“La bella addormentata”, nota anche come “La bella addormentata nel bosco” è una fiaba europea ispirata a quella di Giambattista Basile, viene ricordata soprattutto nella versione dei fratelli Grimm e in particolare in quella di Charles Perrault. Nell’arte tersicorea, il balletto è il secondo per cronologia di composizione, dei tre composti da Pëtr Il’ič Čajkovskij (per cui delineò la musica in soli quaranta giorni). Il libretto fu scritto dal principe e sovrintendente dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, Ivan Vsevoložskij, la coreografia venne affidata a Marius Petipa. La prima rappresentazione ebbe luogo il 15 gennaio 1890 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo ed ebbe successo fin da subito. Marie Petipa, figlia del coreografo Marius, danzò al debutto il ruolo della Fata dei Lillà (inizialmente il ruolo era mimico; dal 1922 si trasformò sulle punte), Varvara Nikitina (la Principessa Florina), il padre della celebre prima ballerina assoluta Matil’da Feliksovna Kšesinskaja, Felix Kschessinsky (Re Florestan), Giuseppina Cecchetti (La regina), Timofei Stukolkin (Catalabutte), Pavel Gerdt (Principe Desiré). La prova generale avvenne alla presenza dello zar Alessandro III che si complimentò con l’autore. La direzione orchestrale fu di Riccardo Drigo, protagonista la milanese Carlotta Brianza (Aurora) che si formò alla Scuola di Ballo della Scala. “La bella addormentata” è da considerarsi uno dei capolavori più smaglianti del grande repertorio classico accademico. Il principe Vsevoložskij fu anche creatore dei costumi per i quali si ispirò alla magnificenza della corte del Re Sole, e nella stesura del libretto incorporò personaggi di altre storie di Perrault tra cui Il gatto con gli stivali, Cappuccetto rosso, Cenerentola, Pollicino e altri tratti dalle fiabe francesi (La bella e la bestia, la principessa Florine e l’uccellino azzurro) al fine di saldare i legami tra Francia e Russia.
Molte versioni si sono succedute a quella di Petipa. In ambito russo, oltre quella moscovita di Alexandre Gorsky (1899), di Fyodor Lopokov (1922), di Asaf Messerer (1936), vi fu quella di Yury Grigorovich (nel 1963 per il Teatro Kirov). E molte altre ne sono state create lungo l’evoluzione della danza, tra cui quella allo “Stuttgard Ballet” di John Cranko. La grande prima ballerina brasiliana Marcia Haydée ne creò una propria versione nel 1987 che si discostava dalla linea narrativa tradizionale in quanto ruotava attorno alla figura di Carabosse in un profondo confronto tra bene e male. A livello storico è bene ricordare che pure la leggendaria Anna Pavlova e la sua compagnia portarono in scena a New York nel 1916 un estratto di circa cinquanta minuti dove lei danzò il ruolo di Aurora. Successivamente aggiunse al proprio repertorio due coreografie ispirate alla “Bella addormentata”, intitolate “Visions” e “Fairy Tales”. Diversi celebri coreografi hanno adattato questo titolo di Čajkovskij, basti ricordare Ninette de Valois, Frederick Ashton, Christopher Wheeldon, Jean-Guillaume Bart e George Balanchine (quest’ultimo nel 1981 con il titolo “Garland Dance”). Nel 1991 Peter Martins mise in scena la personale produzione a New York, inserendo nel primo atto la “Garland Dance” di Balanchine in omaggio al suo predecessore.
In Italia “La bella addormentata” si vide nel 1896 al Teatro alla Scala di Milano. Solamente nel 1899 arrivò al Teatro Bol’šoj di Mosca. Quella alla Scala portava la firma di Giorgio Saracco con interprete Carlotta Brianza. Nel 1921 all’Alhambra Théâtre di Londra i “Ballets Russes” presentarono “La principessa addormentata” di Nikolaj Sergeev con i costumi di Léon Bakst, ed Enrico Cecchetti nel ruolo ‘en travesti’ di Carabosse (parte della coreografia venne modificata da Bronislava Nijinska). Nel 1937 a Philadelphia si è ammirata la versione di Catherine Littlefield. Nel 1966 ha debuttato la versione di Petipa per il Teatro alla Scala con Rudolf Nureyev in coppia con Carla Fracci e altri nomi storici tra cui Luigi Sironi, Anna Maria Prina, Dora Ricci, Elettra Morini, Aida Accolla, Fiorella Cova, Luciana Savignano, Roberto Fascilla, Tiziano Mietto, Walter Venditti, Barbara Geroldi, Anna Razzi, Giancarlo Morganti, Vera Colombo, Liliana Cosi, Vittoria Minucci, Oriella Dorella, Angelo Moretto, con le scenografie e i costumi di Nicholas Georgiadis, spettacolo poi replicato nelle stagioni successive anche in coppia con Margot Fonteyn (si ricorda inoltre l’edizione del 1994 con protagonisti Viviana Durante e Manuel Legris in alternanza a Isabel Seabra e Maximiliano Guerra, e Anita Magyari con Andrej Fedotov). Nureyev considerava “La bella addormentata” il “balletto per eccellenza” per la sontuosità scenografica nonché per le prestazioni virtuose e tecniche. Nel 1989 Rudy ne fece un suo allestimento per la Compagnia dell’Opéra di Parigi, di cui ai tempi ne era direttore. La sua coreografia si basava su quella originale con scene e costumi di Ezio Frigerio e Franca Squarciapino. Nel 1990 il “San Francisco Ballet” ha portato in palcoscenico la versione di Helgi Tómasson in onore di Čajkovskij. Nel 1992 il Teatro di Basilea ha rielaborato il balletto per tramite della coreografia di Youri Vámos con nuovi spunti narrativi legati ad Anna Anderson e la sua convinzione di essere la Granduchessa Anastasija Nikolaevna Romanova (versione poi eseguita da numerose altre compagnie europee).
Nel 1955 fu allestita la versione a cura di Mary Skeaping per il “Balletto Reale Svedese” e nel 1960 fu la volta di quella di Robert Helpmann, già interprete con Margot Fonteyn di precedenti edizioni di Serghiev, con il “Grand Ballet du Marquis de Cuevas”. Si succedettero altre edizioni, tra cui quelle di Kenneth MacMillan (Berlino, 1967), Alicia Alonso (Parigi, 1974), Anthony Dowell (Londra, 1994). Nel 1999 a San Pietroburgo ci fu una ricostruzione filologica firmata da Sergej Vikharev.
Roland Petit, per il “Ballet de Marseille”, nel 1990 ne montò un’edizione (rappresentazione che tenne a battesimo una giovanissima Eleonora Abbagnato all’età di tredici anni nel ruolo di Aurora-fanciulla), del tutto differente dalla tradizione, più simile ad un fumetto, con alcuni tagli e una durata complessiva ridotta alla metà di quella ordinaria. In scena i cinquanta danzatori del “Ballet National de Marseille” e le partecipazioni straordinarie dell’étoile Dominique Khalfouni nonché di Zizi Jeanmaire (all’epoca già sessantunenne nel ruolo della strega Carabosse). Questa versione presentò un taglio coreografico inedito, (esclusi il ’pas de deux’ e il pas de quatre classici), ispirato al fumetto americano, in particolare a Winsor Mc Cay, con i costumi di Luisa Spinatelli.
Si ricorda nel 1994 la produzione dell’Universal Ballet (fondato a Seoul nel 1984), con la coreografia di Oleg Vinogradov (da Petipa e Sergeyev), con le scenografie di Simon Pastukh e i costumi di Galina Solovieva. Da segnalare la versione del 1995 di Heinz Spoerli alla “Deutsche Oper am Rhein” e poi ancora quella per il “Moscow City Ballet” firmata da Victor Smirnov-Golovanov, già solista al Bolshoi e Chief Ballet-Master all’Odessa State Opera and Ballet Théâtre. Anche Mats Ek per il “Cullberg Ballet” creò la sua “Bella”, andata in scena anche con “Les Grands Ballets Canadiens”: la principessa Aurora, da fragile fanciulla, si trasforma in una giovane donna moderna, ribelle e inquieta, in lotta tra le pene d’amore e la ricerca di paradisi artificiali. È un atto di denuncia contro gli imperanti mali della società, affrontati con grottesca ironia con spunti tratti dal musical anni Cinquanta.
Nel 2008 sul palcoscenico del Teatro Verdi di Firenze, per il Maggio Musicale Fiorentino (ai tempi diretto da Vladimir Derevianko), si ammirò una rilettura dal linguaggio puramente contemporaneo, firmata da Goyo Montero con le scene di Josep Simón e Manolo Zuriaga, i costumi di Pascual Peris. In scena Letizia Giuliani, Ivàn Gil-Ortega, Alessandro Riga, con l’Orchestra e il Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino. Per il consueto appuntamento con gli allievi dell’Accademia Ucraina di Balletto di Milano al Teatro Arcimboldi, “La Bella Addormentata” si è vista con le coreografie riadattate di Egor Scepaciov sulle immortali note di Čajkovskij, a fianco di alcune étoile internazionali, tra cui, Nadejda Scepaciova e Mikhail Martynyuk nei ruoli principali. Un’altra “Bella” da ricordare è quella con la coreografia di Paul Chalmer per il Teatro dell’Opera di Roma, scene e costumi di Alto Butti: un lavoro che ha mantenuto intatta l’alta qualità e il gusto per lo stile classico accademico.
Interessante la versione dal titolo “La belle” di Jean-Cristophe Maillot nel 2001 per i “Ballets de Monte-Carlo”. La vicenda ruota attorno al desiderio di maternità di Aurora e alla conquista dell’amore vero, che viene suggellata con il più lungo bacio della storia del balletto. Dello stesso anno bisogna citare la contaminazione stilistica attuata dalla coreografa francese Karine Saporta, ideatrice di un teatro-danza caratterizzato da un immaginario onirico.
Nel 2011 al Teatro San Carlo di Napoli è stata presentata la rilettura in chiave moderna, firmata dal coreografo statunitense Dominic Walsh su musiche di Čajkovskij con il primo ballerino ospite Alessandro Macario e il Corpo di ballo diretto allora da Alessandra Panzavolta. Questa lettura coreografica interrompe la consuetudine della disciplina accademica restituendo un’Aurora moderna e trasgressiva, la quale vive il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta mediante le ombre degli stupefacenti. La sua festa si trasforma così in una corsa all’ospedale, dove arriverà in coma. Non più la Fata dei Lillà ma il medico di famiglia interviene per trasformare la morte in sonno ed è nelle allucinazioni di questo stato sospeso dalla vita che incontrerà Desiré.
Altra versione la troviamo a cura di Dominic Walsh, ex ballerino principale dello “Houston Ballet” che ebbe modo di affermare: “Ho creato “Sleeping Beauty” nel 2007 per la mia Compagnia (“Dominic Walsh Dance Theatre” n.d.r.), portando in scena dieci ballerini. Per il San Carlo ho invece voluto realizzare una versione sganciata dal contesto statunitense, una nuova produzione che si avvale delle scene di Giuliano Spinelli e dei costumi di Giusi Giustino. Conosco molto bene il classico ma volevo creare qualcosa di nuovo, che con humour permettesse di attraversare questa fiaba in cui morale e metafora, mito e mistero fluttuano insieme in un inconscio personale e collettivo. La mia Bella è una ragazza di oggi in cerca d’identità, figlia di genitori che hanno superato il problema dell’infertilità. La sua è un’adolescenza difficile, in preda al conflitto generazionale”.
Una nuova “Bella” è stata creata nel 2017 con la coreografia di Matteo Levaggi per il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo. Il coreografo ligure importa nel capolavoro ottocentesco una serie di suggestioni che arrivano sia dal cartone animato di Walt Disney che dal film “Maleficent”. In anteprima nel 2018 per l’Alberta Ballet, il neo direttore associato Christopher Anderson presentò la sua versione mentre una nota di merito storica va indirizzata a Valéria Dienes, ballerina, filosofa, istruttrice di danza, coreografa e una delle prime donne ungheresi a diplomarsi all’università che oltre alle sue note opere religiose, creò coreografie per fiabe come “Csipkerózsa” (La bella addormentata nel bosco, 1931), “Hamupipőke” (Cenerentola, 1934), e “Hófehérke” (Biancaneve, 1940), per cui la “Compagnia Ungherese dell’Arte del Movimento” ha tenuto rappresentazioni in omaggio al suo lavoro pionieristico nel 120° e 125° anniversario di nascita. Nel 2019/2020 alla Lavanderia a Vapore per il “Balletto Teatro di Torino”, diretto da Loredana Furno e Viola Scaglione, viene proposto all’interno dello spettacolo “La bella.. Giselle” un estratto dalla “Bella Addormentata” su idea e messa in scena curata da Pompea Santoro con le coreografie di Mats Ek, per i danzatori dell’Eko Dance Project. Nella fiaba di Perrault è una giovane principessa che cade in un sonno incantato dopo essersi punta con il fuso dell’arcolaio diventa, nella rilettura di Mats Ek, è una adolescente problematica, in contrasto con i genitori che scivola nel mondo della droga. Le quattro fate che la crescono, diventano nella versione di Ek le infermiere che la proteggono e la malvagia strega Carabosse si trasforma nella figura del medico straniero, che la condurrà alla droga, fino a quando non arriverà il Principe a risvegliarla. Oltre alla tematica sociale della dipendenza il coreografo tratta anche quella dell’integrazione.
Si rammenta altresì per il Balletto del Sud “La Bella Addormentata” firmata nel 2000 con regia e coreografia di Fredy Franzutti che già Vittoria Ottolenghi definì come frutto di “un’idea geniale!”. Franzutti sposta l’azione e si ispira al racconto di Giambattista Basile “Sole, Luna e Talia”. Questi narra di una principessa addormentata per un incantesimo nel Mezzogiorno d’Italia e proprio da questa prerogativa geografica parte lo speciale intervento creativo di Franzutti che infatti riporta la trama del balletto nel luogo d’origine, ovvero il Sud Italia. Ciò ha permesso una precisa connotazione di carattere storico e folklorico, ovvero la sostituzione della puntura con il fuso con il morso della tarantola salentina. La Principessa Aurora è quindi, nell’edizione di Franzutti, una fresca ragazza mediterranea a cui una vecchia maga predice un atroce destino. Sarà la magia della zingarella Lilla e il bacio d’amore di un principe-antropologo sulle orme della leggenda a destare la fanciulla dal suo sonno centenario. Da menzionare lo straordinario ruolo ‘en travesti’ della strega Carabosse, creato da Franzutti per l’immortale “poeta della danza” Lindsay Kemp.
Alexei Ratmansky ha riportato indietro di molti anni lo spettatore grazie ad un progetto di ricostruzione mirato alla fonte originale. La produzione in cooperazione con l’American Ballet Théâtre di New York è andato in scena nel 2015 con grande successo per poi debuttare anche al Teatro alla Scala. L’allestimento gode delle notazioni di Sergeev, basandosi per il décor sui bozzetti che Ivan Vsevoložskij realizzò nel 1890. I costumi sono quelli disegnati da Leon Bakst nel 1921 per la produzione dei “Ballet Russes”, ricostruiti da Richard Hudson, che ha lavorato anche alle scenografie. La scelta dei costumi tratta dall’edizione di Sergej Djagilev fu adottata perché già nel 1999 il Balletto del Mariinskij ricostruì le scene e i costumi originali. La novità più evidente nel lavoro di Ratmansky si è ritrovata nello stile accademico che è riemerso in tutta la sua purezza storica e bellezza dal passato.
Con “Sleeping Beauty” Matthew Bourne completa la trilogia sulle musiche di Čajkovskij, iniziata nel 1992 con “Lo Schiaccianoci” e con “Il lago dei cigni”. Ha impiegato la data della prima rappresentazione del balletto, il 1890, come punto di partenza, ambientando in quell’anno il battesimo di Aurora quando fate e vampiri nutrivano l’immaginario gotico per poi passare durante la crescita della protagonista all’età edoardiana e giungere al risveglio nell’età moderna. Lo scontro tra bene e male e il tema della rinascita fanno da sfondo ad una storia d’amore soprannaturale che attraversa i secoli. Nel percorso di rilettura dei grandi classici avviato dal “Nuovo Balletto di Toscana” di Cristina Bozzolini si è data prova anche di una “Bella Addormentata” (2018), nella produzione commissionata a Diego Tortelli, sulla tradizionale partitura di Čajkovskij. Tortelli ha trasferito le emozioni del personaggio principale nella figura di un poeta a disagio nell’oggi, intento a cercare uno stimolo nuovo e profondo alla creatività e alla vita. Attualizza la fiaba ambientandola in una frenetica metropoli, specchio dei giorni nostri. Ne emerge il ritratto di una società accelerata, in costante cambiamento, ossessionata dalla ricerca della perfezione, che allontana l’uomo da sé stesso e dal mondo che lo circonda.
Javier Torres ha coreografato la produzione de “La Bella Addormentata” per il “Balletto Nazionale Finlandese” da lui diretto. Per Torres, Aurora si trova di fronte ad una scelta tra paura e amore: “Nella mia visione il vero dramma si svolge nel cuore della protagonista, la principessa Aurore. Quindi, tutti i personaggi che vediamo sul palco appaiono come incarnazioni delle emozioni interiori di Aurora – in particolare Syrene, la fata dell’amore, e Carabosse, la strega della paura (…) “La principessa Aurora sta combattendo una battaglia tra amore e paura. Alla fine viene salvata mentre si arrende all’amore. ” La versione di Sir Peter Wright debutta nel 1981 con il “Dutch National Ballet”, riscuotendo grande successo in un allestimento scintillante e ricco di stile rifacendosi alla corte dello zar russo. Il coreografo spagnolo Marcos Morau ha realizzato per il “Ballet de l’Opéra de Lyon” una audace rilettura, trasformando “La Bella Addormentata” in un’allegoria del rapporto umano con il tempo. Il ricco universo visivo del coreografo catalano ha reinterpretato il lungo sonno della principessa come un corteo selvaggio e disinibito.
Per concludere, storicamente si ricorda una “Bella Addormentata” rappresentata per la prima volta nel 1829 all’Opéra di Parigi non su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij ma bensì di Ferdinand Herold (compositore, pianista e violinista francese) con la coreografia di Jean Aumer (ballerino e coreografo nato a Strasburgo nella prima metà del 1700 che si formò all’Opéra di Parigi come discepolo di Jean Dauberval) su libretto di Eugène Scribe con protagoniste Lise Noblet nel ruolo principale e Maria Taglioni in quello di una naiade.
Michele Olivieri
Foto Brescia Amisano
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