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Bolshoi, Mikhailovsky, Scala: intervista ad Antonina Chapkina

Bolshoi, Mikhailovsky, Scala: intervista ad Antonina Chapkina

 

Antonina Chapkina è nata in Russia, si è formata prima alla Scuola del Teatro Bolshoi di Mosca e poi al Mikhailovsky Theatre di San Pietroburgo, in seguito si trasferisce a Milano ed entra come aggiunta nel Corpo di ballo del Teatro alla Scala diretto da Makhar Vaziev. In breve tempo, Antonina Chapkina, si impone per qualità ed interpreta primi ruoli da Solista come quello della danzatrice araba nello “Schiaccianoci” firmato dal coreografo Nacho Duato. In coppia con Jacopo Tissi è stata la protagonista nella “Cinderella” creata dal già direttore del Corpo di ballo scaligero, Mauro Bigonzetti. Ha danzato anche in Scala nel ruolo di Prima Ballerina nella creazione di Heinz Spoerli “Cello Suite”.

 

Gentile Antonina, come e quando è scoccata la scintilla per il balletto classico?

Oh… non ricordo un giorno trascorso senza una scintilla. Ogni volta che ero in strada o in un negozio, ovunque, tutti mi chiedevano se stessi ballando.


È stato subito “amore a prima vista” con l’arte della danza?

Per me era molto naturale. Penso che ho sempre ballato sia a casa che in sala di ballo.


Com’è avvenuta l’audizione per la Scuola del Bolshoi e quali sono stati i maggiori insegnamenti ricevuti che porterà sempre con lei?

Per poter entrare a studiare all’Accademia del Bolshoi bisogna avere i criteri più necessari: una certa altezza, bellezza e plasticità del corpo e, naturalmente, musicalità. Ad otto anni sono entrata nel pre-corso, e un anno dopo sono stata ammessa al primo corso. La base della scuola è sempre con me e la miglioro solo lavorando con i professionisti e con me stessa.


Chi sono stati i suoi Maestri ai quali vuole inviare un senso di gratitudine?

Naturalmente, sono tutti bravi, ma l’insegnante Kulikova Vera Nikolaevna è stata la mia preferita, perché è molto importante come e con chi si inizia il proprio meraviglioso viaggio nell’arte. Lei ha detto che avrei sempre ballato. E io le ho creduto!


Qual è stata l’emozione più bella del giorno del Diploma?

Sono stata così felice e a scuola durante uno degli esami ho ballato “La morte dei cigno”. Con grande gioia ho vissuto la fine degli esami e tutti i direttori dei teatri e gli insegnanti mi hanno fatto le congratulazioni. È stato davvero il giorno più felice per entrare così nella vita adulta dei professionisti.


In quale ruolo e balletto ha debuttato nelle vesti da professionista neodiplomata?

Ho ballato in diversi stili di danza. Ad esempio pezzi сlassici storici come il Grand Pas nel balletto “Paquita” di Marius Petipa, nella coreografia moderna “Karmen” e nella prima coppia “Fuga Bach” del coreografo italiano Davide Bombana, e poi la danza di carattere con la Prima coppia Polonaise e Cracovienne nell’opera “Ivan Susanin”.


Dal Bolshoi è passata poi al Mikhailovsky, com’è avvenuto questo cambio e quali differenze ha riscontrato da una realtà all’altra?

Dopo l’Accademia, G. Taranda mi ha invitato a ballare Odette! Questo è certamente il sogno di tutte, ma ho voluto lavorare in teatro e affinare la mia tecnica. A San Pietroburgo ballano con precisione, eleganza e correttezza dal lato artistico. Ho accettato la proposta di F. Ruzimatov, era direttore del ballo al Mikhailovsky. Nel teatro sono stata curata da Pavlova Ekaterina Petrovna e Dolgushin Nikita Alexandrovich. Nel primo anno Samodurov V. mi ha affidato a ballare la prima coppia nel suo balletto “Minor Key”. Ho lavorato con Vera Arbuzova (Prima ballerina “Eifman Ballet” e “Mikhailovsky”), nella sua coreografia. E, naturalmente, con Nacho Duato. In generale, c’è stato un lavoro alquanto fruttuoso.


Ad un certo momento si è trasferita a Milano ed è entrata nell’organico del Corpo di Ballo della Scala. Qual è stata l’occasione che l’ha portata in Italia?

Un giorno Mahar Vaziev mi ha chiamato e mi ha invitato a lavorare a Milano. E io sono subito arrivata. Poi il Maestro mi ha detto che sarei stata la prima e unica russa a lavorare nel Corpo di ballo della Scala.


Un suo ritratto per il direttore scaligero d’allora, il maestro Makhar Vaziev, ora direttore del Bolshoi?

Il Maestro Vaziev è una persona brillante. Bravissimo e inimitabile nel suo lavoro. E credo che oggi sia al suo posto. Il Teatro Bolshoi è molto fortunato a collaborare con un grande professionista come Vaziev.


Si ricorda le sensazioni vissute una volta entrata nel teatro alla Scala ed in sala prove?

Non potevo credere che questo fosse vero. Tutto era come un sogno, e la situazione aveva il sapore di una favola. Il mio cuore batteva forte dall’emozione!


Cosa ha significato per lei far parte dell’organico scaligero?

Una gioia indescrivibile nel poter toccare e sfiorare la storia dell’arte italiana. E in questo famoso teatro sentivo la mia partecipazione diretta. Dopo tutto, il balletto è nato in Italia.


Ora è rientrata a Mosca, dopo un incidente di percorso che l’ha fermata? Da cosa è stata dettata questa scelta di ritornare in Patria?

Sono tornata per la riabilitazione, per recuperare dopo l’incidente. E ho voluto visitare la mia famiglia. In questi anni avevo incontrato loro raramente e non spesso come avrei voluto.


Che esperienza è stata quella nel teatro milanese dal punto di vista formativo, umano ed artistico?

Ho lavorato con persone eccezionali, dei veri artisti. Alla Scala ci sono balletti molto interessanti e complessi, che le maestranze cercano di preservare esattamente come sono stati creati dai vari coreografi. Ho danzato nei balletti di Nureyev, Balanchine, Roland Petit, John Cranko, Luigi Manzotti, Sergei Vikharev. E naturalmente ho lavorato con l’eccezionale Alexey Ratmansky. E questa è stata un’esperienza preziosa.


Gentile Antonina mi parla del suo incontro con la danza di Heinz Spoerli per “Cello Suite”, andato in scena alla Scala sulle Suites di Bach dove lei ha sostenuto il ruolo di Prima Ballerina?

Ho avuto la fortuna di lavorare con l’incomparabile M° Heinz Spoerli. Il suo balletto in modo così sottile mostra l’incredibile bellezza e l’armonia. È sempre entusiasmante danzare le sue creazioni e il desiderio di ripeterle cresce sempre più.


Che emozione prova a calcare il palcoscenico e ad entrare in scena?

Le emozioni più grandi le sperimenti prima di lasciare le quinte per entrare in palcoscenico. Letteralmente un passo e mentre stai sul palco, tutto il resto non conta più nulla.


Il momento dell’applauso si può descrivere?

Questo è un momento meraviglioso, perché stiamo ballando per lo spettatore. Senza lo spettatore non ci sarà questa incantevole azione sul palcoscenico. Pertanto, l’applauso può essere immaginato come una pioggia dopo una siccità incredibile.


Che rapporto ha con le scarpette da punta? Per alcune tanto amate e tanto odiate…

Dal 2006 ho provato Gaynor Mindon e dopo di che non ho mai più avuto scomodità e non ho mai cambiato le punte. Le voglio, magari solo modificare un po’, sulle mie esigenze!


Quali sono le differenze, a suo avviso, tra la danza in Russia ed in Italia?

In Russia, il balletto è un’alta arte. In Italia è come uno stile di vita, come il meraviglioso calcio italiano.


Essere ballerina professionista, per molte, è un sogno che si realizza ma dietro a tutto ciò ci sono anche tante difficoltà ed incognite. Quali sono i maggiori problemi per Sua esperienza?

Grazie a Dio, grazie a mamma e papà per quello che sono e per come sono. Quando ami cosa stai facendo e gli dedichi tutto il tuo tempo, è come un hobby, è la tua vita.


Cosa l’ha entusiasmata nel ruolo principale di “Cinderella” a firma del già direttore scaligero Mauro Bigonzetti?

Non ho giocato in questo ruolo, l’ho sentita con tutto il mio corpo e la mia anima. Probabilmente perché credo nelle favole che accadono nella vita.


Dopo l’incidente avvenuto a Milano è stata circondata da tantissimo affetto. Quanto l’ha aiutata questo aspetto per superare il duro momento?

Tutti quelli del Teatro alla Scala e tutti quelli che mi conoscono e mi amano sono stati al mio fianco, mi hanno aiutata. Posso solo dire grazie mille a tutti! Davvero, ognuna di queste persone la porto nel mio cuore…


Quali sono i suoi modelli del passato? Si è mai ispirata a qualche ballerina in particolare?

Naturalmente ammiro tutti i ballerini, i cui nomi hanno scritto la storia del balletto. Non esiste un corpo e una persona simile ad un’altra… Tutti i ballerini sono unici! E auguro che ognuno di essi raggiungano tali altezze come coloro che hanno reso la nostra arte irripetibile.


Quando si appresta ad un nuovo ruolo da dove parte la sua ricerca espressiva ed interpretativa?

Naturalmente tutto dipende dal ruolo. Se sono personaggi della letteratura mondiale, leggo i libri, mi documento e guardo i video. Ma la cosa più importante è perfezionare ogni singolo movimento nella sala da ballo e sentire la tua eroina, come te stessa.


Tra tutti i ruoli danzati nella sua giovane ma brillante carriera, quale l’ha entusiasmata in particolare e perché?

Ognuno dei miei ruoli è unico e differente in termini di carattere, stile ed espressione. Per me sono tutti belli e amati. E ogni ruolo è frutto di un lavoro enorme di un artista, di un insegnante e di un pianista, così che tutto sembri leggero e arioso in scena. Ma spero che i miei ruoli migliori debbano ancora arrivare in futuro.


La rivedremo un giorno sul palcoscenico del Piermarini?

Il Corpo di Ballo della Scala con il Maestro Olivieri è in mani sicure. E naturalmente mentre sono felice nella mia vita mentre ballo, ci sarà sempre un grande desiderio di essere su quel palcoscenico.


Per concludere, gentile Antonina, quali sono le Sue aspettative per il domani?

Vorrei ballare nei grandi teatri, nei migliori spettacoli. Voglio che la mia fiaba non finisca, voglio solo di più. E che il mio spirito respiri “felicità”. E desidero sempre tornare al mio teatro, la Scala di Milano e alla bella Italia.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

 

Foto di Luca Patrone

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