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Romeo e Giulietta (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama


La tragedia dei due innamorati di Verona, scritta da
William Shakespeare nel 1593, è una grande storia d’amore diventata eterna e trasposta in musica da uno dei più talentuosi compositori vissuti nel periodo sovietico, Sergej Sergeevič Prokof’ev. Basti pensare che nel 1914 si diplomò al Conservatorio con i voti più alti, vincendo il premio “Anton Rubinsteincome miglior allievo di pianoforte. Partì per un viaggio a Londra, dove conobbe, tra gli altri Claude Debussy, Maurice Ravel, Richard Strauss e in particolare Sergej Diaghilev (fondatore dei “Ballets Russes) nel 1912 mentre assisteva agli spettacoli di danza “L’uccello di fuoco”, “Petruskha” e “Dafni e Cloe”. Fu proprio su richiesta di Diaghilev che iniziò a comporre il suo primo balletto dal titolo “Ala e Lollij” su testo di Serghei Gorodecki. Nel 1915 Prokof’ev incontrò nuovamente Diaghilev a Roma e gli sottopose la partitura (ricca di ritmi selvaggi tanto da rimandare a “La Sagra della Primavera” di Stravinsky). Il celebre impresario mosse diverse perplessità (soprattutto rivolte alla carente russicità melodica) e invitò Prokof’ev a scrivere la musica per un altro balletto tratto da una fiaba popolare russa dello scrittore Aleksandr Nikolaevič Afanas’ev. A differenza di “Ala e Lollij” che rimase incompiuto (venne poi rielaborato nel 1916 nella “Suite scita”) il nuovo balletto dal titolo “Chout” (Il buffone) convinse Dialighev e venne realizzato dai “Balletti russi” in debutto nel 1921 al “Théâtre de la Gaîté” di Parigi (splendido auditorium da 1800 posti decorato da Félix Jobbé-Duval che vide Jacques Offenbach alla direzione dal 1873 al 1874, purtroppo demolito in seguito di cui oggi sopravvivono la facciata, l’ingresso e il foyer originali) con la coreografia di Michail Larionov e Tadeusz Slavinsky con interpreti principali lo stessso Tadeusz Slavinskij e Lydia Sokolova. Nel 1922 Prokof’ev trasse da questa composizione una suite orchestrale. La collaborazione tra Diaghilev e Prokof’ev diede vita ad altri due balletti: “Le pas d’acier” (1927) ed “Enfant prodigue” (1929). Tutti e tre i balletti, oggi poco conosciuti, sono un vivido esempio del modernismo e dell’estetica teatrale-musicale dei “Ballets Russes”. Ma se il successo non fu così determinante tra il pubblico e la critica, lo fu invece la visibilità internazionale che il compositore russo ne acquisì. Fra il 1935 e il 1936 scrisse, su richiesta del Teatro Kirov di Leningrado, la partitura per il balletto “Romeo e Giulietta” che divenne la sua opera più celebre, dove mise in risalto tutta l’innovazione nel campo dell’armonia, del ritmo e della timbrica. E da allora “Romeo e Giulietta” fa parte della tradizione del grande balletto classico grazie ad una solida liricità, ad un’unicità espressiva dell’animo dove le note di Prokof’ev tratteggiano il clima drammatico come mai successo prima.

Romeo e Giulietta fu il primo lavoro creato per la messa in scena in Unione Sovietica, dove Prokof’ev tornò nel 1936 (su una sinossi creata da Adrian Piotrovsky e Sergey Radlov con un lieto fine). L’iter produttivo fu alquanto complicato. Inizialmente venne pensato per il “Kirov Ballet” ma la collaborazione si arrestò ancor prima che il compositore si dedicasse alla composizione. Prokof’ev a quel punto propose il balletto al Bolshoi di Mosca, ma i danzatori e il coreografo Leonid Lavrovsky lo rifiutarono ritenendolo alquanto difficile per i continui cambi di registro. Il compositore trasformò il lavoro in suite orchestrali che vennero eseguite nel 1936 e nel 1937. In conclusione il balletto debuttò nel 1938 al Teatro dell’Opera di Brno (Cecoslovacchia) con la coreografia di Ivo Váňa Psota (interpreti Zora Semberova e lo stesso Ivo Váňa Psota). Il balletto venne poi presentato per la prima volta in Unione Sovietica, al Teatro Kirov, nel 1940 con la coreografia di Leonid Lavrovsky nella magistrale interpretazione di Galina Ulanova e Constantin Sergheiev (ripresa nel 1946 al Bol’šoj sempre con la Ulanova affiancata da Mikhail Gabovich in alternanza a Yuri Zhdanov).

La trama nel primo atto (Scena I) è così articolata: Sorge l’alba e le strade di Verona iniziano a popolarsi di gente intenta nelle faccende quotidiane; nella folla si distinguono Romeo e Tebaldo, discendenti delle famiglie Montecchi e Capuleti (tra le quali da tempo sussiste una violenta faida) e gli amici del primo, Mercuzio e Benvolio. Tra i giovani scoppia un litigio che sfocia presto in una lotta a cui prendono parte tutti i cittadini; è il principe di Verona a porre fine alle ostilità, imponendo inoltre alle famiglie una tregua. (Scena II): In casa dei Capuleti si sta preparando una grande festa da ballo a cui prenderanno parte i notabili della città. Giulietta, la più giovane della famiglia, viene aiutata dalla sua nutrice a prepararsi, e le due colgono l’occasione per scambiarsi dispetti; i loro giochi vengono però interrotti da Donna Capuleti, la madre di Giulietta, che le impone severamente di comportarsi come si conviene. Poco dopo arrivano gli ospiti e il ballo ha inizio; nella folla, mascherati, si sono introdotti anche Romeo, Mercuzio e Benvolio. Giunge Giulietta: tra lei e Romeo nasce l’amore al primo sguardo; intanto la presenza di Romeo e le tenere effusioni tra i due non sfuggono all’ invidioso Tebaldo, segretamente innamorato di sua cugina Giulietta. Al termine della festa, Romeo si nasconde nel giardino dei Capuleti e osserva Giulietta struggersi d’amore per lui: felice di essere ricambiato, il giovane le si palesa e i due danzano insieme una gioiosa danza d’amore.

Nel secondo atto (Scena I): L’indomani la città è in festa per la tregua fra le due famiglie. Nel mezzo dei festeggiamenti, Romeo rivela a Mercuzio e Benvolio il suo amore per Giulietta. I suoi amici appaiono disorientati, ma gli giurano di sostenere ogni sua scelta. (Scena II): Romeo e Giulietta vivono in gran segreto la loro storia d’amore, aiutati dalla nutrice e da Frate Lorenzo, un monaco che prende a cuore i due ragazzi e celebra il loro matrimonio segreto. (Scena III): I cittadini continuano a festeggiare. Intanto Tebaldo, ancora furioso per ciò che ha visto al ballo, cerca Romeo per sfidarlo a duello, ma questi rifiuta poiché il suo nemico è cugino di quella che è appena divenuta sua moglie. Tebaldo se la prende allora con i suoi amici: tra i tre nasce una lotta al termine della quale Mercuzio viene ucciso. Furibondo, Romeo decide di vendicare il suo amico e uccide a sua volta Tebaldo. La felicità dei cittadini è quindi infranta dal lutto per i due giovani, e tutti si riuniscono intorno ai loro corpi per piangerli.

Nel terzo atto (Scena I): Romeo, incolpato della morte di Tebaldo, deve fuggire dalla città: i due amanti si scambiano uno struggente addio. Subito dopo irrompono la nutrice e la madre di Giulietta, la quale impone alla fanciulla di sposare il nobile conte Paride: Giulietta rifiuta, scatenando le ire di Donna Capuleti. Rimasta sola, la ragazza piange la sua sventura. (Scena II): Giulietta si rivolge a Frate Lorenzo, il quale le propone di bere una pozione che la farà apparire morta in attesa del ritorno di Romeo, col quale poi fuggirà, allo scopo di evitare il matrimonio con Paride. Dopo un’iniziale resistenza, la ragazza acconsente. (Scena III): Sola nella sua stanza, Giulietta trascorre una notte insonne in preda all’esitazione e ai ripensamenti; alla fine, tuttavia, beve la pozione fatale. Al sorgere dell’alba la nutrice la trova nel suo letto, apparentemente morta: l’intera famiglia è sconvolta dal dolore, e un corteo di fanciulle viene a rendere omaggio alla povera Giulietta.

Nell’atto quarto (Epilogo): Giulietta viene deposta nella tomba di famiglia. Poco dopo giunge Romeo, il quale non ha ricevuto per tempo il dispaccio con cui Frate Lorenzo lo informava dell’inganno, e dunque crede la sua amata morta per davvero; sconvolto dal dolore, il giovane si avvelena a sua volta. Attimi dopo Giulietta si risveglia: per un attimo, vedendo il suo amato accanto a lei, gioisce; quando però si accorge della sua morte, decide di uccidersi a sua volta. La giovane si accascia morente accanto al suo amato, ponendo fine alla loro infelice storia d’amore.

Tra le versioni danzate più datate ricordiamo quella del 1785 su coreografia di Eusebio Luzzi con musica di Luigi Marescalchi per il Teatro San Samuele di Venezia. A seguire nel 1787 la creazione di Filippo Beretti su musica di Vincenzo Martin per il Teatro alla Scala di Milano, e nel 1811 quella di Vincenzo Galeotti a Copenhagen su musica di Klaus Nielsen Schall per il “Royal Danish Ballet” con protagonisti Margrethe Schall e Antoine Bournonville. In Russia la prima creazione (prima della partitura di Prokof’ev) vide la luce nel 1809 a San Pietroburgo, firmata da Ivan Ivanovitch Valberkh sulle musiche di Daniel Steibelt. Nel 1924 Jean Cocteau riprese un breve adattamento della tragedia diretta da Léonide Massine in scena al Théâtre de la Cigale a Parigi. Anche Bronislava Nijinska creò il suo “Romeo e Giulietta” per Serge Lifar e Tamara Karsavina nel 1926 con i “Ballets Russes” di Sergej Diaghilev. Nello stesso anno apparve la versione di Massine per “Les soirées de Paris”.

Nel 1943 Anthony Tudor firmò la propria versione per il “Ballet Théâtre” alla Metropolitan Opera House di New York sui poemi sinfonici di Frederick Delius. Margarita Froman nel 1949 ideò un adattamento per il “Balletto di Zagabria” con Anna Roje e Nenad Lhotka, in seguito presentato a Londra nel 1955 allo Stoll Theatre. Sulla musica di Berlioz è da menzionare l’adattamento del 1938 per Montecarlo di George Skibine; quello di Alberto Alonso a Cuba nel 1970 e quello del 1948 al Teatro dell’Opera di Belgrado su coreografia di Dimitri Parlic.

Nel 1944 Birgit Cullberg diede vita ad una versione abbreviata, presentata anche nel 1955 al “Festival Internazionale del Balletto di Nervi” diretto da Mario Porcile con il Teatro Reale di Stoccolma, protagonisti Marianne Orlando e Kenneth Petersen, rielaborata successivamente in un solo atto nel 1969 al “Teatro Reale Drammatico” di Stoccolma con interpreti Niklas Ek e Lena Wennergren (portato in scena nel 1984 al Teatro Romano di Verona con Pompea Santoro nel ruolo di Giulietta al fianco di Jorma Elo).

Prestigiosa la coreografia di Frederick Ashton per il “Teatro Reale di Copenhagen” nel 1955 con interpreti Mona Vangsaa ed Henning Kronstam. Nello stesso anno all’Arena di Verona prende vita l’allestimento firmato da Alfred Rodriguez con Violette Verdy in alternanza ad Olga Amati, Giulio Perugini, Mario Pistoni, Walter Venditti, Aldo Santambrogio, Gianni Santuccio.

Anche il leggendario Serge Lifar coreografò una propria versione, su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il 16 giugno del 1942 presso la Salle Pleyel francese. Al debutto il balletto fu danzato da Ludmilla Tchérina e dallo stesso Serge Lifar. All’Opéra di Parigi nel 1949, quando entrò nel repertorio, il cast era composto da Yvette Chauviré e Alexandre Kalioujny, poi da Lycette Darsonval e Michel Renauld. La stessa versione venne proposta nel 1955 all’Opéra di Parigi con Lyane Daydé e Michel Renault, nel ruolo di Frate Lorenzo lo stesso Lifar, Max Bozzoni (Tebaldo), Jean-Paul Andréani (Paride), Raoul Bari (Mercuzio) e Paulette Dynalix (Nutrice).

John Cranko mise in scena “Romeo e Giulietta” nel 1958 per il Teatro alla Scala al Teatro Verde all’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia (in collaborazione al Gran Teatro La Fenice) con Carla Fracci (in alternanza a Vera Colombo) e Mario Pistoni (in alternanza a Giulio Perugini). Nel 1962 Cranko realizzò una nuova coreografia per lo “Stuttgart Ballet”, presentando l’allestimento anche al “Festival dei Due Mondi” di Spoleto nel 1965 con Marcia Haydée e Ray Barra. La medesima produzione entrò anche nel repertorio dell’“Australian Ballet”, del “National Ballet of Canada” e del “Teatro Nazionale di Monaco di Baviera”. La versione di Cranko venne proposta anche sul palcoscenico del Teatro alla Scala nel 1959 con protagonisti Vera Colombo e Roberto Fascilla, e nel 1971 con Liliana Cosi (Giulietta), Roberto Fascilla (Romeo), Gilda Maiocchi (Contessa Capuleti), Luciano Peschini (Conte Capuleti), Bruno Telloli (Mercuzio), Giancarlo Morganti (Benvolio), Aldo Santambrogio (Tebaldo), Orianna Bassetti (Rosalinda), Alfredo Caporilli (Conte Paride), Dora Ricci (Nutrice), Ercole Oriani (Principe di Verona e Frate Lorenzo), Rosalia Kovacs, Anna Razzi, Luciana Savignano (Zingare), Gabriele Tenneriello, Tiziano Mietto, Dario Brigo, Giovanna Lisa, Ivonne Ravelli (Giullari).

Tra le varie versioni coreografiche va citata quella firmata da Igor Tchernichov su musiche di Hector Berlioz nel 1968 al “Leningrad-Kirov Ballet” con protagonisti Irina Kolpakova (Giulietta), Vadim Gulyayev (Romeo), Mikhail Baryshnikov (Mercuzio), Valery Panov (Tebaldo). Il pas de deux di quest’ultimo adattamento venne ripreso in debutto assoluto per l’American Ballet Theatre nel 1978 al Metropolitan Opera House con Natalia Makarova e Ivan Nagy. Sempre negli anni Sessanta si vide la versione di Nicholas Beriozoff per il “Balletto dell’Opera” di Zurigo, e quella di Attilio Labis. Nel 1965 troviamo l’adattamento di Oleg Vinogradov per Novosibirsk che sarà ripreso nel 1976 a Leningrado presso il Teatro di Stato Malij con protagonisti Tamara Statkun e Kostantin Novosjolov. L’anno successivo il “danseur noble” Erik Bruhn montò un passo a due (la cosiddetta scena del balcone) per l’Opera di Roma, ballato con Carla Fracci (in seguito da Elisabetta Terabust e Giulia Titta con Alfredo Raino e Mauro Mariorani). Sempre nel 1965 vide la luce la fortunata versione di Kenneth MacMillan per il “Royal Ballet”, che esordì alla “Royal Opera House” di Londra con protagonisti Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev (ruoli poi danzati da Lynn Seymour, Merle Park, Antoinette Sibley, Christopher Gable, Donald MacLarry, Anthony Dowell). Questa versione è diventata un capolavoro del balletto del XX secolo (ripresa da Robert Tewsley). Storia d’amore senza fine, un classico sulla musica immortale di Prokof’ev, ricchissima di emozioni, profondamente teatrale, evocativa e coinvolgente. Tra le più belle ed emozionanti, la lettura di Kenneth MacMillan ha visto alternarsi protagoniste indimenticabili nel dar corpo e anima alla vicenda shakespeariana che il coreografo tratta con profonda attenzione rivolta alle relazioni umane, al lirismo e alla tensione psicologica, ai momenti di humour, alle dinamiche e ale emozioni tipiche del “ballet d’action” ben presenti nella partitura.

Maurice Béjart portò in scena una sua personale rilettura della tragedia nel 1966 al “Cirque Royal” di Bruxelles su musica di Hector Berlioz (discostandosi dalla tradizionale partitura romantica di Serge Prokof’ev), con i costumi di Germinal Casado, nell’interpretazione del “Ballet du XXe siècle”, con Hitomi Asakawa, Jorge Donn, Germinal Casado, Patrick Belda, Victor Ullate, Marie-Claire Carrié, Woytek Lowsky, Paolo Bortoluzzi, Laura Proença. La creazione, in un prologo, due atti ed un epilogo (registrato nel 1972 in dvd con Suzanne Ferrel e Jorge Donn per il “Maggio Musicale Fiorentino”) legando la storia dei Montecchi e dei Capuleti ai tempi moderni quale contestazione giovanile tipica di quegli anni (il Sessantotto). Béjart nel prologo posiziona i ballerini sul palco come fosse l’inizio delle prove in sala danza. Gli spazi scenici si riempiono sino a dare vita ad una colluttazione sedata dal maître che racconta a tutti loro la storia di Romeo e Giulietta così carica di amore ma anche di odio e morte. I due atti centrali conservano la fedeltà alla drammaturgia originale, mentre nell’epilogo Béjart riposiziona i danzatori in sala prove dove regna un clima pacifista e ottimista. Il balletto è stato ripreso dal “Béjart Ballet Lausanne” nel 2005 con protagonisti Julien Favreau (l’attuale direttore della compagnia) e Kateryna Shalkina. Nel 1978 “Romeo e Giulietta” di Béjart andò in tournée a Mosca e vide su esplicito invito del coreografo marsigliese la straordinaria étoile Ekaterina Maximova nel ruolo di Giulietta e l’altrettanto straordinario étoile Vladimir Vasiliev nel ruolo di Romeo con la partecipazione dell’immenso Jorge Donn. Maurice Béjart nel 1958 aveva già allestito una sua creazione dal titolo “Julieta” realizzata da varie partiture musicali con interpreti Janine Monin e Antonio Cano (1958 con il “Ballet Théâtre de Paris” al Festival du Devon).

Da menzionare la versione dal titolo “Romeo and Julia” di Rudi Van Dantzig nel 1967 (con le coreografie delle danze di carattere del terzo atto firmate da Toer van Schayk) produzione diventata una pietra miliare nella storia della danza nei Paesi Bassi dapprima con il “Balletto Nazionale Olandese” (coreografia rivista poi nel 1974): una lettura avvincente, realistica e coinvolgente divenuta nel tempo parte del repertorio di numerose compagnie, dal Canada ad Hong Kong, e naturalmente del “Dutch National Ballet”.

Il maestro Vittorio Biagi ha prodotto un suo “Romeo e Giulietta” in prima mondiale nel 1970 presso l’Opéra de Lyon (a seguire al Teatro Colón di Buenos Aires, Festival di Aix-en-Provence, Teatro Romano di Verona, Teatro Massimo di Palermo con Charles Jude e Cyril Atanasoff, Teatro Bellini di Catania con l’étoile Gabriella Cohen e Raffaele Paganini, al Teatro Aventino Accademia Nazionale di danza con Raffaele Paganini e Cinzia Ricciardi, al Teatro Nuovo di Torino e al Festival di Vignale, Teatro Olimpico di Roma). Con la “Compagnia Danza Prospettiva” diretta dallo stesso Biagi si è vista in scena anche nel 1979 a Roma al Nuovo Teatro Tenda in una nuova versione abbreviata in un atto unico. Per l’edizione del 1983 a Buenos Aires, si ricorda un Mercuzio morente che si distinse da tutti gli altri nel cast, danzatore ancora allievo che due anni dopo avrebbe trionfato a Mosca: si trattava di Julio Bocca (voluto fortemente da Biagi dopo averlo notato durante una sua visita alla Scuola del Colón). Vittoria Ottolenghi scrisse: “La coreografia di Vittorio Biagi è interessante soprattutto per la sua essenzialità: pochi fronzoli, niente lunghe scene e personaggi pantomimici. Soltanto danza, e danza di tipo astratto che allude e non racconta. Egli stesso all’inizio dello spettacolo evoca la storia di Romeo e Giulietta. (…) Se ne sta al centro della scena, come fa ogni giorno un coreografo, e guarda i suoi ballerini mentre passano, studiano, vivono, danzano (…) poi dà inizio al racconto, partendo da un semplice litigio tra due dei ballerini. Da lì scaturisce il tragico gioco di guerra e di potere tra le due fazioni di Verona, città che sta al centro della tragedia di Shakespeare (…) Originali i costumi di Claude Barges, fatti di semplice strisce o quadrati di stoffa, apparentemente drappeggiati attorno al corpo dei ballerini in calzamaglia, come per un gioco teatrale improvviso.” Una recensione pubblicata in Argentina dopo la sera del debutto titolava “Un vero trionfo” e andando avanti recitava: “Presentato ieri sera al Colón un ammirevole Romeo e Giulietta; il successo coreografico più clamoroso ed eloquente negli annali degli ultimi anni del corpo di ballo stabile del suddetto teatro. Tutto, dalla concezione alla realizzazione indicava un livello davvero eccezionale (…) Il Mercuzio di Julio Bocca gode di una spensieratezza, una simpatia e un’autorità che hanno portato il suo personaggio in primo piano (…) vigorosa ricreazione del Maestro Biagi delle avventure degli sfortunati amanti, in cui le scene festose, le risse tumultuose, le tragiche e angoscianti morti dei duellanti, coreograficamente parlando, hanno posseduto un toccante ‘senso della verità’, facendo emulsionare realtà e simbolismo. (…) È stata una serata da ricordare, un autentico trionfo in danza”.

Sempre nel 1970 troviamo l’allestimento di Miroslav Koura per l’Opera di Praga. Particolarmente riuscita fu la creazione di John Neumeier del 1971 per il “Frankfurt Ballet” e ripresa in una nuova versione dall’“Hamburg Ballet” ad Amburgo nel 1981: un pezzo storico del repertorio della compagnia, in tre atti con le scene e i costumi di Jürgen Rose, in cui risorge una Verona del Medioevo, trasportando il pubblico in un balletto ricco di emozione sulla gioia di vivere e sull’amore. Nel 1974 si sono viste la versione di Mario Pistoni per il Teatro dell’Opera di Roma con protagonisti Elisabetta Terabust e Alfredo Rainò, e quella nel 1971 con la Compagnia di Balletto del Teatro Accademico P.I. Čajkovskij di Perm al “Festival dei Due Mondi” di Spoleto con la versione coreografica di Nikolaj Bojarcikov. Nel 1975 debutta l’allestimento del Maestro Marinel Stefanescu presso Martina Franca al “Primo Festival della Valle d’Itria” con interpreti lo stesso Stefanescu al fianco dell’étoile Liliana Cosi e Marin Turcu con Maurizio Bellezza. Nel 1975 si ricorda il debutto della coreografia di Roberto Fascilla al Palazzo dello Sport di Torino per la stagione del Regio con la regia di Beppe Menegatti, scene e costumi di Luisa Spinatelli, interpreti l’étoile Anna Razzi con James Urbain (edizione poi ripresa allo Sferiterio di Macerata nel 1977 con la coppia Carla Fracci e James Urbain alias Giulietta e Romeo, Marco Pierin nel ruolo di Mercuzio e Roberto Fascilla in quello di Tebaldo).

Nel 1978 al Palais des Sport di Parigi il “London Festival Ballet” porta in scena la coreografia firmata da Rudolf Nureyev con Patricia Ruanne e lo stesso Nureyev. Sempre nello stesso anno all’Opéra di Parigi debutta la versione di Juri Grigorovitch con Dominique Khalfouni e Michael Denard. Il “Joffrey Ballet” presentò la prima produzione americana nella sua stagione 1984-1985 al New York State Theater e al Washington al Kennedy Center. Nel 1985 la produzione del coreografo László Seregi debuttò all’Hungarian National Ballet di Budapest.

Un nuovo allestimento vide la luce nel 1985, al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, nella lettura coreografica di Marinel Stefanescu per cui la tragedia di Shakespeare è rappresentata nelle sue linee più essenziali, entro lo stile del teatro classico greco. Il racconto comincia all’inizio della notte e finisce all’alba; tutto si svolge nel giardino di Giulietta. E tutto avviene tra i personaggi che sono in scena: Romeo, Giulietta, Mercuzio e Tebaldo. La coreografia resta fedele all’ispirazione di Prokof’ev in tutta la sua drammaticità.

Una rivisitazione della versione Cranko fu proposta nel 1989 da Loris Gai al Teatro Massimo di Palermo. Alcune versioni hanno proposto riletture in chiave moderna: tra queste, la creazione di Fabrizio Monteverde per il “Balletto di Toscana” nel 1989 riallestita nel 2017 con il “Balletto di Roma” (nei ruoli principali Raffaele Paganini e Monica Perego). La versione di Robert North del 1990 per il “Balletto di Ginevra”. Angelin Preljocai ha reinterpretato la tragedia nel 1990 per l’Opéra di Lione scegliendo di collocare la storia d’amore nel contesto dei regimi totalitari dei paesi dell’Est dove non si assiste alla lotta tra due famiglie rivali ma ad uno scontro tra la milizia incaricata di assicurare l’ordine sociale e il mondo dei senzatetto.

In chiave contemporanea troviamo quella di Massimo Moricone nel 1991 adattato da Christopher Gable (una delle produzioni più amate e acclamate dalla critica del “Northern Ballet”) oppure quello di Nacho Duato nel 1998 per la “Compañía Nacional de Danza” o quello di Mauro Bigonzetti con Fabrizio Plessi per “Aterballetto”. Il coreografo Youri Vàmos ambienta la sua riscrittura negli anni Venti e Trenta, periodo nel quale Prokof’ev aveva composto l’opera. Questo fu il primo balletto creato dal coreografo ungherese per il “Ballett Deutsche Oper am Rhein”, nel 1997. Tra gli interpreti si ricordano Marina Antonova e Guy Albouy. Nel 1998 al Teatro dell’Opera di Zurigo fu di scena l’elegante allestimento di Heinz Spoerli su musica di S. Prokof’ev, con le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino. Nel 2003 il Bol’šoj propose una nuova versione firmata da Radu Poklitaru. Nel 2007 Peter Martins realizzò “Romeo + Juliet” al “New York City Ballet” con le musiche di Prokof’ev. Julies Lestel ha creato la sua personale coreografia sulla musica di Prokof’ev per la “Julien Lestel Company” in debutto all’Espace Pierre Cardin nel 2007.

Il Balletto del Sud” ha presentato la sua inedita versione di “Romeo e Giulietta”, sull’omonima partitura di Sergej Prokof’ev grazie al coreografo Fredy Franzutti che ha creato il balletto nel 1998 ambientando la vicenda nell’Italia violenta degli Aragonesi, ispirandosi al protesto di Masuccio il Salernitano, che per primo raccontò le disavventure degli infelici amanti. Le scene, realizzate da Francesco Palma, sono tratte dai dipinti di Giotto, Piero della Francesca e Cimabue e introducono lo spettatore in un mondo bidimensionale, sospeso e fluttuante. I costumi sono ricostruttivi dell’età umanista. Il fascino arcaico è stato considerato uno dei punti di forza della produzione.

Il coreografo americano Mark Morris, nel 2008, grazie ad un professore di musica di Princeton, Simon Morrison, che recuperò gli originari materiali negli archivi di Mosca, con l’approvazione degli eredi di Prokof’ev e il permesso dall’Archivio di Stato Russo, firmò la versione originale di “Romeo e Giulietta” con il “Mark Morris Dance Group” in scena al Fisher Center per la Performing Arts al Bard College di New York. Quando il mondo della danza sentì che era stata riscoperta una parte della musica di Prokof’ev per “Romeo e Giulietta” e che Morris avrebbe dovuto dedicargli un lavoro completo, l’aspettativa salì alle stelle. Nella versione creata dal drammaturgo Adrian Piotrovsky il racconto di Shakespeare aveva un lieto fine, con gli amanti che fuggono dalla società repressiva di Verona verso una gioiosa Arcadia, e questa ricostruzione sembra più snella rispetto alla versione del 1940. Morris inserì la sua messa in scena in un interno a pannelli con i ruoli di Mercuzio e Tebaldo affidati a due donne.

Krzysztof Pastor ha portato alla ribalta una rilettura politica (ideata per lo “Scottish National Ballet” nel 2008) fornendo una involuzione perché se è pur vero che l’arte della danza necessita di uno sviluppo graduale nel tempo è anche vero che il salto dev’essere supportato da un’idea artistica forte nei contenuti senza far rimpiangere il passato. Il periodo temporale muta nelle diverse scene che compongono gli atti, dagli anni Trenta ai Cinquanta concludendoci negli anni Novanta, per sottolineare le tensioni del quadro socio-politico del nostro paese, attraverso gli anni bui del terrorismo, gli attentati, la dittatura, la guerra, i caduti per la patria, i poteri forti, le repressioni, arrivando alla speranza di anni migliori ricadendo poi nell’era della corruzione e del malaffare. Sempre nel 2008 la compianta e geniale coreografa Dada Masilo, nata a Johannesburg, artista della danza contemporanea tra le più acclamate nell’Africa del Sud, diede una sua reinterpretazione di “Romeo e Giulietta” riscuotendo uno straordinario successo di pubblico e di critica.

Un “Roméo et Juliette” sulle coreografie di Joëlle Bouvier si è visto in scena per il “Ballet du Grand Théâtre de Genève” nel 2009 per ventidue ballerini, sulla musica di Prokof’ev, in replica poi nel 2011 al Théâtre National de Chaillot: i baci rubati, il veleno, le preghiere, le grandi melodie hanno ispirato la coreografa franco-svizzera ottenendo consenso per fascino e stile. Sempre nel 2009 con la musica di Prokof’ev si assiste a “Romeo y Julieta” con la coreografia di Goyo Montero creata per lo “Staatstheater Nuremberg Ballet”, rimontata poi nel 2013 per la “Compañia Nacional de Danza” diretta da José Carlo Martinez.

Il direttore del “Centre Chorégraphique National Ballet Biarritz”, Thierry Malandain, ha ricostruito nel 2010 la tragedia shakespeariana attraverso sei quadri che si dipanano all’indietro, a partire dalla scoperta dei corpi senza vita di Romeo e Giulietta, scegliendo la partitura di Hector Berlioz. Lo spettacolo è sospeso tra il romanticismo della musica e la crudezza scenica in cui è ambientata la storia, un palco messo a nudo, privo di quinte, ispirato alle visioni dell’arte povera italiana degli anni sessanta. Thierry Malandain contrappone l’amore ad un mondo sempre più privo di ideali.

Da ricordare la versione italiana dello spettacolo musicale di Gérard Presgurvic, prodotto da David e Clemente Zard intitolata “Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo”, firmata da Vincenzo Incenzo con la regia e la direzione artistica di Giuliano Peparini e le coreografie di Veronica Peparini, spettacolo che ha visto il suo debutto in Italia nel 2013 presso l’Arena di Verona. Nei vari cambi di cast troviamo anche lo scaligero Denny Lodi nel ruolo di Paride. Sempre nel 2013 si ha memoria della versione contemporanea a Vitebsk (Bielorussia) con la coreografia di Evgenij Panfilov su musiche di Sergej Prokof’ev interpretata dal Balletto del Teatro Evgenij Panfilov di Perm. Nel 2014 si rammenta la rivisitazione al Teatro di Bolzano firmata dal coreografo Mauro de Candia per la compagnia di danza residente al Teatro di Osnabrück in Germania, da lui diretta dal 2012. Questa versione focalizza l’attenzione sulla coppia dei protagonisti. Sul palco si assiste ad una replica della coppia “Romeo e Giulietta”, presi a simbolo dell’incomunicabilità tra i sessi nella società contemporanea e del disagio adolescenziale. Tutto comincia nell’aldilà, al compimento dell’atto fatale dei due amanti segreti che espandono a macchia d’olio alle altre quattro coppie le gioie e le sofferenze dell’amore adolescenziale. La partitura di Sergej Prokof’ev è ritoccata con innesti contemporanei di Martin Räpple, trombonista della “Osnabrück Symphony Orchestra”.

Nel 2016 è apparso al Municipale di Piacenza un “Romeo e Giulietta”, in omaggio a Shakespeare nel 400° anniversario della scomparsa del drammaturgo inglese. In un primo momento doveva essere coreografato dall’étoile Giuseppe Picone, commissionato dalla direttrice artistica della Fondazione Teatri di Piacenza Cristina Ferrari, per poi essere sostituito dalla versione di Maria Grazia Garofoli. Il programma annunciato prevedeva l’impegno del “Balletto del Teatro Nazionale” di Belgrado su coreografia ben appunto di Giuseppe Picone. La nuova versione ha goduto di una composizione musicale tratta da Sergej Prokof’ev e da Pëtr Il’ič Čajkovskij, arrangiata per l’occasione da Marco Schiavoni. In scena la “Compagnia Nazionale di Balletto” con interpreti nei due ruoli principali le étoile ospiti Giuseppe Picone e Letizia Giuliani.

Una versione particolare dal titolo “Juliet”, è andata in scena nel 2019 al Teatro Nuovo di Milano e ha visto in palcoscenico una Giulietta senza tempo, una figura matura che cambia nel tempo, passo dopo passo sospesa nell’eternità grazie a Luciana Savignano, la quale è tornata ad esibirsi con un pezzo, in prima assoluta. Tra le ultime grandi signore della danza, ha compiutamente donato la sua grazia, interpretando una inedita Giulietta senza l’amato Romeo. Il ruolo creato dalla coreografa Elena Albano racconta un itinerario interiore ed introspettivo; un cammino all’inverso verso l’elevazione spirituale. C’è l’amore, la passione, il turbamento, il rimpianto, la gioia degli incontri, quindi l’amore ma anche il dolore. Questa versione ha posto al centro solo figure femminili con una Giulietta sospesa nell’eternità mentre ricorda i momenti legati a quella lontana ragazza diventata immediatamente donna, cresciuta e maturata nel breve spazio di una notte, solamente per amore.

Anche il venezuelano “Balletto Teresa Carreño” di Caracas ha montato un suo estratto dal pas de deux della scena del balcone su coreografia di Héctor Sarzana con la musica di Prokof’ev, costumi di Marcelino Hernández: Romeo si introduce di soppiatto nel giardino e gli amanti si dichiarano il loro amore indefinitamente nel tempo, promettendosi altresì eterna fedeltà. L’Opera Balet Maribor del “Slovene National Théâtre” ha presentato “Radio & Juliet” su musiche dei Radiohead con la coreografia di Edward Clug e Križman Juliet con protagonisti Matjaz Marin, Edward Clug, Gaj Žmavc, Sergiu Moga, Yuya Omaki e Tiberiu Mihai Marta in una produzione firmata da Stéphane Fournial. Rivisitato in chiave moderna l’azione si svolge nel presente ed è ricca di rimandi all’attualità. Il coreografo Edward Clug traduce la storia – senza tempo – presentandola da un inedito punto di vista, “…una sorta di retrospettiva di un amore non realizzato…”.

Romeo e Giulietta 1.1 (la sfocatura dei corpi)” su coreografia, regia, luci e costumi di Roberto Zappalà debutta nel 2016 in prima assoluta ad Orizzonti Festival (Chiusi) con le musiche dei Pink Floyd, Elvis Presley, Luigi Tenco, José Altafini, Mirageman, John Cage, Sergei Prokof’ev. Interpreti: Maud de la Purification, Antoine Roux-Briffaud / Gaetano Montecasino, Valeria Zampardi della “Compagnia Zappalà Danza – Scenario Pubblico” con i testi a cura di Nello Calabrò. Da segnalare la versione tanguera, che il vicentino Luciano Padovani ha creato per la compagnia “Naturalis Labor” tra l’espressionismo contemporaneo e la stilizzazione del ballo argentino con un repertorio sonoro idoneo al dramma shakesperiano per amplificare la poesia e il romanticismo dell’incontro e della passione dei due giovani amanti. Spettacolo con musiche di tango su partiture di Piazzolla, Speranza, Calo, Mores, Quartango, Rachel’s, Sollima, Purcell, Westhoff.

A Caracalla nel 2018, la stagione estiva ha proposto “Romeo e Giulietta” nella creazione di Giuliano Peparini sulle note di Prokof’ev, con un nuovo allestimento ideato per le étoile, i primi ballerini, i solisti e il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Eleonora Abbagnato. Un impianto teatrale accoglie la gioia dei bambini introdotto nel prologo, il vigore dello scontro tra le due famiglie rivali viene rappresentato d un gruppo di ballerini del Teatro dell’Opera di Roma contro uno di breakers, una visione tra classico e contemporaneo, due universi che s’intrecciano animando le tragiche vicende dei due giovani innamorati.

Il 29 marzo del 2019 è stato presentato in anteprima “Romeo and Juliet” all’Estonian National Opera di Tallinn, a firma del coreografo, regista e direttore artistico Thomas Edur. Versione innovativa: la tragica storia dei due innamorati provenienti da famiglie in lotta combina amore a prima vista e passioni proibite in un amalgama inebriante che lascia gli innamorati alla mercé del potere e al contempo del proprio cuore. Una versione di “Romeo e Giulietta” di grande successo la troviamo ad opera di Carl Portal da un’idea originale di REDHA, che ha riscosso al suo esordio coreografico a Parigi un enorme successo di pubblico e di critica. In prima mondiale nel 2017 ha debuttato al St. James Théâtre di Wellington e poi in tournée nelle principali città della Nuova Zelanda, la versione della Compagnia Nazionale del “Royal New Zealand Ballet” su coreografie di Francesco Ventriglia, drammaturgia di Mario Mattia Giorgetti (assistente alla coreografia Gillian Whittingham) i quali hanno restituito all’opera il suo aspetto socio-politico che le precedenti edizioni avevano ignorato per concentrarsi sulla triste storia d’amore, ignorando la vera causa dovuta della contesa tra Capuleti e Montecchi. All’Arena di Verona, il 26 agosto del 2019 è andato in scena “Romeo & Giulietta” sulla coreografia di Johan Kobborg con un cast di venti ballerini tra cui stelle di fama mondiale come Alina Cojocaru e Sergei Polunin. Pur basandosi sul linguaggio della danza classica, il balletto ha un aspetto vivace e contemporaneo incorporando una gestualità più moderna.

La tragedia coreografica in tre atti la ritroviamo anche grazie alla collaborazione tra Jean-Sébastien Colau (attuale direttore del Corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo) e Grégory Gaillard con il titolo “Jules & Roméo”, trasformando la narrazione in una metafora dell’amore universale senza pregiudizi di genere. La storia racconta di Paris, una fotografa, e di Jules, l’uomo con cui ha una relazione sentimentale. Proprio durante una mostra fotografica di Paris, però, Jules incontra Roméo ed è colpo di fulmine! “Una delle più belle storie d’amore di tutti i tempi è quella di Giulietta e del suo Romeo. La rivalità tra le loro famiglie, mi ha fatto pensare alla battaglia che noi omosessuali stiamo combattendo contro l’ignoranza. Non sono stato mosso dal bisogno di rivisitare l’opera di Shakespeare, ma dal bisogno di mostrare che il genere non è importante e che la passione vissuta da questi due adolescenti sarebbe stata così forte, tragica e toccante anche se fosse stata vissuta da due persone dello stesso sesso” (J.-S. Colau). In scena dopo il debutto in Francia al “Piccolo Bellini” di Napoli nel 2019 con Vincenzo Veneruso su musica di Prokof’ev e del compositore di musica elettronica Stéphane Jounot, “Jules & Roméo” è ambientato ai giorni nostri nell’ambito di un mondo glamour e apparentemente pronto ad ogni cosa.

Si ricorda nel 2020 la produzione dell’Universal Ballet (fondato a Seoul, in Corea del Sud nel 1984, una delle sole quattro compagnie professionali di balletto nel Paese asiatico orientale), con la coreografia di Oleg Vinogradov, messa in scena per celebrare i 200 anni del Korea/Japan FIFA World Cup. Nel 2021 si è vista la versione di Davide Bombana, allora direttore artistico del Corpo di Ballo del Massimo di Palermo, con una limpida fusione drammaturgica nel contrasto socioculturale. L’opera, su musica di Prokof’ev, ha rielaborato tematiche e spunti già trattati in altra chiave per mezzo di un’evoluzione ideologica che ha portato il coreografo, con passione e sentimento, a concepire la creazione per lo “Junior Balletto di Toscana” diretto da Cristina Bozzolini. L’eterna storia sui due sfortunati amanti è un intreccio che vede la genesi di Romeo e Giulietta sdoppiarsi in Admira e Bosko: da Verona al conflitto balcanico. Sempre nel 2021 troviamo la coreografia di Benjamin Millepied, creazione inedita mondiale in scena presso La Seine Musicale di Parigi, accompagnato da L.A. Dance Project. Millepied reinventa il balletto con la musica di Sergej Prokof’ev: i protagonisti sono giovani adulti del mondo urbano moderno, confrontati a norme sociali che rendono impossibile la loro unione. Ogni sera un cast diverso di ballerini prevede variazioni di genere per rendere questo Romeo e Giulietta una celebrazione della danza dell’amore in tutte le sue forme, attraverso la lente della moderna tecnologia. Sul palco, lo spettacolo sfrutta le attrezzature più all’avanguardia: dispositivi di proiezione unici hanno creato scene dal vivo da luoghi inaspettati, nella casa principale o nel backstage de “La Seine Musicale”, portando i ballerini dal palco allo schermo mentre vengono filmati in diretta. Benjamin Millepied ha combinato danza, cinema e teatro per riscoprire una storia emblematica e drammatica di passione contrastata.

Nel 2022 la tragedia degli amanti di Verona che ha attraversato i secoli, è tornata sul palcoscenico di “Les Grands Ballets Canadiens” in una nuova versione, firmata dal direttore Ivan Cavallari. Sulle note di Prokof’ev, la purezza dell’amore di Romeo e Giulietta prende vita in uno spettacolo mozzafiato che ha fatto brillare i quarantatré ballerini della compagnia. Sempre nel 2022 il “Ballet NdB Oper Air” ha presentato “Romeo e Giulietta” in uno speciale montaggio all’aperto, nel cortile sotto la Cattedrale di St. Peter and Paul della Moravia (regione che costituisce la parte orientale della Repubblica Ceca) nell’adattamento neoclassico del coreografo Mário Radačovský diretto da Martin Glaser. Un ritorno alle origini come luogo d’elezione e di nascita della prima rappresentazione del balletto di Prokof’ev (1938 al Mahen Theatre di Brno). Nonostante l’ambientazione differente dalla Verona rinascimentale, questo adattamento si attiene al motivo della primissima scintilla d’amore tra i due giovani con il tema dominante della divisione ostile della società e le due fazioni combattive di provenienza degli amanti.

La compagnia monegasca sotto l’alto patronato della Principessa Caroline ha interpretato il celebre balletto ispirato alla tragedia di William Shakespeare, nella messinscena – presentata per la prima volta all’Opéra di Monte-Carlo nel 1996 – che si avvale delle scenografie di Ernest Pignon-Ernest, dei costumi di Jérôme Kaplan e del disegno luci di Dominique Drillot. Partendo dalla narrazione che tutti conoscono il direttore Jean-Cristophe Maillot ha adottato una prospettiva coreografica che evita di parafrasare il monumento letterario di Shakespeare: piuttosto che seguire passo passo la disputa fra Capuleti e Montecchi fino al suo tragico epilogo, il coreografo rivisita la tragedia seguendo un punto di vista originale. Il balletto ci trasporta nell’animo tormentato di Frate Lorenzo, il quale, desiderando fare del bene, alla fine provoca invece la morte dei due amanti. “Romeo e Giulietta” di Jean-Cristophe Maillot è il flash back di questo religioso sconvolto che, alla fine del dramma, si chiede come si è potuti arrivare a tanto. Una coreografia che sconvolge i codici della danza classica in ciò che ha di più tradizionale, conservandone al contempo lo slancio, l’energia e la grazia senza tempo. “Romeo e Giulietta” è una pietra angolare del repertorio di Maillot.

Nell’allestimento del “Bucharest National Ballet” firmato da Renato Zanella, la storia tragica dei due giovani amanti veronesi ostacolati dalle famiglie che ha ispirato William Shakespeare, rivive vestendo abiti e abitudini consone alla sensibilità contemporanea. Grande attenzione alla contestualizzazione all’oggi da parte del coreografo per accentuare il ripetersi degli errori da parte della società. La violenza del gruppo giovanile e la voglia di appartenenza, scatena una guerra diretta dai patriarchi che non cedono neppure di fronte all’innocenza dell’amore amore tra i propri figli.

La grande storia d’amore del poeta più rappresentativo del popolo inglese, soprannominato “Il Bardo, si è vista al “Royal New Zealand Ballet” nel 2023, in un’appassionante rivisitazione coreografata da Andrea Schermoly con le scene e i costumi realizzati dal premio Oscar James Acheson, presentata per la prima volta nel 2017 con un successo universale, ha dato vita a tutto lo splendore e alla seduzione della Verona rinascimentale. La reinterpretazione di “Romeo e Giulietta” firmata da Sir Matthew Bourne dopo aver incantato il pubblico al debutto nel 2019, è tornata spesso in scena nel repertorio di “New Adventures” con una scintillante iniezione di passione e vitalità. Confinati contro la loro volontà da una società che cerca di dividere, i due giovani amanti devono seguire il loro cuore mentre rischiano tutto per stare insieme. Una magistrale rivisitazione di un racconto senza tempo sulla scoperta adolescenziale e la follia del primo amore che infonde al classico di Shakespeare un’energia esuberante e una passione sfrenata. Intensità e passione si ritrovano anche nella tragica storia commissionata dal “Tulsa Ballet” nel 2012 al coreografo Edwaard Liang che ha servito la narrazione con stile in deliziosi momenti di commedia, emozionanti combattimenti con la spada e una delle conclusioni più strazianti della letteratura. Nel 2024 il balletto ha preso vita all’Arts Centre Melbourne con la produzione di “BIG Live” nella coreografia di Joel Burke. Dalla passione al dramma passando dal dolore per questo classico senza tempo, sulle musiche di Sergei Prokofiev e Pëtr Il’ič Čajkovskij con Emilia Bignami nel ruolo di Giulietta, Joel Burke in quello di Romeo ed Ervin Zagidullin (già danzatore al Teatro Mariinsky) nel ruolo dell’ardente Tebaldo. La produzione ha visto inoltre la partecipazione di ex allievi dell’English National Ballet, dell’Australian Ballet, dello Stuttgart Ballet e altri ancora. Il “South Caroline Ballet” ha proposto l’immortale storia su musica dal vivo della “South Caroline Ballet Orchestra” diretta da Scott Weiss. Il Romeo & Juliet” di Helgi Tomasson fa parte della stagione di repertorio dal 2023 al “San Francisco Ballet”. Ogni salto, ogni svolta, ogni battito del cuore invita a riscoprire questa storia iconica come se fosse la prima volta, mentre gli amanti lottano per accendere la loro fiamma nonostante il tumulto che li circonda. Nel 2023 presso la DeVos Performance Hall si è visto “Romeo e Giulietta” con il “Grand Rapids Ballet” nella coreografia del direttore artistico James Sofranko, ambientata nella Verona rinascimentale. La “Grand Rapids Symphony” ha eseguito la partitura di Prokof’ev mentre la storia senza tempo ha preso vita con avvincenti combattimenti spadaccini e l’eccitazione del giovane amore.

Tornando alla versione più nota, e cioè a quella di Kenneth MacMillan, il coreografo britannico voleva creare il suo “Romeo e Giulietta” dopo aver visto quello di John Cranko allo “Stuttgart Ballet” con interprete Lynn Seymour nel 1964. MacMillan aveva già coreografato il pas de deux della scena del balcone a favore di Lynn Seymour e Christopher Gable per la televisione canadese. Frederick Ashton, allora direttore artistico del “Royal Ballet”, diede a MacMillan il benestare per allestire il balletto a serata intera a fine 1964. MacMillan in meno di cinque mesi creò lo spettacolo, immaginandolo ben appunto per la coppia Seymour-Gable. Ma le prime rappresentazioni andarono alla coppia Fonteyn-Nureyev perché più famosi e carismatici, garantendo un sicuro “sold out” in teatro. Seymour e Gable danzarono come secondo cast riscuotendo comunque un ottimo successo.

Una curiosità la ritroviamo alla sera del debutto di “Romeo e Giulietta” di MacMillan con Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev: al termine del balletto furono richiamati trionfalmente alla ribalta per ben quarantatré volte.

Michele Olivieri

Foto: Balletto dell’Opera di Perm

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