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Danza, canto e recitazione: intervista a Lorenza Mario

Danza, canto e recitazione: intervista a Lorenza Mario

 

Lorenza Mario, padovana, inizia a studiare danza classica all’età di nove anni e a sedici entra a far parte della compagnia semiprofessionale “Veneto Balletto” di Padova, con la quale nell’86 vince il premio “Vignale Danza”. nel 1990, dopo aver conseguito la maturità linguistica, esordisce nella commedia “La sorpresa dell’amore” di Pierre de Marivaux con Ottavia Piccolo e Remo Girone. Percorrendo le principali tappe professionali, tra le altre, ricordiamo nei primi anni novanta l’inizio della sua carriera televisiva, con la partecipazione come ballerina in “Acqua calda” per la regia di Gino Landi e ne “Il grande gioco dell’oca” ideato e diretto da Jocelyn Hattab entrambi su Rai 2. Successivamente partecipa, come prima ballerina, a due edizioni di “Buona Domenica” su Canale 5 e a “Re per una notte” su Italia 1 e a “Fantastica italiana” su Rai 1. Nel 1996 viene scelta come prima donna dello spettacolo del Bagaglino “Rose Rosse”, su Canale 5, ruolo che mantiene anche nel 1997 nel successivo “Viva l’Italia”, e “Viva le italiane”, sempre su Canale 5. Negli stessi anni partecipa all’operetta “Al Cavallino bianco” per la regia di Filippo Crivelli e a “Orfeo all’inferno” per la regia di Vito Molinari entrambi al Teatro Massimo di Palemo. Recita al fianco di Vianello e Mondaini nel film “Delitto al circo” della serie tv “I misteri di Cascina Vianello” in onda in prima serata su Canale 5. Nel 1998 torna in Rai, a “Domenica In”, dove al ruolo di prima ballerina affianca quello di co-conduttrice. Durante la trasmissione viene chiamata per partecipare con Christian De Sica al musical “Tributo a George Gershwin” regia di Franco Miseria. Nel 2000 recita in “Provincia segreta 2”, una miniserie Rai trasmessa da Rai Uno. Nello stesso anno partecipa a “La Casa delle beffe”, produzione televisiva con la regia di Pier Francesco Pingitore trasmessa sulle reti Mediaset. Nell’estate 2001 è protagonista nello spettacolo “Les mariée de la Tour Eiffel – a Paris” di Micha van Hoecke. Dopo una pausa lavorativa di un anno, periodo in cui Lorenza diventa mamma e consegue la laurea in ISEF, torna in scena accanto a Paola Quattrini e Gianfranco Jannuzzo nella commedia musicale del Teatro Sistina “È molto meglio in due”, con le coreografie di Gino Landi e la regia di Pietro Garinei. Nel 2004 interpreta Velma Kelly nel grande musical “Chicago” con Luca Barbareschi e Maria Laura Baccarini. Nell’autunno 2007 è a teatro con la commedia musicale “L’altro lato del letto”. Nel 2008 inizia a girare nei teatri con la commedia “Facciamo l’amore” di Norman Krasna, della quale è protagonista con Gianluca Guidi. Nel 2010 gira nei teatri italiani con la commedia “Chat a due piazze” di Ray Cooney. Nel 2012 inizia il tour dei teatri italiani con “Le relazioni pericolose” di De Lacloss di cui è protagonista con Corrado Tedeschi. Nel 2015 è protagonista della commedia musicale “DIVA, l’amore va in scena”, di Renato Giordano (che cura la regia). Dal 16 settembre al 25 novembre 2016 è stata concorrente del programma “Tale e Quale Show”, classificandosi finalista nel torneo dei campioni.

 

Gentile Lorenza, com’è iniziata questa avventura con la danza ed in seguito con lo spettacolo?

Indubbiamente all’origine di tutto vi è una passione innata per la musica, anzitutto quella classica che tanto affascinava mia madre la quale la proponeva a noi figli sin da piccoli. Ero una bambina timida che trovava gioia nel ballare più che in ogni altro gioco; lo sentivo come un moto naturale, un istinto d’espressione. Sono cresciuta in una famiglia numerosa molto unita, composta da quattro sorelle e due fratelli; praticamente eravamo già una “Compagnia Teatrale” in erba. La nostra casa era frequentata ogni giorno da molti bambini del vicinato, sembrava una sorta di oratorio in cui si dava sfogo alle attività ludiche tipiche dei piccoli di allora, genuine e di spiccata socialità relazionale. Già allora mi divertivo a inscenare dei siparietti danzanti musicali.


Raccontaci il tuo percorso artistico: a che età hai cominciato, dove hai studiato danza e con quali maestri?

Ho iniziato a studiare danza classica all’età di nove anni a Padova, cambiando diverse scuole, sino ad approdare al “Veneto Balletto” di Mariolina Giarretta e Andrea Francescon con i quali ho partecipato a numerose rassegne internazionali di danza, tra cui “Vignale Danza”, vincendolo. A ventidue anni mi sono trasferita a Roma, avendo già superato le prime audizioni per la Rai, e lì ho approfondito gli studi, estendendoli alla danza moderna e contemporanea, jazz e funky, principalmente allo IALS e allo AID con diversi maestri dei corsi professionali. Inoltre, durante la pausa estiva, in quegli anni mi recavo a New York per studiare danza classica, modern jazz, tip tap e flamenco, allo “Steps NY Dance Center” e alla “Alvin Ailey Dance School”, con i più accreditati insegnanti dell’epoca.

Parliamo ora del tuo debutto, la prima volta in assoluto in palcoscenico?

Nel 1990, quando ho esordito nella commedia “La sorpresa dell’amore” di Pierre de Marivaux con Ottavia Piccolo e Remo Girone; fu la mia prima tournée, durata nove mesi in tutta Italia. La prima sera fu un’emozione straordinaria; eravamo allo splendido Teatro Olimpico di Vicenza e nonostante dovessi solo muovere qualche passo attraversando il palcoscenico, mi sentivo parte di una Compagnia teatrale! Un sogno che si concretizzava… fantastico!


Che aria si respirava al “Veneto Balletto” di Padova?

Ero molto giovane e per me “Veneto Balletto” era il prolungamento della scuola, il primo passo verso il professionismo. Eravamo un bel gruppo di giovani ballerine piene di sogni e tanto amore per la danza. Durò solo qualche anno, poi per alcune di noi iniziarono le prime audizioni e i primi contratti in varie realtà in Italia e all’estero.


Come ricordavi prima, alla celebre rassegna “Vignale Danza” hai vinto un premio. Che anni erano per la danza in Italia in quegli anni?

In scena eravamo in sette, una coreografia di neoclassico di Francescon su musiche di Bela Bartok. Vincemmo il primo premio a pari merito con il “Balletto di Toscana”. Ci dicevano che eravamo davvero forti! Piccole compagnie nascevano (apparentemente) dal nulla, con pochi soldi, ma tanta passione e molte ore di studio e di prove. Dal corso professionale della nostra scuola, ad esempio, si era formato un gruppetto di otto donne e quattro uomini, giovani ragazzi con talento e tanto amore per la danza; una compagnia semiprofessionale. Come la nostra, molte altre piccole realtà trovavano allora terreno fertile, in un’Italia ancora molto aperta e “curiosa” verso l’arte performativa espressa da giovani compagnie, e forse anche più generosa nella disponibilità al loro sostentamento. Venni poi “rapita” molto presto da una direzione diversa, quella televisiva, perciò non ebbi in seguito molte occasioni di continuare a conoscere la vera dimensione della Danza, quella che si viveva negli Enti lirici e nelle compagnie private, ma credo di non sbagliare dicendo che oggi il contesto appare decisamente più complicato. Basti pensare a quello che sta succedendo in questi ultimi mesi ad alcune tra le maggiori compagnie di importanti teatri… La Danza, quella dei nostri storici teatri, sta vivendo un momento di evidente difficoltà, mettendo a rischio d’oblio una parte indimenticabile del nostro patrimonio artistico.


Hai avuto e seguito dei modelli quando ti sei avvicinata alla danza?

Da bambina non mi perdevo una puntata di “Maratona d’Estate”, un programma presentato da Vittoria Ottolenghi dedicato alla danza e alle grandi stelle mondiali. Carla Fracci, Liliana Cosi, Luciana Savignano, Natalia Makarova, solo per citarne alcune, erano le mie dive e io sognavo di diventare un giorno come loro. Ancor prima di rendermi conto se avessi avuto o meno chance di un brillante percorso come ballerina classica, si presentò l’opportunità di entrare in Rai e da lì cominciai ad apprezzare anche altri tipi di modelli artistici, in particolare la figura della soubrette, espandendo così la lista dei miei riferimenti, sia nazionali come Delia Scala, Loretta Goggi, Raffaella Carrà, Heather Parisi, che internazionali come Liza Minnelli, Marylin Monroe, Rita Hayworth; artiste complete, cantanti-ballerine e attrici. Non ci misi molto a capire che volevo diventare come loro. Da qui nacque il mio grande amore per la commedia musicale e il musical.


Nella tua carriera, accanto alla danza, un ruolo importante lo riveste anche la recitazione e il canto?

Trovata la mia strada, mi sono messa a studiare. Danza, canto e recitazione; molte ore di lezioni, collettive e individuali; spendevo gran parte di quello che guadagnavo, per studiare, non c’era limite alla mia sete di imparare e alla voglia di diventare brava, di conquistare un ruolo in un Musical.


Hai lavorato al fianco di grandi nomi della televisione ma anche del teatro, te ne elenco qualcuno e mi associ un pensiero, una parola? Franco Miseria?

Coreografo e regista di grande creatività… imprevedibile!

 

Pier Francesco Pingitore?

Una certezza assoluta per chi sta in scena; un vero amico e un autentico signore!

 

Gino Landi?

Un talento assoluto, esigente ed inesauribile!

 

Pietro Garinei?

Il Maestro!

 

Vito Molinari?

Un Pilastro del Teatro e della Televisione!

 

Filippo Crivelli?

Un altro grande maestro. Di lui in particolare ricordo anche la sua grande simpatia!

 

Micha van Hoecke?

Un fuoriclasse. Sono felice ed orgogliosa di aver potuto lavorare con lui!


Qual è stato il momento decisivo per la tua carriera?

Senza dubbio “Il Bagaglino”. Fino a quel momento ero una ballerina, “di fila” dapprima, “prima ballerina” in seguito; tuttavia il mio nome non era mai apparso su un giornale, non mi era mai stata richiesta un’intervista o un servizio fotografico. Ebbene, con il Bagaglino, propostomi da Pingitore per sostituire al volo Valeria Marini, arrivò con la forza di una valanga, una enorme popolarità, tanto inattesa quanto mai cercata. Inizialmente fu uno shock che non credevo di riuscire a gestire, poi in realtà gli impegni sulla scena erano talmente intensi e avari di tempo libero che tutto andò per il meglio, e mi si aprirono enormi prospettive.


Sei stata ballerina in alcune tra le più importanti trasmissioni televisive italiane, hai mai sentito il peso di essere un esempio per chi ti seguiva?

Non ci pensavo proprio. Poi negli anni ho capito di esserlo stata, e forse di esserlo ancora. La cosa mi fa sorridere un po’… sicuramente però mi fa molto piacere sentirmi dire da tutti che ero tanto ammirata per la grande serietà e professionalità con cui affrontavo ogni impegno.


Tra i partner televisivi con chi ti sei sentita più a tuo agio in scena?

I miei partner televisivi sono stati ballerini, attori e presentatori, quindi a seconda del momento scenico, il rapporto con un partner poteva cambiare natura: tra i miei partner di ballo con cui avevo grande intesa scenica ricordo certamente Fabrizio Mainini, ma anche Raffaele Paganini, con cui ho danzato per un’intera edizione del “Bagaglino”. Ma come non ricordare, tra i tanti, ad esempio un passo a due con Tullio Solenghi sulle note di “Money Money” da Cabaret durante Domenica In? Rimane certamente uno dei ricordi più cari e divertenti!


Quanto è cambiata la televisione dai tuoi esordi ad oggi, e soprattutto la danza in tv?

Parliamo di vent’anni fa… c’era il Varietà, con tanto di sigla televisiva ballata e poi i balletti, almeno due a puntata; preparati con cura maniacale, pensati nei minimi dettagli. Ricordo che per una coreografia di quattro minuti provavamo tutta la settimana, molte ore al giorno. Nulla era lasciato al caso e tutto veniva verificato più volte, prima in sala prove e poi in studio, con gli stacchi delle telecamere, le luci e i costumi. Ad esempio, studiavo a memoria anche la sequenza degli stacchi, così potevo conoscere con precisione i momenti dei primi piani in modo da enfatizzare l’espressione del volto, e quelli a figura intera, dove mi concentravo maggiormente sulla fluidità dei movimenti. Inoltre, diversamente dai balletti in TV degli anni precedenti dove le trasmissioni venivano registrate, noi andavamo sempre rigorosamente in diretta. Ora la televisione è cambiata, e con lei anche la danza. Con l’avvento dei Talent, le regole non sono più le stesse. Credo che essi rappresentino un’eccellente opportunità soprattutto per i giovani, ritengo che siano un formidabile strumento per scoprire talenti che altrimenti sarebbe difficile far emergere. Certo, lo spazio disponibile per il successo duraturo è sempre inferiore al numero di talenti disponibili e non è affatto facile raggiungerlo, devono verificarsi una serie di fattori concomitanti molto selettivi. Tuttavia, credo che in molti casi il livello medio di talento che esprimono questi format sia più elevato rispetto ai decenni precedenti e io ritengo che ciò sia dovuto proprio al fatto che oggi esistono queste piattaforme dalle quali è possibile avere una chance di esibirsi; nel passato non esistevano, i talenti c’erano anche allora, ma non avevano la possibilità di farsi notare. Io la vedo come una sorta di liberalizzazione del mercato del talento. Ed è inarrestabile, grazie anche alla tecnologia, ad internet, ai Social. L’altra faccia della medaglia è certamente rappresentata dalla maggiore evanescenza del legame pubblico/artisti. Quando l’offerta è maggiore, è più facile cambiare, è più probabile l’arrivo di un protagonista migliore del precedente e a causa di ciò forse viene a mancare l’affetto del pubblico verso l’artista che una volta si percepiva come uno di famiglia perché “sempre” presente.


Un tuo ricordo personale per Sandra Mondaini e Raimondo Vianello?

È stato per me un onore immenso recitare con loro, come professionisti e come persone! Da bambina mi hanno tanto divertita con i loro simpaticissimi “siparietti” ed ora c’ero lì anch’io! Nella fiction ero una acrobata del circo e in alcune scene dovetti recitare a testa in giù appesa ad una fune e ricordo in particolare che in quel frangente Raimondo cambiava sempre le battute, andava proprio a braccio e io, abituata al “Bagaglino” dove tutto doveva essere rigorosamente fedele al copione, imparai l’arte di doversi adattare rapidamente anche di fronte all’improvvisazione di un grande artista come Raimondo Vianello. Lui è stato sempre cordiale e molto simpatico, anche fuori scena e nonostante la mia poca esperienza, con le sue continue battute, le facce cariche di umorismo naturale, mai mi sono sentita a disagio recitando con lui. Sandra Mondaini era stata poco bene in quel periodo e le mie scene erano tutte con Raimondo, non con lei; tuttavia, ricordo la sua estrema dolcezza e simpatia, nonché la grande professionalità di entrambi. Un’esperienza che non dimenticherò mai!


Tra tutti i personaggi televisivi italiani che hai frequentato, quale ti è rimasto particolarmente impresso per personalità e carisma?

Ce ne sono molti, ma se devo fare un nome solo, allora quello è Christian De Sica. Non l’ho incontrato in tv, con lui ho condiviso due splendidi anni di tournée nei maggiori teatri italiani con un enorme successo di pubblico e di critica. Christian è travolgente, è un grandissimo showman, con lui il talento e la simpatia si fondono in una miscela vincente e irresistibile! Sono passati sedici anni da allora, mi piacerebbe molto tornare a dividere la scena con lui… chissà!


Oggi frequenti ancora il mondo della danza?

A dire la verità, poco. Mantengo viva la passione per la danza, mi tengo moderatamente allenata e di tanto in tanto insegno in stage di Musical per giovani allievi aspiranti Performers. Recentemente sono stata invitata all’Arena di Verona, per una indimenticabile scorpacciata di Danza Assoluta con “Roberto Bolle & Friends”: non credo di possedere le parole giuste per descrivere la sublime bellezza che la parola DANZA ha potuto raggiungere quella sera.


A quali nuove showgirl guardi con particolare interesse nel mondo dello spettacolo oggi?

Ci sono diversi ragazzi di talento che escono dai vari talent oggi. Belle voci, come Giulia Ottonello o Giulia Luzi, oggi stimate protagoniste di musical; o brave ballerine, ne ho incontrate alcune ottime anche a “Tale e Quale Show”. Tuttavia, forse la figura della showgirl sta un po’ scomparendo; ma trovo bravissima e di grandissimo talento Virginia Raffaele: sa fare tutto! Canta, recita, imita, fa morir da ridere e… sa pure ballare! Un mito!


Quale magia possiede il teatro che la televisione non può uguagliare?

Sono due dimensioni diverse, ognuna con peculiarità straordinarie; mi ritengo fortunata per aver avuto il privilegio di far parte di entrambe le famiglie. La televisione concede una notorietà ampiamente superiore a quella del teatro, ma quest’ultimo regala emozioni irripetibili. Per quello che mi riguarda, a tutt’oggi vengo ricordata per la scelta, per molti ancora incomprensibile, che ho fatto quando decisi di abbandonare la Televisione per dedicarmi al Teatro. Già, perché la TV per me era un’esperienza splendida, molto intensa, che mi regalava enorme popolarità; da “Domenica In” a “Buona Domenica”, dalle fiction alle edizioni del Bagaglino, e molti altri a seguito dei quali mi prospettarono lusinghieri progetti sul piccolo e grande schermo, per chiunque impossibili da rifiutare. Ma io allora vivevo la televisione come una parentesi, meravigliosa, ma pur sempre come tale; nel mio cuore c’era il teatro. Tra una trasmissione e un’altra andavo a New York e a Londra per continuare a studiare danza e canto. E quindi, nonostante le straordinarie offerte da parte della TV, mi buttai a capofitto nel Teatro. La magia del Teatro è il Teatro stesso, ciò che rappresenta, il coinvolgimento emotivo con il pubblico che ti loda o ti rimprovera, la consapevolezza di essere parte di un percorso culturale prima ancora che di spettacolo. Ora, dopo molti anni dedicati quasi esclusivamente al Musical, sono tornata felicemente alla RAI per vivere la meravigliosa avventura di “Tale & Quale Show” ed è stato come tornare a casa, ho ritrovato tanti amici e colleghi che mi hanno emozionata per il sincero calore con cui mi hanno salutata ed accolta.


Come hai vissuto e vivi la grande popolarità?

Con grande naturalezza; chi mi conosce sa quanto io sia distante dal tipico ambiente dello spettacolo. Sono nata e cresciuta in un paesino di provincia, vivo in una città che non ha certo la mondanità di Roma e Milano; non ho mai cercato la popolarità, l’ho sempre metabolizzata come una conseguenza del mio percorso professionale, punto.


Recentemente sei tornata in teatro con DIVA, ero presente al Forum di Milano la sera della prima. Il palcoscenico ti emoziona sempre come la prima volta?

Sì, quella emozione unica di desiderio misto alla paura di entrare in scena rimane un punto fermo tutte le volte che si avvicina una prima. Una compagna gradita e temuta allo stesso tempo che mi fa ricordare sempre che l’amore vero è un sentimento che porta gioia e tormento nello stesso istante, ma proprio per questo è vivo e magico. E irrinunciabile!


Gli applausi per un artista che suono possiedono?

Voglio essere sincera: forse non tutti gli attori lo ammetterebbero, ma gli applausi sono il momento più bello, più atteso, forse lo scopo di tutto. In questo torniamo bambini: ci impegniamo tanto, per poi ricevere la carezza dalla mamma.


In conclusione, progetti futuri e sogni da avverare?

Da quasi sei anni condivido tutta la mia vita con il mio compagno Federico; coronare la nostra unione con una promessa potrei definirlo un mio sogno, un progetto per il futuro. Un futuro molto vicino!

 

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

 

Foto: Archivio

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