Sull’origine del termine “tarantella” si sono fatte tante ipotesi, ma a noi piace molto la versione secondo cui una tarantola col suo morso scatenava violenti crisi i cui movimenti e spasmi sono tipici di questa danza popolare, vulcanica, come le emozioni di cui si fa interprete. Il ballo, accompagnato dai tamburelli a sonagli, serviva a liberare il tarantolato dal delirio di cui era affetto. Ci sono tracce di questo ballo sui vasi greci, ma anche nella famosa “stanza della parete nera a Pompei”, dove sono raffigurati satiri danzanti nelle tipiche movenze della “tarantella”, altre ricerche associano questa danza alle antiche terapie musicali legate al culto di Dionisio con una funzione purificatrice e liberatrice. Ma come spesso accade per i rituali a carattere magico e superstizioso, anche a questa tradizione si cercò di dare una giustificazione cristiana rendendo così le movenze legate a questa danza come espressione di una possessione diabolica. Ma, nel frattempo, il ballo continuò ad indurre “in tentazione” soprattutto nella civiltà contadina ed emarginata. Con l’illuminismo si spazzarono via molte delle superstizioni e con esse cadde anche il mito della guarigione dal morso di tarantola. Definendo il “tarantismo” espressione di un male culturale, il morso del ragno diventa ...
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