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Lo Schiaccianoci: storia, personaggi, curiosità e trama

Schiaccianoci

Lo Schiaccianoci” è il terzo e ultimo balletto composto da Pëtr Il’ič Čajkovskij e la seconda collaborazione tra il compositore, Marius Petipa e Ivan Vsevolovžskij. Dopo il successo de “La bella addormentata”, Čajkovskij ricevette la successiva commissione da Vsevolovžskij per comporre una nuova opera in un atto e un balletto in due atti. Fu deciso che l’opera sarebbe stata “Iolanta”, e il balletto sarebbe stato “Lo Schiaccianoci”, basato sulla storia di ETA Hoffmann, per tramite della versione edulcorata di Alexandre Dumas.

 

Le prove per “Lo Schiaccianoci” iniziarono nell’agosto 1892 ma a causa di una improvvisa malattia Petipa si ritirò cosicché Vsevolozhsky nominò temporaneamente l’assistente di Petipa Lev Ivanov come Maestro di ballo durante l’assenza del grande Maestro e gli incaricò di occuparsi della coreografia de “Lo Schiaccianoci”. Enrico Cecchetti fu nominato secondo maestro di ballo di Ivanov. Storicamente non è certo se Petipa fu in grado di coreografare dei passi o delle variazioni per il balletto prima del suo forfait, ma è certo che la sua creatività si trova nel libretto e nella regia oltre in alcune indicazioni scritte come lo scenario, i ritmi, il numero di misure, e il tempo per ogni danza. A Ivanov va attribuita a pieno titolo buona parte della coreografia.

Lo Schiaccianoci” in due atti e tre scene debuttò nella stessa serata accorpato a “Iolanta” il 18 dicembre 1892 al Teatro Imperiale Mariinsky, con l’italiana Antonietta Dell’Era nel ruolo della Fata Confetto, Pavel Gerdt nel ruolo del Principe Coqueluche, Stanislava Belinskaya nel ruolo di Clara, Sergei Legat nel ruolo del Principe Schiaccianoci e via via in tutti gli altri numerosi personaggi Timofei Stulkolkin, Felix Kschessinsky, Vasilij Stulkolkin, Lydia Rubtsova, Sergei Litavkin, Maria Anderson, Georgey Kyasht, Olga Preobrazhenskaya, Marie Petipa, Sergey Lukyanov, Nadezhda Petipa, Alexander Gorsky, Anna Johansson, Claudia Kulichevskaya, Varvara Rhykhlyakova. Il balletto non riscosse grandi consensi tanto che in una lettera scritta ad un amico, Čajkovskij disse: “A quanto pare l’opera ha dato piacere, ma il balletto non tanto; e, in effetti, nonostante tutta la sontuosità si è rivelato piuttosto noioso”. Purtroppo il celebre compositore russo non visse abbastanza per vedere il balletto avere il giusto e meritato successo, diventando nel tempo il titolo del grande repertorio maggiormente eseguito. Essendo ambientato alla vigilia di Natale è divenuto negli anni il preferito sulle scene di tutto il mondo nel periodo natalizio. Nonostante l’accoglienza ricevuta alla première rimase nel repertorio del “Balletto Imperiale” per almeno un’altra stagione, ma dal 1894-95 non fu più incluso nel programma. Rimase poi assente per cinque anni prima di essere ripreso nel 1900 da Ivanov.

 

Nel corso del XX secolo “Lo Schiaccianoci” ha subito innumerevoli riprese e rimesse in scena ad opera di diversi coreografi. Tra le varie rivisitazioni ricordiamo quelle di George Balanchine, Rudolf Nureyev, Peter Wright, Willam Christensen, Jurij Grigorovich, John Neumeier, Maurice Béjart, Flemming Flindt, Heinz Spoerli, Helgi Tomasson, Ronald Hynd, Ben Stevenson, Patrice Bart, Joseph Russillo, Alicia Alonso, Charles Jude, Alexei Ratmansky, Renato Zanella, Mauro De Candia, Amedeo Amodio, Jean-Christophe Maillot, Nacho Duato, Giuliano Peparini, Fredy Franzutti, Luc Bouy, Luciano Cannito, Goyo Montero, Christopher Wheeldon, Vasily Medvedev con Yury Burlaka, Demis Volpi, Lienz Chang, Maximiliano Guerra, Ben Van Cauwenbergh, Giuseppe Picone, Christian Spuck, Yuri Possokhov, Stanton Welch, Giorgio Madia, Massimiliano Volpini, Aleksej Fadeecev con Nina Ananiashvili, Benjamin Millepied, Helgi Tomasson, Jean-Sebastien Colau con Vincenzo Veneruso, Paul Chalmer, Frederick Ashton, Mikail Baryšnikov, Roland Petit, Mark Morris, Nicholas Beriozoff, Matthew Bourne e quella creata per la Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala da Frédéric Olivieri.

 

I passaggi più famosi sono i “Grand divertissements” del secondo atto, da molti chiamati “danze nazionali” che in realtà sono “dolci danzanti” di diverse nazionalità: la danza spagnola è un omaggio al Cioccolato, segue il Caffè con la danza araba, il Tè con la danza cinese, la danza russa Trepak nella quale danzano dei bastoncini di zucchero, a seguire la Pastorale detta “Danza degli zufoli o dei “flauti di canna” con i pastorelli di marzapane (di origine danese). Una danza che viene sovente accantonata dagli allestimenti moderni è la danza di “Maman Gigogne” e dei suoi bambini Polichinelle. Nello “Schiaccianoci” le danze culminano con il notissimo “Valzer dei fiori”, il Pas de deux” del Principe e della Fata Confetto con Entrée, prima Variazione (Principe, Tarantella), seconda Variazione (Danza della Fata Confetto), Coda, Valzer finale e Apoteosi. Da annotare anche lo splendido “Valzer dei fiocchi di neve” che chiude il primo atto. Al debutto del balletto si tenne anche il debutto di un inedito strumento musicale per la Russia e cioè la “Celesta” che Čajkovskij portò direttamente da Parigi.

 

La trama è presto detta: si svolge nella elegante casa del Dr. Stahlbaum la vigilia di Natale. I loro figli, Clara e Fritz, sono eccitati e aspettano gli invitati per la tradizionale festa di natale con i parenti e gli amici. Gli ospiti giungono e la festa comincia tra brindisi, giochi e danze. I regali vengono distribuiti ai bambini, che sono intenti ad aprirli. Improvvisamente tutti rivolgono lo sguardo verso il misterioso Herr Drosselmeyer, un vecchio amico di famiglia e padrino di Clara, che entra accompagnato dal suo giovane nipote. Porta delle scatole che contengono alcuni giocattoli animati che ballano per la gioia di tutti i bambini. Poi tira fuori il regalo per Clara, uno Schiaccianoci animato a forma di soldato. Clara è felicissima, ma Fritz è geloso: prende lo Schiaccianoci e lo rompe. Il nipote di Drosselmeyer lo rincorre mentre Clara piange. Drosselmeyer fa la parte del dottore, legando un fazzoletto attorno alla testa dello Schiaccianoci per ripararlo. Clara e le sue amiche addormentano le loro bambole. Il nipote di Drosselmeyer porta un lettino per lo Schiaccianoci, e Clara lo mette a dormire sotto l’albero. Dr. Stahlbaum e la moglie dirigono gli invitati in un ballo finale, dove Clara balla con il nipote di Drosselmeyer. Alla fine i due ragazzi si salutano, sperando di rivedersi presto. Tutti vanno via e le luci si spengono lasciando accese solo quelle dell’albero di natale. A mezzanotte Clara si alza ed entra indossando una camicia da notte bianca; va in punto di piedi dallo Schiaccianoci, lo prende in braccio e lo porta a dormire con lei. Mentre dorme, entra Drosselmeyer che ripara lo Schiaccianoci. Sentendo un rumore, Clara si sveglia e intravede Drosselmeyer. Spaventata si nasconde dietro una tenda quando entra un grosso topo. Clara corre al divano e vi salta sopra. All’improvviso tutto comincia a diventare più grande: l’albero, i giocattoli, e anche i topi. I soldatini si animano e combattono contro i topi; lo Schiaccianoci, diventato vivo, è il loro capitano. Lo Schiaccianoci batte il Re dei Topi, con l’aiuto di Clara. Lei lancia una pantofola contro il Re, e lo Schiaccianoci lo trafigge con la spada, poi dona la sua corona a Clara. Improvvisamente lo Schiaccianoci si trasforma in un bellissimo principe. Clara e il principe partono per un viaggio magico. Passano attraverso una foresta innevata dove ballano i fiocchi di neve. Nel secondo atto si trovano nel Regno dei Dolci. La Fata Confetto, che vi regna, li intrattiene eseguendo un assolo. Poi ballano coppie da tutto il mondo, varie specie di fiori e di dolciumi. Il principe presenta Clara alla Fata Confetto e le mostra la corona del Re dei Topi che le ha regalato. La Fata Confetto balla con il principe in uno splendido passo a due. Alla fine Clara e il principe salutano tutti i Dolci e ripartono. Al mattino Clara si sveglia e comprende che è stato solo un sogno.

 

Una curiosità la ritroviamo nel personaggio di Clara (poi principessa e Fata Confetto nelle varie versioni) che è il nome dell’originale tedesco, ma che spesso lo ha visto cambiare in Marikhen, Mary, Masha (Maša nei teatri della Russia sovietica), Marie oppure Lena nella coreografia di John Cranko. Nel racconto di Hoffmann, la bambina si chiama Maria e possiede una bambola di nome Clara. Il libretto di base ha avuto numerose interpretazioni quante sono le versioni messe in scena fino ad oggi. I nomi delle figure cambiano spesso e vengono aggiunti nuovi risvolti. L’unico aspetto immutato è la storica musica dove il genio creativo di Čajkovskij ha lasciato in eredità una delle partiture più identificabili e permanenti mai composte per l’arte del balletto.

 

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

 

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