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Intervista esclusiva a Larrio Ekson: leggenda della danza

Nato ad Harlem, da padre indonesiano e madre di origine messicana con radici indiane (Apache e Seminole), Larrio Ekson inizia a ballare contro il consiglio del padre. Ottiene una borsa di studio per studiare danza grazie ad un mecenate. Nel 1970, arriva a Parigi come turista e prende lezioni da Nina Vyroubova, già étoile del balletto dell’Opéra e del “Balletto del Marchese de Cuevas”. Accompagna sul palco cantanti come Dalida o Nicole Croisille. Dal 1975 al 1980 ha fatto parte del gruppo di ricerca per il “Balletto dell’Opéra” guidato da Carolyn Carlson. Seguendo la grande coreografa danza alla Fenice di Venezia dove viene nominato étoile, poi crea le proprie coreografie. Larrio Ekson ha partecipato a numerosi film pubblicitari, tra cui uno in Giappone; ha partecipato a sfilate. Interprete dei più grandi coreografi (Robert Cohan, Louis Falco, Paul Taylor, Frederick Ashton, May O’Donnell, James Warring e Jiří Kylián), è stato in particolare il brillante interprete di “King Lear-Prospero” di Maurice Béjart nel 1994. Bartabas gli ha chiesto di interpretare il ruolo di Macbeth per lo spettacolo al Bassin de Neptune a Versailles dal titolo “Les Juments de la nuit”, liberamente ispirato al film di Akira Kurosawa. Insegnante di fama internazionale, richiesto in tutto il mondo, Larrio Ekson tiene regolarmente lezioni alla “Bartabas Equestrian Show Academy” di Versailles, nonché ai danzatori del Balletto dell’Opéra di Parigi e agli studenti dell’École de Danse du Ballet National de l’Opéra de Paris. È stato attore in teatro, diretto da Anne Delbée nel 1995 in “Otello”, poi nel 2018 in “Andromaque” di Racine e in altri spettacoli. Il 25 marzo 2016 ha avuto luogo l’inaugurazione della sala “Espace Larrio Ekson” presso il Théâtre de l’Échappée a Laval e anche uno studio di danza al MJC di Neuilly porta il suo nome.

 

Carissimo Larrio sei stato descritto da Gilberte Cournand come il “Nureyev della danza contemporanea”. Come è partita e come si è evoluta nel tempo la tua ricerca e sperimentazione artistica?

Per prima cosa sono stato sorpreso e toccato con gratitudine dal commento di Gilbert Cournand sul fatto che io fossi il Nureyev della danza contemporanea! Ho iniziato a ballare che avevo quasi vent’anni presso l’incredibile “Harkness Ballet School” di New York. Non avevo idea di intraprendere una carriera di successo come ballerino professionista! Quando sono stato accettato alla “Harkness Ballet School” pensavo solamente a lavorare duro per arrivare allo stesso livello degli altri studenti del corso avanzato. Ho avuto la straordinaria possibilità di lavorare con grandi insegnanti e coreografi ad Harkness. Lì ho imparato svariate forme di danza; ad esempio Jazz, Graham, flamenco, indù ecc… Le esperienze di vita sono ciò che hanno fatto evolvere la mia carriera come ballerino e insegnante.

 

Quanto è importante per te insegnare e tramandare il tuo sapere?

Ho iniziato ad insegnare per la compagnia GRTOP con Carolyn Carlson all’Opéra di Parigi; ma è stata Susan Buirge a chiedermi di insegnare per la sua compagnia e per i suoi ballerini che non conoscevo (fuori dalla mia zona di comfort)! Susan mi ha incoraggiato e in un certo senso mi ha spinto! Ero così nervoso ma alla fine è andata benissimo. È divertente notare che anche oggi, dopo tanti anni di insegnamento in tutto il mondo, sono ancora nervoso prima dell’inizio della lezione. È stato allora che ho cominciato a rendermi conto che ero in grado di insegnare. Sono stato capace di vedere i difetti e i problemi degli allievi e di aiutarli. Le mie esperienze come docente e la mia conoscenza della vita mi hanno aiutato ad incoraggiare i futuri giovani ballerini. Come insegnante ho fatto del mio meglio per essere onesto e sincero.

 

Grazie al tuo carisma sei stato un grande esempio per intere generazioni di ballerini. A tuo avviso, qual è il messaggio più forte, che desideri far giungere a coloro che ti seguono… Anche per quelli che non fanno danza a livello tecnico ma la vivono mediante “il sogno” che essa da sempre trasmette?

Bisogna perseguire il proprio sogno e lavorare duro, senza mai rinunciare al proprio obiettivo! Sono commosso e onorato di aver aiutato e ispirato numerosi ballerini. Ovviamente bisogna lavorare sulla tecnica senza scordare che non sono i risultati tecnici elevati che ti faranno poi ballare! Sono l’anima interiore, la passione e l’essere sincero nel credere la vera chiave del successo. Ricordo che uno dei miei insegnanti di danza classica alla Harkbess mi disse “Larrio, torna al teatro a cui appartieni, non sarai mai un ballerino, sei troppo vecchio, non hai abbastanza tecnica”. E invece a distanza di anni guardatemi adesso e guardate la mia storia artistica!

 

Un tuo ricordo particolare legato a Nina Vyroubova, grande étoile e tua maestra?

Sono stato conquistato dalla meravigliosa Nina Vyroubouva e da Jean-Pierre Martino (storico ballerino dell’Opéra-Comique e ai tempi insegnante per attori di teatro e film). Nina mi ha aiutato molto; donna e maestra incredibile! Lei e J.P. Martino mi hanno incoraggiato a prepararmi per l’audizione al “Ballet de Lyon” diretto da Vittorio Biagi. Li ho amati teneramente, siamo diventati cari amici fino alla loro scomparsa. Non li dimenticherò mai!

 

Qual è il momento di maggior poesia che ti riconduce ai tuoi inizi verso un futuro ricco di soddisfazioni, gratificazioni e riconoscimenti?

Oh mio Dio, non so come rispondere a questa tua domanda Michele perché è iniziato quando avevo circa 7-8 anni. Mi sono innamorato della giovane attrice Elizabeth Taylor in “Lassie Come Home”; da allora volevo fare l’attore! Poi intorno ai 14 anni desideravo diventare un cantante lirico come Mario Lanza. Ho preso parte a diverse recite scolastiche e musical; poi mi sono unito al gruppo teatrale “LA MAMA” diretto da Ellen Stewart, attrice di 17 anni. Ero in uno strano musical in cui dovevo ballare, quindi sono stato mandato alla Carnegie Hall diretta da Lucille Beards per imparare i classici di base; è stata Lucille a dirmi a 20 anni che ero un ballerino!!! Le ho detto di no, che non volevo fare il ballerino; lei ha insistito e mi ha trascinato ad Harkness dove è cambiata interamente la mia vita! Grazie Lucille!! Poi sono andato a Parigi e ho ballato con la compagnia Joseph Russillo/Anne Beranger. In seguito quando Russillo ha lasciato Beranger è entrata Carolyn Carlson che mi voleva come suo partner artistico! Poi ho fatto parte del “London Contemporary Dance Theatre” come solista a Londra con il regista Robert Cohan (storico partner di Martha Graham), e in seguito mi sono esibito all’Opéra di Parigi e al Teatro La Fenice di Venezia! Oh mia Venezia, la città di cui mi sono innamorato insieme all’Italia tutta.

 

La danza contemporanea è una disciplina non di élite ma un linguaggio più immediato. Quanto è cambiato, in termini evolutivi e fisici, lo stile contemporaneo dai tuoi inizi ad oggi?

È cambiato e si è evoluto in modo veloce dalla mia epoca ad oggi. Ora è mescolato con la breakdance, hip hop e altri stili… è incredibile!

 

Ognuno di noi possiede dei miti, chi sono stati i tuoi nell’arte di Tersicore e in generale?

Mio Dio, un’altra domanda difficile… ne ho alcuni di teatro, cinema, ma restiamo fedeli alla danza! Quando studiavo danza a New York non ero ancora sicuro di voler fare questa professione, finché non ho visto due grandi ballerini che mi hanno ispirato e mi hanno fatto cambiare idea: Rudolf Nureyev e Rudy Bryan! Poi c’erano Jack Cole, Matt Mattox, Stuart Hodes, Robert Cohan, Anton Dolin, Pina Baush, Mats Ek e il mio idolo Jiří Kylián.

 

La danza, intesa come creazione coreografica oltre che performance, è anche dolore e fatica fisica oltre alla responsabilità di non deludere mai il pubblico. A te la danza ha dato tantissimo ma la danza nei tuoi confronti quanto ti è debitrice?

La danza mi deve la resistenza, l’ammirazione e il rispetto. Ad esempio, a meno di sei settimane dalla première della creazione di Béjart “Re Lear” lui mi aveva scelto come suo protagonista. Ho avuto un terribile incidente e sono andato a consultare tre specialisti per il mio piede; tutti mi dissero che era impossibile ballare. Dovevo essere operato e forse dopo sei mesi o forse più avrei potuto riniziare a danzare! Ho detto loro che era impossibile, mancavano solo due settimane alla prémier! La compagnia e soprattutto Béjart rimasero delusi! Mi sono detto che non era possibile, dovevo ballare, questo era un ruolo così importante per cui Béjart aveva scelto me! L’ho fatto lo stesso! Ho avuto una grande idea e ho detto, per favore, fatemi degli stivali di ferro alla caviglia con un cuscino per sostenere il piede all’interno; la sera del debutto avevo le stampelle e prima di salire sul palcoscenico zoppicando ho lasciato le stampelle dietro le quinte e ho ballato! Non sono mai mancato ad una rappresentazione! Ecco perché ora non posso più ballare a piedi nudi! È il prezzo che un artista paga per esibirsi in un ruolo importante. Noi artisti faremo qualsiasi cosa! Ovviamente dopo ogni esibizione piangevo dal dolore nella mia stanza ma ce l’ho fatta e ne sono orgoglioso! Quindi la danza è in debito con me perché l’ho glorificata!

 

La passione per la danza è sempre la stessa o nel tempo muta? E come vivi il tempo che passa?

Sai caro Michele non ho mai voluto fare il ballerino. Volevo essere a Broadway nei musical e nei teatri. Volevo fare film ed altro come ho detto prima. Quando ho ottenuto la borsa di studio per Harkness ho scoperto quanto sia incredibile e stimolante riuscire ad esprimere le proprie emozioni senza l’uso delle parole ma solamente attraverso i movimenti del corpo. È stata una rivelazione per me a vent’anni! Ho lavorato davvero duramente con passione Michele per raggiungere il mio obiettivo come ballerino. Ora, per quanto ami ballare ed esibirmi, ho perso un po’ la passione perché il mio corpo non reagisce ai miei desideri o forse perché ho paura di sembrare ridicolo quando ballo? Non lo so davvero! Ho dovuto sacrificarmi per così tanti anni per arrivare dove sono oggi e per diventare la persona che sono. Faccio ancora dei sogni, il che mi regala gioia. Ballo ogni tanto improvvisando per eventi caritatevoli di beneficenza.

 

Come ti ha cambiato l’incontro con Carolyn Carlson?

Caro Michele anche questa storia è incredibile! Quando Carolyn venne a sostituire J. Russillio con la A. Beranger abbiamo iniziato a lavorare con lei e mi ha fatto impazzire perché non conoscevo la Carlson prima. Non so da dove venisse, ma non potevo credere a quello che vedevo a proposito delle sue lezioni e del suo lavoro perché stavo facendo la stessa cosa del mio soggiorno a New York! Quando ha visto come mi muovevo e come apprendevo tutto in fretta mi ha scelto come suo partner. Siamo diventati la mitica coppia leggendaria del mondo della danza! È un’artista straordinaria, danzatrice, coreografa, poetessa, scrittrice, designer, e molto altro… è l’Isadora Duncan del XXI secolo! La mia ammirazione e il mio amore per lei vanno oltre le parole, ma il mio incontro con Carolyn non mi ha cambiato né influenzato, ma Venezia certamente sì!

 

Mentre con Maurice Béjart?

Il mio primo incontro con il maestro Béjart ad Avignone è stato divertente e sorprendente. L’ho spiegato nella mia biografia “L’Envole De L’Aigle” di Claude Alain Planchon (editore Jacques Flament Editions). Non conoscevo Béjart, l’ho incontrato grazie a Vittorio Biagi che era solista al Ballet du XXe siècle. Quando ho lasciato il Ballet de Lyon ho sentito che la compagnia di Béjart si esibiva ad Avignone. Ho preso parte al suo corso e mi ha chiesto di andare a Bruxelles per seguire le lezioni e tenere l’audizione; cosa che ho fatto! Dopo le lezioni e le audizioni potevo unirmi alla compagnia, ma ho dovuto aspettare un paio di settimane. Nel frattempo sono rientrato a Parigi da Nina Vyroubova per rimettermi in forma per la compagnia di Béjart. Un giorno ho visto una lezione di Joseph Russillo e mi è piaciuta molto, quindi ho seguito anche le sue lezioni; dopo una settimana con le lezioni di Nina e Joseph quest’ultimo mi ha chiesto di sostituire Jean-Pierre Franchetti perché doveva tornare all’Opéra di Parigi. Ho dovuto imparare il balletto in tre giorni per alcune rappresentazioni; dato che avevo altre due settimane prima del Re Lear di Béjart. Al termine dell’esibizione Joseph mi chiese di unirmi alla compagnia. Ero emozionato ma poi ho detto no, avevo già dato la mia parola a Béjart ma non avevo firmato alcun contratto. Quindi ho dovuto decidere di lasciare per unirmi a Béjart e lavorare con una grande compagnia che aveva la residenza a Bruxelles o essere un solista in una compagnia più piccola e vivere a Parigi; la scelta non è stata troppo difficile. Ho contattato l’amministratore per parlare con Béjart e lui è rimasto deluso ma è stato gentile a riguardo. Ero felice, ballavo e vivevo nella bellissima Parigi. Tanti miei amici ballerini hanno detto che ero pazzo a non unirmi a Béjart perché era il sogno di ogni artista lavorare con lui!! La vita è piena di sorprese inaspettate se fossi andato da Béjart non avrei incontrato Carolyn Carlson! Dopo tanti anni Béjart mi chiamò e mi chiese di andare nella sua compagnia come ospite per sostituire Jorge Donn! Wow! Nutrivo grande ammirazione per Jorge. È stato un grande onore ballare nel bellissimo Shonack Mirk… un sogno a cui va tutta la mia gratitudine a Béjart. Il suo ultimo balletto con me è stato nei panni di Re Lear e Prospero! La mia ammirazione, amicizia, rispetto e amore per Béjart sono durati fino alla sua partenza, cosa che mi ha spezzato il cuore!! A Béjart gli devo molto! È infinitamente sempre nel mio cuore.

 

Invece con Roland Petit?

Il mio incontro con Roland Petit è avvenuto grazie a Brigitte Lefèvre che mi ha caldamente segnalato a Roland come professore ufficiale del dipartimento di contemporanea per la nuova scuola a Marsiglia. Jacques Namont, mio caro amico, è stato un meraviglioso direttore della scuola. È stato fantastico insegnare lì e formare tanti meravigliosi giovani ballerini che hanno fatto carriera; per esempio Mathieu Ganio, Stéphen Delattre, Orianne Moretti e numerosi altri.

 

Hai collaborato anche con Matt Mattox, giusto?

No, non ho mai collaborato con il mio caro amico e mio insegnante di jazz degli “Harkness” ma abbiamo partecipato insieme a numerosi stage, soprattutto con “The Group de 8 de Jeanette Pidoux ”. Matt è stato uno degli insegnanti che mi ha spinto e incoraggiato a perseguire la carriera di danza. È stato anche un caro amico con il quale sono rimasto spesso in contatto sino alla fine!!

 

Chi altro ha influito in maniera determinante nel tuo percorso o in qualche modo ha cambiato la tua visione?

La Vita!

 

Sei stato interprete per i grandi coreografi, basti citare Louis Falco, Paul Taylor, Frederick Ashton e Jiří Kylián. Quali ricordi porti con te di quel periodo glorioso per la danza e la creatività?

C’erano anche tanti altri coreografi, tra cui John Butler, May O’Donell, Robert Cohan, José Greco, Geoffry Holder, Brian McDonald, Micha Van Hoecke, Lotte Gosler, Maurice Béjart, Amedeo Amodio, Peter Goss, Aileen Passloff, James Waring, Jack Cole, Matt Mattox, Joseph Russillo, Percival Borde, Anton Dolin, Leon Fokine, Remy Charlip, Paul Taylor, Janet Collins, Beatrice Kraft. Ogni coreografia è stata un’esperienza unica e incredibile. Sono stato così fortunato ad averli conosciuti e ad aver lavorato con tutti loro! Sicuramente avrò dimenticato di citare qualcun altro… Sono ricordi così belli per artisti davvero straordinari.

 

La natura e la spiritualità che valori hanno nel tuo lavoro?

Michele, hanno molto valore per me. Insegno attraverso la natura, le immagini, lo spirito del cuore, il valore dell’umanità, della vita. Siamo così piccoli in questo mondo.

 

C’è un filo invisibile che fa da comune denominatore in tutti i tuoi lavori coreografici?

Non mi considero un coreografo, sono qualcuno che esprime idee, sentimenti, argomenti che mi vengono in mente o una storia aperta all’immaginazione del pubblico per interpretare ciò che coreografo, ciò che vedono e sentono.

 

Cosa significa ai giorni nostri fare “danza contemporanea”?

Non lo so più! Tutti fanno danza contemporanea… Alcuni li capisco, altri no! Questo stile è andato molto lontano in termini di evoluzione.

 

Come è avvenuto il passaggio dal ruolo di danzatore a quello di attore teatrale e cinematografico?

Anch’io mi pongo la stessa domanda! Sono fortunato che il mio primo ruolo da attore a Parigi mi sia stato assegnato dalla geniale regista Petrika Ionesco in “Atlantide” dopo che la bellissima attrice Bernadette Lafont (un’altra cara amica scomparsa) desiderava intensamente che interpretassi il suo amante nel film “Noirot” di Jacques Rivette. È stato un sogno recitare accanto a Bernadette Lafont e Geraldine Chaplin. Dopo ho recitato in un altro film con Philippe Leotard “EXIT-EXILE” di Luc Monheim. Ho realizzato una serie televisiva e un film per la televisione basato su una storia vera “Faite danser la poussier” tratta da un libro di Marie Do Cheze, dove ho interpretato Alvin Ailey (un altro caro amico che se n’è andato troppo presto). Ho avuto il grande onore e la possibilità che Béjart mi abbia offerto il ruolo di Re Lear; in questo balletto Anne Delbee (attrice e regista grand dame de tragedienne) mi ha visto e con mia incredulità mi ha offerto il ruolo di Otello! Una Roma da sogno per qualsiasi attore! Poi Bartabas mi ha offerto di essere Macbeth con l’adorabile ballerina giapponese Miyoko Shido nel ruolo di Lady Macbeth, basato sul film di Kurosawa “Chateau de l’Araignee”. C’è anche un film (ora disponibile in dvd) “Flight of Eagle Spirit” diretto dalla compianta Marlene Ionesco sulla mia vita e carriera: da Harlem all’Opéra di Parigi alla Fenice di Venezia. Caro Michele ho iniziato come attore, sono diventato ballerino e sono tornato a recitare; ora ho chiuso il cerchio! Ho due progetti per un film e una serie televisiva… incrocio le dita!

 

Nel tempio del varietà parigino, l’Olympia, ti sei esibito al fianco di Dalida. Cosa ricordi in particolare di questa grande artista di origini italiane?

Ricordo quanto fosse bella e fragile. Era una persona gentile e generosa, senza molta fiducia in sé stessa. Ho avuto la fortuna di condividere il palcoscenico con lei. Siamo diventati amici, purtroppo essendo sempre in tournée non ho mai avuto la possibilità di restare in contatto con lei! Ho avuto anche la fortuna di fare un varietà televisivo con Barbara, un’altra straordinaria artista e cantante, una donna adorabile che amava i ballerini. Un’altra artista incredibile per me è la francese Barbra Streis e la mia cara amica Nicole Croisille per la quale (con grande fortuna) sono stato compagno di ballo duranta la sua prima esibizione all’Olympia!! Ci vediamo ancora! Ho fatto anche un musical con lei dal titolo “Follies” di Stephan Sondheim all’Opéra di Tolone.

 

Mentre di Ute Lemper? Altra straordinaria artista…

Eh sì, la favolosa Ute Lemper, un’altra grande artista. Ute voleva che un ballerino famoso fosse il suo partner e il fatto che venisse dall’Opéra di Parigi era perfetto! Mi consigliò il suo arrangiatore musicale Bruno Fontaine; il resto è storia. Ero entusiasta di ballare con lei e di coreografare i duetti. Che benedizione e che esperienza meravigliosa è stata per me aver lavorato e conosciuto queste incredibili donne e grandi artiste.

 

Ti sei esibito in tanti luoghi meravigliosi, in teatri prestigiosi, qual è la serata che ti è rimasta nel cuore e quale posto ti ha affascinato più di altri?

Ci sono due eventi che rimangono nel mio cuore e nella mia memoria: quando Carolyn e io ci siamo esibiti per la prima volta sul palco dell’Opéra di Parigi per i “Gala des etoiles”… è stato fantastico! Il secondo è stato ballare alla Fenice di Venezia!! Quello fu un sogno incredibile diventato realtà; entrambi i posti erano straordinariamente magici e mi affascinavano profondamente. Il luogo di cui mi sono innamorato perdutamente e che mi affascina ancora oggi è Venezia, la mia città preferita.

 

A Venezia hai avuto la tua consacrazione artistica e la nomina ad étoile. Secondo te qual è la vera essenza di questa città magica sospesa tra sogno e realtà di cui sei anche cittadino onorario?

Caro Michele, tutti questi onori e premi sono stati un regalo immenso! Venezia mi ha cambiato la vita; mi ha reso più forte e ha fatto valere i miei diritti di artista. Vivere a Venezia è stato un sogno impossibile diventato realtà! Venezia mi ha dato bellezza, amore, pace, gioia e rispetto. Da Venezia e dai veneziani ho ricevuto grande rispetto e grande ammirazione. È stato straziante per me lasciare questa magica città; il mio bellissimo appartamento in un palazzo sul Canal Grande… ma la vita continua! Venezia sarà sempre nel mio cuore!

 

Tra i tanti riconoscimenti ricevuti spicca la nomina a “Commandeur de l’ordre des Arts et des Lettres” in Francia. Come si riconosce a tuo avviso il talento?

Quando ho ricevuto una lettera in cui mi informavano che ero stato selezionato per la nomina a Cavaliere delle Arti e delle Lettere, ho pensato che fosse uno scherzo… perché avrei dovuto prendere questa onorificenza? Il mio agente mi disse che non era uno scherzo, era ufficiale… non potevo crederci!!! Mai nel mio sogno o nella mia immaginazione più sfrenata ho pensato di ricevere questo onore. Poi ho ricevuto anche la più alta onorificenza, quella di Comandante delle Arti e delle Lettere. In seguito una medaglia al “Museo della Zecca” di Parigi raffigurante me sul volto e sul retro Carlson nella nostra prima rappresentazione all’Opéra di Parigi “Il y’a juste un istante” coniata da Renee Mayot. La tua domanda “come si riconosce il talento?” Credo che accada quando tocchi il cuore del pubblico e lo commuovi fino alle lacrime grazie alle tue performance. Accade sicuramente quando gli spettatori lasciano il teatro e continuano a parlare di te. In realtà la domanda spetta al pubblico!

 

Nel 2019 è uscito il bellissimo libro “Larrio Ekson: L’Envol de l’Aigle” che gentilmente mi hai donato, scritto con Claude Alain-Planchon e la prefazione di Carolyn Carlson per le edizioni Jacques Flament. La pubblicazione è ricca di splendide fotografie sulla tua evocativa carriera. Quanto è stata importante sotto il profilo umano ed artistico la “comunicazione”?

In giovinezza, grazie a mia nonna, si è radicata in me fin dalla tenera età la comunicazione. Crescendo e assistendo alla sofferenza, al razzismo, alla mancanza di rispetto per l’umanità, ecc… mi ha spezzato il cuore. Mi ha fatto sforzare di insegnare quanto sia importante la propria vita; quanto è importante rispettare gli altri. Se ci fosse più comprensione e accettazione di chi siamo e chi sono gli altri forse non ci sarebbero così tanti odi e guerre! È così triste vedere come il mondo ora vada in pezzi! Quando danzo o insegno lo faccio attraverso messaggi di Dio, di amore, di pace e verso l’umanità intera.

 

Già nel 2010 era stato pubblicato un altro libro scritto da te dal titolo“Remembrance” a cura di Gabriele Romeo in cui si coglie appieno la tua profondità d’animo. Quali sono i valori che hanno segnato la tua vita e ai quali non hai mai rinunciato?

Il mio rispetto per gli altri, per non dimenticare mai da dove vengo e coloro che mi hanno aiutato a realizzare il mio sogno. Chi ha aperto le porte, mi ha incoraggiato e ha creduto in me. L’importanza di sostenere gli altri, dare agli altri, aiutarli a credere in sé stessi incoraggiandoli. Bisogna donare la fede. Questi sono i miei valori personali nella vita, da sempre.

 

Oggi da cosa ti lasci emozionare? Quali sono i tuoi maggiori interessi? Le tue passioni, i tuoi hobby?

Ciò che mi commuove oggi è ricevere bellissime lettere e messaggi dai miei allievi dell’Ecole Nationale Supérieure de Danse de Marseille di Roland Petit, da l’Ecole dell’Opéra de Paris, da Nanterre diretta da Elisabeth Platel, dalle ex ballerine dell’Opéra di Parigi che se ne sono andate e hanno creato le proprie compagnie, da vari stage in Europa e in Giappone, da Mudra e poi Rudra di Béjart, dagli ex cavalieri di Bartabas a Versaille. Messaggi d’amore e di ringraziamento; messaggi su come ho cambiato le loro vite, ho aperto le loro menti, come li ho aiutati nella loro carriera e nella vita; come ho dato loro ispirazione e speranza, la lista potrebbe continuare! Questo mi commuove profondamente sapendo di averli aiutati infondendo speranza, coraggio e fede nelle loro vite e che non mi hanno dimenticato mi riempie il cuore di gioia. Il mio interesse principale è vivere la vita al massimo, prendermi cura di me stesso, prendermi cura di mia madre e mia sorella di 101 anni, della mia famiglia. Mi piace dare consigli e aiutare i giovani artisti a realizzare i loro sogni dando loro contatti se posso, ecc… La mia passione è cantare; suonare il mio pianoforte, i miei cani. Il mio hobby è la fotografia, adoro fare ritratti. Amo guardare vecchi film, in particolare i musical di Hollywood, leggere libri interessanti e ascoltare musica dai classici all’opera, al varietà e R&B. Michele, ci sarà un altro libro realizzato principalmente da ritratti che ho scattato di recente con lettere di artisti, uscirà in francese e in inglese.

 

In conclusione carissimo Larrio, la danza e l’arte in generale, che messaggio culturale dovrebbe trasmettere ai giovani come monito alla “bellezza”?

Vivi la tua vita e la tua arte al massimo; sii sincero, dona dal tuo cuore, non cercare la fama o la celebrità, ti arriverà attraverso il duro lavoro e la passione. L’arte vive per sempre, ne abbiamo bisogno, aiuta a sopravvivere nei momenti difficili; ci aiuta a dimenticare i problemi e ci aiuta a sognare. Ci aiuta a dimenticare il mondo triste in cui viviamo. Ci dona speranza e ci aiuta a trasformare i nostri sogni impossibili in realtà. La vita può essere bella! Grazie “peace & love & dance”!

 

Michele Olivieri

 

Foto: Jean-Marie Marion

www.giornaledelladanza.com

 

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