Balletto fantastico in tre atti e quattro scene, nel 1877 per la prima volta in assoluto venne portato in scena al Teatro Imperiale Bolshoi di Mosca con le coreografie firmate da Julius Wenzel Reisinger, il libretto di Vladimir Petrovic Begicev insieme a Vasil Fedorovich Geltzer (basato su una fiaba tedesca dal titolo “Der geraubte Schleier” di Jophann Karl August Musäus), con protagonisti Polina Karpakova, Vittore Gillert, Sergej Sokolov, Sergej Nikitin, Wilhelm Wanner, Olga Nikolayeva e le musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij senza ottenere successo tanto da essere ritirato dalle scene.
Nel 1894, al “Memorial Matinée” in omaggio a Čajkovskij da poco scomparso, venne riproposto solamente il secondo atto, riallestito per volere del direttore del Teatro Imperiale Mariinskij, che ne affidò la coreografia a Marius Petipa il quale lo diffuse al suo assistente Lev Ivanov. In seguito il tutto venne rielaborato dalla coppia Petipa/Ivanov, che per l’occasione superarono le loro rivalità e si divisero la stesura della coreografia: Lev Ivanov curò gli “atti bianchi” (II e IV atto) e Marius Petipa si occupò del I e del III atto, gli “atti neri”. Si divisero anche i divertissement del secondo atto: Petipa coreografò la danza spagnola e la mazurka, mentre Ivanov coreografò la danza napoletana e le czardas. Protagonisti al debutto di San Pietroburgo furono Pierina Legnani, Pavel Gerdt, Alexei Bulgakov, Aleksandr Oblakov, Stanislav Gillert, Giuseppina Cecchetti, Georgy Kyaksht, Olga Preobrazhenskaya, Varvara Rykhliakova, Evgenia Voronova, Vera Ivanova, Anna Noskova, Ekaterina Ofitserova, Evgenia Obukhova, Lydia Feodorova, Mademoiselle Rykhliakova, Maria Skorsiuk, Alexander Shiryaev, Sergei Litavkin, Marie Petipa, Alfred Bekefi, Anna Johansson, Claudia Kulichevskaya.
Le musiche furono riviste, con l’inserimento di altri brani di Čajkovskij e la nuova versione, presentata il 15 gennaio del 1895 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, ottenne enorme successo sotto la direzione musicale affidata all’italiano Riccardo Drigo (Maestro di cappella ai Teatri Imperiali) il quale vi aggiunse una propria composizione, il “Grand pas de deux”. Modest Čajkovskij fu chiamato ad apportare le modifiche richieste al libretto e il risultato fu una storia molto diversa dall’originale, anche se mantenne gli elementi chiave. La storia era ora più una fiaba che la storia romantica che Čajkovskij aveva inteso. Alcuni dei personaggi elencati nel programma del 1877 furono omessi, mentre i personaggi principali subirono alcune trasformazioni. “Il Lago dei Cigni” è sicuramente uno dei balletti più rappresentati e reinterpretati al mondo ed è l’opera più celebre nella Storia del Balletto mondiale. Un capolavoro dove si intrecciano pantomima, i “divertissement” delle danze folkloristiche del III Atto, le sfumature malinconiche di Ivanov, l’atmosfera eterea della protagonista e naturalmente il doppio ruolo “cigno bianco e cigno nero” Odette/Odile, antitesi tra bene e male. Sotto il profilo tecnico è uno dei titoli più difficili, in parte anche dovuto alla nota ballerina italiana, Pierina Legnani, la quale nel ruolo di Odette/Odile, portò tutto il suo virtuosismo nell’eseguire trentadue “fouettes” di seguito. Non marginale è lo svolgimento narrativo, in particolar modo riguardo alla conclusione del balletto, in cui ebbe un compito determinante per un possibile e alternativo finale in chiave positiva, il fratello del musicista, Modest Čajkovskij.
A proposito di finale è bene sottolineare che negli anni si sono susseguite molte versioni alternative alla scena conclusiva originale del 1877. La partitura di Pëtr Il’ič Čajkovskij è ambigua e sensuale, il balletto fu composto quando l’autore, consapevole della propria omosessualità (e di quella di suo fratello), per celarla si sposò. Un matrimonio che terminò brevemente con il ricovero in manicomio della moglie e innescò la serie di eventi che portarono alla morte del compositore nel novembre1893, proprio mentre “Il Lago dei Cigni” stava assaporando il successo meritato. Alcuni elementi di questo dramma si colgono nell’interazione tra il protagonista, il principe Siegfried, e il suo miglior amico Benno, nonché nella difensiva Regina che fa di tutto per spingere il figlio al matrimonio ma resta sventuratamente sola nell’ultimo quadro.
La prima scena del primo atto si svolge in un parco fuori dal castello del principe Siegfried, dove il principe sta festeggiando il suo 21° compleanno con i suoi amici e contadini, tra cui il suo migliore amico Benno e il suo tutore Wolfgang. Tuttavia, nel bel mezzo dei festeggiamenti, la madre di Siegfried, la regina, arriva senza preavviso e protesta per i festeggiamenti, ricordando al figlio i suoi doveri. Ora che è diventato maggiorenne, presto diventerà re e dovrà sposarsi. La sera successiva si terrà un ballo al castello e la regina ricorda a Siegfried che dovrà scegliere una sposa tra le fanciulle idonee presenti. Siegfried è a disagio al pensiero di separarsi dalla sua vita da scapolo e dalle gioie che ne derivano, ma sua madre è irremovibile sulla questione. Dopo che se ne va, i festeggiamenti continuano e Wolfgang, che ora è ubriaco, tenta di unirsi alle danze ballando con una delle ragazze, ma lei lo prende in giro e lo fa girare a terra. Quando i festeggiamenti sono finiti, i contadini se ne vanno e Siegfried propone a Benno e ai loro amici di concludere la serata con una battuta di caccia. Benno ha appena avvistato uno stormo di cigni che volava nella foresta, così, armati di balestre, la comitiva di cacciatori parte. La seconda scena si svolge in un lago incantato vicino alle rovine di una vecchia cappella nel profondo della foresta. I cigni nuotano nel lago e a guidarli c’è uno che indossa una corona. Siegfried, Benno e i cacciatori arrivano in una radura in riva al lago. Siegfried manda gli altri a cercare i cigni, quando quello incoronato appare sulla riva e si prepara a sparargli, ma prima che possa farlo, il cigno si trasforma nella principessa Odette. Lei è terrorizzata quando vede Siegfried, ma lui depone la balestra e promette che non le farà del male. Quando le chiede la storia, lei spiega che lei e le sue amiche sono state incantate da un genio malvagio in un incantesimo che le rende donne di notte e cigni di giorno. Il lago in cui vivono è stato formato dalle lacrime della madre addolorata di Odette e l’incantesimo può essere spezzato solo da un voto di amore eterno e fedeltà a Odette da parte di qualcuno che non ha mai amato prima. Il Genio Malvagio appare sotto forma di gufo e Siegfried tenta di ucciderlo, ma Odette intercede: la morte del genio renderebbe l’incantesimo permanente. Le amiche di Odette, le Fanciulle Cigno, e Siegfried intervengono in tempo per impedire a Benno e ai cacciatori di ucciderli. Mentre la notte passa, danzano tutti insieme in riva al lago e Siegfried e Odette si innamorano, e lui giura di amarla e sposarla. L’alba si avvicina e il Genio Malvagio ritorna mentre Odette e le sue amiche sono costrette a tornare sul lago come cigni. Il secondo atto si svolge nella sala da ballo del castello di Siegfried, dove è in corso il ballo. Siegfried arriva con sua madre e lei gli presenta sei principesse, una delle quali deve scegliere di sposare. Siegfried balla con le principesse, ma le rifiuta tutte, ricordando il suo voto a Odette. Il Maestro di Cerimonie annuncia l’arrivo di due ospiti indesiderati: il cavaliere Von Rothbart, che è in realtà il Genio del Male travestito, e sua figlia Odile, che ha magicamente travestito da Odette. Siegfried cade nell’inganno e balla con Odile, non riuscendo a notare la vera Odette nella sua forma di cigno alla finestra, cercando invano di avvertirlo che lo stanno ingannando. In seguito, Siegfried sceglie Odile come sua sposa e, credendo che sia Odette, le giura amore eterno e fedeltà. Con questo, il Genio del Male e Odile scoppiano a ridere in trionfo, rivelando le loro vere identità, e Siegfried vede finalmente Odette alla finestra, ma è troppo tardi. Sconvolto, fugge dal castello in cerca di lei. Il terzo atto si svolge di nuovo al lago, dove le fanciulle cigno attendono l’arrivo di Odette. Lei si precipita dentro e racconta loro in lacrime del tradimento di Siegfried e che desidera ardentemente la morte, l’unica cosa che ora può liberarla. Le fanciulle cigno la prendono in mezzo a loro e la confortano, finché Siegfried non arriva e la trova tra i suoi amici. Cade in ginocchio, implorando il suo perdono, e lei lo perdona teneramente, ma il Genio del Male arriva e le schernisce ricordando a Siegfried il suo voto a Odile. Siegfried si rifiuta di obbedire e Odette corre al suo fianco, scacciando il Genio del Male e dichiara, nonostante le suppliche di Siegfried, che sfuggirà all’incantesimo attraverso la morte. Fuggendo dalle sue braccia, Odette si getta nel lago e Siegfried la segue. Il genio malvagio cade morto, l’incantesimo si spezza e, al sorgere del sole, Siegfried e Odette vengono visti insieme su una barca trainata da cigni, mentre navigano verso l’aldilà.
La prima rappresentazione integrale del balletto fuori dai confini della Russia andò in scena nel 1907 presso il Teatro Nazionale di Praga con la coreografia di Achille Viscosi mentre la prima versione completa integrale di Petipa-Ivanov fuori dalla Russia fu allestita da Nicholas Sergeyev nel 1934 a Londra per il “Vic-Wells Ballet” con Alicia Markova e Robert Helpmann.
Innumerevoli appaiono le versioni de “Il Lago dei Cigni”, titolo che da sempre ispira i cosiddetti autori della tradizione come anche quelli di rottura, tra classico e contemporaneo offrendo alle platee internazionali numerosi adattamenti. Impossibile citare tutte le versioni fino ad oggi eseguite ma ne diamo qui sotto un ampio elenco non in ordine cronologico: nel 1901 al Teatro Bolshoi di Mosca, Aleksandr Gorsky mise in scena una sua rivisitazione con interpreti Adelaide Giuri, Mikhail Mordkin e una giovanissima Vera Karalli. Celebre la versione del 1956 con interprete Maya Plisetskaya al massimo del suo fulgore e quella del 1969 con Natalija Bessmertnova, ma anche quella prima maniera di Rudolf Nureyev (alla Staatsoper di Vienna nel 1964), dove il protagonista assoluto è Siegfried, un principe romantico dall’animo malinconico. Nel 1984, nasce la versione coreografica definitiva firmata da Rudolf Nureyev per l’Opéra di Parigi, entrata poi nel 1990 ufficialmente nel repertorio del Teatro alla Scala. Una rilettura del tutto particolare si deve a Matthew Bourne con “Swan Lake” per il “Sadler Wells Theatre” di Londra, produzione che ha goduto di un trionfo mondiale, ma anche di critiche da parte dei puristi. Una delle singolarità è che i cigni sono interpretati da ballerini maschi (versione poi comparsa anche al cinema nel finale di “Billy Elliot” con il primo ballerino Adam Cooper). Troviamo poi l’adattamento del coreografo Fredy Franzutti per il suo “Balletto del Sud”, il quale ha proposto delle analogie tra Sigfried e Re Ludwig II di Baviera; il demone Rothbart chiede l’anima del ragazzo in cambio di una vita senza responsabilità e di duratura bellezza. Un’altra riscrittura, audace, debuttò a Stoccolma, firmata da Fredrik Rydman, che miscelò “danza classica” e “street dance” con brani pop rock dal titolo “Swan lake reloaded”, ambientato ai giorni nostri con i cigni che in realtà appaiono come prostitute vittime degli stupefacenti, sottomesse dal protettore/pusher Rothbart. Una rilettura elettronica e totalmente dark, senza scarpette e tutù, la ritroviamo nella versione “darkskin” dell’artista sudafricana Dada Masilo, la quale ha lavorato sul contrasto bianco/nero per mezzo di un coro di cigni a piedi nudi che affondano in profondi plié rievocando antiche danze tribali. Di ben altro calibro è la trasposizione intitolata “La stanza del Principe” di Enzo Cosimi in cui la figura del principe viene sfocata, rimossa, ribaltandone l’iconografia tradizionale, mediante un racconto immerso in un’inquietudine rarefatta. Degna di nota Marguerite Donlon, danzatrice e coreografa irlandese con la “Donlon Dance Company” nel suo adattamento “Swan Lake-Emerged”, un originalissimo “Lago dei cigni” attuato dalla talentuosa artista che ha puntato su momenti di tormento e assenza emotiva ma anche su quelli avvolgenti ed esuberanti di gioia a fondamento dell’originale trama, di grande impatto il contrasto tra la partitura di Čajkovskij e il paesaggio sonoro creato dal duo Sam Auinger & Claas Willeke. Da segnalare l’arrangiamento grottesco dell’intero secondo atto ad opera della Compagnia “Les Ballets Trockadero de Monte Carlo”: un classico “en travesti” in un allestimento esilarante, irriverente e dissacrante in cui fa da padrona la “parodia” pur conservando tutti i dettami tecnici accademici. Una versione che ha destato scandalo è andata in scena con la “Peter Schaufuss Company” al London Coliseum, coreografie di Peter Schaufuss, grandissimo ballerino proveniente dalla scuola di Bournonville. Un’altra particolare lettura è stata quella del coreografo francese Patrice Bart per il Teatro dell’Opera di Roma che ha proposto una nuova veste del Lago, per così dire, “edipica”. Una versione che indaga il celebre titolo mediante la disciplina contemporanea è quella con le coreografie di Loris Petrillo per la “Compagnia Opus Ballet”: un’operazione di riscoperta del suo nucleo originale e centrale. Apprezzato il “Balletto di Roma” che ha portato in scena “Il Lago dei cigni ovvero Il canto” riscritto in chiave moderna dal coreografo Fabrizio Monteverde il quale si è posto di fronte al capolavoro relazionandolo con la novella di Anton Cechov “Il canto del cigno”. Trasposizione del Lago anche per il coreografo Alexei Ratmanski che ha condotto gli spettatori attraverso un’operazione di spessore culturale, riportando il balletto all’essenza originaria siglata da Petipa/Ivanov grazie alla notazione di Vladimir Stepanov e alle foto, filmati e materiali d’archivio che unitamente hanno permesso di restituire le sfumature di uno stile, attualmente modificato secondo l’evoluzione fisica dei ballerini e la nuova tecnica coreutica. Da sottolineare il tocco moderno di Pascal Touzeau nel suo “Lago dei cigni” per il “Ballet Mainz” dove si è focalizzata la dimensione onirica e il mondo immaginario di Odette. Da citare l’allestimento con la coreografia di Vladimir Bourmeister che ha visto il suo debutto a Mosca presso lo Stanislavskij e Nemirovich-Danchenko Musical Theatre nel 1953 con Violeta Bovt. Troviamo pure la versione andata in scena a Londra presso l’Hippodrome nel 1910 (solo il secondo atto) con la coreografia di Michel Fokine, interprete Olga Preobrajenskaia, ripresa poi con i “Ballets Russes” di Diaghilev al Covent Garden nel 1911 in due atti con protagonisti Matilde Ksessinskaia e Vaslav Nijinsky e in seguito in tournée europea con Ol’ga Spesivceva e Serge Lifar. Sempre nel 1911 presso il Metropolitan di New York fu applaudita la versione di Mikhail Mordkin con Ekaterina Geltzer. Importante l’allestimento al Kirov di Leningrado nel 1933 con la coreografia di Agrippina Vaganova, nelle vesti di Odette/Odile Galina Uvanova. Nuovamente al Kirov nel 1945 si è vista un’altra versione a cura di Fëdor Lopokov e nel 1950 quella firmata da Konstantin Sergeev. Nel 1962 l’originale di Petipa e Ivanov viene rivisto dal coreografo Frederick Ashton con in scena la mitica coppia formata da Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev. Per il Sadler’s Wells Theatre di Londra nel 1934 il coreografo Nicholas Serghiev allestisce una sua rilettura con Alicia Markova. Nel 1963 ritroviamo allo Staatstheater di Stoccarda la coreografia di Petipa/Ivanov rivista da John Cranko, con interprete Marcia Haydée; mentre all’Opera di Berlino nel 1964 quella firmata da Kenneth MacMillan. Da ricordare l’allestimento al Teatro alla Scala di Milano nel 1973 a cura di John Field con Carla Fracci e Rudolf Nureyev danzato in seguito nel 1976 anche dalla coppia formata da Luciana Savignano e Paolo Bortoluzzi. Lo “Scottish Ballet” nel 1977 ha prodotto un suo “Lago” su creazione di Peter Darrell. Mentre ancora alla Scala di Milano nel 1985 si ricorda l’originale riadattato da Rosella Hightower per la regia di Franco Zeffirelli, interpreti Carla Fracci, Alessandra Ferri e Maurizio Bellezza. Un’altra riscrittura dal titolo “Lac” l’ha firmata Jean Christophe Maillot, direttore dei “Balletti di Montecarlo”, il quale ha mantenuto intatta la suddivisione del balletto in tre atti, mentre ha variato la trama, anche se i due cigni (bianco e nero) si contendono sempre l’amore del principe. Indimenticabile la versione a firma di Christopher Wheeldon, in punta di piedi tra Degas e Toulouse-Lautrec: un lavoro che ha attinto l’ispirazione mediante Petipa e Ivanov ma si è articolato tra sogno e realtà, sala prove e “Cafè Chantant fin de siècle” commissionato dal “Pennsylvania Ballet” di Philadelphia nel 2004. Da menzionare l’edizione proposta con la coreografia e le scene di Maurice Bart, basato in parte sul lavoro di Petipa-Ivanov con i costumi di Aldo Buti. Nel 1976 alla Staatsoper di Amburgo viene invece riletto il capolavoro a firma di John Neumeier. “Il Lago dei cigni” fu proposto anche al “London’s Festival Ballet” nel 1960 e otto anni prima il “New York City Ballet” eseguì la versione firmata dal suo coreografo di punta George Balanchine a New York con interprete Maria Tallchief. Da rammentare la versione di Boris Romanov che vi impiegò Attilia Radice e Anatolij Obuchov. Storica la trasposizione di Yuri Grigorovich ma anche quella singolare di Alexander Ekman, andata in scena ad Oslo, all’Opera Nazionale Norvegese, nel 2014 dal titolo “A Swan Lake” selvaggio e sorprendente allestimento basato sull’acqua, tanto che il coreografo riversò sul palco cinquemila litri d’acqua; in scena oltre ai danzatori si trovano anche attori, un soprano, diversi musicisti e mille anatre di gomma: un lago dei cigni acclamato per la sua inventiva, per la sua musicalità e per il suo umorismo, una versione dirompente le cui sonorità sono state rielaborate dal compositore svedese Mikael Karlsson. A Copenaghen presso il Teatro Reale nel 1938 ritroviamo la versione di Harald Lander con Margot Lander. Il “Balletto del Teatro Astana Opera”, ha prodotto “Il lago dei cigni” nella versione di Petipa/Ivanov rivisitata da Altynai Asylmuratova. Al Maggio Musicale Fiorentino si ricorda l’affascinante ed emblematica rilettura contemporanea di Paul Chalmer dal titolo “Il Lago dei Cigni” ovvero “Lo scandalo Cajkovskij”, con le scene di Italo Grassi e i costumi di Giulia Bonaldi. Nel 1977 il celebre coreografo svedese Mats Ek ha proposto “Svansjön” per il “Cullberg Ballet”, una rilettura del Lago imperniato sull’amore assoluto nel contrasto vita-morte: in palcoscenico un cigno impacciato, di pelle bianca e nera, a piedi nudi, indistintamente maschio e femmina, dove il contrasto tra sogno e realtà, desiderio, bisogni e debolezze è la base su cui far muovere i danzatori, in particolare Ana Laguna nel ruolo principale e Yvan Auzely. Rigorosa la versione del “Lago dei cigni” su coreografia di Aleksej Fadeecev nell’interpretazione del “Balletto di Stato della Georgia” diretto da Nina Ananiasvili con Nino Samadashvili e Philip Fedulov. Da ricordare per originalità il divertissement del 1985 “Les cygnes blanc” di Roland Petit per il “Ballet National de Marseille”, coreografia per soli uomini in calzamaglia bianca sul finale della partitura di Čajkovskij che nel 1998 verrà ripreso e sviluppato ne “Le lac des cygnes et ses maléfices” con Massimo Murru, creazione inaugurale del “Festival Internazionale del Balletto di Nervi” del 1998.
Sebbene come abbiamo visto esistano differenti versioni di questo balletto, la maggior parte dei corpi di ballo basano ancora oggi l’allestimento sia coreografico che musicale su quella fortunata triade composta da Marius Petipa, Lev Ivanov e Pëtr Il’ič Čajkovskij. Non c’è dubbio che la ballerina in tutù bianco sulle punte rappresenta l’icona per eccellenza del balletto classico. Ed è a questa immagine che si lega l’idea del cigno, in uno dei più famosi e acclamati balletti del XIX secolo. Il nostro excursus continua ricordando nel 1949 a Milano al Teatro alla Scala la versione coreografica del solo secondo atto a firma di Margherita Wallman con le scene di Aleksandr Benois, in scena Yvette Chauviré, Olga Amati, W. Skouratoff, Giulio Perugini. Nel 1964 ad Amburgo toccò al coreografo Peter Van Dijk portare in luce la sua rielaborazione. A Milano ancora nel 1964, alla Scala, si ammirò la versione integrale di Beriozoff con M. Pliseckaja, Vera Colombo, N. Fadeecev, Paolo Bortoluzzi, ripresa poi negli anni a venire con Liliana Cosi, Margot Fonteyn e Vera Colombo, nel ruolo del Principe in alternanza Paolo Bortoluzzi, Roberto Fascilla, Rudolf Nureyev e Attilio Labis. Nel 1965 fu la volta della rilettura coreografica firmata da Alicia Alonso a Cuba, e nello stesso anno a Bucarest si ammirò quella di O. Danovskij (poi ripresa nel 1967 al Teatro dell’Opera di Sofia). Nel 1966 prese vita la rivisitazione di Jack Carter, montata per il “London Festival Ballet” che aveva precedentemente messo in scena per il Teatro Colon di Buenos Aires (in Italia andò in scena al Gran Teatro La Fenice di Venezia). Nel 1966 si vide al Teatro dell’Opera di Roma solo il secondo atto coreografato da Eric Bruhn con le scene del principe Enrico d’Assia con interpreti Diana Ferrara e Walter Zappolini. Nel 1967, Eric Bruhn produsse e ballò un nuovo “Lago dei cigni” in forma integrale per il “National Ballet of Canada”, lasciando un’impronta indelebile con evocative scenografie giocate sui toni del bianco e del nero a firma di Desmond Healey. I suoi rimaneggiamenti coreografici e visionari hanno proposto Rothbart nei panni di una Regina Nera (sovrana del male) infondendo alla narrazione quel trasporto psicologico sui rapporti del principe con le donne, in primis riferiti all’opprimente madre. Nello stesso anno si ammirò a New York la coreografia di D. Blair in forma integrale per l’American Ballet Theatre. Il 1969 ha visto inoltre la versione di F. Flindt a Copenaghen. Lo “Scottish Ballet” in anteprima mondiale nel 2016 ha presentato la versione di David Dawson con assistenti Tim Couchman, Hope Muir e Oliver Rydout: un viaggio nella crescita umana sui sentimenti e il senso della vita. Nel 1986, con una nuova produzione rivista nel 2005, apparve il “Lago dei Cigni” di Heinz Spoerli per il Teatro dell’Opera di Zurigo, basata sulla tradizione classica arricchita dagli insegnamenti moderni supportati da linee esemplari. Nella stagione 1989/90 anche la compagnia “Astra Roma Ballet” diretta da Diana Ferrara presentò una propria produzione con in scena il secondo atto de “Il Lago dei cigni” ed un estratto dallo “Schiaccianoci”, a cura della stessa Ferrara. Nel 1988 Helgi Tomasson ha montato una personale versione, apportando cambiamenti che chiarivano meglio la storia. Ad esempio sostituì un valzer corale per il corpo di ballo con un passo a due per Odette e Siegfried, questa produzione rimase in repertorio alla compagnia del “San Francisco Ballet” per ventuno anni. Nel 2009 sentì il bisogno di creare un altro allestimento da una nuova prospettiva, lavorando con il designer Jonathan Fensom, lo aggiornò dando vita ad un concetto visivamente fresco con l’aggiunta di un Prologo. Si ricorda nel 1992 la produzione dell’Universal Ballet con la coreografia di Oleg Vinogradov. Anche il coreografo Ray Barra si misurò con una personale versione per il “Bayerisches Staatsballett” creata nel 1994-95 che divenne una pietra miliare poiché diede inizio a tutto ciò che oggi chiamiamo balletto astratto o concertante. Derek Deane creò il suo “Lago” in debutto alla “Royal Albert Hall nel 1997, ricevendo due nomination al Laurence Olivier Awards; spettacolo poi ripreso nel repertorio dello “Shanghai Ballet Company”. La produzione venne in seguito riallestita nel 1999 e applaudita da oltre 250.000 persone in tutto il mondo. Nel 1998 Pierre Lacotte ricostruì da Petiva-Ivanov una versione filologica per la “Compagnia di Nancy”, basandosi su documenti dell’epoca, offrendo al pubblico una rappresentazione dall’alto significato culturale con l’intento di purificare la creazione di Čajkovskij dagli interventi susseguitesi dalla fine dell’Ottocento in avanti. Nel 2002 troviamo “Il Lago dei cigni” a cura di Graeme Murphy, ispirato al fallimento del matrimonio tra Lady Diana e l’allora Principe Carlo (oggi Re Carlo II) e alla sua relazione con Camilla Parker Bowles (oggi Regina Consorte), fondando la narrazione della storia sul triangolo amoroso. Nel 2006 al Teatro dell’Opera di Roma è di scena il “Lago dei cigni” su coreografia di Galina Samsova con interpreti principali in alternanza, Irina Dvorovenko, Laura Comi, Sadaise Arencibia (nel ruolo di Odette/Odile), Maksim Beloserkovskij, Mario Marozzi e Fabio Grossi (Siegfried), Carla Fracci (la Regina), Riccado Di Cosmo e Gerardo Porcelluzzi (Benno), Parruccini/Mongelli (Rothbart). Ancora nello stesso anno debutta la versione coreografica di Stanton Welch che ha tratto ispirazione da “The Lady of Shalott” di John William Waterhouse, che a sua volta è stato ispirato da un poema omonimo di Tennyson, su una fanciulla che sfida fatalmente la maledizione per un attimo di libertà. Il compianto Éric Vu-An, sempre nel 2007, adattò il primo atto del “Lago dei cigni” che interpretò con i ballerini del “Ballet National de Marseille”. Al Filarmonico di Verona, nella stagione 2013-2014, si assiste al “Lago dei Cigni” con le coreografie, scene, costumi e luci firmati da Renato Zanella. Il sottotitolo dello spettacolo recitava “Viaggio coreografico negli atti bianchi” ispirati alle coreografie originali di Lev Ivanov. Il “Lago” di Zanella è stato poi riproposto per il Corpo di Ballo del “Greek National Opera” di Atene. Un adattamento surreale ed onirico con tutù cortissimi e trucco avveniristico, le ballerine vestite in bianco, i danzatori vestiti di nero in antitesi tra bene e male. Nel 2016 debutta la versione coreografica di Toomas Edur all’Estonian National Opera di Tallinn. Nel 2018 alla Royal Opera House di Londra vede la luce un nuovo “Swan Lake” con integrazioni coreografiche aggiuntive di Liam Scarlett e Frederick Ashton. Nello stesso anno troviamo una creazione del “Lago dei Cigni” con i trentadue ballerini del Ballet dell’Opéra National du Rhin di Mulhouse in debutto al Théâtre National de Chaillot a Parigi, firmata dal coreografo Radhouane El Meddeb. Per la prima volta, il famoso balletto è stato anche adattato per i bambini, in scena al Teatro Mogador di Parigi nel 2020. Una novità che ha avvicinato i giovanissimi a comprendere la creazione di Čajkovskij in una versione appositamente progettata da Karl Paquette (già étoile dell’Opéra National de Paris) con la coreografia di Fabrice Bourgeois. Nel 2020 ha debuttato “Il Lago dei cigni” alla Comédie de Clermont-Ferrand su coreografia di Angelin Preljocaj, creata per ventisei danzatori sulla partitura di Čajkovskij ed ulteriori musiche a cura di 79D per cogliere il mito del danzatore-cigno. Nuovo “Lago” nel 2021 anche per il “Finnish National Ballet” firmato da David MacAllister. Il grande ballerino e coreografo Gheorghe Iancu ha portato in scena, nel 2009, per il pubblico di Bucarest una sua rilettura lasciando un segno nell’anima di chi l’ha potuta ammirare con la scenografa di Luisa Spinatelli. Nel 2020 ha debuttato “Swan Lake – Il lago dei cigni” creato dal coreografo Giorgio Azzone su commissione di Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta, direttori artistici della compagnia “Jas Art Ballet” (i due anche protagonisti insieme al ballerino scaligero Gioacchino Starace). Si ricordano inoltre il “Lago dei cigni” di Luigi Martelletta per la Compagnia ALMATANZ in una versione stilisticamente più snella, alleggerendo tutti i manierismi e le pantomime che fanno parte del repertorio classico; oppure quella di Teet Kast per il “Balletto di Milano” e quella di Luciano Cannito per la Compagnia “Roma City Ballet Company”. Nel 2021 sulla musica di Čajkovskij riarrangiata da Florence Caillon in una partitura musicale contemporanea, cinque ballerini circensi hanno formato una sorprendente comunità di cigni tra illusione romantica e riconoscimento dell’altro sulla coreografia di Florence Caillon che ha offerto di questo leggendario balletto una versione circense ricca di grande novità di movimento. Nei primi anni 2000 un nuovo allestimento del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo ha dato vita al balletto fantastico in quattro atti con la coreografia di Marius Petipa, Lev Ivanov, Aleksandr Gorskij, Asaf Messerer revisionata da Mikhail Messerer. Nel 2023 un’insolita reinterpretazione del “Lago” dal titolo “Beware of Sleeping Waters” si è vista per mezzo della coreografia di Yvann Alexandre nell’interpretazione della sua compagnia francese di danza contemporanea. Nel 2024 il Théâtre du 13e Art ha ospitato la prima mondiale della creazione della compagnia ungherese “Szeged Contemporary Dance Company” dal titolo “Black Swan”: questa audace reinterpretazione del “Lago” ad opera del coreografo Tamás Juronics scambia il tutù immacolato e l’atmosfera magica della fiaba con le mura di un manicomio, dove una schizofrenica Odette subisce ogni tipo di abuso. Nel 2025 nasce un nuovo “Lago” grazie alla coreografa Manon Bastardie che ha accettato una sfida degna delle più grandi scegliendo di reinventare il capolavoro, mettendo in risalto la propria visione dell’allegoria. Questo idillio fotografa un grande scompiglio oscillante tra la semplice bellezza e l’oscura disperazione di un amore impedito dove gli artisti illuminano il ruolo dell’inconscio in una idilliaca apoteosi. Altre reinterpretazioni del “Lago dei Cigni” intese come spazio di espressione o trasgressione le troviamo a firma di Andy de Groat, Raimund Hoghe, Robyn Orlin che hanno trasportato differenti punti di vista sul mondo, aprendo una discussione sulla danza come arte impegnata. Si è assistito anche alle versioni classiche di due mostri sacri della scena ballettistica mondiale, Mikhail Baryshnikov e Vladimir Vasiliev. Altri coreografi in ordine sparso che hanno messo mano al “Lago” li ritroviamo nelle persone di Anthony Dowell, Natalia Makarova, Nadezhda Kalinina, Peter Martins, Andrei Litvinov, Kent Stowell, Mikko Nissinen, Septime Webre, Christopher Anderson, Alessio Di Stefano, Ricardo Nuňez, Egor Scepaciov, Violeta Kotyrlo, Oksana Belyaeva, Nadejda Scepaciova, Ekaterina Dalskaya, Bryan Schimmell, Toni Basil, Filippo Lafoglia, Hofesh Shechter, Cayetano Soto, Marco Goecke, Marie Chouinard, Éric Gauthier e molti altri. Da ricordare infine che il balletto di Čajkovskij è stato coreografato anche da Marinel Stefanescu nel 1975 a Martina Franca per il 1° Festival della Valle d’Itria con interprete la grande étoile Liliana Cosi. Insomma tanti nuovi allestimenti per il pezzo classico più amato nella letteratura del balletto: dall’antica Grecia alla Siberia, passando per l’Asia Minore, un ampio contenuto di miti, tradizioni, rituali e poesie omaggiano il cigno, il cui il candore, l’eleganza, la potenza e la grazia ne fanno un’icona immacolata di luce, soprattutto nel nome di Tersicore.
Michele Olivieri
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