Balletto amato per i suoi ricchi virtuosismi e per la tecnica accademica, il “Don Chisciotte”, prende spunto dal romanzo di Miguel de Cervantes “El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha”. È stato il primo dei “Grand ballets” di Marius Petipa a tema spagnolo (prima di questo titolo il celebre coreografo aveva creato altri balletti di matrice spagnola, ma il “Don Chisciotte” è risultato sicuramente il maggiore in termini di successo). Il soggiorno in Spagna del “più grande di tutti i maestri” come lo definì George Balanchine risale al periodo che lo vide ricoprire la posizione di primo ballerino al Teatro del Circo di Madrid. Questa carica gli aprì le porte dei salotti del XIX secolo e il suo approccio alla cultura ispanica che influenzerà alcune sue coreografie. La prima del balletto a Mosca diede inizio ad una lunga collaborazione tra Petipa e il compositore Aloisius Ludwig Minkus che sarebbe durata fino al 1886. Tuttavia, fu la ripresa del 1902 di Alexander Gorsky a costituire la base per tutte le produzioni moderne del “Don Chisciotte”.
“Don Chisciotte” è un toccante esempio di come la Spagna venga ritratta nei balletti con il suo turbine di danza d’insieme, nacchere, ventagli, gonne a pois, rose e pettini decorativi nelle acconciature femminili. Nonostante il nome, il balletto non è un adattamento del romanzo di Miguel de Cervantes. È solo un episodio delle numerose avventure dell’ingegnoso hidalgo che funge da base per la storia e le scene di danza. Tuttavia, Don Chisciotte non è in alcun modo il personaggio principale della storia secondo gli standard del balletto. Il suo ruolo è principalmente quello di un artista di pantomima o di un camminatore di scena, mentre tutte le imprese di danza sono compiute da altri personaggi.
La storia narra di Don Chisciotte, un eccentrico gentiluomo di campagna, che si ritiene legittimo successore dei cavalieri erranti medievali e sogna la sua nobile dama Dulcinea, per la quale combatterà. I suoi sogni però vengono bruscamente interrotti da Sancho Panza, che sta fuggendo dopo aver rubato un pollo. Don Chisciotte lo nomina subito suo scudiero e insieme partono per avventure cavalleresche di guerra e d’amore. Nel primo atto Kitri figlia dell’oste Lorenzo, è alla ricerca del suo innamorato, il barbiere Basilio, che incontra sulla piazza del villaggio. Le loro allegre danze si fermano improvvisamente all’apparire del padre di Kitri, che vuole costringerla a sposare il nobile e ricco Gamache che la ragazza decisamente rifiuta. Nel frattempo sopraggiungono Don Chisciotte e il suo servo Sancho ai quali Lorenzo offre ospitalità nella sua locanda. La gente del villaggio continua a danzare allegramente, prendendo in giro Sancho, finché il padrone non interviene in suo aiuto. Ammirando Kitri, Don Chisciotte ravvisa in lei l’adorata Dulcinea e galantemente le offre il braccio per un minuetto. A Gamache, furioso, non rimane altro che partecipare alle danze. Protetti dalla confusione, Kitri e Basilio riescono a fuggire e trovano rifugio in un mulino a vento, dove vengono assaliti dagli zingari, i quali, accortisi che i due non possiedono nulla, spostano la loro attenzione su Lorenzo e Gamache. Don Chisciotte accorre in aiuto degli oppressi ma viene improvvisamente attratto dal mulino a vento, che la sua fantasia trasforma in un gigante nemico da combattere. Ma le pale del mulino lo gettano a terra e gli zingari, per l’occasione travestiti da mostri, tentano di spaventarlo mentre Kitri e Basilio fuggono nuovamente. Ancora tramortito, Don Chisciotte sogna di essere trasportato in un giardino incantato, come premio per il suo coraggio e la fedeltà dimostrata. La regina delle Driadi lo conduce da Dulcinea, alla quale egli dichiara il suo amore. Ma il bel sogno svanisce all’improvviso. Nel secondo atto Kitri e Basilio, rifugiatisi in una taverna, festeggiano felici il loro incontro con gli amici ma sono raggiunti da Lorenzo, Gamache, Don Chisciotte e Sancho Panza. Lorenzo è più che mai deciso a dare sua figlia in sposa a Gamache. Disperato, Basilio tenta di salvare la situazione con un trucco e simula il suicidio, mentre Kitri implora l’aiuto di Don Chisciotte. Questi costringe Lorenzo a benedire i due innamorati, prima che la morte li separi per sempre. Ma appena ricevuta la sospirata benedizione, Basilio svela l’inganno, rialzandosi più vivo che mai. Indignato, Gamache sfida a duello Don Chisciotte, che ritiene responsabile dell’accaduto ma ne esce sconfitto. Tra i festeggiamenti e il gran finale Don Chisciotte e il suo scudiero ripartono in cerca di nuove avventure.
Anche se esistono numerosi adattamenti, la versione originale è quella firmata da Marius Petipa (denominata “Gran Ballo in cinque atti e undici scene”) su musica di Aloisius Ludwig Minkus, rappresentata per la prima volta in Russia nel dicembre 1869, dal Balletto del Teatro Imperiale Bol’šoj di Mosca con interpreti Anna Sobeshchanskaya (Kitri), Sergei Sokolov (Basilio), Wilhelm Vanner (Don Chisciotte), Vasilij Geltser (Sancho Panza), Pelagaya Karpakova (Dulcinea), Dmitri Kuznetsov (Gamache). Una nuova versione di Alexander Gorskij al Bolshoi andò in scena nel 1900 su libretto ridotto a tre atti. Nel novembre 1871 la versione di Petipa si vide anche a San Pietroburgo al Teatro Imperiale Bolshoi Kamenny con Alexandra Vergina, Timofei Stukolkin, Lev Ivanov e Nikolai Goltz. Nel 1923, il coreografo Fyodor Lopukhov mise in scena una nuova versione del balletto per l’ex Balletto Imperiale di Leningrado che includeva un nuovo “Fandango” del compositore Eduard Nápravník. Rostislav Zakharov portò in scena un’altra nuova versione per il Teatro Bolshoi nel 1940, che includeva nuova musica di Vassily Soloviev-Sedoy. Nel 1946, Pyotr Gusev propose una inedita versione al Kirov/Mariinsky con il libretto originale modificato da Yuri Slonimsky, nuove danze di Nina Anisimova e le scenografie restaurate dai disegni orginali del 1902: questa produzione è ancora oggi danzata dal Balletto del Mariinsky. Nel 1924 una versione abbreviata su coreografia di Laurent Novikov venne creata per la Compagnia di Anna Pavlova che la danzò alla “Royal Opera House” di Londra.
Nel 1953 al “Festival di Nervi” si vide una versione firmata da Anatole Oboukoff. Nel 1958 all’Opéra di Parigi propose la coreografia di Alexandre Gorsky con Olga Lepechinskaia e M. Kondratov. Nello stesso anno al “Balletto Nazionale Finlandese” di Helsinki si è vista la coreografia di George Gé con Doris Laine e Klaus Salin. Si ricordano inoltre le versioni del “Ballet Rambert” nel 1962 su coreografia di Gorskj e Zakharov riprodotta da Witold Borkowski con le scenografie e i costumi di Voytek (versione proposta in seguito nel 1970 dal “London Festival Ballet” al Coliseum di Londra con le scenografie e i costumi di Emanuele Luzzati, interpreti Galina Samtsova, André Prokovsky e Piers Beaumont), e quella di George Balanchine nel 1965 per il “New York City Ballet” su musica di Nicolas Nabokov; quella di Rudolf Nureyev del 1966 per il Corpo di ballo dell’Opera di Stato di Vienna (adattamento musicale di John Lanchbery) con interpreti Ully Wuhrer e lo stesso Nureyev, e quella del 1972 a Parigi presso l’Opéra con il Balletto del Bolshoi di Mosca nella coreografia di Gorskij revisionata da Zakharov-Goleizovsky con Ekaterina Maximova e Vladimir Vasiliev. Nel 1974 si ricorda a New York per l’American Ballet Theatre il passo a due nella versione del Kirov danzato da Mikhail Baryshnikov con Natalia Makarova (poi con Gelesy Kirkland e Noella Pontois). La versione di Gorskij venne riprodotta anche da Zarko Prebil con le scene di Nicola Benois per il Teatro dell’Opera di Roma nel 1979 con Diana Ferrara e Vladimir Vasiliev. Nello stesso anno fu la volta della coreografia di Rudolf Nureyev (con Richard Nowotny) in debutto a Zurigo presso l’Opernhaus con interpreti Eva Evdokimova e lo stesso Nureyev.
La messa in scena di John Neumeier nel 1979 su musica di Richard Strauss, scenografie e costumi di Marco Arturo Marelli, vide il debutto con l’Hamburg Ballet e nei ruoli principali Max Midinet, Roy Wierzbicki, Ivan Liska, Colleen Scott, Beatrice Cordua, Lynne Charles. Il “Don Chisciotte” di Neumeier sogna un mondo cavalleresco. Sancho sogna un mondo profano. Quando si svegliano, i due si incontrano. Alienati e allo stesso tempo affascinati l’uno dall’altro, stanno insieme. Don Chisciotte confonde costantemente la realtà con il suo mondo dei sogni. Sancho lo salva dalle difficoltà che ne derivano. Don Chisciotte parla con entusiasmo del suo mondo cavalleresco. Sancho si addormenta. Don Chisciotte è arrabbiato. Sancho, invece, incontra il suo sogno e segue la ragazza. Don Chisciotte confonde una pazza con la sua figura da sogno Dulcinea. Sancho interviene con orrore e conduce Don Chisciotte forte – più a fondo nei piaceri del suo mondo moderno. Don Chisciotte partecipa e diventa anche campione di boxe. Mentre gli altri celebrano la sua vittoria, si rende conto di aver ucciso il suo stesso sogno.
Da menzionare il “Don Chisciotte” nella versione per il “Moscow City Ballet” adattata da Marius Petipa, Kasyan Goleizovsky, Alexander Gorsky, Rostislav Zakharov e Victor Smirnov-Golovanov. Nel luglio del 1978 a Sanremo sul palcoscenico del Teatro Ariston il “Don Chisciotte” fu rappresentato in un prologo e 2 atti, con 8 quadri, per la coreografia, scenografia e costumi di Marinel Stefanescu su musica di Minkus diretta dal M° Trailescu per l’Orchestra di Oradea. Importante fu la figura del pianista per le prove: Voicu Emilian, in quanto, curiosità dell’epoca, non esistevano registrazioni in commercio. Nel cast originale Nicolae Denes, Vasile Mattei, Liliana Cosi, Marinel Stefanescu, Gheorghe Iancu, Ileana Iliescu, Cesare Proietti, Ovidiu Stoica, Louise Stefanescu, Liliana Sandu, Marc Renouard, Cornel Stroia, Laurance Moussard. Tutto il Corpo di ballo fu impegnato nei ruoli del duca di Barcellona, mercanti, fioraie, toreri, zingari, driadi e cortigiani della città. Una versione firmata da Éric Vu-An vide la luce al “Balletto del Grand Théâtre di Bordeaux” nel 1995, in seguito ripresa al “Ballet Nice Méditerranée” nel 2010. Un nuovo adattamento apparve nel 1989 dall’estro coreografico di Heinz Spoerli per il proprio ensemble al Teatro di Basilea, nuovamente riallestito nel 2006 presso il Teatro dell’Opera di Zurigo.
La “Compañía Flamenca de José Moro”, danzatore di flamenco italiano che corrisponde al nome di Alvise Carbone, nato dalla celebre famiglia di artisti, (padre Giuseppe Carbone, madre Iride Sauri, fratelli Alessio, già primo ballerino dell’Opéra di Parigi e Beatrice, già solista del Corpo di Ballo della Scala) ha firmato la coreografia e la regia dello spettacolo ispirato alle vicende di “Don Chichotte” con lo stesso José Moro nel ruolo da protagonista, in scena presso lo storico “Festival Vignaledanza” nel 2009. Nel 2013 venne presentata la versione della coreografa venezuelana Laura Fiorucci, basata sull’originale di Marius Petipa, con interpreti Susan Bello e Henry Montilla per il “Ballet Teresa Carreño”. In prima assoluta apparve nel 2016 la versione coreografica al PimOff di Milano del collettivo torinese “Zerogrammi” dal titolo “Jentu”, sul “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes. Questa riscrittura attingeva, oltre al romanzo, anche a diversi spunti letterari e cinematografici tra cui la poesia “Don Chisciotte” del poeta turco Nazim Hikmet, alla quale il coreografo Stefano Mazzotta si è ispirato per la creazione del protagonista. Il Teatrul De Balet Sibiu produsse il suo “Don Chisciotte” con la Compagnia Sibiu Ballet supportata dai virtuosismi coreografici di Marius Petipa e Alexander Gorsky, adattati da Mihai Babușka per la regia di Ovidiu Dragoman con le scenografie di Alin Gavrilă. Una versione dal titolo Io, “Don Chisciotte” la troviamo per e con il “Balletto di Roma” nel 2019 su coreografia e regia di Fabrizio Monteverde, musiche di Ludwig Minkus e autori vari, (assistenti alla coreografia Anna Manes, Sarah Taylor). In questa trasposizione del romanzo di Cervantes il protagonista incarna la doppiezza, la con-fusione degli opposti. Al San Carlo di Napoli nel 2020 è stato rappresentato un “Don Chisciotte” nella versione originale russa con l’inedita coreografia di Aleksej Fadeečev, che ha ripreso fedelmente l’originale di Petipa, sulle scenografie di Viaĉeslav Okunev, nell’allestimento del Teatro Statale d’Opera e Balletto di Tbilisi. Nel cast due stelle di prima grandezza: Maria Kochekova e Daniil Simkin con il Balletto del San Carlo diretto a quel tempo da Giuseppe Picone. Anche il grande ballerino e coreografo spagnolo Joaquín Cortés ha danzato nel “Don Chisciotte” sulle coreografie di Vicente Nebrada per il “Balletto Teresa Carreño” (conosciuto anche come “National Ballet of Caracas). È del 2014 la nuova creazione “Don Q” del coreografo Eugenio Scigliano per Aterballetto in debutto al Teatro Comunale di Bolzano. Ad interessare Scigliano la particolare natura umana – quella del “dreamer” – dell’Hidalgo di Cervantes, eroe particolarmente amato dal mondo del balletto per il suo mondo ideale acceso di sogni e ideali. Scigliano ha portato in scena lo spaesamento umano e la necessità di non abdicare ai propri ideali. L’antieroe di Cervantes assume connotazioni contemporanee tra visioni oniriche e percezione di un contesto d’azione reale. L’ingegnoso Hidalgo diventa così metafora inquieta dell’artista in equilibrio instabile fra la realtà e l’immaginario da lui stesso creato. La scelta musicale ricalcava questa sorta di schizofrenia: a brani di musica classica spagnola si sono alternate le sperimentazioni sonore del finlandese Kimmo Pohjonen. Presentato dall’Universal Ballet, la più antica compagnia di balletto privata della Korea, il “Don Chisciotte”, ha debuttato nel 1997 all’Opera Theatre nel Seoul Arts Center, con la versione di Aleksander Gosky, Rostislav Zakharov da Marius Petipa rivista per l’occasione da Oleg Vinogradov. Nell’aprile 2017 al Teatro dell’Opera di Norimberga ha debuttato il “Don Chisciotte” su musica di Owen Belton e Frédéric Chopin con la coreografia originale di Goyo Montero creato per lo “Staatstheater Nuremberg Ballet”. Nel 2018 è tornato sul palcoscenico del Teatro Costanzi di Roma il “Don Chisciotte” con la coreografia di Laurent Hilaire – ispirata alla versione originale di Mikhail Baryshnikov per l’American Ballet Theatre – nel colorato allestimento del Teatro dell’Opera di Roma con i guest internazionali Eugenia Obraztsova, Davide Dato, François Alu, l’étoile Rebecca Bianchi, i primi ballerini Susanna Salvi, Claudio Cocino e Alessio Rezza. A proposito di Mikhail Baryshnikov storica è la sua versione creata ben appunto per l’American Ballet Theatre, in scena per la prima volta il 28 marzo 1978 al Kennedy Center Opera House di Washington, e successivamente danzata dalle maggiori compagnie internazionali, tra cui, nel 1993 dal “Royal Ballet” di Londra. Si ricorda inoltre il “Don Chisciotte” con la coreografia di Victor Ullate e lo stage design firmata da Roberta Guidi di Bagno rappresentato all’Opera di Berlino per la prima volta integralmente nel 2021 (la produzione era già stata presentata in una versione ridotta nel 2018). Elementi provenienti dalla cosiddetta “Escuela Bolera”, una variante spagnola della danza classica, così come influenze provenienti dal flamenco, hanno impreziosito l’azione scenica. Víctor Ullate aveva anche aggiunto musica da chitarra spagnola alla partitura di Ludwig Minkus, non eseguita soltanto dall’Orchestra ma anche caratterizzata da passaggi individuali d’improvvisazione.
È proprio in forza del suo classicismo che ogni versione offre una particolare chiave interpretativa, imprimendo al balletto un gusto distintivo. Quella del “Royal Ballet” risponde alla visione di Carlos Acosta che nel 2013 ha affrontato la produzione e firmato la coreografia per il teatro di Sua Maestà. Il suo “Don Chisciotte” si è mostrato frizzante, ironico, sognante con un’impronta realistica e la musica di chitarre suonate dal vivo sul palco, nonché l’impiego di diversi livelli di spazio. Da ricordare anche l’interpretazione del Balletto di Siena che ha visto debuttare il “Don Chisciotte” nel 2019 presso l’auditorium AiPlaza di Toyohashi in Giappone nella produzione, diretta e riallestita da Marco Batti e nuovamente in scena nel 2025 al Teatro dei Rinnovati. Questo titolo virtuoso si è visto anche accompagnato dalla Metropolitan Festival Orchestra per il “Singapore Dance Theatre” nel 2014 e rimesso in scena nel 2016 magnificamente messo in scena da Cynthia Harvey, con scene e costumi di Bruce McKinven, tanto da meritarsi il premio “Best Premiere” nella sua classifica dei premi del 2015 dal magazine “Dance Europe”. Nel 2019, ricco di jeté che sfidano la gravità, sollevamenti e impressionanti giri di fouette, l’esuberante “Don Chisciotte” ha debuttato nella versione di Nina Ananiashvili. Nel 2022 il balletto è andato in scena nella versione del “San Francisco Ballet” a firma del Direttore artistico e coreografo principale Helgi Tomasson e del coreografo in residenza Yuri Possokhov. Nel 2023 il “Balletto del Teatro Nazionale dell’Opera di Kiev” diretto da Nobuhiro Terada ha presentato la versione coreografica di
Viktor Litvinov in un allestimento accattivante e dai caldi colori mediterranei dove la coreografia è contraddistinta dal virtuosismo esuberante. Nel 2024 è apparso il “Don Chisciotte” del “Dutch National Ballet” nella versione coreografica di Aleksej Ratmanskij dall’originale di Gorski, che, pur rispettando la struttura originale di Marius Petipa, offre una rivisitazione più drammatica e moderna (con protagonisti indiscussi Maia Makhateli e Timothy van Poucke). La versione coreografica mantiene l’essenza brillante e gioiosa dell’originale ma introduce elementi più teatrali e drammatici (in seguito danzata anche da Anna Tsygankova e Giorgi Potskhishvili, Olga Smirnova e Jacopo Tissi, Elisabeth Tonev e Constantine Allen, Yuanyuan Zhang e Semyon Velichko, Qian Liu e Young Gyu Choi). Il 2025 offre altre celebri versioni come quella al Teatro Reale Danese di Copenhagen per la coreografia di Nikolaj Hübbe. Oppure quella al “West Australian Ballet” coreografata dalla famosa prima ballerina Dame Lucette Aldous (tratto dall’originale di Marius Petipa) con la coreografia del “Fandango” firmata da Deanna Blacher. Mentre “Les Grands Ballets” si è affidato alla coreografia della cubana Marina Villanueva basata sulla versione di Marius Petipa del 1869 e alla versione del 1988 di Alicia Alonso, figura chiave del balletto classico nella cultura ispano-americana con danze sgargianti e romantici pas de deux per una vera esplosione di colori ed energia. Sempre nel 2025 l’“Internation Ballet Theatre” ha proposto il racconto infuocato di amore, avventura e perdita, con il caldo sapore spagnolo nella coreografia firmata da Petipa-Gorsky nella messa in scena di Vera Altunina. Mentre il “Balletto di Kansas City” ha interpretato l’allestimento coreografico di Anna-Marie Holmes con una creazione dinamica, personaggi colorati, una narrazione accattivante e la sbocciante storia d’amore tra Kitri e il bel Basilio. La Compañía Nacional de Danza (CND) ha messo in scena sotto la direzione di Joaquín de Luz al Teatro Real la versione di José Carlos Martínez (un libero adattamento del “Don Chisciotte della Mancia” e in particolare dell’episodio narrato nel capitolo XIX della seconda parte intitolato “Las bodas de Camacho” (Le nozze di Camacho), in cui viene raccontata la storia d’amore tra il barbiere Basilio e la giovane Quiteria. I due si amano, ma devono affrontare l’opposizione delle rispettive famiglie per poter stare insieme. Don Chisciotte, credendo che Quiteria sia una principessa in pericolo, interviene per aiutarla, dando vita a una serie di comici intrecci. L’adattamento di José Carlos Martínez è stato presentato in anteprima al Teatro de la Zarzuela e mantiene la costruzione coreografica originale, pur aggiungendo un valore più poetico al personaggio di Don Chisciotte e alla sua ricerca dell’amore perfetto nell’immaginaria Dulcinea del Toboso. Allo stesso tempo, cerca di avvicinarsi maggiormente alla cultura e alla danza tradizionale spagnola. Anche il “Balletto di Stoccarda” ha avuto la sua novità con il “Don Chisciotte” firmato alla sua prima esperienza coreografica da Maximiliano Guerra, uno dei più grandi danzatori della sua generazione. Mentre allo “Yacobson Ballet” si è ammirato l’allestimento coreografico di Johan Kobborg nelle scene e nei costumi di Jérôme Kaplan. Al “Victorian State Ballet” si è visto l’emozionante “Don Chisciotte” nella coreografia e rimessa in scena della direttrice Michelle Sierra dopo Marius Petipa in una produzione spettacolare e sgargiante dove la superba tecnica accademica rende omaggio allo spirito di questa grande opera classica. Il “Metropolitan Ballet” ha presentato un vibrante, colorato e pieno di umorismo “Don Chisciotte” nella coreografia di Erik J Sanborn da Marius Petipa. E tante altre sono state le versioni di balletto create dal romanzo di Miguel de Cervantes e molte altre lo saranno in futuro.
Una curiosità finale la ritroviamo a livello storico in Marius Petipa il quale decise che Cesare Pugni fosse il compositore giusto per il balletto, ma dato che quest’ultimo era caduto in disgrazia a causa di vicende personali, la sua collaborazione con il coreografo subì una battuta d’arresto. Quindi Petipa cercò un altro musicista per il “Don Chisciotte” e si rivolse ad Aloisius Ludwig Minkus.
Michele Olivieri
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