giorno del diploma e il complimento che ti ha colpito maggiormente?
Solo il fatto di aver concluso il percorso di studi alla “Royal Ballet School” è stata una grande soddisfazione. Il momento ancor più emozionante è stato ricevere il premio di “Most outstanding male graduate”.
Un tuo pensiero personale per il maestro Christian Schön?
Il maestro Christian Schön è stato e rimarrà per me un riferimento importante perché è stato il primo insegnante che ho incontrato all’inizio del mio percorso lontano da casa, che mi ha accolto e creduto fermamente in me.
Che aria si respirava alla scuola dell’“Hamburg Ballet” diretto da John Neumeier?
Si respirava un’aria di grande creatività dove i giovani studenti avevano libertà di esprimersi, sempre all’insegna di serietà e professionalità.
Quali sono state le maggiori difficoltà e rinunce nello scegliere lo studio della danza?
Indubbiamente è stato un percorso di rinunce e sacrifici. Il più grande forse allontanarsi così giovane da casa, dalla famiglia e dagli amici, ma anche adattarsi ad un nuovo ambiente, nuove persone, una nuova lingua e cultura. Rendersi più indipendenti e badare a se stessi. Lo stress sia fisico che emotivo per riuscire sempre a dare il meglio e sentirsi sempre sottoposti a giudizi e valutazioni. Un altro aspetto che ho trovato difficile è stato quello di abituarsi ad abbandonare persone che di volta in volta hanno percorso una strada diversa dalla mia.
Sono sempre stati d’accordo, i tuoi familiari, con questa scelta artistica?
Assolutamente sì. I miei famigliari sono stati il mio più grande punto d’appoggio in questo percorso. Mi hanno sempre accompagnato e supportato senza mai mettermi pressione e lasciandomi la libertà di scegliere.
Ci racconti le tue maggiori emozioni del periodo di formazione, l’audizione, le difficoltà, i maestri, i primi eventi in palcoscenico ed anche un ricordo della tua prima scuola, l’Accademia di Danza Domenichino da Piacenza?
Le emozioni sono state veramente tantissime, non è facile fare una selezione. All’Accademia di danza Domenichino da Piacenza ho i ricordi più spensierati e gioiosi del mio primo avvicinamento al mondo della danza. Le insegnanti mi hanno sempre sostenuto in modo professionale ma anche affettivo, scegliendo per me con generosità le opportunità che mi hanno portato grandi soddisfazioni. I primi eventi in palcoscenico sono stati i saggi finali della Domenichino e vari concorsi in Italia dove ho avuto la possibilità di esplorare la mia artisticità nel più naturale e spontaneo dei modi. L’esperienza più emozionante del mio periodo di formazione è stata però partecipare allo “Youth America Grand Prix”. Un concorso al quale sono arrivato molto inconsapevolmente ed è stata la prima volta che mi sono misurato a livello internazionale. Non immaginavo certo di arrivare primo ed è stata una grande soddisfazione e spinta per la mia carriera. Il periodo di formazione all’Accademia del Royal è stato certamente il più impegnativo. Le richieste della scuola erano molto alte, i ragazzi del mio corso di un livello altrettanto alto, le ore di studio tante ed impegnative e gli insegnanti esigenti e maggiormente rigidi. Tutte cose a cui ho fatto fatica ad abituarmi ma che mi hanno sicuramente aiutato e spinto a formarmi come ballerino professionista.
Chi ha inciso in modo particolare nel tuo percorso artistico?
Oltre alla mie prime insegnanti di Piacenza, una figura per me molto significativa è stata Laura Contardi. Laura che anche lei ha studiato alla Domenichino è stata una prima ballerina internazionale ed è ora Prima Maitre de Ballet al Teatro alla Scala. Ha contribuito alla mia preparazione per lo YAGP con esperienza e competenza straordinarie, dandomi preziosi consigli a livello artistico, di interpretazione e di tecnica. Le sue parole sempre così equilibrate sono state per me fondamentali nei momenti di difficoltà, ma anche nei momenti di soddisfazione e gioia.
Che cosa ami del mondo della danza e cosa ti piace meno?
Del mondo della danza amo in particolar modo lo scambio di emozioni che avviene tra pubblico e artisti. Trovo molto bello anche avere la possibilità di interpretare attraverso il movimento vari stati d’animo e sentimenti. Mi piace molto anche il lavoro di squadra che spesso è necessario per contribuire alla realizzazione di uno spettacolo. Mi piace meno la competizione, il rapporto non sempre facile con insegnanti, la gerarchia che spesso si crea nelle compagnie.
Tra i ruoli che hai sostenuto fino ad oggi in qualche ti sei sentito più entusiasta?
Il ruolo che mi ha dato maggiore soddisfazione è stato il mio primo assolo con la compagnia in “Symphonic Dances” di Liam Scarlett. È stato il mio primo ruolo importante in cui ho avuto la possibilità di ballare con Laura Morera, prima ballerina della compagnia. Grazie alla sua grande esperienza e grazie alla fiducia che ha avuto in me il coreografo ho acquisito maggiore sicurezza. È stata un’esperienza che mi ha profondamente aiutato a crescere artisticamente.
Arrivi da Piacenza, cosa ami particolarmente di questa città?
Piacenza è la città dove sono e cresciuto a cui sono molto legato e dove mantengo forti legami. Mi piace la sua tranquillità, il fatto che si possa arrivare facilmente ovunque in bicicletta, camminare per strada ed incontrare tante persone che conosci. Pur essendo una piccola città è ricca anche di bellezze artistiche.
Mentre di Londra, tua città d’adozione?
Londra è una città in cui ci si sente veramente nel mondo, ci sono tante culture diverse, tradizioni, modi di vivere. Proprio perché vengo da una piccola città, apprezzo particolarmente la sua apertura e le innumerevoli opportunità ed esperienze che offre.
Qual è stato lo spettacolo di danza al quale hai assistito che ti ha maggiormente emozionato?
Uno degli spettacoli che mi ha maggiormente emozionato è stato “La Dama delle Camelie” di John Neumeier che ho visto ad Amburgo nei miei primi anni di studio, per la sua capacità di trasmettere la drammaticità della storia.
Attualmente fai parte del “Royal Ballet”, quali sensazioni provi all’idea di far parte di un Corpo di ballo e di una istituzione così prestigiosa sulla scena internazionale?
Entrare a far parte del “Royal Ballet” è sempre stata la mia aspirazione e il mio sogno, quindi non posso che essere felice di avere questa opportunità. Ovviamente è solo l’inizio…
Qual è il punto di forza del Royal Ballet, a tuo avviso?
Il “Royal Ballet” a mio avviso si distingue per la sua attenzione ad ogni minimo dettaglio nella preparazione di tutti gli spettacoli. Oltre ad avere un repertorio vasto, vario e completo che da spazio ai grandi classici come a produzioni moderne.
Come si svolgeva una tua giornata-tipo all’ Accademia del Royal?
Iniziavamo dalle 8.30 alle 12.15 con lezioni scolastiche e di danza alternate. Nel pomeriggio dopo una pausa pranzo di 45 minuti, avevamo altre lezioni di danza tra cui contemporaneo, carattere, repertorio, variazione, passo a due, fitness, pilates, coreografia e prove per eventuali saggi e spettacoli fino alle 18.30.
Hai un mito nella danza, del presente o del passato, al quale ti ispiri?
Non ho una persona in particolare alla quale mi ispiro. Mi piace ispirarmi e imparare da più ballerini possibili.
Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?
Mi reputo molto fortunato perché ho già avuto esperienze con coreografi straordinari, come Crystal Pite e Liam Scarlett. Un coreografo con cui mi piacerebbe moltissimo lavorare è Jiří Kylián.
Mentre con quale ballerina sogni di fare coppia in palcoscenico?
Una delle ballerine che ammiro di più è Marianela Nuñez. Quindi ballare con lei sarebbe meraviglioso.
Ti piacerebbe un domani provare anche l’esperienza della coreografia?
Mi è sempre piaciuto da piccolo inventare piccoli balletti e semplici coreografie. Ho avuto poi la possibilità a scuola di sperimentare la coreografia. E ho capito che vorrò sicuramente approfondire anche questo aspetto della danza.
Cosa si prova a danzare sul palcoscenico della Royal Opera House?
È senza dubbio una delle più grandi emozioni che ho provato, accompagnata però da parecchia ansia e un po’ di paura.
Cosa ti senti di dire ai numerosi giovani che coltivano il sogno verso un futuro da professionisti della danza?
Mi sento di consigliare loro di ascoltarsi bene e cercare di capire davvero se la passione e la motivazione sono abbastanza forti per affrontare e superare le tante difficoltà e sacrifici che inevitabilmente il mondo della danza impone. Allo stesso tempo se il lavoro è costante e accompagnato dalla gioia di ballare le soddisfazioni non mancheranno.
Michele Olivieri
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Foto di Johan Persson